martedì 28 febbraio 2012

Una farmacia per ogni 3.300 abitanti Banche, stop a clausole su linee credito.




La commissione Industria del Senato ha approvato un emendamento per l'introduzione di un balzello sulle grandi imprese che andrà a sostenere l'Antitrust. Via libera allo scorporo della rete gas. Confermata la resa ai tassisti: sulle licenze decideranno i comuni.


ROMA - Arriva un 'balzello' sulle grandi società e che servirà a finanziare l'Antitrust. Lo prevede un emendamento al decreto legge liberalizzazioni approvato dalla commissione Industria. Il contributo è pari allo 0,08 per mille del fatturato risultante dall'ultimo bilancio delle società di capitale, con ricavi superiori ai 50 milioni di euro. La commissione Industria del Senato, ha approvato, nel corso dei lavori durati tutta la notte, anche l'emendamento che prevede l'istituzione di 20 tribunali delle imprese su tutto il territorio. Si tratta delle 12 sezioni specializzate esistenti alle quali si aggiungeranno altre 8. I tribunali delle imprese avranno sede nel capoluogo di regione. 

Rete gas. La commissione ha dato anche il via libera alla separazione tra Eni-Snam e l'esame del decreto dovrebbe concludersi oggi per passare domani in Aula. Lo scorporo dovrà avvenire entro settembre 2013. Entro il 31 maggio 2012 dovrà invece essere emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sulla materia. Il decreto legge liberalizzazioni è destinato a entrare in vigore al massimo entro il 24 marzo, pena la sua decadenza, e dunque al più tardi lo scorporo dovrà avvenire entro il 24 settembre 2013.

Taxi e farmacie. Su queste ultime è stato raggiunto un accordo che stabilisce la possibilità di apertura per ogni 3.300 abitanti mentre non ci saranno quote riservate per i concorsi straordinari per le nuove aperture. Questa formulazione, secondo la relatrice Simona Vicari (Pdl), permetterà di aprire circa 5.000 nuove farmacie come era obiettivo del governo. Un emendamento presentato dagli stessi relatori prevede poi che dal prossimo anno in farmacia si possa comprare anche una sola pillola. In  caso di approvazione l'Aifa entro il 31 dicembre dovrà rivedere "le modalità di confezionamento dei farmaci" per "identificare confezioni ottimali anche di tipo monodose in funzione delle patologie". 

Un provvedimento che ha fatto scattere la dura reazione dell'associazione di categoria. "Stiamo valutando con attenzione il testo - commenta Annarosa Racca, presidente di Federfarma - e ci sembra che dal punto di vista della sostenibilità il sistema venga messo in crisi: non si favorisce lo sviluppo del settore, si aprono diverse migliaia di nuove farmacie, si perdono alcune risorse strategiche, come i farmaci veterinari e i galenici. Si è andati ancora una volta verso il concetto di una farmacia vista come un esercizio commerciale". 

Quanto ai taxi, ha annunciato ancora la Vicari, saranno i comuni a poter decidere sulle licenze dei taxi e il parere dell'Authority sarà obbligatorio ma non sarà più scritto nero su bianco che debba essere "vincolante". Qualora il parere fosse disatteso potrà essere impugnato al Tar. 

Tesoreria unica. Le misure che introducono la tesoreria unica, ha anticipato ancora la Vicari, verranno riscritte in seguito alla presentazione di un nuovo emendamento del governo. L'attuale formulazione del decreto liberalizzazioni impone agli enti locali di trasferire il 50% delle proprie liquidità di cassa allo Stato, una misura fortemente avversata da Comuni, Province e Regioni che hanno annunciato ricorsi alla Consulta. Difficilmente la protestà però rientrerà, visto che come ha precisato il sottosegretario allo Sviluppo Claudio De Vincenti, il testo rimarrà "sostanzialmente nella versione del governo entrata in commissione con qualche piccolo aggiustamento". Lo afferma La norma (articolo 35) deve ancora essere votata. 

Banche, nulle clausole su linee credito. Novità anche per le banche: sono nulle "tutte le clausole comunque denominate che prevedano commissioni a favore delle banche a fronte della concessione di linee di credito". Lo prevede un emendamento di Anna Rita Fioroni (Pd), al decreto liberalizzazioni approvato dalla commissione Industria.

Mutui. Un altro emendamento a firma Latorre (Pd), approvato in commissione, prevede che sui vecchi mutui, conclusi prima della lenzuolata Bersani, le ipoteche si cancellino automaticamente con il pagamento dell'ultima rata senza l'intervento del notaio. 

Grandi eventi. Approvato dalla commissione anche un emendamento del Pd (con parere positivo del governo) alle norme sulle opere pubbliche che vieta alla protezione civile di gestire gli appalti per i grandi eventi. 

Notaio gratis per i giovani. 
Tra i punti che hanno passato l'esame della Commissione, anche la misura che prevede la possibilità per gli 'under 35' di aprire una Srl anche con un solo euro di capitale. Il notaio per lo svolgimento delle pratiche sarà gratis.

Contratti ferrovieri. Via libera della commissione Industria del Senato all'emendamento che prevede la possibilità per le imprese ferroviarie di non attuare il contratto collettivo ma di affidarsi alla contrattazione. Questo dovrà essere fatto dalle "organizzazioni più rappresentative a livello nazionale".

Soddisfatto il Pd. "Il nostro giudizio sul provvedimento in materia di liberalizzazioni è complessivamente positivo", commenta il presidentge dei senatori democraticio Anna Finocchiaro. "Il parlamento - spiega - ha svolto davvero un ottimo lavoro, anche grazie ai relatori Bubbico e Vicari che stanno svolgendo il proprio compito in modo serio e con grande disponibilità all'ascolto. Il contributo del gruppo del Pd per arrivare a questo risultato è stato e sarà fondamentale. E' un provvedimento che interviene su molte situazioni di privilegio e di monopolio, a beneficio di tutti i cittadini e del paese".

L'Idv annuncia voto contrario. Intervenendo alla trasmissione Radio Anch'io, Felice Belisario, capogruppo dell'Italia dei Valori in Senato, ha annunciato che "il testo non ci convince e che l'Idv voterà no alla fiducia al governo". "Il decreto sulle liberalizzazioni - ha osservato - sta diventando giorno dopo giorno un contenitore vuoto dove le tante ombre nascondono le pochissime luci. Per questo, la posizione dell'Idv, da sempre favorevole alle vere liberalizzazioni, è assolutamente negativa sul testo che sta uscendo dalla commissione e al quale apporteremo emendamenti in Aula".


Un pentito di mafia: “Le stragi del ’93 chieste da Berlusconi e da Dell’Utri”. - di Giuseppe Lo Bianco


"Il tramite è stato Mangano". L'ultima rivelazione sulle tentazioni stragiste e sul ruolo svolto dall'ex premier nella stagione di sangue dell'attacco allo Stato è saltata fuori da un verbale del 2000, tenuto segreto per dodici anni, redatto da Giuseppe Monticciolo, il picciotto che Brusca utilizzò per strangolare il piccolo Giuseppe Di Matteo.

La strage di via dei Georgofili a Firenze
Le stragi del ’93? A chiederle a Cosa Nostra furono “Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, attraverso il fattore di Arcore, Vittorio Mangano“. L’ultima rivelazione sulle tentazioni stragiste e sul ruolo svolto dall’ex premier nella stagione di sangue dell’attacco allo Stato salta fuori da un verbale del 2000, tenuto segreto per dodici anni, redatto da Giuseppe Monticciolo, il picciotto che Brusca utilizzò per strangolare il piccolo Giuseppe Di Matteo, assassinato a soli 12 anni perché figlio di un pentito. Nel pieno dell’offensiva corleonese contro lo Stato, dopo l’arresto di Totò RiinaMangano avrebbe indicato a Bagarella “gli attentati che voleva fatti Berlusconi e Dell’Utri”, sottolineando l’assoluta ignoranza dei boss sugli obiettivi da distruggere: “Non sapevo nemmeno che fossero gli Uffizi, si figuri Bagarella”.

L’ordine, per Monticciolo, sarebbe partito da Milano, dal cuore dell’impero Fininvest, dopo che le cosche avevano tentato di uccidere un uomo simbolo della tv berlusconiana: Maurizio Costanzo. Dopo l’attentato a Costanzo, racconta Monticciolo a Chelazzi, presenti l’allora procuratore di Palermo Pietro Grasso e il pm Vittorio Teresi, “Dell’Utri – dice che ha mandato a dire (sempre detto, va bene, da Bagarella) che si dovevano fare… Dice: Allora, visto che sapete fare… visto che sapete arrivare a Costanzo, perché Costanzo non ce lo ha indicato nessuno per fargli l’attentato, dice allora sapete arrivare anche a fare qualcos’altro, per esempio la strage degli Uffizi e via dicendo. E da lì Bagarella ordinò. Perché poi ne parlò direttamente davanti a me con Giovanni Brusca”.

La rivelazione è sconvolgente, nel verbale Chelazzi è puntiglioso, vuole ricostruire tutti i dettagli e domanda se vennero richiesti “un numero definito di attentati”, ricordando quelli di Roma, Firenze e Milano: “Sono stati richiesti – risponde Monticciolo – di volta in volta. Poi la discussione come andavano e come non andavano lo sapevano solo Brusca e Bagarella”. Interrogato più volte sull’argomento, Brusca ha sempre smentito, ammettendo solo che Berlusconi fu avvertito dalla mafia che “la sinistra sapeva” della trattativa. Ma rifiutò di sottoporsi a un confronto con Monticciolo, che aveva già alluso al coinvolgimento di Berlusconi nella stagione stragista. Perché i boss accettarono di eseguire le stragi? La posta in gioco, spiega Monticciolo, è il 41-bis. “A Bagarella – racconta il pentito – premeva che dovevano togliere cioè, le promesse che facevano loro erano quelle di toglierlo e di non esserci più restrizioni nei carceri. Loro, come politici, dicevano che salendo al potere levavano il 41-bis e levavano i restringimenti nelle carceri”.

Le cose andarono diversamente: il 41-bis, tra ammorbidimenti e attenuazioni, è ancora una leva dell’azione antimafia, e i boss non nascosero la delusione: “Berlusconi prima vuole fatte le cose, però lui non viene mai agli impegni che prende”, aggiunge Monticciolo, riportando le parole del boss Bagarella, e spiegando che il cognato di Riina “parlava degli impegni che le stragi venivano fatte e poi lui non si impegnava, nel ’93″. Una delusione che non impedì ai corleonesi di sostenere politicamente Berlusconi: Monticciolo ricorda che nel 1994 Bagarella disse “di cercare i voti per Forza Italia” e che Brusca lo incaricò di “riferirlo agli altri capi mandamento”.

Nonostante le inadempienze di Berlusconi, Bagarella non avrebbe reagito “perché Mangano – scrivono i pm nel verbale riassuntivo dell’interrogatorio di Monticciolo – in qualche modo lo tranquillizzò facendogli osservare che bisognava aver pazienza e che i risultati sarebbero arrivati”. E Monticciolo conclude che fino a quel momento non ha parlato di politica con i magistrati per “paura”: “I politici, manovrati sempre dalla mafia, vogliono che io non parli sulle questioni politiche”. I verbali sono stati acquisiti anche dai pm di Palermo e sono oggetto di valutazione nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa mafia-Stato, nella quale ieri è stato interrogato l’ex ministro Calogero Mannino, indagato per violenza o minaccia al corpo politico dello Stato. Mannino si è avvalso della facoltà di non rispondere.

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I dieci comandamenti. - di Marco Travaglio



Mentre Veltroni e Vendola si scannano sull’appassionante quesito se Monti sia di sinistra o di destra e Bersani non trova di meglio della Fornero come modello femminile da contrapporre a Belén, ci permettiamo – se non è troppo disturbo – di segnalare a lorsignori un tema appena appena più urgente: la legge anti-malaffare, che ci permetterebbe di recuperare qualcuno dei 180 miliardi mangiati ogni anno da corruzione ed evasione fiscale. 


A meno che qualcuno non ritenga che l’articolo 18 ci costa più del malaffare.
Il periodo storico è fra i più propizi: vale la pena approfittarne, prima che le acque dell’indifferenza si richiudano. La ministra Paola Severino, intervistata da Lucia Annunziata, ha preso impegni importanti. Perché centrosinistra e Terzo Polo non la prendono in parola e si appropriano di questa bandiera, finora sventolata dal solo Di Pietro? Il Parlamento è lo stesso di Ruby nipote di Mubarak, ma la paura di sfidare l’impopolarità potrebbe costringere qualche peone del Pdl e soprattutto della Lega a staccarsi dal partito dell’impunità. In ogni caso vale la pena provarci. Noi, a rischio di apparire ripetitivi, incalzeremo fino alla noia su dieci punti irrinunciabili, tratti dalle proposte del Fatto, dall’intervista che ci ha concesso il pm Greco, dalla Convenzione di Strasburgo 1999 mai ratificata dall’Italia e dalle direttive Ocse. 


1) La prescrizione si interrompe al momento della richiesta del rinvio a giudizio o del rinvio a giudizio. Cancellata l’ex-Cirielli. 


2) Il falso in bilancio torna a essere quello che era fino al 2001: reato di pericolo e non di danno, perseguibile sempre d’ufficio (senza bisogno di querela), senza soglie di non punibilità, senza esenzioni per i falsi qualitativi e con pene più severe di quelle precedenti, per consentire custodia cautelare e intercettazioni. 


3) Per i reati fiscali pene più alte (con custodia cautelare e intercettazioni) e niente soglie di non punibilità. 


4) Pene più alte anche per la corruzione, estesa anche ai casi dove non figura il pubblico ufficiale: cioè alle società private. 


5) Viene istituito il reato di traffico di influenze illecite, per punire chi promette di spendere la sua posizione per influenzare decisioni della Pubblica amministrazione in cambio di soldi.

6) Viene istituito il reato di autoriciclaggio, per punire chi accumula o aiuta ad accumulare denaro illecitamente (con tangenti, evasione, estorsioni, traffici di armi, di droga, di esseri umani...) e poi provvede anche a nasconderlo o a reinvestirlo. 


7) Il reato di abuso in atti d’ufficio torna alla versione pre-1997: è punito chi abusa del suo ufficio per favorire o danneggiare qualcuno anche senza finalità patrimoniali e le pene vengono aumentate per consentire custodia cautelare e intercettazioni. 


8) Per garantire l’“enforcement” (un’organizzazione adeguata a combattere questi reati, come ci chiede l’Ocse), nasce un’Autorità indipendente dai partiti per coordinare i vari organismi preposti all’accertamento (forze di polizia, Agenzia delle Entrate, Consob, Bankitalia) e garantire la trasmissione alla magistratura di ogni notizia di reato. Il denaro recuperato viene interamente devoluto all’autofinanziamento del servizio Giustizia. 


9) Riforma del finanziamento ai partiti: divieto di ricevere denaro da società pubbliche o miste; liberi contributi da quelle private, purché registrati nei rispettivi bilanci (a partire da 5 mila euro, e non da 50 mila come ora); rimborsi elettorali pubblici condizionati alla documentazione delle spese sostenute (fatture, ricevute, scontrini) e sottoposti a un tetto massimo invalicabile. 


10) Responsabilità giuridica dei partiti, con bilanci certificati e verificati dalla Corte dei conti, e con regole ferree di democrazia interna (tesseramento, congressi, primarie). Chi sgarra perde i rimborsi elettorali e paga multe salatissime. Cioè fallisce. 


Non sappiamo se questi dieci comandamenti siano di destra o di sinistra. Ma sappiamo che sono giusti. Chi ci sta si faccia avanti.

Tessere Pdl – Il Cepu ordina ai suoi dipendenti: iscrivetevi (Gianni Barbacetto).




Il Cepu? Una grande riserva di caccia per i signori delle tessere Pdl. Certamente a Milano, dove un dipendente dell’istituto privato che prepara gli studenti agli esami universitari (e non solo) ha trovato sulla sua scrivania il modulo per l’iscrizione al Popolo della libertà. Con un ordine secco scritto a
mano su un post-it : “Da consegnare firmato”. Le istruzioni orali erano solo un poco meno perentorie: “Poi votate chi vi pare, ma intanto prendete la tessera del Pdl”. Difficile dire di no ai propri capi. Così il tesseramento forzato al Cepu si aggiunge alla lunghissima serie di irregolarità denunciate nelle scorse settimane dentro il partito di Silvio Berlusconi. Iscritti a loro insaputa, tesserati defunti o minorenni. Perfino pacchetti di adesioni in odore di camorra. Le irregolarità sono state segnalate in diverse parti del Paese, da nord a sud. A Bari, ma anche a Vicenza, a Modena come a Brescia. Qui si è trovata iscritta al Pdl, con tessera numero 158378 e fotocopie allegate dei suoi (veri) documenti, una militante del Pd che certo non si sognava di entrare nel partito di Berlusconi. In Brianza, tra Arcore e Monza, hanno dovuto intervenire i carabinieri per cercare di capire le “anomalie” del tesseramento, con iscritti minorenni, dipendenti di aziende arruolati in blocco, iscrizioni regalate (pagate da chi?).
A Salerno la procura ha aperto un’inchiesta che sta verificando addirittura il ruolo nel tesseramento Pdl giocato dai clan camorristi dell’agro nocerino-sarnese. Il segretario del partito, Angelino Alfano, ha tentato di chiudere le polemiche: “Ai congressi vota solo chi si presenta di persona con documento d’identità e bollettino di versamento della quota di iscrizione. Ogni irregolarità sarebbe dunque inutile e non avrebbe alcuna incidenza sui risultati elettorali. Ho avuto conferma del pieno rispetto delle regole e quindi”, rassicura Alfano, “prosegue la stagione congressuale del Pdl”. Tranquilli anche i coordinatori nazionali del partito, Sandro Bondi, Ignazio La Russa e Denis Verdini: “Ottima la dichiarazione di Angelino Alfano, che mette la parola fine alla telenovela tessere del Pdl. È la prima volta che un partito decide di consentire il voto solo all’iscritto che si presenta personalmente , munito di carta d’identità e di bollettino postale di versamento della quota. È esclusa ogni possibilità di delega. Sono regole a prova di bomba”. Intanto però in diverse parti del Paese continuano le inchieste della magistratura e gli accertamenti delle forze dell’ordine.
Le votazioni congressuali proseguono con le nuove regole, ma le iscrizioni potrebbero comunque essere state viziate da irregolarità e gonfiate da dirigenti desiderosi di fare bella figura e con una fame da lupi di nuovi iscritti. Ora entra in scena anche il Cepu. Con una campagna di tesseramento al Pdl molto “spinta” dentro le sue sedi. Al Cepu, Berlusconi gioca da sempre in casa: Catia Polidori, cugina del fondatore, è stata una dei deputati che, tradendo Gianfranco Fini schierandosi con Berlusconi, hanno allungato la vita al governo del Cavaliere. In cambio, nell’ottobre 2011 è stata nominata viceministro. Di Francesco Polidori, che il Cepu se l’è inventato una trentina d’anni fa, è poi risaputa l’incrollabile fede “azzurra”. Imprenditore di Fraccano, paesino sopra Città di Castello, ha ottenuto un incredibile successo con il suo “Centro europeo di preparazione universitaria”. In politica, ha dapprima sostenuto il nascente movimento di Antonio Di Pietro, ma a partire dal 1994 si è schierato con Berlusconi. Nel 2010 gli ha messo a disposizione anche le sedi Cepu, proponendo al leader del Pdl di usarle come rete capillare sul territorio per fare politica. Non si è mai capito fino in fondo come Berlusconi abbia risposto all’offerta e che seguito abbia avuto il movimento fondato un paio d’anni fa da Polidori, “Federalismo democratico umbro”, con l’obiettivo di sostenere la politica berlusconiana. Oggi, però, di quel sostegno emerge un segnale concreto: i moduli d’iscrizione al Pdl distribuiti nelle sedi del Cepu.Con l’ordine: “Iscrivetevi”.

lunedì 27 febbraio 2012

Appalti, consulenze, malasanità ecco l'Italia dei soldi buttati. - di Alberto D'Argenio ed Emanuele Lauria




La Corte dei Conti: è un'emergenza, come l'evasione. Il presidente Giampaolino invoca un impegno analogo a quello contro evasori e corrotti. Dalle relazioni dei magistrati contabili emerge un Paese che non sa come spende le sue risorse. Una "gestione improvvisata" che va anche "oltre la malafede": così si perdono i soldi dei contribuenti.


DALLA MALASANITÀ calabrese ai finanziamenti a pioggia friulani, dai falsi invalidi di Napoli ai prof assenteisti di Genova. Il Paese degli sprechi, e dei furbetti, raccontato in centinaia di pagine: quelle delle relazioni dei procuratori regionali della Corte dei Conti. 

Le inaugurazioni dell'anno giudiziario, in questi giorni, stanno sollevando le bende dalle ferite inferte in ogni angolo d'Italia dalla cattiva amministrazione. E non c'è solo la corruzione, fenomeno recrudescente denunciato dai magistrati contabili, a imperversare lungo lo Stivale e gonfiare le cifre del danno erariale sino a portarlo a oltre 60 miliardi. 

C'è una "gestione improvvisata" che, come dice il procuratore campano Tommaso Cottone, può "andare oltre la malafede" e che vale una somma non quantificabile con facilità, ma comunque enorme. Depredando bilanci sempre più asfittici e facendo gridare allo scandalo in tempo di crisi. 

Dietro ogni emergenza nazionale uno sperpero di danaro: i cinque miliardi chiesti all'ex subcommissario dei rifiuti in Campania per le "inutili stabilizzazioni degli Lsu", il "pregiudizio erariale" ancora da stimare per i ritardi nella realizzazione dei moduli abitativi nell'Abruzzo colpito dal terremoto. 

Ci sono le vecchie e le nuove vie dello spreco: in Sicilia alle consulenze da record  -  e lo staff di un presidente di Provincia può costare un milione di euro - si abbinano spregiudicate operazioni finanziarie come quella che ha fatto finire nel nulla 30 milioni. E poi i casi che fanno sorridere, se non ci fossero di mezzo i soldi (e le tasse pagate) di tutti noi: i finanziamenti alla società ligure di charter nautico utilizzati per l'acquisto delle imbarcazioni private degli amministratori, o quella sommetta  -  245 mila euro  -  chiesti dalla Corte dei conti al Comune di Santa Maria Capua Vetere, in Campania, per "l'inefficiente gestione delle lampade votive". 

Ma ci sono anche i casi nazionali, come la Sogei che non vigila su slot machines e videopoker procurando un danno erariale da 800 milioni e la Farnesina che ne paga 20 per un ospedale in Albania che non verrà mai costruito. 

Una fiera dell'illegittimo, dell'assurdo, nel Paese dei mille campanili e degli altrettanti rivoli di spesa che ha portato il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, a dire: "La lotta all'evasione deve essere accompagnata da quella allo spreco. Se si aumenta la pressione fiscale bisogna stare molto attenti a come si spendono questi soldi che così abbondantemente sono stati prelevati dai cittadini". 
 
Sogei 
Controllo videopoker, bruciati 800 milioni 

La relazione del procuratore della Corte dei Conti del Lazio, Angelo Raffaele De Dominicis, contiene anche numerosi esempi di maxi-sprechi di denaro pubblico commessi su scala nazionale che sommano alla miriade di quelli locali. Spicca il caso Sogei, costato allo Stato più di 800 milioni di euro. Alla società di telematica pubblica era stato assegnato il compito di connettere in rete tutte le slot machines, videopoker e i vari giochi elettronici presenti nei bar e nelle sale da gioco per controllarne l'attività.

Ma la Sogei non lo ha fatto, e dal 2004 al 2007 gli apparecchi collegati in rete erano pochi e la metà di questi non ha mai trasmesso i dati. Scrive dunque la Corte dei Conti: "Il servizio non svolto come prescritto ha permesso una rilevante evasione fiscale". Inoltre lo Stato non ha potuto vigilare sull'attività della criminalità organizzata nel business delle slot, così come facendo operare gli apparecchi scollegati dalla rete non ha potuto evitare eventuali operazione anti-riciclaggio.  

Ministero degli Esteri 
Dieci milioni in Albania per l'ospedale mai finito 

Un altro spreco di dimensioni colossali citato dalla Corte dei Conti del Lazio è quello dei 20 milioni di euro stanziati dal ministero degli Esteri per la costruzione dell'ospedale "Nostra Signora del Buon Consiglio" a Tirana, Albania. Ospedale che non è stato completato: dei 20 milioni stanziati dalla Farnesina 10 sono andati persi prima che il progetto venisse revocato per impossibilità di essere portato a termine.

Altro caso evidenziato dalla Corte dei Conti è quello della Federazione italiana Hockey e Pattinaggio: una serie di spese di rappresentanza prive di giustificazione, indebiti rimborsi al presidente e al segretario generale hanno generato la bellezza di 380mila euro di danni erariali resi possibili anche da una carenza di vigilanza da parte del Coni. Viene segnalato anche un caso che coinvolge la Federazione Pugilistica italiana: un gran quantità di furti e ammanchi di cassa - denunciati dalla stessa federazione - hanno fatto sparire un milione e trecentomila euro.

Campania 
Corsi di formazione, l'imbroglio di Pompei 

Nel 2011 i giudizi risarcitori per le pratiche di invalidità false in Campania hanno raggiunto la cifra-record di 2,5 milioni di euro. Ma all'attenzione dei magistrati contabili c'è anche la gestione dei rifiuti. L'ex sub-commissario Giulio Facchi è stato condannato a pagare 5,4 milioni per "l'inutile stabilizzazione di Lsu destinati alla raccolta differenziata". Ma una "gestione della cosa pubblica improvvisata, che va oltre la malafede" (parole del procuratore Tommaso Cottone) si estende alla formazione professionale: nel mirino finiscono i corsi-fantasma presso la sovrintendenza archeologica organizzati a Pompei. 

Al Comune di Santa Maria Capua Vetere viene invece contestato un danno da 245mila euro per "l'inefficiente gestione delle lampade votive". Ma c'è la Regione in prima linea: i magistrati contabili citano le sanzioni nei confronti degli assessori della giunta Bassolino (da cinque a venti volte il loro salario) per avere attivato un mutuo destinato a spese non di investimento fra il 2006 e il 2007. 

Sicilia 
Il presidente di Provincia con lo staff da un milione 

In Sicilia lo spreco avanza, cambia forma e mantiene l'Isola luogo simbolo della cattiva gestione. Assume le sembianze di spregiudicate (e illegittime) operazioni di finanza straordinaria. Come quella che, negli anni scorsi, fece la Provincia di Palermo affidando 30 milioni a una società  -  la Ibs Forex di Como  -  che prometteva guadagni anticiclici investendo nei mercati monetari. Risultato: società fallita, soldi scomparsi e vertici dell'ente chiamati a rispondere del danno erariale. 

Ma un leit-motiv della relazione del procuratore Guido Carlino è quello delle consulenze. Centinaia gli incarichi assegnati. I casi più eclatanti: quello del presidente della Provincia, sempre di Palermo, Giovanni Avanti, denunciato per uno staff di collaboratori dal costo di un milione. Oppure l'ex commissario della Fiera del Mediterraneo condannato per aver continuato ad affidare incarichi in una "situazione di precarietà finanziaria" che avrebbe portato l'ente al fallimento. 

Abruzzo 
Tanti contributi inutili dopo il sisma del 2009 

In Abruzzo la ricostruzione dopo il sisma del 2009 ha richiamato anche l'attenzione della Corte dei conti per una (al momento) imprecisata quantità di fondi persi in un intreccio di lungaggini e sprechi. Un "pregiudizio erariale" viene segnalato per i "gravi ritardi accumulati nella realizzazione dei moduli abitativi provvisori". I controlli della Guardia di Finanza tra maggio e dicembre 2011 hanno fatto recuperare ai Comuni dell'Aquilano 230mila euro di finanziamenti concessi per il "mantenimento del reddito" delle imprese colpite dal sisma: erano stati assegnati con procedure non regolari. 

E alla Corte è arrivata anche la denuncia su 500 coppie di abitanti del capoluogo che avrebbero riscosso, nel tempo, un doppio contributo di "autonoma sistemazione" fingendo di essere separate o divorziate. La Finanza ha individuato anche una trentina di casi di terremotati della Valle Peligna cui sono stati accreditati contributi non richiesti: li hanno dovuti restituire. 

Lazio 
Per la metro di Roma ritardi e costi triplicati 

Il faro lo accende il procuratore della Corte dei Conti del Lazio Angelo Raffaele De Dominicis. Poi interviene la procura di Roma: c'è qualcosa che non torna negli sprechi per la costruzione della linea C della metropolitana capitolina, opera infinita e già bollata come la più costosa d'Europa. Si parla di corruzione e di inefficienza. Doveva essere pronta per il Giubileo del 2000 ma è ancora in alto mare. 

Il costo previsto a inizio progetto era di un miliardo 925 milioni. Poi il conto è salito a 2 miliardi 683 milioni. Quindi a 3 miliardi e 47 milioni. Per arrivare, oggi, a 3 miliardi 379 milioni. Ma senza considerare 485 milioni di maggiori esborsi per quattro arbitrati già aperti, altri 100 milioni appena stanziati dal Cipe e il miliardo 108 milioni delle cosiddette "opere complementari" per la tutela archeologica. Totale: 5 miliardi e 72 milioni. Che potrebbero però salire a 6 miliardi, triplicando le cifre di partenza, se il costo della tratta Colosseo-Clodio sarà in linea con quello registrato per il resto dell'opera. 

Liguria 
L'Università paga il prof anche se non fa lezione 

In Liguria è l'assenteismo l'ultima frontiera esplorata dai controllori dei conti pubblici, con l'inchiesta che tocca l'ateneo di Genova: la Corte indaga sull'effettiva presenza nelle aule  -  in occasione di lezioni ed esami  -  di un gruppo di docenti universitari, alcuni dei quali con studi professionali in altre città o all'estero. Spiccano i nomi noti, come l'economista Amedeo Amato e gli architetti Mosé Ricci e Marco Casamonti. L'apertura dell'indagine, rivelata dal procuratore Ermete Bogetti, nasce da un esposto del garante dell'università. 

Un'altra maxi-inchiesta è a carico di alcuni funzionari dell'Inail che avrebbero rilasciato false attestazioni di esposizione all'amianto a lavoratori alla ricerca di benefici previdenziali o assistenziali. Danno erariale: 34 milioni. Nel mirino anche un finanziamento concesso dalla ex Sviluppo Italia a una società che si sarebbe dovuta occupare di charter nautico: delle barche avrebbero fatto uso personale gli amministratori della società e i loro parenti.  

Calabria 
Il disastro della Sanità: buco da 300 milioni 

La malasanità calabrese costa 300 milioni di euro. Soldi andati via in indennità illegittime per i camici bianchi, assunzioni ingiustificate, risarcimenti ai familiari di pazienti deceduti a causa di errori di medici e infermieri. Nel 2011 sono stati 103 gli atti di citazione in materia di sanità, contro i 17 dell'anno precedente, con una richiesta di danni (300 milioni, appunto) sette volte superiore all'importo del 2010.

Novantuno atti di citazione hanno riguardato primari che tra il 2004 e il 2008 hanno indebitamente percepito indennità non spettanti per attività intramuraria, mentre tre hanno avuto come oggetto il risarcimento danni nei confronti di personale ospedaliero che ha causato il decesso di pazienti. Un danno di 23 milioni è stato stimato per l'illecita trasformazione dei contratti di 76 Co. co. co. L'ombra di una truffa anche dietro lo screening dei tumori femminili: l'illecita utilizzazione dei finanziamenti concessi "ha impedito l'avvio del progetto nonostante l'avvenuto acquisto di costosi macchinari rimasti inutilizzati". 

Lombardia 
E la società del Comune "rinuncia" a sei milioni 
La Lombardia non è solo martoriata dalla corruzione, spesso e volentieri legata all'Expo del 2015. Ci sono anche inspiegabili sprechi. Come quello evidenziato dal procuratore regionale della Corte dei Conti Antonio Caruso, che cita il caso Sogemi: gli ex dirigenti della società municipalizzata che gestisce l'Ortomercato - a cominciare dal presidente Roberto Predolin - sono accusati di non aver incassato dai grossisti i crediti per i canoni di concessione nonostante le sentenze sui contenziosi dessero loro ragione. 

"All'esito degli accertamenti istruttori - scrivono ora i magistrati contabili - emergeva una notevole trascuratezza da parte dei vertici societari". La società aveva "illogicamente rinunciato a oltre 6 milioni di euro". Di qui la decisione di citare in giudizio i vertici della municipalizzata. Ma ci sono anche casi - uno da 204mila euro - di assunzioni di personale esterno alla pubblica amministrazione per incarichi per i quali i dipendenti interni erano in grado di svolgere.  

Friuli Venezia Giulia 
Così la Regione spende per laureare i dipendenti 

Il ricco Nord Est fa incetta di finanziamenti pubblici. E scopre l'espandersi delle inchieste sui contributi a pioggia. Le inchieste della magistratura contabile, nel 2011, hanno riguardato i 430 mila euro di fondi regionali a favore di una radio privata per una campagna elettorale per la promozione turistica del Friuli. Ma anche i 60 mila euro che l'amministrazione regionale ha elargito a un'associazione di ginnastica di Trieste o quei 190 mila euro che il Comune di Trieste, nel 2010, pensò bene di distribuire ai propri consiglieri "per interventi contributivi a favore di associazioni operanti nel territorio". 

Il sospetto, qualcosa di più, è che il clientelismo abbia esteso le sue radici ben oltre il Mezzogiorno. Vengono poi citati in giudizio per un danno di circa 189mila euro i vertici dell'Azienda sanitaria di Trieste che nel 2006 consentirono il trasferimento di alcuni dipendenti - interamente spesati con denaro pubblico - presso un ateneo fuori regione per il conseguimento di lauree specialistiche. 




http://www.repubblica.it/politica/2012/02/27/news/italia_sprechi-30559164/

Rifiuti, la Ue apre la procedura d’infrazione contro l’Italia per 102 discariche.



Clini: "E' uno stimolo a uscire fuori da una situazione che soprattutto in alcune regioni italiane è caratterizzata dal fatto che le scelte importanti, quelle strutturali per la gestione intelligente e coefficiente, siano state rinviate".

Bruxelles apre nei confronti dell’Italia una procedura d’infrazione per “almeno 102 discariche, di cui tre di rifiuti pericolosi, non conformi alla direttiva Ue del 1999, in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Campania, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna e Umbria.

L’infrazione “è uno stimolo a uscire fuori da una situazione che soprattutto in alcune regioni italiane è caratterizzata dal fatto che le scelte importanti, quelle strutturali per la gestione intelligente e coefficiente, siano state rinviate”,  ha affermato il ministro per l’Ambiente, Corrado Clini. “Ci sono – ha aggiunto Clini – troppe discariche in Italia, che non sono da anni identificate come una soluzione per la gestione dei rifiuti. L’infrazione e’ quindi uno stimolo ad aumentare e rafforzare la raccolta differenziata e anche ad aumentare la quota di recupero energetico dai rifiuti. Bisogna – ha concluso Clini – lavorare in questa direzione”.

La decisione della Commissione europea di inviare all’Italia una prima lettera di costituzione in mora è la conseguenza del mancato rispetto di parte della direttiva europea del 1999 sulle discariche di rifiuti. L’Italia, in particolare, è finita nel mirino per non essersi conformata all’articolo 14 di quella direttiva, secondo cui gli stati membri avrebbero preso delle misure per assicurare che discariche “esistenti” (discariche a cui è stato concesso un permesso o che erano già operative al momento della trasposizione della direttiva del 1999), non avrebbero continuato ad operare dopo il 16 luglio 2009, qualora non fossero ancora conformi con la direttiva europea.

Dal 15 luglio 1999 Bruxelles ha chiesto informazioni all’Italia dimostrando nella sua risposta – precisa Bruxelles – che il Paese non era in linea con le disposizioni relative alle discariche “esistenti”. Un anno dopo la Commissione Ue, in una nuova comunicazione a Roma, osservava che dal settembre 2009 almeno 187 discariche esistenti al momento della trasposizione nell’ordinamento della direttiva del 1999, erano presenti in Italia: discariche, o che non erano state chiuse, o che non erano ancora conformi alla direttiva europea. La situazione è stata chiarita dall’Italia il 16 maggio 2011 e, precisa la Commissione Ue, sulla base di quelle informazioni, a cui si sono aggiunte altre relative alla regione Piemonte, è emerso che, ancora in 14 Regioni sono presenti almeno 102 discariche “esistenti” dalla trasposizione della direttiva Ue – tre delle quali di rifiuti pericolosi – o che non sono state chiuse o che non sono conformi alla direttiva Ue. L’invio di una lettera di costituzione in mora rappresenta la prima tappa della procedura di infrazione al Trattato Ue. La seconda è il “parere motivato” e, se il Paese non si conforma ancora, c’è il ricorso alla Corte di giustizia europea.