martedì 29 maggio 2012

Inchiesta Bpm: “Legge di Milanese per sisma in Abruzzo favoriva videopoker”.

marco milanese_interna nuova


Il parlamentare del Pdl è accusato di concorso in corruzione nell'indagine che ha portato in carcere Massimo Ponzellini. Avrebbe inserito una norma voluta dalla Atlantis di Corallo nel decreto sul terremoto del 2009, con il pretesto di reperire maggiori entrate fiscali da destinare agli aiuti. La replica: "Tutto falso e infondato".

Una legge approvata dal Parlamento per aiutare le popolazioni dell’Abruzzo colpite dal sisma sarebbe stata in realtà ‘disegnata’ su misura per arricchire i signori del gioco d’azzardo. Promotore, il deputato Pdl Marco Milanese, già coinvolto in altri guai giudiziari, ora di nuovo indagato dalla Procura di Milano per concorso in corruzione. E’ un risvolto che emerge dall’ordinanza di custodia cautelare a carico di Massimo Ponzellini, attuale presidente di Impregilo ed ex numero uno di Bpm. Ponzellini è finito ai domiciliari perché avrebbe incassato quasi sei milioni per concedere i prestiti della Bpm alle imprese con cui aveva rapporti ‘privilegiati’.
Il capo d’accusa principale riguarda i 150 milioni erogati dalla banca milanese ad Atlantis, società specializzata in macchinette per videopoker e scommesse controllata da Francesco Corallo. Proprio alla società di Corallo fa riferimento la vicenda della legge ‘ad hoc’. A presentare Corallo a Ponzellini, secondo la procura, è Marco Milanese, all’epoca dei fatti sottosegretario all’Economia. Milanese è relatore del disegno di legge che poco dopo il terremoto in Abruzzo autorizza l’utilizzo nei locali pubblici di macchine per videopoker digitali di ultima generazione.
La norma venne presentata come un modo per agevolare le entrate fiscali allo scopo di aiutare le popolazioni abruzzesi, dato che lo Stato trattiene una quota significativa delle scommesse. Per i pm il testo della norma venne scritto direttamente nello studio Mag, una struttura privata specializzata nelle norme sui monopoli e sui giochi, che lavorava per l’Atlantis di Corallo. Per questa vicenda Milanese è indagato per corruzione. Proprio il legale rappresentante della Mag, Guido Marino, interrogato dai pm, collega “il superamento degli ostacoli politici” per fare approvare questa legge a “un determinante intervento dell’onorevole Milanese”.
La genesi della legge è raccontata nelle carte dell’inchiesta. Nel 2009 “era nota la necessità dello Stato di reperire risorse per la ricostruzione dell’Abruzzo dopo il terremoto”, spiega Marino, ma era noto che “il ministero dell’Economia cercasse fonti di finanziamento diverse da imposte ordinarie e probabilmente da reperire attraverso la disciplina dei Giochi”. Così Atlantis pensa che sia il momento di spingere per far approvare nuovi progetti in materia, in grado di portare ulteriori introiti (anche) allo Stato. La Mag si mette al lavoro sulle Vlt, le slot machine di ultima generazione, e consegna un piano dettagliato a Corallo e alla Atlantis. Secondo Marino, per avviare l’iter parlamentare Atlantis si rivolge inizialmente “all’onorevole Laboccetta” (Amedeo Labocetta del Pdl, ndr), ritengo per la sua carica nella Commissione Finanze”. Ma “in seguito si dice avesse cercato contatti più efficaci all’interno del ministero, trovandoli sempre per quanto appreso nell’ambiente nell’on. Milanese”. 
Le dichiarazioni dell’imprenditore, scrive il gip, arrivano pochi giorni dopo una perquisizione negli uffici della Mag, in seguito alla quale, si legge nell’ordinanza, i militari hanno “formulato l’ipotesi che allo stesso Marino fosse stato chiesto da Corallo Francesco di redigere un articolato normativo, sul presupposto di un già esistente accordo con Milanese per il suo recepimento nel cosiddetto decreto Abruzzo del 2009″.  
Dopo la diffusione dei contenuti dell’ordinanza, Marco Milanese ha respinto ogni accusa: “Quanto riportato dalle agenzie di stampa riguardo a un’ipotetica corruzione da parte di Francesco Corallo per interventi in suo favore è completamente falso e privo di ogni fondamento”, afferma. “Gli atti parlamentari dimostrano inequivocabilmente che non sono stato Sottosegretario all’Economia e alle Finanze, come scritto, che non sono stato relatore del ‘decreto Abruzzo’ con norme che riguardavano il gioco d’azzardo che sono stato relatore, invece, della legge 220/2012, cosiddetta legge di stabilità per il 2011, con la quale sono state introdotte misure severe e molto stringenti per le società concessionarie aventi sedi nei paradisi fiscali o non facilmente identificabili quanto alla composizione sociale”.
L’ex braccio destro del ministro dell’Economia Giulio Tremonti aggiunge: “Non ho mai presentato Corallo a Massimo Ponzellini. Non ho mai avuto nessuna utilità da Franceso Corallo sotto qualsiasi forma. Mi riservo azioni legali nei confronti di chiunque, per ignoranza o per finalità strumentali ad altri obiettivi, abbia associato il mio nome a fatti di natura delittuosa”.

Bpm, arrestato Massimo Ponzellini per i finanziamenti a Corallo. di WALTER GALBIATI ed EMILIO RANDACIO


Bpm, arrestato Massimo Ponzellini per i finanziamenti a Corallo


Il banchiere è ai domiciliari, sull'imprenditore, invece, pende una misura cautelare che non può essere eseguita perché latitante. Fermato anche Antonio Cannalire "soggetto in stretti rapporti" con l'ex numero uno della Banca Popolare di Milano.


MILANO - Massimo Ponzellini, ex presidente della Banca Popolare di Milano e attuale numero uno di Impregilo, è stato messo agli arresti domicialiari dalla Procura di Milano per i finanziamenti concessi alle società riconducibili a Francesco Corallo sul quale pende una misura cautelare, ma che non può essere eseguita perché latitante. Con Ponzellini ai domiciliari anche Antonio Cannalire emerso come "un soggetto in stretti rapporti con Ponzellini, su cui esercitava una forte influenza e con cui avrebbe curato pratiche di finanziamento chiaramente anomale con personaggi di rilievo istituzionale".

Le accuse, nell'inchiesta coordinata dai pm Roberto Pellicano e Mauro Clerici, sono di associazione per delinquere finalizzata all'appropriazione indebita e alla corruzione privata. Nell'ambito della stessa vicenda la Procura contesta ai banchieri anche il divieto di contrarre obbligazioni. Tra gli indagati figurerebbero anche Enzo Chiesa, ex dg della Bpm, e Marco Milanese ex braccio destro di Giulio Tremonti, ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti. A Ponzellini vengono, inoltre, contestate anche presunte "mazzette" per 5,7 milioni di euro.

Nel mirino degli inquirenti era finito lo scorso ottobre il finanziamento da 148 milioni di euro da parte di Bpm alla società Atlantis/BpPlus, "un finanziamento che - scrivevano i pm in un decreto di sequestro - appare incomprensibile, sia secondoi canoni di buona amministrazione sia, più gravemente, secondo le regole della disciplina in materia di riciclaggio". La banca avrebbe prestato soldi alla Atlantis che, risalendo la catena di controllo, farebbe capo attraverso una società offshore delle Antille Olandesi a Francesco Corallo, figlio di Gaetano, condannato per reati di criminalità organizzata, e legato al clan di Nitto Santa Paola. 

I ricavi della Atlantis, attiva nei giochi d' azzardo e vincitrice di una gara d'appalto con l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (Aams), finirebbero al di fuori dei confini nazionali, senza saperne la destinazione. Dubbi sarebbero emersi anche su un aumento di una fideiussione concessa ad Atlantis, in occasione della quale non sarebbero stati verificati i requisiti della società, primo fra tutti la necessità che la società per ottenere le concessioni sui giochi d' azzardo dalla Stato italiano non avesse sede in Paesi a fiscalità agevolata. E per capire i legami tra il gruppo Atlantis e l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (Aams), la Guardia di finanza ha già perquisito gli uffici di Roma di quest'ultima, il cui direttore generale, Raffaele Ferrara, è presidente dell'Organismo di Vigilanza della Bpm.

Forte scossa di terremoto avvertita nel Nord Italia.

Un geologo dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia
Un geologo dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia


ROMA - Una forte scossa di terremoto è stata avvertita  tra Veneto ed Emilia Romagna.

La forte scossa di terremoto avvertita nel nord Italia ha avuto una magnitudo 5.7. Il dato, ancora preliminare e non definitivo, è stato comunicato dall'Ingv alla Protezione Civile. L'epicentro sarebbe ancora in Emilia, in provincia di Modena.

La scossa di terremoto è stata avvertita distintamente a Milano, specie nei piani alti delle abitazioni.

La scossa di terremoto è stata avvertita nel veneziano, intorno alle ore 9, con movimento ondulatorio sentito in particolare ai piani alti delle case. La scossa sembra aver avuto particolare intensità in altre zone del Veneto, come nel vicentino.

Dopo la scossa di terremoto di questa mattina nuovi crolli si sono registrati a Mirandola, Finale Emilia e San Felice sul Panaro, paesi già colpiti dalla scossa del 20 maggio. Sono in corso le verifiche dei vigili del fuoco e della Protezione Civile.



http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/associata/2012/05/29/TERREMOTI-FORTE-SCOSSA-VENETO-EMILIA-ROMAGNA_6947531.html

Roberto Forchettoni (Marco Travaglio).




Il punto di partenza sono le “vacanze di gruppo”che Formigoni trascorre ogni anno fra i Caraibi e la Costa Smeralda, “come tutti gli italiani” tranne gli “sfigati” giornalisti che raccontano le sue ferie a sbafo per pura invidia. 
Ieri Carla Vites, ciellina,moglie di Antonio Simone, ciellino, ex assessore alla Sanità arrestato ai tempi di Tangentopoli e riarrestato l’altro giorno col faccendiere Piero Daccò, ciellino pure lui, ha scritto al Corriere per fare gli auguri di compleanno al consorte detenuto e per lumeggiare le vacanze di gruppo di Formigoni, ciellino. 
La signora è rimasta sfavorevolmente impressionata da alcune simpatiche fandonie raccontate dal pio indossatore-governatore, tipo: “Conosco Daccò da molti anni, ma non ha mai avuto rapporti direttamente con me, ma con l’assessorato”. Ora, van bene le vacanze di gruppo, ma quant’è grande questo gruppo? No, perché se al seguito di Daccò s’imbarcava ogni volta l’intero assessorato, uno yacht non bastava e conveniva noleggiare perlomeno la nave Concordia. “La sorte – narra Carla Vites – mi ha riservato una conoscenza ravvicinata col Governatore: conosco lui, Antonio Simone e altri da circa 30 anni”. Fra gli “altri” è compreso Daccò,quello dei rapporti solo indiretti e istituzionali tramite l’assessorato. “Lo spettacolo dei rapporti di Formigoni con Daccò è sotto gli occhi dei molti chef d’alto bordo dove regolarmente veniva nutrito a spese di Daccò stesso: Sadler, Cracco, Santin, Aimo e Nadia, per non parlare dei locali à la page della Costa Smeralda” dove “era possibile ammirare il nostro Governatore seguire come un cagnolino al guinzaglio Daccò, lo stesso che non aveva rapporti diretti”. Evidentemente, non visto, lo seguiva l’intero assessorato. “Vederli insieme (Roberto e Piero, ndr) era una gioia degli occhi”, specie per una donna che ha “militato per lui in Cl volantinando, incontrando gente, garantendo per la sua persona”. La divisione dei compiti non valeva solo per le ferie di gruppo, ma anche per le elezioni di gruppo: c’era chi volantinava, votava e faceva votare, e chi – uno, in particolare – mangiava. Ammazza quanto mangiava, Roberto Forchettoni. 
Insomma “Robertino con Daccò e tutta la sua famigliola si divertiva tanto! Eccolo con la sua 24 ore sul molo di Portisco arrivare dritto da Milano pronto a imbarcarsi sullo yacht di Daccò (sempre con l’assessorato al seguito, ndr) dove le sue figliole (di Daccò, ndr) lo attendevano con ansia, pronte a togliersi il pezzo di sopra del bikini appena il capitano avesse tirato su l’àncora ”,mettendo fra l’altro a dura prova il suo celebre voto di castità (a quello di povertà badava Daccò padre).Ogni tanto Erika, una delle Daccò figlie, si sfogava con la signora Simone: “Pensa, noi Daccò siamo i migliori amici di Formigoni (sempre tramite l’assessorato, ndr) e non riusciamo a dirgli di non indossare quelle orrende camicie a fiori”. Ecco, non riuscivano proprio a dirglielo, né a lui né a tutto l’assessorato. Perché lui è troppo “narcisista”oltreché distratto da “feste e banchetti, yacht e ville”, tutto pagato ci mancherebbe. Il che, secondo Carla Vites, spiega il suo disinteresse al vile denaro, visto che le sue uniche spese sono “per qualche camicia a fiori o per una giacca orrendamente gialla”: quelle se le compra lui, anche perché nessuno oserebbe mai regalargliele. Probabilmente si serve dallo stesso sarto di Calderoli, “un sarto quasi cieco” secondo la fidanzata dell’ex ministro. La goccia che ha fatto traboccare il vaso e ha indotto la signora Simone ascrivere al Corriere è stata vederlo “mollemente adagiato su un letto megagalattico del Salone del Mobile, che se la ride soddisfatto, esibendo a beneficio dei giornalisti quel che resta di un fisico a suo tempo quasi prestante”, mentre “il suo migliore amico” Antonio Simone marcisce “in una cella che ospita altri cinque detenuti”. Ora noi, al posto del Governatore, saremmo molto preoccupati per quel parallelo, vagamente allusivo, fra il divano e la cella di San Vittore. Noi e tutto l’assessorato, s’intende.


http://triskel182.wordpress.com/2012/04/20/roberto-forchettoni-marco-travaglio/

lunedì 28 maggio 2012

Esclusivo,Casta senza vergogna. Doppi stipendi ai politici italiani. - Antonio Amorosi.



la casta
La casta raddoppia. Stipendio doppio ai politici che vengono eletti nei consigli comunali, provinciali e regionali (e non solo) partendo da Bologna con nomi e cognomi. La rivelazione ad Affaritaliani Emilia-Romagna con un video e i documenti che dimostrano l’ingiustificabile privilegio di chi diventato politico, eletto in un qualche Ente, senza recarsi al lavoro ne percepisce ugualmente lo stipendio. Lo stabilisce la legge degli Enti Locali applicata da più di dieci anni ma che pochi conoscono. In un’Italia con persone che si suicidano per i debiti, destra, sinistra e movimenti partecipano all’incredibile spreco di circa 2 miliardi di euro annui a danno dei cittadini. C’è chi lancia da Bologna un S.o.s a Monti per cambiare la legge
In Italia c’è chi fa più di un lavoro per racimolare almeno uno stipendio e chi invece fa un solo lavoro e ottiene due stipendi! Sono i molti politici eletti nei consiglieri comunali, provinciali, regionali, circoscrizionali per uno scandalo di proporzioni tali da far impallidire i rimborsi elettorali ai partiti. Infatti se si è lavoratori dipendenti si può evitare di andare sul posto di lavoro senza perdere un euro della propria busta paga. Lo stipendio viene completamente rimborsato dal Comune al datore di lavoro, più tredicesima, quattordicesima, trattamento di fine rapporto e contributi previdenziali. Il  politico può così sommare alla paga per la sua attività quella del proprio stipendio da dipendente e senza muovere un dito. Paga l’Ente pubblico, cioè paghiamo noi.
GUARDA IL VIDEO CON I DOCUMENTI ORIGINALI
Le somme sono così imponenti, come dimostra il caso del Comune di Bologna sottoposto ad esame grazie al consigliere Lorenzo Tomassini, che se moltiplicate per tutti gli enti nazionali interessati incide sulla finanziaria di un Governo. Solo i rimborsi per i lavori che non svolgono in un anno costano al Comune di Bologna una cifra non inferiore ai 300 mila euro. Moltiplicate per 5 anni di mandato e (proporzionalmente al numero degli eletti) per 8100 Comuni, 110 Province, 20 Regioni e altri Enti tra cui le Comunità montane e viene fuori una cifra che fa tremare i polsi, non inferiore ai 2 miliardi di euro l’anno!
Si, avete capito bene. Stiamo dicendo che ogni politico che ha un lavoro dipendente una volta eletto in un Ente Pubblico continua a percepire anche lo stipendio del lavoro precedente che non svolge. 
L’assenza è rimborsata solo se causata da motivi istituzionali, ma fra sedute in Aula e commissioni (in Comune,  Provincia, Regione e Altri Enti) ogni giorno il politico è raro che possa timbrare il cartellino del primo lavoro. Lo stabilisce il Testo Unico degli Enti locali, legge N.267 del 2000, che permette a ogni eletto di essere rimborsato integralmente per il lavoro che “non svolge” presso il precedente datore di lavoro di cui continua ad essere dipendente. Costano addirittura tre volte coloro che sono dipendenti dello Stato, come gli insegnanti, che vengono pagati dal Ministero, ma è solo una variante formale al gioco perché paga sempre la collettività. La spesa per l’insegnante-politico infatti triplica: oltre la paga per l’attività da politico e lo stipendio del lavoro da insegnante (che non svolge) c’è anche il costo del supplente che lo Stato assume per sostituirlo.
Se guardiamo ad esempio a Bologna da cui parte la nostra inchiesta grazie al consigliere comunale Lorenzo Tomassini, che si sta battendo contro questa vergogna, il Comune di Bologna impegna per i costi nel 2011 la cifra di 1milione 275mila euro per i lavoratori eletti nei consigli comunali e circoscrizionali, per rimborsarli del loro lavoro da dipendenti di aziende 300mila euro circa. E troviamo consiglieri comunali dipendenti di partiti (il Pd ad esempio) che per ogni mese hanno il loro rimborso, come l’attuale europarlamentare Salvatore Caronna, dal 2004-2009 consigliere comunale e prima consigliere provinciale o il suo “figlioccio” Marco Lombardelli (ex capo di Gabinetto dimissionario del Sindaco Merola) o da fondazioni (la Fondazione Gramsci) come nel caso di Siriana Suprani, moglie del presidente Unipol Pierluigi Stefanini, o la Lega Autonomie Emilia Romagna che rimborsa 3932 euro di Tfr del 2008 all’attuale Sindaco Virginio Merola (per quando era assessore).
Poi ci sono gli insegnanti che rappresentano le spese più elevate come il capogruppo Pd Sergio Lo Giudice, Mirco Pieralisi di Sel e la neo eletta dirigente scolastica Daniela Turci (Pd). Ma anche Pasquale Caviano di Idv, medico radiologo dell’Ospedale Maggiore o Patrizio Gattuso del Pdl e funzionario FS, che non costano poco. A cui aggiungere il sindacalista Cgil Gianguido Naldi che ora è consigliere regionale Selma che quando era consigliere comunale Ds prendeva un rimborso tramite il suo vecchio datore di lavoro (la G.D. Spa) così come adesso, attraverso l’impresa presso per cui lavora, il grillino del Movimento 5 Stelle Marco Piazza. Lo stesso è accaduto per l’ex consigliere dell’IDV Serafino D’Onofrio che si è visto rimborsare la cospicua cifra di 73799 euro, per meno di 2 anni di lavoro anche se non svolto. Ma questi sono solo alcuni esempi delle migliaia di rimborsi che vengono erogati dal 2000.
Quello che non si capisce è perché la collettività debba garantire lo stipendio per il lavoro che i politici non svolgono presso le imprese dove sono assunti. La spesa per le casse pubbliche così è diventata davvero imponente, altro che tagli per la crisi! Diversamente la cosa non vale per i consiglieri che sono lavoratori autonomi perché non percepiscono alcun rimborso per la loro attività professionale persa. A differenza dei primi, possono conciliare con difficoltà i due lavori a causa degli orari delle commissioni nell’ente pubblico dove sono stati eletti. Come fa notare Tomassini, “guarda caso le commissioni sono spalmate su tutti i giorni della settimana così che i consiglieri-dipendenti non possono quasi mai recarsi in ufficio”. Si perché le commissioni ci sono praticamente sempre e la maggioranza di coloro che fanno politica sono impegnati quasi ogni giorno.
C’è poi, come ammettono altre testimonianze di “Palazzo”, chi firma ed esce dalle commissioni e prende due stipendi senza essere in nessuno dei due posti di lavoro. E quando qualche collega cerca di accorpare le commissioni per ottimizzare il lavoro si sente rispondere: “Ué! Ma siete pazzi! Così mi tocca di andare a lavorare!”
E’ proprio vero, più che cercare un lavoro, in Italia, è conveniente diventare   politico. Gli Enti pubblici sono galline dalle uova d'oro grazie a leggi come questa che obbligano la collettività a pagare lauti stipendi per attività mai svolte. Soldi che potrebbero essere impegnati per investimenti, servizi, creare lavoro e aiutare chi non ha garanzie. Anche il Ministro Dino Giarda che deve rivedere la spesa pubblica ha dichiarato che gli sprechi in Italia sono enormi: “Tutto il settore pubblico, dallo Stato fino all’ultimo dei Comuni". In questo caso uno sperpero di proporzioni incredibili. In un’Italia con cittadini che si suicidano per i debiti, il doppio stipendio per la casta è un privilegio ingiustificabile.
Bisognerebbe raccogliere l’ S.o.s che arriva da Bologna e cambiare la legge.



G8: De Gennaro, “nessuna prova”. “Inqualificabili violenze” alla Diaz.

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La Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza di secondo grado per l'ex capo della polizia, condannato per istigazione alla falsa testimonianza per i fatti di Genova. Per i giudici della Suprema Corte "i fatti non sussistono" e nelle motivazioni si parla di "palesi errori di diritto".

Nessuna prova contro Gianni De Gennaro ma sugli occupanti della Diaz sono state compiute “inqualificabili violenze”. Lo scorso 22 novembre la Cassazione ha deciso di annullare senza rinvio la sentenza di condanna a un anno e 4 mesi pronunciata dalla Corte d’appello di Genova  e oggi, nelle motivazioni, spiega che contro l’ex capo della polizia “non si è acquisita alcuna prova o indizio di un ‘coinvolgimento’ decisionale di qualsiasi sorta nell’operazione Diaz”. De Gennaro, oggi sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, era accusato di istigazione alla falsa testimonianza sui fatti avvenuti alla scuola Diaz durante il G8 del 2001.
Secondo la sesta sezione penale della Suprema Corte la sentenza presenta un “deserto probatorio” ed è stata ”scandita da sommarietà valutativa e da palesi lacune della motivazione”. Per i giudici della Cassazione “i fatti non sussistono” e nelle motivazioni di assoluzione si parla di “palesi errori di diritto” ma sul fronte degli occupanti della Diaz puntualizza che su di loro sono state compiute “inqualificabili violenze”.
La sentenza di secondo grado, scrivono i giudici di piazza Cavour, “pone confusamente in relazione la vicenda” della falsa testimonianza “ad una questione di immagine compromessa della Polizia, che, essendosi tradotta in un grave insuccesso (per le inqualificabili violenze compiute sugli occupanti della scuola Pertini), avrebbe indotto l’allora Capo della Polizia De Gennaro a prendere ogni distanza possibile dall’operazione e altresì a persuadere o esortare Francesco Colucci (ex questore di Genova all’epoca del G8, ndr) a modificare le anteriori sue dichiarazioni sulla vicenda”. Il processo principale sui fatti della Diaz, che vede imputate 25 persone tra funzionari e agenti di polizia, inizierà in Cassazione l’11 giugno.
“La vicenda afferente a chi abbia disposto, tra il capo della Polizia e il Questore di Genova, l’invio presso il complesso Diaz del responsabile del servizio di comunicazioni esterne della Polizia di Stato, dottor Roberto Sgalla, si presenta destituita di ogni profilo di seria pertinenza con i fatti reato integranti la regiudicanda del processo Diaz, costituiti da condotte di calunnia, lesioni volontarie, falsità ideologiche ed altri reati”.  Un “difetto di pertinenza” che di conseguenza diventa “di rilevanza della pretesa falsità delle dichiarazioni con cui il questore Colucci avrebbe ‘ritrattato’ le sue anteriori affermazioni sull’indicazione ad informare dell’operazione Diaz il dottor Sgalla ricevuta dal capo della Polizia De Gennaro”. La questione, osserva la Suprema Corte, “è priva di qualsiasi inferenza con i fatti e i comportamenti resi oggetto del processo Diaz. Soltanto una travisante lettura dei dati processuali può condurre a supporre la questione pertinente e pur anche rilevante rispetto al ‘thema decidendum’ del processo Diaz e al percorso di formazione del convincimento decisorio del giudice di quel processo”.

“Da Formigoni un milione di euro per l’acquisto di una villa di Daccò”.

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Il Corriere della Sera racconta un nuovo capitolo dei rapporti tra il governatore della Lombardia e il faccendiere. Il Presidente avrebbe versato 1.100.000 euro - pari a dieci anni di reddito - all'amico Alberto Perego, che li ha utilizzati per comprare una dimora in Costa Smeralda dall'uomo che risolveva i problemi della aziende sanitarie con la Regione.

Il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni ha versato un milione e 100 mila euro al suo amico – e già tesoriere di Comunione e Liberazione – Alberto Perego, “convivente” del governatore nella comunità dei “Memores Domini“. La somma, pagata nella primavera del 2001, è poi servita a Perego per acquistare una lussuosa villa in Sardegna da Pierangelo Daccò, il mediatore tra aziende sanitarie private e Regione arrestato per gli scandali San Raffaele e Maugeri.
Lo scrive il Corriere della sera, che nell’articolo di Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella sottolinea: “Parsimonia e amicizia devono essere due valori molto cari a Roberto Formigoni, altrimenti non si riesce a capire come il presidente della Regione Lombardia, che dichiara redditi per poco meno di 100.000 euro netti l’anno, nella primavera 2011 abbia dato 1 milione e 100.000 euro – cioè l’equivalente di 11 anni di entrate interamente risparmiate senza spendere neppure un centesimo per mangiare o vestirsi o pagare le bollette – al suo amico e convivente Alberto Perego”.
Perego, scrive ancora il Corriere, prende il denaro versato da Formigoni, lo mette insieme a un mutuo da un milione e mezzo di euro e, con un rogito firmato nell’ottobre 2011, diventa “il solo acquirente formale” di una lussuosa villa in Costa Smeralda (guarda le foto) “da 13 vani vendutagli da una società dietro la quale c’era, guarda caso, Pierangelo Daccò”. Sette giorni dopo, Daccò viene arrestato.
Anche l’acquisto della villa in Sardegna, secondo il Corriere, è oggetto di accertamento da parte degli investigatori, perché per immobili di quel genere nella stessa zona “si stimano prezzi ben maggiori e persino doppi”. Formigoni e Perego, tra l’altro, sono stato ospiti di quella stessa dimora anche prima dell’acquisto. Le carte mostrano inoltre numerosi versamenti da Formigoni a Perego, tra il 2005 e il 2009, ciascuno per decine di migliaia di euro, per un totale di circa 350mila.