sabato 1 dicembre 2012

Aids, 34 milioni di contagiati, il 10% sono under 15. Il vaccino ancora una chimera. - Davide Patitucci


Aids Bambini

Una malattia che è ormai divenuta cronica, ma non per questo meno insidiosa. Oggi è la Giornata mondiale contro l’Aids. Sul vaccino pareri contrastanti. Il professor Fernando Aiuti: "Impossibile stabilire una data" ma Guido Silvestri, direttore della divisione di Microbiologia e immunologia ad Atlanta è più ottimista: "Credo che ci vorranno 15-20 anni".

Più di 34 milioni di contagiati nel mondo, di cui la metà donne e 3,3 milioni bambini di età inferiore ai 15 anni. Meno di un quarto, circa 8 milioni, ha accesso ai farmaci salvavita. Superiore a 2 milioni il numero di decessi nel 2010 e di poco inferiore ai 17 miliardi di dollari la cifra investita solo lo scorso anno nelle nazioni più povere, le più colpite. Sono alcuni numeri della guerra dei trent’anni contro l’Aids, messi nero su bianco dal Rapporto 2012 sull’epidemia pubblicato dall’Unaids, il Programma dell’Onu per coordinare l’azione globale contro l’Aids.
Una malattia che è ormai divenuta cronica, ma non per questo meno insidiosa. Secondo le stime della XIX Conferenza internazionale sulla lotta all’Aids, che si è svolta a Washington lo scorso luglio, ogni anno 2,5 milioni di nuovi contagiati, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, si aggiungono alla folla di malati che attende da tempo un vaccino. A lungo ricercato, tra periodici annunci – l’ultimo, di alcune settimane fa, sulle pagine di “Nature”, relativo a un preparato messo a punto dal Ministero della salute thailandese e dall’esercito Usa, che ha mostrato un’efficacia del 31 per cento in test su 16 mila individui – e successive smentite. In occasione della Giornata mondiale contro l’Aids che si celebra ogni anno l’1 dicembre, abbiamo chiesto di fare il punto sulla ricerca e le speranze di una cura a due esperti che studiano da anni l’infezione da HivFernando Aiuti, professore emerito di Allergologia e Immunologia clinica all’Università La Sapienza di Roma e Guido Silvestri, direttore della divisione di Microbiologia e immunologia allo Yerkes National Primate Research Center, della Emory University di Atlanta.
Qual è lo stato della ricerca sull’Aids? Come sono cambiate le strategie di contrasto in questi anni?
Aiuti – Negli ultimi 15 anni sono stati scoperti nuovi farmaci antivirali che hanno assicurato una qualità di vita migliore rispetto al passato e sono riusciti a garantire la remissione clinica della malattia per molti anni. Oggi la ricerca continua nello sviluppo di nuovi farmaci meno tossici e più efficaci nel contrastare il virus, bloccandone i complessi meccanismi di replicazione o intervenendo nel chiuderne le porte di entrata preferite nelle cellule del sistema immunitario. Un altro filone di ricerca è volto all’eradicazione dell’infezione in persone malate usando vari farmaci antivirali associati a sostanze immunostimolanti, inclusi alcuni prototipi di vaccini cosiddetti terapeutici. In passato le strategie, ad esempio nelle donne, erano dirette a evitare il concepimento o l’allattamento, oggi si è riusciti con i farmaci a ridurre quasi a zero la trasmissione materno-fetale e materno-neonatale dell’infezione. L’informazione, la prevenzione, l’incentivazione dell’uso del profilattico e il counselling con invito al test Hiv hanno contribuito, insieme ai farmaci, a ridurre l’incidenza delle nuove infezioni nel mondo.
Silvestri – È la storia del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Ma siccome io sono un ottimista nato, direi un po’ più pieno che vuoto. Sicuramente sono stati fatti grandi progressi nella terapia e nella comprensione dei meccanismi molecolari e cellulari con cui il virus causa la malattia. Purtroppo, però, non abbiamo ancora né un vaccino veramente efficace, né un metodo per guarire l’infezione.
A cosa è dovuta la riduzione della mortalità dell’epidemia?
Aiuti - Alla diagnosi precoce e ai nuovi farmaci antivirali che devono essere assunti in modo continuo. Le strategie della terapia intermittente sono fallite. Oggi il pericolo è rappresentato da alcune complicanze causate dall’uso continuo dei farmaci antivirali (infarti cardiaci, aterosclerosi, patologie ai reni e fegato, lipodistrofia) e dall’insorgenza di alcuni tumori a volte correlati con il grado di immunodeficienza.
Silvestri – Principalmente alla disponibilità di molti farmaci antivirali che bloccano la replicazione dell’Hiv in modo pressoché completo. Di conseguenza l’infezione, che fino al 1995-1996 era quasi sempre mortale, è diventata una malattia cronica con cui si può convivere per molti anni.
Quando potrà essere disponibile un vaccino contro l’Hiv?
Aiuti – Non è possibile al momento stabilire una data. Potrei rispondere che un vaccino contro l’Hiv esiste già, è l’unico che ha superato la fase III ed ha mostrato una protezione in volontari sani del 31 per cento. Si tratta del vaccino testato in circa 16000 persone in Thailandia, RV144 – ALVAC (associa il vettore ALVAC alla proteina del virus Hiv-l gp120). La maggior parte dei ricercatori ritiene, tuttavia, che questo livello di protezione sia insufficiente per utilizzare questo prodotto su larga scala. Anzi, secondo me, potrebbe essere persino dannoso perché le persone vaccinate potrebbero sentirsi falsamente rassicurate dall’immunizzazione. Un vaccino deve fornire una protezione superiore all’80 per cento per poter essere utilizzato su larga scala. La ricerca va avanti e i vaccini più interessanti ora pervenuti alle fasi II e III (finalizzate a valutarne l’efficacia terapeutica nell’uomo) sembrano quelli a base di plasmidi (piccole molecole di dna circolare) contenenti Dna virale o la combinazione di almeno tre subunità del virus Hiv (Gag, Env, Nef). Il problema è che in questa infezione non si conoscono i correlati della protezione, cioè quali siano i fattori immunologici in grado d’impedire l’infezione.
Silvestri – Io non sono particolarmente fiducioso, credo che ci vorranno almeno altri 15-20 anni. Ma certamente spero di sbagliarmi.  
Cosa pensa dei periodici annunci di una cura? Crede possano far abbassare la guardia in termini di prevenzione?
Aiuti – Negli ultimi anni non mi sembra che ci siano stati annunci di possibilità di guarigione dalla malattia, ma solo di sua cronicizzazione. Credo che i giovani a causa della mancanza di campagne d’informazione non sappiano più nulla di questa patologia e non si proteggano a sufficienza. L’epidemia è stabile ma ogni anno in Italia ci sono 4000 nuove infezioni e solo a Roma circa 700. Una delle poche campagne nelle scuole è quella in corso proprio a Roma, ad opera del Comune e di 12 associazioni. Dai questionari proposti risulta una notevole disinformazione, addirittura solo il 20 per cento dei giovani usa il preservativo regolarmente nei rapporti sessuali, mentre, secondo un sondaggio dell’Anlaids il 22 per cento ritiene addirittura che sia già stato scoperto il vaccino contro l’Aids.
Silvestri – In generale non è mai una buona idea fare annunci “clamorosi” di cure o vaccini per l’Aids, perché questi provocano entusiasmi ingiustificati, seguiti inevitabilmente da grosse delusioni. Purtroppo a volte anche noi scienziati cadiamo nella tentazione dei “15 minuti di celebrità” ed è veramente un peccato che sia così.
Quali sono le aspettative del “vaccino Tat” dell’Istituto superiore di sanità (Iss)?
Aiuti – Il vaccino Tat ha avuto una storia travagliata e lunga, la prima sperimentazione nelle scimmie risale al 1999, la fase I nell’uomo (per testare la tolleranza dell’organismo) è terminata tra molte polemiche nel 2005 a causa di una prematura interruzione della sperimentazione e di variazioni al protocollo criticate dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Se facciamo riferimento al vaccino preventivo Tat, cioè quello da utilizzare in persone sane, non mi risulta che abbia mai superato la fase I. Per quanto riguarda, invece, il vaccino Tat a uso terapeutico, in persone cioè già infette, la fase II in Italia è iniziata in circa 130 persone nell’agosto del 2008 e dopo quattro anni è stata pubblicata solo un’analisi ad interim a metà dello studio con dati per me incerti e non dimostrativi dell’efficacia terapeutica. In questa sperimentazione, eseguita in malati in terapia antivirale, risulta difficile separare gli effetti positivi del vaccino Tat da quelli indotti dai farmaci, anche perché i controlli non erano in contemporanea e in cieco (quando medico e paziente – doppio cieco – o solo quest’ultimo non conoscono la natura del farmaco testato), ma selezionati dai centri su base storica.
Silvestri – I dati iniziali sulle scimmie che sembravano promettenti non sono stati confermati e quelli sull’uomo mi sembrano finora poco convincenti. Concettualmente mi preoccupa il fatto che Tat sia una proteina in grado di assorbire mutazioni genetiche senza perdere funzioni, una qualità che la rende poco praticabile come target per un vaccino.
A quanto ammontano i costi di questa sperimentazione e quali sono i risultati già raggiunti?
Aiuti – Non conosco esattamente i finanziamenti impiegati per il vaccino Tat, ma in genere per una fase I sono necessari dai 3 ai 5 milioni di euro, per una fase II ne occorrono almeno 30 – 50, e ciò varia in base al numero delle persone arruolate, mentre per una eventuale fase III in volontari sani si stima almeno che ci vorrebbero dai 300 ai 500 milioni di euro, una cifra che solo le industrie farmaceutiche sono in grado d’investire. Quindi, dopo 13 anni dall’inizio della sperimentazione nelle scimmie del vaccino Tat dell’Iss non abbiamo ancora un vaccino preventivo, né un vaccino terapeutico e non mi risulta che le industrie farmaceutiche finora siano interessate alla sua eventuale produzione.
Silvestri – Sui costi non posso pronunciarmi perché non conosco i numeri esatti. Sui risultati ho alcuni dubbi.  
È possibile sconfiggere l’Aids con un unico vaccino come per il vaiolo o la polio, oppure occorre un approccio diversificato come per l’influenza?
Aiuti – Purtroppo il modello di queste malattie sopra citate, come quello di morbillo, varicella, tetano o dell’influenza, non è efficace. Infatti, nell’infezione naturale da Hiv, pur formandosi anticorpi, questi non sono in grado di neutralizzare il virus e di eliminarlo dall’organismo, cioè non esiste un’immunità adottiva efficace. Ci sono alcune persone che non s’infettano nonostante l’esposizione, ma questo dipende da una caratteristica di ereditarietà genetica e non ambientale e ci sono altre persone, poche, che se s’infettano sopravvivono al virus, hanno una buona immunità e non si ammalano di Aids. Si stanno studiando queste persone per capire i meccanismi di difesa immune anti-Hiv e per cercare di sfruttarli ai fini di un vaccino. Tra questi sembrano avere importanza gli anticorpi diretti verso le regioni interne più conservate del virus, sulle quali si sta puntando per trovare un vaccino efficace.
Silvestri - Credo che la strada più promettente per generare un vaccino contro l’Aids sia quella percorsa da vari gruppi negli Usa, basata sullo sviluppo di prodotti (immunogeni) che stimolano la produzione di anticorpi capaci di neutralizzare il virus. Questi anticorpi esistono in natura (anche se vengono prodotti solo da una minoranza di pazienti) e, se presenti prima dell’infezione, proteggono in maniera molto efficace nel modello delle scimmie. La difficoltà sta nell’educare il sistema immunitario a produrre anticorpi con un vaccino. Questo è un problema biologico molto complesso. Però i recenti progressi nella conoscenza della struttura e funzione di questi anticorpi mi rendono cautamente ottimista.
La via del vaccino è risolutiva o esistono altre strade potenzialmente più efficaci?
Aiuti - Come per tutte le malattie infettive controllate o sconfitte, la strada del vaccino sarebbe quella vincente. Ma, fino a quando non ci sarà un vaccino efficace, è meglio puntare sulla terapia delle persone con infezione (chi prende i farmaci infetta poco le persone dopo i rapporti sessuali) e sulla informazione e prevenzione, cercando di cambiare i comportamenti a rischio e la sudditanza delle donne nei confronti dell’uomo nei rapporti sessuali.
Silvestri – Credo che la prevenzione dell’Hiv debba esplorare non solo il vaccino, ma anche interventi di tipo “microbicida”, e naturalmente continuare a fare prevenzione di tipo comportamentale (educazione, uso del preservativo, siringhe monouso, ecc).
Perché le scimmie infettate da un parente stretto dell’Hiv non si ammalano? È possibile replicare il fenomeno nell’uomo e sfruttarlo a scopo terapeutico?
Aiuti – Questo avviene solo per alcune specie di scimmie, mentre altre si ammalano e la differenza è rappresentata sia dal sistema immunitario più resistente che dalla minore virulenza del virus. Questo è vero anche per l’uomo. Infatti, il ceppo virale Hiv-2, diffuso solo in alcune regioni dell’Africa equatoriale occidentale è molto meno patogeno del virus Hiv-1.
Silvestri – Le scimmie africane infettate con Siv, una famiglia di virus molto simili all’Hiv, non si ammalano per due motivi collegati tra loro. Il primo è che il virus infetta prevalentemente dei sottogruppi delle cellule CD4 (il bersaglio dell’Hiv) che possono essere più facilmente rimpiazzati dal sistema immunitario, per cui l’organismo non ha necessità di aggredire il virus. Il secondo è che le scimmie africane hanno sviluppato dei meccanismi per evitare la cronica attivazione del sistema immunitario, che segue alla infezione da Hiv negli uomini e contribuisce alla progressione verso l’Aids. In pratica, è come se avessero trovato il modo di deviare il virus verso cellule poco importanti del sistema immunitario.
Qual è il segreto della strategia terapeutica adottata su Timothy Brown, considerato unico malato guarito dall’Aids? È riproducibile su altri pazienti ?
Aiuti – In realtà, non è proprio così. La guarigione clinica e l’assenza del virus nel sangue periferico o nel midollo non sono sufficienti a sostenere che la persona sia guarita, perché il virus potrebbe trovarsi in altri tessuti. Nel caso di questo paziente alcuni medici statunitensi hanno rilevato tracce di virus nell’intestino. Timothy Brown è stato trapiantato a Berlino con cellule di donatore con un sistema immunitario particolare, che rende queste cellule scarsamente infettabili dal virus Hiv per una mutazione al recettore del CCR5, una delle porte d’ingresso del virus. Ci sono, inoltre, altri due importanti fattori che rendono eccezionale l’evento e difficile la sua riproposizione: i donatori con queste caratteristiche immunologiche nella popolazione sono meno dell’1 per cento e in più c’è il grave rischio di usare il trapianto di midollo osseo tra persone non consanguinee e non compatibili, con il pericolo di rigetto o morte in oltre 2/3 dei casi.
Silvestri – Ci sono almeno due segreti. Avere fatto una terapia cosiddetta mielo-ablativa, che ha distrutto tutte o quasi le cellule latentemente infettate da Hiv, ed aver ricostruito il midollo con cellule provenienti da un donatore che aveva una rara variante genetica del recettore per Hiv (una molecola chiamata CCR5), che causa resistenza alla infezione. La riproducibilità di questo approccio è purtroppo molto limitata, visti i rischi connessi alla mieloablazione (che nel caso di Timothy Brown è stata fatta per trattare una leucemia) e la scarsità di donatori con questa variante speciale del gene CCR5. 
Qual è lo stato della ricerca e della prevenzione in Italia?
Aiuti – Dopo un grande successo iniziale tra gli anni 90 e fino al 2005, quando l’Italia era tra le prime sei nazioni al mondo per pubblicazioni internazionali e per varie attività scientifiche, ora il nostro contributo è molto diminuito. Sia per lo sviluppo della ricerca scientifica in altri paesi come quelli appartenenti ai BRICS o del Sud est asiatico, sia per la diminuzione degli investimenti pubblici su questo settore negli ultimi anni, a causa della crisi.
Silvestri – Direi molto buono per la ricerca clinica, con area di eccellenza nel settore dello studio delle resistenze ai farmaci antivirali e dei meccanismi per cui certi pazienti rispondono meglio (o peggio) di altri alla terapia antiretrovirale. Mi sembra, invece, che la ricerca di base soffra, sia per la cronica mancanza di fondi, che per una serie di difficoltà “logistiche” nel far crescere una nuova generazione di ricercatori italiani che siano competitivi a livello internazionale.

NOI SIAMO LEGGENDA ... - Claudia Petrazzuolo




Fischia il vento …
La strada è bagnata; pozzanghere sparse determinano con un cammino labirintico l’andare verso una meta, la meta, a volte misconosciuta e porto di un futuro, che appena visibile all’orizzonte, appare, comunque, affaticante e disperante tanto più quanto più sembra possibile e prossimo il suo raggiungimento; scrosci di pioggia improvvisi ed inattesi di un’acqua ad ogni rovescio più sporca e puzzolente infradiciano i viandanti i cui ombrelli, fradici e lisi, non bastano più a proteggere contro cotanto e perverso accadere: il vento sibila tra i rami degli alberi, agli angoli delle strade, agli incroci possibili e spinge gli argonauti in viaggio ed alla ricerca  del vello di una normale vita da uomini, ora lungo una direzione ora nell’altra.
  
urla la bufera …
Impietosa come una belva affamata la violenza dell’intorno si scatena nelle sue forme più bieche; rombi di tuono squassano l’aria mentre lontano nel cielo nuvole istituzionali si scontrano impavide, l’una a combattere e controbattere l’altra cercando un primato da “ colpo di coda “ quasi ad ipotecare non tanto il presente, con i cinque sensi avvertito, quanto quel domani sereno avvento sicuro dopo ogni tempesta. Fulmini violenti si scaricano su di un suolo martoriato e stanco ad illuminare percorsi possibili, ma otticamente e visibilmente in contrasto tra loro: a destra o a sinistra?, amletico dubbio di chi voglia salvarsi dalla furia degli elementi scatenati senza perdersi nel novero infinito dei sentieri immeritevoli dell’una e dell’altra parte .

scarpe rotte …
Seppure stanchi ed afflitti i viaggiatori scarpinano ed arrancano percorrendo vie scoscese impervie ed insicure; hanno abiti laceri e sporchi; sopportano l’afflizione di una fame crescente non solo fisica e oramai tediosa, ma anche intima e genitrice di un bisogno reale di aria pulita a rendere più dolce il respiro e l’andare del sangue nelle vene. A volte corrono nella speranza dell’arrivo vicino per poi fermarsi a pensare riflettendo sulla ennesima illusione di un inusitato sol dell’avvenire i cui bagliori accecanti sembravano il faro del porto dell’approdo poi rivelatosi ennesima sirena bugiarda ed incantatrice. Legati all’albero maestro i più forti continuano la pericolosa transumanza con la certezza di una speranza ultima a morire.

eppur bisogna andar …
Niente e nessuno li fermerà. Più duro sarà il percorso, più gli ostacoli incontrati, più i malfattori a contrastarne il cammino, più gli illusionisti ad incantarne il percorso, più i falsi profeti di un qualche idilliaco paradiso, più quelli che cadranno per strada, tanto più aumenterà il numero dei forti in cammino perché la luce del cuore e della ragione illumina ad ogni passo e passo dopo passo ciascuno si aggiunge ad ognuno e due diventano quattro e questi assommano ad otto così ad aumentare come in una progressione geometrica fino a diventare una moltitudine infinita, massa possente a distruggere e ricostruire ogni cosa al proprio passaggio: perché c’è un tempo per ogni cosa ed ogni cosa ha il suo tempo e dunque alla via così, fino all’approdo finale.

Avanti popolo, perché se non ora …,

QUANDO?!.

venerdì 30 novembre 2012

Disoccupazione record tra i giovani A ottobre superata la soglia dell'11%.


Disoccupazione record tra i giovani   A ottobre superata la soglia dell'11%


Secondo l'Istat, il dato aumenta di 2,3 punti nei dodici mesi. Per la fascia d'età 15-24 anni è il dato peggiore sia dall'inizio delle serie mensili, gennaio 2004, sia dall'inizio delle serie trimestrali, IV trimestre 1992. Grilli: "Peggioramento atteso". Camusso: "2013 ancora più pesante".

ROMA - Cresce la disoccupazione in Italia, superando la soglia dell'11% e raggiungendo l'11,1%, in rialzo di 0,3 punti percentuali su settembre e di 2,3 punti su base annua. Lo rileva l'Istat (dati destagionalizzati e provvisori). Si tratta del tasso più alto da gennaio 2004 (inizio serie mensili). Guardando alle serie trimestrali è il maggiore dal primo trimestre 1999. "È chiaro che anche l'occupazione soffre, è un dato ovviamente negativo, ma atteso", ha detto il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, commentando la disoccupazione record, aggiungendo: "Se l'economia rallenta non si può pensare che l'occupazione migliori, anche nei nostri dati c'è un peggioramento nel 2013".

Giovani sempre più senza lavoro. Ancora più preoccupanti i dati che riguardano la disoccupazione giovanile (15-24 anni): a ottobre il tasso è al 36,5%, il livello più alto sia dall'inizio delle serie mensili, gennaio 2004, sia dall'inizio delle serie trimestrali, IV trimestre 1992. In questa fascia d'età, le persone in cerca di lavoro sono 639 mila. Il tasso di disoccupazione under 25 risulta così in aumento di 0,6 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 5,8 punti nel confronto tendenziale. Analizzando i dati relativi al terzo trimestre 2012, invece, il tasso di disoccupazione dei 15-24enni sale dal 26,5% del terzo trimestre 2011 al 32,1%, con un picco del 43,2% per le giovani donne del Mezzogiorno. Nel complesso nel terzo trimestre il numero deidisoccupati manifesta un ulteriore forte aumento su base tendenziale (+30,6%, pari a 581.000 unità). La crescita, diffusa su tutto il territorio nazionale, interessa entrambe le componenti di genere e in oltre la metà dei casi persone con almeno 35 anni. La crescita, spiega l'Istituto di statistica, è dovuta in un caso su due a quanti hanno perso la precedente occupazione. Il tasso di disoccupazione medio trimestrale (dati grezzi), fa sapere sempre l'Istat, è pari al 9,8%, in crescita di 2,1 punti percentuali rispetto a un anno prima. Nel dettaglio, l'indicatore passa dal 6,7% del terzo trimestre 2011 all'8,8% per gli uomini e dal 9% all'11% per le donne.

Sono 2 milioni e 870mila i senza lavoro. Il numero dei disoccupati, pari a 2 milioni 870 mila, aumenta del 3,3% rispetto a settembre (+93 mila unità). Su base annua si registra una crescita del 28,9% (+644 mila unità). La crescita della disoccupazione riguarda sia la componente maschile sia quella femminile.

Record anche di precari: 2,9 milioni. Nel terzo trimestre i dipendenti a termine sono 2 milioni 447 mila a cui si aggiungono 430 mila collaboratori, sommando le due categorie si arriva a 2 milioni 877 mila lavoratori precari, il massimo dall'inizio delle serie trimestrali relative, dal III trimestre 2004. Se si guarda solo ai dipendenti a tempo il record è dal III trimestre 1993.

Bersani: "Dato impressionante". La disoccupazione giovanile in Italia "è impressionante", ha commentato Pier Luigi Bersani nel corso del videoforum di Repubblica Tv. "Se non diamo un minimo di sprint all'economia - dice il leader del Pd - è inutile che ragioniamo su politiche specializzate. Ci si sta restringendo la coperta. Io chiedo: siamo solo in recessione? Possiamo riprenderci? Bisogna convincerci che bisogna fare un minimo di politiche espansive, per andare oltre al rigore. Serve qualcosa d'altro". 

Camusso: "2013 ancora più pesante". Bonanni: "Dobbiamo fare di più". Angeletti: "Nemmeno l'anno prossimo vedremo la luce". "I dati sulla disoccupazione sono la conferma che l'effetto recessivo della politiche economiche che ci sono state è stato molto profondo", ha commentato il segretario della Cgil, Susanna Camusso, durante un convegno presso la sede della Provincia di Roma. "Perché la scelta - prosegue Camusso - di non occuparsi delle politiche industriali da un lato e di sostegno dall'altro determina un crescente crisi dell'occupazione". E ha aggiunto: "Il 2013, sul piano occupazionale, sarà ancora più pesante del 2012, che già è stato l'anno più pesante della crisi". A margine di un convegno sulla maternità, poi, il numero uno di Corso d'Italia ha sottolineato che "c'è un tema che riguarda la cig in deroga e il suo finanziamento, circa 970 milioni per il 2013. Una cifra - ha proseguito Camusso - che come ha già detto la conferenza delle Regioni è assolutamente insufficiente per traguardare il 2013 e forse anche i primi mesi del 2013".

Per il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, i dati diffusi dall'Istat sono "drammatici", soprattutto per quanto riguarda i giovani e le donne. È "inutile piangersi addosso", ha sottolineato Bonanni, ma "bisogna fare tutti  insieme qualcosa di più" senza scaricare la responsabilità su altri".

Non vede la luce nemmeno per l'anno prossimo il leader della Uil, Luigi Angeletti: "In Europa le cose non vanno bene, ma in Italia vanno peggio. Nel mese di ottobre abbiamo perso 3mila posti ogni giorni, dall'inizio dell'anno 2mila ogni giorno. Nel 2013 continueremo ad essere in recessione, il quadro è drammatico perché dietro i numeri ci sono le persone. Credo che migliorerà- continua il sindacalista-, ma non che usciremo dalla recessione. È auspicabile e probabile che stiamo risalendo dal fondo ma non vedremo la luce nemmeno nel 2103 saremo sempre dentro il pozzo. La cosa da fare è ridurre le tasse sul lavoro, non esistono ricette migliori. A testimonianza di ciò potrei sostenere quello che è accaduto: più tasse, più disoccupati. È un'equazione semplice. Perché il nostro sistema economico perde competitività. Lo stato nonostante le tasse non avrà mai risorse necessarie. Questa è una drammatica illusione che molta gente continua a coltivare. La festa è finita? Per noi lo è già da un po'".

Sacconi: "Governo torni a legge Biagi". "Prosegue a un ritmo allarmante la crescita della disoccupazione, quella generale come quella giovanile", ha commentato il senatore del Pdl ed ex ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. "Solo nell'anno del governo Monti - dice - si è incrementata di 2,3 punti e di 600mila unità. E il governo deve ora riflettere da un lato sulla insufficienza delle politiche di crescita e, dall'altro, sui vantaggi immediati che potrebbero dare la immediata correzione della riforma del lavoro in termini di ritorno alla legge Biagi per le tipologie flessibili, un deciso sostegno all'apprendistato, la defiscalizzazione del salario di produttività definito dagli accordi di prossimità".

Confcommercio: "Dati confermano stato di crisi". Per l'Ufficio Studi della Confcommercio, i dati sulle dinamiche registrate dal mercato nel lavoro ad ottobre "segnalano l'accentuarsi delle difficoltà di ampi strati di popolazione a trovare un'occupazione. Infatti, il deciso aumento del tasso di disoccupazione è sintesi di una contenuta diminuzione degli occupati (-8 mila unità in un mese, -45 mila in un anno) e in misura particolarmente ampia della crescita delle persone che cercano attivamente un lavoro (+93 mila in un mese, +644 mila in un anno)".

Sono 18,7 milioni i disoccupati dell'Eurozona. Nell'Eurozona a ottobre sono stati registrati 18,7 milioni di disoccupati, pari all'11,7% dato in crescita (+0,1 punti) rispetto al mese precedente. Su base annua l'aumento della disoccupazione è stato di +1,3 punti (10,4% a ottobre 2011), colpendo 2,16 milioni di persone in più in 12 mesi. Lo rende noto Eurostat. I tassi più alti restano quelli di Spagna e Grecia, entrambe sopra il 25%, con una disoccupazione giovanile che si spinge verso il 60%.

Diciotto grandi impianti fuorilegge e l'Unione europea ci condanna. - Fabio Tonacci


Diciotto grandi impianti fuorilegge e l'Unione europea ci condanna


Non solo Ilva. Da nord a sud sono una ventina le installazioni industriali che non hanno ancora l'Aia, l'autorizzazione integrata ambientale. La denuncia del rapporto di Legambiente "Mal'aria". La vicenda di Gela.

ROMA - In Italia ci sono 18 impianti industriali, alcuni di enormi dimensioni, che per l'Unione Europea sono "fuorilegge".  Non hanno ancora ottenuto l'Aia, l'Autorizzazione integrata ambientale, che deve essere rilasciata dalla Commissione istruttoria Ippc del ministero dell'Ambiente. Una certificazione dal 2005 obbligatoria per il controllo degli inquinanti prodotti dagli stabilimenti industriali.

Non ce l'ha ancora, ad esempio, la raffineria di Gela, la vera "altra Ilva" d'Italia, su cui la procura siciliana indaga da circa un decennio per varie ipotesi di inquinamento ambientale. Per ora l'unica cosa certa sono i dati ministeriali, risalenti al 2010, secondo i quali la raffineria gelese risulta essere l'impianto primo in Italia per immissioni in atmosfera di inquinanti quali ossido di zolfo (16.700 tonnellate, il doppio della raffineria di Augusta della Esso, che in questa classifica è seconda), benzene (26,5 tonnellate), mercurio (237 kg), oltre a cromo, ossido di azoto, arsenico, monossidio di carbonio e nichel, categorie in cui viene "battuta" proprio dall'Ilva di Taranto.

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E non hanno l'Aia nemmeno le centrali termoelettriche di Porto Torres, Vado Ligure, Mirafiori e la Spezia, l'impianto di produzione di acido solforico del nuovo polo di Portoscuso, lo stabilimento di Piombino delle acciaierie Lucchini, l'impianto chimico Versalis di Priolo (gruppo Eni) e quello della Tessenderlo a Verbania, uno degli ultimi a utilizzare ancora la tecnologia a mercurio. La lista delle istruttorie ancora aperta è riportata nell'ultimo dossier "Mal'Aria" di Legambiente, che mette nero su bianco lo stato dell'arte delle autorizzazioni Aia, i certificati che integrano in un unico documento i vari permessi preesistenti al 2005, con la finalità di ridurre, controllare e monitorare gli inquinanti prodotti. Secondo la direttiva europea 96/61 dovevano essere tutte rilasciate entro il 30 ottobre del 2007. Ma l'Italia è in forte ritardo.

Al 22 ottobre di quest'anno, 160 provvedimenti Aia nazionali giacevano in fase istruttoria alla Commissione Ippc del ministero (formata da 23 soggetti tra cui docenti universitari, magistrati, fisici, ingegneri, geologi e chimici), a fronte di 153 autorizzazioni già concesse. Tra le pratiche ancora da chiudere ci sono 121 aggiornamenti, 4 riesami, 13 rinnovi e soprattutto 18 impianti esistenti senza Aia, e che quindi non rispettano gli standard di esercizio ed emissione previsti dall'Ue. "E' evidente l'inefficienza di questa Commissione Ippc  -  commenta Stefano Ciafani, vicepresidente di Legambiente  -  che è già costata all'Italia una condanna alla Corte di giustizia europea il 31 marzo del 2011. Non è possibile che una situazione esplosiva come quella di Gela (dove il tasso di bambini malformati è sei volte di quello del resto dell'Italia e i casi di tumore e malattie renali hanno un'incidenza doppia rispetto alla media nazionale, ndr) non sia ancora regolamentata".

Commissione che in questi giorni è finita in un ginepraio di polemiche per alcune intercettazioni dell'ex capodipartimento del ministero dell'Ambiente Luigi Pelaggi e dell'ex responsabile delle relazioni industriali di Ilva Girolamo Archinà, risalenti al periodo precedente il rilascio della prima Aia all'acciaieria pugliese nell'agosto del 2011, poi annullata e nuovamente concessa il mese scorso. Conversazioni contenute nel fascicolo del pm di Taranto Franco Sebastio che sembrerebbero indicare pressioni subite dalla Commissione per "aggiustare" l'istruttoria. "In attesa di conoscere i risultati dell'inchiesta giudiziaria  -  aggiunge Ciafani  -  ci sembra opportuno chiedere le dimissioni di Pelaggi dalla commissione Via e di Dario Ticali dalla presidenza della Commissione Ippc".

"Le Fabbriche dei veleni, sei milioni a rischio" LEGGI L'INCHIESTA


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