lunedì 16 gennaio 2012

Si è dimesso il sindaco Cammarata "L'ho fatto per amore della città". - di SARA SCARAFIA




Il sindaco di Palermo, Diego Cammarata, si è dimesso dalla carica di primo cittadino dopo dieci anni di governo. Adesso la Regione nominerà un commissario che amministrerà la città fino alle elezioni di primavera. "Lombardo è stato ostile a Palermo, adesso dovrà assumersene la responsabilità". Smentito un suo ingresso in Mediaset.


Diego Cammarata si è dimesso dalla carica di sindaco di Palermo. Lo ha annunciato lo stesso primo cittadino nel corso di una conferenza stampa a Villa Niscemi. Si chiude così, dopo dieci anni, l'avventura dell'esponente del Pdl a Palazzo delle Aquile: "Mi dimetto per amore della città - ha detto il sindaco - mi sarei dimesso il 2 gennaio ma non ho potuto per ragioni tecniche, volevo essere sicuro che il Comune non avesse sforato il patto di stabilità. Ho avuto tanti momenti di paura per l'Amia, per la Gesip".

Il commiato del sindaco più impopolare"Il mio ruolo, una missione"

Adesso si profila l'arrivo di un commissario nominato dal presidente della Regione che amministrerà la città fino alle elezioni di primavera. Intanto Cammarata è andato all'attacco proprio del presidente della Regione: "Mi sono dimesso perché siamo in campagna elettorale e Lombardo che non ha mai rispettato gli accordi con il Comune potrebbe essere ancora più ostile". 

Diego Cammarata ha spiegato che prima di presentare le  dimissioni da sindaco di Palermo si è "confrontato e confortato con i dirigenti del Pdl e primo fra tutti con Berlusconi". Come da regolamento, Cammarata adesso rassegnerà il mandato nella mani del segretario generale del comune di Palermo. Non si presenterà invece davanti al Consiglio comunale. "E perché dovrei farlo? Reputo vergognoso l'atteggiamento avuto negli ultimi tempi", ha affermato.

Lombardo: "Il peggiore sindaco della storia di Palermo"
Il sindaco ha parlato anche del suo futuro: "Non ho nessuna poltrona pronta, torno a fare l'avvocato e mi occuperò della mia famiglia". Cammarata ha smentito un suo ingresso in Mediaset, ventilato nei giorni scorsi: "Ipotesi di fantasia".

Uscendo di scena, Cammarata non ha risparmiato una stilettata a Lombardo: "Il presidente della Regione Lombardo in questi anni non ha avuto nessuna attenzione per Palermo, figuratevi che atteggiamento potrebbe tenere nei prossimi mesi. Non intendo dare alibi a nessuno. Credo che una gestione commissariale costringerà la Regione ad assumersi piena responsabilità nei confronti di Palermo. Lombardo non lo ha fatto nel passato e con me sindaco non lo farebbe di certo nei prossimi mesi di campagna elettorale. Con una gestione commissariale e una maggioranza in consiglio comunale omogenea al governo regionale Lombardo dovrà fare quello che non ha mai fatto in questi anni, almeno spero".

Non sono mancate battute polemiche nei confronti del Consiglio comunale: "Tra le ragioni delle mie dimissioni c'è anche l'immobilismo del Consiglio comunale che da due anni è in mano al centrosinistra e ha prodotto solo gettoni di presenza per i consiglieri. Il Consiglio è stato vergognoso e l'atteggiamento sciagurato mi ha indignato".

Vado via, dice Cammarata, con la coscienza a posto: "Passo la mano con l'orgoglio di lasciare i conti in ordine e un bilancio strutturalmente sano. Ho chiesto alla ragioneria generale di predisporre un bilancio di fine mandato accompagnato da una relazione sullo stato delle nostre finanze - ha aggiunto - e ciò a scanso di equivoci e per evitare che qualcuno parli, o meglio straparli, in maniera irresponsabile di comune di Palermo sull'orlo del dissesto o di grave situazione di indebitamento". 

E su eventuali nuove avventure politiche ha aggiunto: "Vedremo, anche se non credo che la politica sia a tempo indeterminato". "Non mi sono mai sentito abbandonato dal mio partito, il Pdl. Anzi ho avuto al mio fianco Schifani, Alfano che mi sono stati sempre vicini nelle decisioni che ho preso nei momenti piu" difficili. Ringrazio Gianni Letta che ho martirizzato al telefono tante volte e soprattutto il presidente Berlusconi nei cui confronti non ci sono parole per poterlo ringraziare". 

Le reazioni. "Quella delle dimissioni da sindaco di Diego Cammarata è una notizia purtroppo tardiva che noi palermitani auspicavamo da troppo tempo", ha detto la deputata palermitana del Pd, Alessandra Siragusa, dopo le dimissioni del sindaco. "Cammarata ci consegna una città segnata da una grave crisi politica, finanziaria e amministrativa - ha aggiunto - . In questi dieci anni la sua amministrazione ha bruciato in maniera impropria e improvvida le risorse pubbliche, come emerso anche da inchieste giornalistiche e giudiziarie che lo hanno visto coinvolto a vario titolo. Una situazione insostenibile pagata a caro prezzo dei palermitani".

Crisi, dalla Sicilia parte la protesta del movimento dei forconi.


Cinque giorni di mobilitazione. Tir e trattori fermi sulle strade dell'isola. Una settimana di mobilitazione del movimento, alleati con i trasportatori. Per la terra che non produce reddito ma solo debito.

Il movimento dei forconi
Gli “indignati” di Sicilia hanno rispolverato un’icona di chi lavora la terra: il forcone. In Trinacria è diventato il simbolo di un movimento di agricoltori che vuol far sentire la propria voce. Quelli dei forconi sono assolutamente determinati. Perché non hanno più nulla da perdere. Le loro aziende agricole sono in default. Quello che producono non genera più profitto, è solo un costo. Arance e pomodori, grano e zucchine non hanno più valore. I prezzi al mercato ortofrutticolo sono alterati dalla globalizzazione, dalla grande distribuzione, da prodotti importati spacciati per locali. Un chilo di limoni ormai si vende a meno di 30 centesimi di euro. Trasportarlo su un tir che va al Nord costa più del doppio.

L’economia agricola, che nell’isola coinvolge un milione di persone, è al tracollo. La domanda dei “forconi” è semplice: che succede se in Sicilia l’agricoltura si ferma? Se la rabbia degli agricoltori si unisce a quella dei trasportatori? L’alleanza tra i forconi, i trattori e i tir forse stavolta farà la differenza. Gli autotrasportatori dell’Aias hanno aderito alla protesta e si fermeranno. La scommessa è quella di riuscire a trasformarsi in “una forza d’urto”. Cinque giorni di mobilitazione a partire da domani, lunedì 16 gennaio. In strada agricoltori, pastori, autotrasportatori, commercianti, pescatori, commercianti. Tutti insieme per chiedere la defiscalizzazione dei carburanti e dell’energia elettrica, l’utilizzo dei fondi europei per lo sviluppo per risolvere la crisi dell’agricoltura e il blocco delle procedure esecutive della Serit, l’agenzia siciliana di riscossione dei tributi.

“Occuperemo luoghi strategici e simbolici in tutta la regione: snodi autostradali, porti, raffinerie, aeroporti, banche e sedi della Serit”, annuncia Mariano Ferro, 52 anni, che ha smesso di coltivare ortaggi in serra ed è uno dei leader della protesta dei forconi. “Vogliamo scrivere una pagina nella storia della Sicilia. Siamo stanchi di false promesse. Della politica che non dà risposte. Vogliamo che la gente torni a manifestare la sua indignazione e la sua voglia di cambiamento. E che il governo di Palermo ci ascolti”. Ferro è di Avola, fino a qualche anno fa uno dei centri agricoli più ricchi della provincia di Siracusa. Per chi ha memoria anche luogo di una pagina triste, passata alla storia come i “fatti di Avola”: era il 2 dicembre del ’68, la polizia sparò su un blocco stradale di braccianti agricoli in sciopero, 48 feriti e due morti.

di Renata Storaci


“Aritmia cardiaca” per Mills, udienza saltata. Prescrizione più vicina per Berlusconi



L'avvocato afferma di aver avuto problemi di salute dopo l'interrogatorio del pm De Pasquale al processo per corruzione in atti giudiziari contro l'ex presidente del consiglio. La corte dispone una visita medica entro il 20 gennaio. I termini per arrivare a sentenza scadono a metà febbraio.


L’avvocato inglese David Mills non si è presentato in aula al Tribunale di Milano, dove avrebbe dovuto essere completare la sua testimonianza nel processo per corruzione in atti giudiziari contro Silvio Berlusconi, che corre verso il limite della prescrizione. Secondo quanto comunicato in una lettera affidata ai suoi legali, Mills avrebbe accusato “un’aritmia cardiaca” durante “l’interrogatorio del 22 dicembre scorso (data della testimonianza per rogatoria di fronte al pm Fabio De Pasquale, ndr)“. L’episodio di aritmia “si è protratto anche per alcune ore dopo”. Il difensore inglese ha aggiunto che “questo pomeriggio Mills si presenterà in ospedale, dove verrà effettuato un esame, poi tornerà a casa e i medici dovranno decidere se ricoverarlo o meno”.

Dopo altre questioni procedurali che hanno ritardato nei mesi scorsi l’inizio della deposizione del testimone chiave – che è già stato condannato per aver ricevuto da Berlusconi 600 mila dollari per edulcorare le sue deposizioni alcuni processi – il processo rischia di non arrivare a sentenza prima della prescrizione, che scatterà a metà febbraio. La testimonianza di Mills è stata rimandata al 20 gennaio, data entro la quale il collegio presieduto da Francesca Vitale ha disposto “una procedura di controllo medico sul testimone”. I giudici milanesi hanno chiesto alla corte inglese di valutare, nel caso, l’accompagnamento coattivo di David Mills qualora venisse accertato che le sue condizioni di salute non sono tali da impedirgli la testimonianza.

“Prima di espormi a qualsiasi evento che può causare stress e conseguente attacco cardiaco”, scrive ancora Mills nella lettera, “il medico mi ha consigliato di sottopormi ad accertamenti. Desidero sottolineare comunque la mia assoluta volontà a testimoniare, perché tale testimonianze può alleviare la posizione di Silvio Berlusconi e la mia”.

Regione Lombardia, ordine di arresto per l’ex assessore Pdl Massimo Ponzoni.



Il politico risulta "irreperibile". Provvedimento cautelare della Procura di Monza per altre quattro persone, tra le quali il vicepresidente della Provincia brianzola Antonino Brambilla e l'ex assessore Rosario Perri, già coinvolto nell'inchiesta Infinito sulla 'ndrangheta. Le accuse vanno dalle tangenti sui piani urbanistici di Desio e Giussano alla bancarotta dell'immobiliare Pellicano, dove erano soci diversi big del partito berlusconiano.



Il consigliere regionale Pdl Massimo Ponzoni
L’ex assessore regionale della Lombardia e attuale consigliere Pdl del Pirellone Massimo Ponzoni è stato colpito da un provvedimento di custodia cautelare emesso dal Gip di Monza. Ponzoni, che si trova all’estero e risulta “irreperibile”, è accusato di bancarotta nell’ambito del crac della società Pellicano e di diversi episodi di corruzione relativi ai Piani di governo del territorio di Desio e Giussano. Altri reati contestati sono concussione, peculato, appropriazione indebita e finanziamento illecito ai partiti.

Ponzoni è il signore incontrastato del Pdl in Brianza (alle ultime elezioni regionali ha raggiunto il record di 11 mila preferenze), saldamente legato al governatore Roberto Formigoni. E’ stato assessore regionale all’ambiente e ricopre attualmente la carica di consigliere segretario del Consiglio regionale della Lombardia.

I militari della Guardia di finanza di Paderno Dugnano e del Nucleo di polizia tributaria di Milano hanno arrestato anche Franco Riva, ex sindaco di Giussano, Antonino Brambilla, vicepresidente della provincia di Monza e Brianza, Rosario Perri, ex assessore provinciale e e storico dirigente dell’Edilizia comunale a Desio, Filippo Duzioni, imprenditore bergamasco accusato di aver pagato una tangente a Ponzoni.

Perri, agli arresti domiciliari, era stato coinvolto nell’inchiesta Crimine-Infinito sulla ‘ndrangheta in Lombardia del luglio 2010, e si era dovuto dimettere dalla carica di assessore della Provincia di Monza-Brianza. Un altro terremoto giudiziario si abbatte dunque sul Pdl lombardo, dopo l’arresto del vicepresidente del consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani, per una presunta corruzione legata al settore dello smaltimento dei rifiuti speciali.

A Ponzoni sono contestati reati contro la pubblica amministrazione, in particolare diversi episodi di corruzione, concussione e peculato. Determinati, secondo la Procura di Monza, “dalla capacità di Ponzoni Massimo di determinare, almeno in parte, i contenuti dei Piano di governo del territorio di Desio e Giussano, assicurando ad imprenditori a lui vicini (referenti di importanti gruppi societari) cambi di destinazione di terreni (da agricoli a edificabili), grazie ai legami influenti e al posizionamento di propri uomini di fiducia in ruoli chiave delle varie amministrazioni (a loro volta destinatari di denaro e/o altri vantaggi, anche solo in termini politico elettorali)”. Un ruolo chiave nell’indagine ha assunto la figura del’imprenditore Duzioni, il quale, a capo di un gruppo di aziende di consulenza, avrebbe trattato grosse somme di denaro frutto degli accordi corruttivi. Duzioni è accusato tra l’altro di aver pagato a Ponzoni una tangente di 220 mila euro per operazioni urbanistiche a Desio.

La seconda tranche dell’indagine riguarda la bancarotta della Pellicano srl, che aveva sede a Desio, in provincia di Monza e Brianza, nella segreteria politica di Ponzoni. Tra i soci figuravano esponenti di punta del Pdl lombardo: l’attuale assessore regionale Massimo Buscemi, il consigliere regionale Giorgio Pozzi e Rosanna Gariboldi, ex assessore provinciale a Pavia e moglie del parlamentare berlusconiano Giancarlo Abelli, già condannata per riciclaggio. Immobili di lusso costruiti da Pozzi, con la società General Project & Contract, sono interessati al “condono” dei sottotetti attualmente in discussione in consiglio regionale.

L’indagine sulla Pellicano e sull’Immobiliare Mais nasce alla fine del 2009 e si è sviluppata su due fronti. Uno che riguarda reati contro il patrimonio (appropriazione indebita sfociata anche in ipotesi di bancarotta fraudolenta) e finanziamento illecito a esponenti politici in relazione al sostenimento di spese, sia per la campagna elettorale di Massimo Ponzoni sia per fini personali, addebitate a una serie di compagini societarie, riconducibili sempre a Ponzoni e amministrate dall’allora socio e uomo di fiducia, il ragioniere Sergio Pennati, anche attraverso il ricorso alle false fatturazioni. Le due sono state dichiarate fallite dal Tribunale di Monza nel 2010, a seguito degli accertamenti condotti nel corso delle indagini.

La casa popolare della Polverini: «A 130 euro al mese».




Anche Renata Polverini finisce al centro di «affittopoli». La governatrice del Lazio proprio l'altro ieri aveva istituito una «commissione ispettiva» sull'Ater (l'azienda dell'edilizia popolare) di Roma. Obiettivo: fare luce su eventuali abusi e favoritismi nei contratti di affitto e di vendita delle case pubbliche. Da settimane il centrodestra accusa la vecchia giunta Veltroni di aver svenduto case ad amici e amici di amici. Ma ieri, appena 24 ore dopo l'annuncio della linea dura, Renata Polverini si è ritrovata a sua volta sotto accusa. Tirata in ballo da un'inchiesta pubblicata sul sito internet de l'Espresso.

Secondo la ricostruzione del settimanale (suffragata da certificati anagrafici), l'ex sindacalista per 15 anni, fino al 2004, ha avuto la propria residenza insieme al marito Massimo Cavicchioli in una casa dell'Ater in via Bramante, all'Aventino, quartiere extra lusso, usufruendo di un canone ultra-popolare: circa 130 euro al mese per 4 vani più bagno e cucina. E ancora oggi, sostiene il giornale, Cavicchioli risulta residente nell'appartamento.
Renata Polverini, cercata tramite la propria portavoce, ha preferito non commentare: «Domani (oggi per chi legge, ndr) forse parlerà di questa storia». La governatrice - secondo la ricostruzione de l'Espresso - dal settembre del 2004 abita e ha la propria residenza in un elegante appartamento a San Saba, altra zona extra lusso in pieno centro della Capitale. Si tratta di una casa acquistata nel 2002 dallo Ior: nove stanze, due box e tre balconi, pagata appena 272 mila euro (somma con la quale all'epoca a Roma si acquistavano sul mercato al massimo 70-75 metri fuori dal centro). E sempre nello stesso stabile aveva poi comprato nel 2004, quando ancora era residente nella casa Ater, un altro appartamento gemello, stavolta a 666 mila euro (valore sempre di molto inferiore rispetto ai prezzi di mercato), di proprietà di una società in affari con la Santa sede.

Concordia: trovato sesto cadavere. Mancano all'appello 16 persone.




(AGI) - Isola del Giglio, 16 gen. - Sale a 6 il numero delle vittime della Concordia. E' stato trovato il cadavere di un uomo, si tratterebbe di un passeggero. Si trovava nel secondo ponte, addosso ancora il giubbotto salvagente. Scende cosi' a 16 il numero dei dispersi, tra loro una bimba di 5 anni che viaggiava con il papa' e con la sua compagna. Proseguono, intanto, ininterrottamente, le ricerche.
Sull'isola sono operativi insieme ai sommozzatori dei Vigili del Fuoco, gruppi di speleosub dei Cnsas (Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico) e della Fias (Federazione italiana attivita' subacquea) che utilizzano attrezzature avanzate per la ricerca mirata di dispersi), grazie anche al possesso della mappatura della nave.
Sono arrivati anche 9 cani dell'unita' cinofila toscana dei Vigili del Fuoco addetti al ritrovamento di persone disperse.
Sono sbarcati al Giglio anche le squadre di sub della Protezione Civile con attrezzature particolari in grado di individuare i cadaveri in mare.
PREOCCUPAZIONE PER CAMBIO CONDIZIONI METEO
Cambia il tempo, previsto per le prossime ore un temporale, si increspa il mare e c'e' preoccupazione per la Concordia che potrebbe spostarsi rendendo sempre piu' complicate le operazioni di ricerca dei 16 dispersi, tra cui una bimba di 5 anni. Al momento un gruppo di sommozzatori dei vigili del fuoco e' salito a bordo per verificare la situazione.

domenica 15 gennaio 2012

Il motore che può cambiare il mondo. - Roberto Cristiano Baggio

Zoom Foto
Claudio De Bei accanto al prototipo del suo 
motore endotermico  con funzionamento 
rotativo esposto al museo dell'auto Bonfanti


PERSONAGGIO. Claudio De Bei ha realizzato un propulsore rotante rivoluzionario capace di raggiungere potenze elevatissime e di percorrere 80 km con un litro. 
Rispettoso dell'ambiente con emissioni ridotte al minimo, costi contenuti, assenza di vibrazioni e svariati modi d'utilizzo.



La lampadina s'è accesa all'improvviso, mentre stava pulendo un cuscinetto a sfere di un albero motore appena smontato. 
Il soffio dell'aria compressa imprimeva all'ingranaggio che teneva in mano una rotazione pazzesca: oltre trentamila giri al minuto. Pochissimo attrito, appena un leggero ronzio lasciava intuire il moto rotatorio velocissimo.
«Perchè non esiste un motore con queste caratteristiche?» si chiese Cladio De Bei, affascinato dal cuscinetto. Il tarlo s'insinuò subdolo e non gli diede tregua.
Terminata l'operazione si mise al tavolo da disegno. Tracciò a mano libera un paio di cerchi concentrici. Li divise in quattro parti. Cominciò a disegnare figure strane. Un pistone qui, la sede delle candele in alto, lo scarico sotto. In breve l'idea del motore rotante – niente a che vedere con il deludente Wankel della Nsu dei primi anni Settanta – prese spessore.
Claudio De Bei s'infervorò, incurante delle ore che diventavano sempre più piccole. L'alba lo colse ancora con la matita in mano. Sul tecnigrafo un pacco di fogli, uno sopra all'altro, scarabocchiati. Una serie infinita di numeri. Calcoli su calcoli: centimetri cubi e gradi, temperature e fori, travasi e ampère. «Una notte incredibile» ricorda divertito l'Archimede bassanese, autore di una quarantina di brevetti, un mago nella preparazione e nel restauro delle moto d'epoca, tecnico sulle piste di tutto il mondo grazie alla moto da corsa realizzata assieme all'indimenticato amico Renato Sonda e portata in gara da Marcellino Lucchi nei primi anni Novanta. 
Ecco il motore, progettato come fosse un cuscinetto a sfere.
Roba da far morire d'invidia stuoli d'ingegneri meccanici.
«Il concetto da cui sono partito - svela Claudio De Bei, classe 1945, figlio d'arte (suo padre era il celebre Pio, proprietario di una rivendita Piaggio con annessa officina di riparazione in via Mure del Bastion) - è quello del cuscinetto a sfere. Quattro pistoni contrapposti a 90° uno dall'altro, fissati ad un unico albero centrale fisso con un eccentrico, che girano con moto rotatorio entro i rispettivi cilindri. Fasce elastiche superiori per assicurare la tenuta stagna del cilindro. Nel punto superiore lo scoppio, assicurato da tre scintille scoccate in sequenza da altrettante candele, a 160 gradi lo scarico, poi l'aspirazione attraverso una serie di travasi, a 180 gradi la compressione. Una fase per volta per ciascun pistone. Nessuna valvola. Ad alimentare il motore di complessivi 1000 cc è sufficiente un carburatore da 26. I giri complessivi che può raggiungere a piena rotazione superano i 22mila al minuto, la potenza che esprime è di 460 cavalli». Cifre da capogiro ma che Claudio De Bei è pronto a confermare, dati alla mano, dopo la misurazione al banco prova del primo prototipo realizzato con l'aiuto di amici attrezzisti. Il motore, in questi mesi, è esposto al museo dell'auto Bonfanti e sta attirando la curiosità non solo degli appassionati ma anche di progettisti e docenti universitari. Nelle prossime settimane un'èquipe della facoltà di ingegneria di Padova studierà attentamente il propulsore che potrebbe rivoluzionare il mondo dell'automobile.
«Dalla prove effettuate al banco - spiega De Bei - ho verificato che con un litro di combustibile si possono percorrere un'ottantina di chilometri ad una media oraria incredibile, considerata la potenza che può sviluppare al massimo dei giri».
«Il bello di questo motore endotermico con funzionamento rotativo - aggiunge il tecnico bassanese - è che sovverte tutti i principi della fisica, arrivando ad un rendimento che va dal 75 all'80 per cento...».
Roba da motori elettrici, o quasi, incredibile per un motore a scoppio, il cui rendimento normale si aggira attorno al 25 per cento nelle migliori condizioni d'utilizzo.
«In pratica è tutto il contrario di un motore tradizionale. Sfruttando il concetto del cuscinetto a sfere, entra in coppia a 400 - 600 giri e, date le sue prestazioni, può essere utilizzato senza il cambio. Non solo. Il sistema costruttivo è così semplice che più motori possono essere accoppiati senza difficoltà in modo tale da raddoppiare o triplicare la cilindrata e con essa la potenza complessiva». Provate a pensare a un motore di 3000cc con una potenza di 1350 cavalli: mai visto in pista un bolide del genere. Impossibile o quasi da guidare per l'elevatissima velocità che potrebbe raggiungere.
Il bello di questo motore endotermico è il peso: poche decine di chili.
«Prodotto su scala industriale - aggiunge De Bei - verrebbe a costare dai 350 ai 400 euro. In caso di rotture non varrebbe la pena di farlo riparare giacchè costerebbe meno sostituirlo. Mi ci sono voluti due anni di studi, progetti e prove per realizzarlo. Il blocco è in ergal mentre i pistoni, di 250 cc ciascuno, sono quelli che la Honda monta di serie nelle sue moto. Grazie al sistema rotativo e all'albero motore centrale è possibile, con pochi interventi, aumentare la compressione fino a 25 atmosfere. Il motore può essere alimentato con qualsiasi tipo di combustibile e potrebbe essere impiegato non solo in campo automobilistico ma in in molti altri settori. Un'altra cosa importante è l'assenza di vibrazioni mentre per lubrificarlo basta mezzo chilo d'olio in quanto ha pochissimi organi in movimento. Il raffreddamento è ad acqua ma difficilmente le temperature raggiungono i 50 gradi centigradi. L'emissione di gas di scarico è ridotta al massimo in quanto le tre scintille in sequenza bruciano tutto il combustibile».
Il motore è coperto da una serie di brevetti internazionali e il progetto è stato presentato alla Fiat.
Claudio De Bei, con la sua geniale invenzione, sta facendo tremare i giapponesi.


http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Bassano/210547/