Ha fama di giudice inflessibile, scrupoloso, un modello: il Gip del Tribunale di Catania Marina Rizza si sta occupando da qualche tempo di vicende che coinvolgono personaggi molto in vista a Catania e in generale in tutta la Sicilia. La dottoressa Rizza è il gup davanti al quale si sta celebrando l’udienza preliminare per il Presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo e suo fratello Angelo, parlamentare nazionale dell’Mpa, accusati, dopo l’imputazione coatta disposta dal Gip Luigi Barone, di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio aggravato. Prossima udienza il 28 giugno. E’ uno dei “capitoli” della mega-inchiesta su mafia-politica-imprenditoria “Iblis” (in arabo “diavolo”) condotta dai Ros e coordinata dalla Procura della Repubblica di Catania.
Non solo, ma in altro procedimento, il Gip Marina Rizza ha da poco ordinato al Pm Alessandro La Rosa di riformulare il capo d’imputazione contestando agli indagati la truffa aggravata nell’erogazione di pubbliche forniture oltre all’abuso d’ufficio. Si tratta della vicenda dell’appalto affidato senza gara per l’informatizzazione del Pta (Presidio Territoriale di Assistenza) di Giarre, grosso centro in provincia di Catania, alla “Solsamb srl” rappresentata dal dott. Melchiorre Fidelbo, ginecologo, marito di Anna Finocchiaro (nella foto sopra presente al taglio del nastro). Un appalto da 1,7 milioni di euro.
Il gip ha, inoltre, ordinato al Pm di valutare l’iscrizione nel registro degli indagati del manager Antonio Scavone, medico radiologo, uomo molto vicino al Presidente Lombardo nel mondo della sanità. Scavone, sino al 2009 manager dell’Asp 3 di Catania, avrebbe messo in moto la macchina che dal punto di vista burocratico ha consentito l’affidamento dell’appalto per l’informatizzazione del Pta di Giarre alla “Solsamb”.
Nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, risalente all’ottobre scorso, Scavone non risultava tra gli indagati. Ora, dopo l’ordinanza del gip Rizza, si aprono possibili nuovi scenari: uno è l’eventuale l’incompatibilità dello stesso giudice nello stesso procedimento. Di certo, è che adesso il Pm La Rosa, che si occupa in Procura in particolare di pubblica amministrazione, dovrà rivedere giuridicamente le motivazioni che lo hanno portato ad escludere Scavone dai possibili responsabili dell’appalto.
Nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, risalente all’ottobre scorso, Scavone non risultava tra gli indagati. Ora, dopo l’ordinanza del gip Rizza, si aprono possibili nuovi scenari: uno è l’eventuale l’incompatibilità dello stesso giudice nello stesso procedimento. Di certo, è che adesso il Pm La Rosa, che si occupa in Procura in particolare di pubblica amministrazione, dovrà rivedere giuridicamente le motivazioni che lo hanno portato ad escludere Scavone dai possibili responsabili dell’appalto.
Melchiorre Fidelbo è indagato in qualità di amministratore unico della “Solsamb”, insieme all’ex direttore amministrativo dell’azienda sanitaria provinciale di Catania, Giuseppe Calaciura, al direttore amministrativo dell’Asp, Giovanni Puglisi, e alla responsabile del procedimento, Elisabetta Caponetto. Al centro dell’inchiesta c’è la delibera n.1719 del 30 luglio del 2010 che ha autorizzato l’Asp di Catania a stipulare un convenzione con la “Solsamb” per il Pta di Giarre. Una delibera per un appalto milionario che, secondo l’accusa, sarebbe stata redatta “senza previo espletamento di una procedura ad evidenza pubblica e comunque in violazione del divieto di affidare incarichi di consulenza esterna”.
Una vicenda che ha fatto scalpore questa dell’appalto del Pta di Giarre: un evento immortalato, fra l’altro, da una foto del taglio del nastro, nel novembre del 2010, alla presenza, tra gli altri, dell’ex Ministro Livia Turco, dell’assessore regionale alla sanità Massimo Russo, del dott. Fidelbo e di Anna Finocchiaro. La “Solsamb” ha sempre sostenuto che il progetto non aveva bisogno di gara d’appalto perché “opera dell’ingegno” e che non esiste alcuna connessione tra il ruolo di Melchiorre Fidelbo nella società e il ruolo politico della moglie, la senatrice Finocchiaro, estranea alla vicenda e all’inchiesta.