Commentando nel web il dibattito di lunedì a La7 sulla trattativa Stato-mafia, molti rimproverano a Mentana di aver invitato Ferrara. Non sono d’accordo. Intanto va apprezzata la perfidia di Mentana, che ha invitato Ferrara a un programma intitolato Bersaglio mobile. E poi Ferrara, specie quando non dialoga con se stesso e veste come Bagonghi, va chiamato spesso, possibilmente sempre. Nessuno meglio di lui riassume, con una franchezza che sconfina nella spudoratezza, come ragiona (si fa per dire) il Potere in Italia. E dimostra, anche fisiognomicamente, la differenza fra i giornalisti che raccontano i fatti e quelli che programmaticamente li ignorano per non disturbare le proprie certezze malate.
Infatti s’è subito trasformato in una gigantesca macchinetta spara-palle, tipo quelle usate per allenare i tennisti: ne sparava così tante che era impossibile respingerle tutte. “Andreotti è stato assolto” (prescritto per “il reato commesso fino al 1980”). “La sentenza Iacoviello della Cassazione ha smentito che Dell’Utri sia mafioso” (Iacoviello è un sostituto Pg e non fa sentenze: la sentenza conferma che Dell’Utri è colpevole per il lungo periodo trascorso al servizio di B., mentre occorre un nuovo appello per provare che lo fosse anche nei tre anni al servizio di Rapisarda). “Anche Falcone trattò con la mafia, vedi Buscetta” (Falcone convinse Buscetta a collaborare non per trattare con la mafia, ma per processarla). “La mafia è stata sconfitta” (senza parole). “L’agenda rossa di Borsellino è una minchiata” (infatti l’han fatta sparire). “L’inchiesta sulla trattativa non è condivisa nemmeno dal procuratore Messineo” (il “visto” del capo non è previsto sull’atto di conclusione delle indagini; lo è invece sulle richieste di rinvio a giudizio ed è prontamente arrivato). “Il pm Di Matteo ha svelato aRepubblica le intercettazioni di Napolitano per ricattarlo” (le svelò Panorama). “Ingroia chiede il segreto di Stato perché alle accuse non crede neanche lui” (Ingroia chiede a chi giustifica la trattativa in nome della ragion di Stato di dire tutto ciò che sa e sfida i politici, se la condividono, a fare una legge che liceizzi ex post quella condotta criminale). “Ingroia fugge in Guatemala per non sostenere l’accusa al processo” (falso: l’invito dell’Onu per l’incarico in Guatemala risale a oltre un anno, e l’accusa ai processi la sostengono di solito i sostituti, non gli aggiunti).
Molto divertente il teorema secondo cui i pm di Palermo indagano sulla trattativa non perché sia una notizia di reato, su cui la Costituzione impone di indagare, ma “per fare carriera”: com’è noto, in Italia, il miglior modo di fare carriera è mettere sotto processo politici di destra e di sinistra più qualche ufficiale del Ros, e ritrovarsi subito dopo alle calcagna Quirinale, Avvocatura dello Stato, Consulta, governo, Parlamento, Pg della Cassazione, Csm, giornaloni e tg a reti unificate. Un carrierone. Molto opportuno anche l’invito di Mentana a Macaluso, che faticava a comprendere la differenza fra un giornale libero e un giornale di partito, scattava come la rana di Galvani solo alla parola “Napolitano”, scambiava per “attacchi al Quirinale” qualunque critica all’inquilino pro tempore ma poi mostrava gravi lacune sul conflitto di attribuzioni (l’amato Presidente non sostiene affatto che “nella Costituzione c’è un vuoto da colmare”, ma che i pm di Palermo han violato le sue presunte prerogative costituzionali).
Era presente, oltre a Di Pietro, un deputato del Pd, tal Boccia, accomunato agli altri due dall’assoluta ignoranza sul tema di cui si parlava: appena si tentava di spiegargli la trattativa, sorrideva beotamente, più divertito ancora di Ferrara. Ma è stato giusto invitare anche lui. Altrimenti non si capirebbe cosa sta diventando il Pd, perché si allea con Casini, perché molti elettori hanno l’ulcera perforata, perché Vendola ha vinto due primarie su due in Puglia e perché non basta essere giovani per essere meglio dei vecchi.
Il Fatto Quotidiano, 29 agosto 2012
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