venerdì 1 giugno 2012

CASA CIELLE .


DA 20 ANNI, PEREGO E FORMINCHIONI VIVONO IN UNA CASA A MILANO INSIEME CON I MEMORES DOMINI - LA CRICCA CELESTE: PER L’AMICO E CONQUILINO CIELLINO, COMPAGNO DI CAPODANNI, BARCHE E VIAGGI, APPALTI MILIONARI ASSEGNATI SENZA GARA E UN POSTO NEL CDA DELLA CONTROLLATA DALLA REGIONE CON UNO STIPENDIO DA 130 MILA € L’ANNO - AFFARI DI ‘FAMIGLIA’: IL COGNATO DEL FORMIGA CHE DIVENTA ASSESSORE…
È un piccolo insignificante appalto, «infilato» a pagina 20 di una delibera della giunta della Regione Lombardia del 18 gennaio scorso. Si dice che il servizio di «supporto al monitoraggio» per il programma dell'«Obiettivo Cooperazione Territoriale Europea Spazio Alpino» è stato appaltato alla Soges di Torino per 25.960 euro in 4 anni. L'oggetto della commessa non è chiarissimo né importante. È più interessante chi se l'aggiudica.
ALBERTO PEREGOALBERTO PEREGO
La Soges è un'azienda torinese di consulenza direzionale. Non ci sarebbe nulla da aggiungere se non fosse che è gestita (e posseduta al 50%) da uno dei più cari amici di Roberto Formigoni, Alberto Perego, 64 anni, convivente, compagno di capodanni, barche e viaggi, come ha raccontato Pierangelo Daccò. E se non fosse che quel mini appalto non è l'unico con la Regione. Ce ne sono altri, di ben altra entità.
FORMIGONIFORMIGONI
Non è un giudizio sulla regolarità delle assegnazioni o sulla competenza della Soges, è un fatto: si finisce sempre lì quando si osserva da vicino l'attività degli amici del Celeste. Si finisce, cioè, in quella fitta foresta di affari e incarichi all'ombra della Regione.
Perego non è uno qualsiasi, lo sanno bene all'Istituto nazionale di genetica molecolare o alla società Sviluppo Fiera, entrambe partecipate dalla Regione che ha spedito l'amico di Formigoni in consiglio di amministrazione.
Da vent'anni Perego vive con il governatore nella casa milanese di via Villani assieme a una manciata di Memores Domini, laici ciellini riuniti in un'associazione riconosciuta dalla Santa Sede nel 1988. Castità, povertà, obbedienza, dedizione totale a Dio vivendo nel mondo.
Alla mattina presto pregano, per lavare i piatti fanno a turno, poi ognuno prende la strada dell'ufficio. Gli affari spesso li riuniscono e, come i moschettieri, sembrano dettati dal «tutti per uno, uno per tutti». «Sono tutti miei amici», dice a verbale Daccò, il mediatore amico di Formigoni che assieme al collega Antonio Simone, anch'egli storico amico del governatore, gestiva le relazioni (e i fondi neri) di alcune strutture sanitarie private (Maugeri, San Raffaele) con gli uffici della Regione.
FORMIGONI IN BRASILE FOTO ESPRESSOFORMIGONI IN BRASILE FOTO ESPRESSO
Tutti amici, tutti in vacanza, paga Daccò. E con Formigoni non mancava mai Perego, nemmeno nel famoso Capodanno 2010/2011 a Saint Martin, quello del volo privato da 100 mila euro. Anzi erano intestati a lui, dice Daccò, i contratti fittizi (36.000 euro al mese) che giustificavano l'uso esclusivo di una barca, l'«Ojala», per quattro mesi nell'estate 2007. Daccò sostiene che per alcuni voli Formigoni abbia rimborsato i biglietti tramite Perego. Ma poi Formigoni avrà saldato il debito con Perego?
Si sa invece che il commercialista-memores ha «pagato» nel 2011 con una condanna in primo grado a 4 mesi (pena sospesa) la falsa testimonianza per aver negato ai pm la paternità (documentata) di un conto svizzero nell'inchiesta Oil for Food.
Amici e Affari. La cerchia è quella ristretta, non sono conoscenti, sono amici di famiglia o addirittura condividono lo stesso tetto. Certo, un conto sono Daccò e Simone, entrambi in carcere e indagati, altra cosa Perego. Li unisce l'amicizia, li divide la legge.
A Perego non viene contestato alcunché. La sua Soges, in comproprietà tramite Prime Area Group con un imprenditore di Verbania, è un attore di livello nella consulenza direzionale. Fattura circa 13 milioni, ha organismi internazionali tra i principali clienti, succursale in Romania, rapporti bancari consolidati con Unicredit e Credito Artigiano, un reticolo di controllate più o meno attive nel merchant banking, pubblicità, fiduciarie. Insomma consulenza a 360 gradi.
ANTONIO SIMONE EX ASSESSORE REGIONALE LOMBARDO ALLA SANITAANTONIO SIMONE EX ASSESSORE REGIONALE LOMBARDO ALLA SANITA
Con Ernst & Young nel 2009 si aggiudica un appalto a procedura aperta della Giunta regionale lombarda: 1,8 milioni per «servizi di supporto per la programmazione comunitaria». Il criterio era quello dell'offerta economicamente più vantaggiosa ma ne arrivò solo una, quella di E&Y-Soges.
Sempre la giunta della regione Lombardia aggiudicò a fine 2010 un altro appalto da 900.000 euro a E&Y-Soges per la programmazione comunitaria. Unica offerta, anche in questo caso, in una procedura negoziata senza gara con il criterio dell'offerta più vantaggiosa. E 900 mila euro era il valore totale stimato dell'appalto, tale quale il valore finale, cioè l'unica offerta che per forza era la più vantaggiosa.
IL CELESTE FORMIGONI CON CELESTE MOCASSINOIL CELESTE FORMIGONI CON CELESTE MOCASSINO
Tra il Perego imprenditore e il Perego memores-amico c'è anche il Perego manager. L'Istituto nazionale di genetica molecolare (Ingm) è una fondazione no-profit di ricerca di nuove terapie e strumenti diagnostici per tumori e malattie autoimmuni. I membri del cda sono nominati dal Policlinico di Milano, dai ministero della Salute e degli Esteri, e dalla Regione Lombardia. L'amico di Formigoni da chi sarà stato indicato? Perego ha assunto la carica di amministratore delegato e «sta lavorando con buona volontà» dicono dall'interno. L'ente no-profit, nato grazie a una donazione da 20 milioni della famiglia Invernizzi, remunera la «buona volontà» di Perego con 130.000 euro annui.
Daccò, Simone. Oppure Perego. E l'assessore alla Cultura (poi dimessosi), Massimo Buscemi, che incidentalmente era sposato con la figlia di Daccò? Qualche volta ci scappa anche il parente da inserire. Cose che capitano. Come l'assessore regionale alla Famiglia Giulio Boscagli, anche lui incidentalmente cognato di Formigoni. Castità, obbedienza, povertà. Ma alla fine anche i memores tengono famiglia.

La soluzione a tutti i mali...



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C'è conto e conto...



Tranquillo....


https://www.facebook.com/photo.php?fbid=471523772865148&set=a.128280203856175.24851.113061105378085&type=1&theater

giovedì 31 maggio 2012

Calcioscommesse, Buffon avrebbe effettuato puntate vietate per 1,5 milioni. - Luca Pisapia

buffon interna nuova


E' quanto ipotizzato da un'informativa della Guardia di Finanza di Torino, allegata agli atti dell'inchiesta di Cremona, scaturita da una segnalazione di operazioni sospette. Il capitano della nazionale avrebbe versato soldi al titolare di una tabaccheria di Parma.

Anche Gigi Buffon finisce nel calderone del calcioscommesse. Il nome del capitano della nazionale italiana – che solo ieri in conferenza stampa non ha esitato a prendersela con i pubblici ministeri che stanno indagando contro il marcio del calcio italiano – emerge da un rapporto della Guardia di Finanza inviato alla Procura di Torino e poi a quella di Cremona cui vengono richiesti alcuni atti dell’indagine in corso. La nota riservata, partita da Torino in direzione Cremona, è firmata da Cesare Parodi e datata 21 dicembre, nasce dal fatto che gli investigatori della GdF stanno investigando su ingenti movimenti di denaro effettuati da Buffon per l’ammontare di oltre 1 milione e mezzo di euro. 
Denaro che si ipotizza possa essere servito a scommettere. Un’attività che, anche quando legalmente, è assolutamente proibita per ogni tesserato della Federcalcio. Il periodo su cui si sta concentrando la Procura di Torino è quello compreso tra il gennaio 2010 e il dicembre 2010, durante il quale Gigi Buffon avrebbe versato 14 assegni – di importo compreso tra i 50mila e i 200mila euro, per un totale di 1.585.000 euro – tutti a favore del titolare a Parma di una tabaccheria abilitata alle scommesse calcistiche. Il rapporto della Guardia di Finanza specifica che i legali di Buffon hanno giustificato tutti questi spostamenti di denaro come “trasferimenti di denaro volti a tutelare il patrimonio personale di Buffon” e che, appellandosi alla privacy, non hanno poi voluto entrare nel dettaglio di cosa servissero questi trasferimenti di denaro.
Scendendo nello specifico, l’avvocato di Buffon, Marco Valerio Corini, contattato dalla banca – si legge ancora nell’informativa – “a tutela della privacy del suo assistito, non ha voluto dettagliare le ragioni dell’operatività segnalata. Lo stesso – prosegue – si è limitato a descrivere il beneficiario degli assegni, come persona di assoluta fiducia, spiegando che i trasferimenti di liquidità sono volti a tutelare parte del patrimonio personale di Buffon”. Ma la banca, conclude l’informativa, “ipotizza che le liquidità possano essere oggetto di scommesse vietate”.
Buffon, per adesso, non è indagato penalmente. Il suo nome nell’inchiesta di Cremona entra assai marginalmente, solo in un’intercettazione ambientale in cui Santoni lo cita, insieme ad altri (Cannavaro e Gattuso, ndr), come giocatore abituato a scommettere. Frasi che poi sono state smentite dallo stesso Santoni durante gli interrogatori. Da qui però è partita la richiesta della Procura di Torino a quella di Cremona per ottenere alcuni atti dell’indagine in corso. Con la concreta possibilità adesso che da Torino, dopo Cremona, Napoli e Bari, parta il quarto filone dell’inchiesta sul calcioscommesse. In questo caso si partirebbe dall’alto, da veramente in alto.
Ora la procura di Torino ha inoltrato a quella di Cremona la richiesta di documentazione legata a un procedimento, gestito dai magistrati del pool antiriciclaggio, in cui – secondo quanto si è appreso – il nome di Buffon non è stato iscritto nel registro degli indagati.
Il portiere era stato coinvolto in un’inchiesta giudiziaria per scommesse nel 2006: quel fascicolo era stato aperto per associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva ma, alla fine degli accertamenti, la posizione del portiere era stata archiviata. L’ipotesi dell’esistenza di una vera e propria associazione non trovò una conferma; Buffon, inoltre, affermò – sempre secondo quanto si è appreso oggi – di avere scommesso su manifestazioni sportive all’estero; in ogni caso, non fu mai possibile ricostruire con esattezza i movimenti del denaro. Il segmento principale di quel procedimento venne trattato dalla procura di Parma.
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Polemico addio su Twitter del colonnello autore di numerose inchieste sul cyber crime e sulle truffe fiscali delle concessionarie del gioco d'azzardo: "Cancellati 37 anni di sacrifici, momento difficile e indesiderato".

Era un punto di riferimento, in Italia e non solo, per tutto ciò che riguarda le cyber-truffe e le inchieste telematiche. Ed è stato l’uomo che, con le sue indagini, ha fatto infliggere una mega multa da 98 miliardi a dieci società concessionarie del gioco d’azzardo di Stato, poi ridotta dalla Corte dei conti alla cifra comunque consistente di 2,5 miliardi. Ora il colonnello della Guardia di finanza Umberto Rapetto, 53 anni, ha annunciato le sue dimissioni su Twitter: “Chiedo scusa a tutti quelli che mi hanno dato fiducia, ma qualche minuto fa sono stato costretto a dare le dimissioni dalla GdF” scrive alle 9:44 del mattino del 29 maggio; “Qualche modulo e una dozzina di firme sono bastati per cancellare 37 anni di sacrifici e di soddisfazioni e i tanti sogni al Gat GdF”, rincara la dose mezz’ora dopo.
Rapetto era stato il fondatore del Gat (Gruppo anti-crimine telematico), poi diventato Nucleo speciale frodi telematiche. È il reparto che si occupa di contrastare le truffe via Internet, i criminali e gli attacchi informatici. Giornalista pubblicista e autore di numerose pubblicazioni – era stato nominato Ufficiale dell’ordine al merito della Repubblica Italiana da Carlo Azeglio Ciampi – il colonnello era noto per numerose inchieste condotte con successo: dall’operazione “Macchianera” che portò alla luce centinaia di frodi nei confronti dell’Inps, alle indagini che avevano portato all’arresto di criminali informatici in grado di penetrare nel sistema di sicurezza del Pentagono.
 A costargli il posto, però, potrebbe essere stata proprio l’inchiesta sulle slot machine non collegate alla rete telematica dello Stato. E’ di ieri la notizia degli arresti domiciliari di Massimo Ponzellini: l’ex presidente di Bpm ha ricevuto la misura cautelare per un finanziamento sospetto proprio alla società di slot machine, Atlantis.
Le dimissioni arrivano dopo che, bocciata la sua promozione a generale, Rapetto viene rimosso dal Gat – dal prossimo luglio – e spedito a frequentare – da studente – un corso al Centro Studi della Difesa, struttura presso la quale insegnava da 15 anni. Un’assurdità, che segue la bufera politica già sollevata quando venne decisa la sua rimozione sulla quale si erano concentrate ben nove interrogazioni parlamentari provenienti da pressoché tutto l’arco politico (e nelle quali veniva sottolineato la sua “professionalità specifica e riconosciuta a livello internazionale come esperto di lotta al crimine informatico”).
Il Comando generale delle Fiamme Gialle fece sapere che le sue indagini avevano “frequentemente attirato l’attenzione dell’opinione pubblica soprattutto da un punto di vista mediatico” e che il suo allontanamento dal Gat non era “certamente una rimozione ma, al contrario, rientra nella normalità delle vicende che interessano tutti gli ufficiali della Guardia di finanza”.
Ieri, però, sono arrivate le dimissioni. Con tanta amarezza. Rapetto, oltre che a Twitter, si è affidato anche a Facebook per esprimere la sua delusione: “Grazie a tutti per la solidarietà: il momento è difficile e indesiderato…”. Evidentemente per lui l’aria era diventata irrespirabile.

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COSENZA Mentre su Facebook gli utenti postano a rotazione appelli per incrementare gli aiuti alle popolazioni colpite dal terremoto, c’è anche chi auspica che un sisma molto forte colpisca la Calabria e faccia uno sterminio di massa. Si tratta di un gruppo chiamato semplicemente “Calabria” ricco di insulti e maledizioni. Un utente ha incollato sul “muro” virtuale un link che riporta le ultime scosse avvertite tra Castrovillari e Morano commentando: «Ora sì che ragioniamo». E ancora più gravi i numerosi commenti che seguono. Una tale Egizia Adams scrive: «Iniziate a scavarvi le fosse, maledetti terroni!». E ancora: «Morirete tutti». Joe Mandari: «Peccato, una scossa troppo leggera...» e poi aggiunge un tale che appare col nome di Brian Griffin: «Ecco allora ora che ne venga una del nono grado a Catanzaro». Il tenore dei post fa venire i brividi. Pochi calabresi tentano di intervenire, a volte con gli stessi toni, ma gli utenti agguerriti contro il Sud sono troppi. Il gruppo è stato segnalato da vari utenti che hanno sporto reclami direttamente a Facebook ma senza risultato. Il gruppo è ancora ben visibile e in continuo aggiornamento. Riccardo Rossi illumina con un: «I Calabresi non servono a nulla, sono un peso per la società», ma quelle col coltello fra i denti sono soprattutto donne. Spunta anche qualche foto del profilo che ritrae un criminale nazista. Idiozia 2.0.

http://portale.calabriaora.it/dettaglio.asp?id=5071