mercoledì 27 febbraio 2013

Elezioni: ecco il bivio di fronte al Movimento 5 Stelle. - Fabrizio Tringali


Il primo commento al voto che mi viene in mente è il seguente: il Movimento 5 Stelle si trova già di fronte al primo bivio di importanza vitale. I numeri al Senato sono chiari, non c’è una maggioranza che possa sostenere un governo Bersani-Monti (che era il vero obiettivo di entrambi già da prima delle elezioni).
Quindi cercheranno di imbarcare il M5S. Non tutto, ovviamente, ma proveranno a spaccarlo e a tirar dentro 20 senatori a sostegno di un governo pro-euro supino di fronte ai diktat di Bruxelles e Francoforte.
Lo stesso faranno coi senatori del centrodestra. La campagna acquisti sarà condotta direttamente dal Quirinale, e appoggiata dalla UE.
Se riescono a far fare il salto della quaglia a qualche eletto del M5S, quel movimento nasce morto. Se non ce la fanno, allora inizierà ad essere davvero possibile discutere di come organizzare nel Paese l’opposizione al ceto politico che ci sta devastando. Le contraddizioni interne alle coalizioni scoppierebbero in tutta la loro evidenza, e probabilmente si tornerebbe presto al voto.
Io spero di sbagliarmi, ma temo che gli emissari di Bersani, Monti e Napolitano possano riuscire nell’intento, dato che il M5S non implementa meccanismi interni di piena democrazia diretta, e quindi finisce, anch’esso, per selezionare arrivisti. Offriranno loro mari e monti. Le pressioni saranno fortissime. E nella condizione attuale del M5S anche una piccola percentuale di arrivisti può togliere credibilità e sbriciolare l’intero movimento.
Possiamo aggiungere, poi, che questo voto sancisce la rinascita di Berlusconi, cosa che in questo blog era stata ampiamente prevista, e la fine della cosiddetta “sinistra radical-istituzionale” e dell’IDV, il che, sinceramente, è un gran bene. Speriamo di non sentire mai più parlare di Ferrero, Diliberto, Di Pietro, cespugli verdi, etc..
Su SEL non vale la pena di spendere troppe parole: è ormai chiaro che Vendola non rappresenta altro che una minuscola fetta di elettorato piddino che ancora spera di “spostare a sinistra” l’asse di governi che hanno come primo obiettivo la distruzione delle condizioni di vita e di lavoro dei ceti sociali più deboli. Il suo misero 3% servirà a dare un po’ di poltrone all’entourage del presidente della giunta pugliese, nulla più.
Quanto a Monti e alla sua coalizione, possiamo dire che presto ne vedremo delle belle. La percentuale ottenuta dalla sua lista non è malvagia (purtroppo), ma i suoi amichetti Fini e Casini non accetteranno in silenzio un risultato elettorale da “prefisso telefonico”.
La partita è aperta, vedremo gli sviluppi.

Fatti, non parole.



https://www.facebook.com/photo.php?fbid=249598655176461&set=a.118004128335915.18813.100003789843449&type=1&theater

C’è una cosa che mi vede d’accordo con Grillo, anche perchè l’avevo proposta io a quelli del centrosinistra, ed è quella di non frequentare i talk show della politica.


Slasch16 per Informare per resistere. Politica.
Fonte:Avevo ancora il blog su Splinder quando ho scritto un post che invitava l’opposizione a non frequentare i pollai dei talk show cominciando da quello di Vespa, Ballarò, Annozero e quelli di Mediaset che non ho mai visto e quindi non mi ricordo i nomi.
A parte che fanno un casino tale che non si capisce niente, il tempo per esporre un’idea è così poco che viene travisata o monca, in più c’è la strategia della destra inuaugurata da Schifani negli anni 90 di parlare sopra l’avversario politico per non far capire niente alla gente.
Poi vennero le vajasse di forza Italia prima e del Pdl dopo, addestrate come le foche ad interrompere, parlare sopra, far perdere il filo del ragionamento a chiunque criticasse il bandito.
Una strategia che è degenerata toccando un po’ tutti ed infatti dopo qualche minuto di trasmissione non ci si capisce più una mazza.
Bastano due parole in fila e ti sembra intelligente persino Brunetta o la Gelmini. Cota no, perchè ha una faccia da ebete che ricorda sempre che l’intelligenza non l’ha mai frequentato.
Ancora più patetici sono i manichini, non ho ancora capito se sono vere persone, che sono seduti dietro le file degli schieramenti e che ad ogni cazzata che dicono quelli in prima fila fanno si con la testa, come i cagnolini che negli anni 70 mettevano nei lunotti delle auto.
O le manine che salutavano per via delle vibrazioni.
Ieri sera ho girato per una decina di secondi su Ballarò, non so perchè ma Floris mi sta sulle palle e non lo guardo mai, e stava parlando niente meno che Sallusti.
Ebbene dietro di lui c’era uno che ad ogni provocazione, perchè Sallusti non discute provoca, annuiva con la testa cercando pure di farsi inquadrare per far vedere quanto è imbecille.
Per non parlare degli applausi forzati di qui o di là, perchè ormai è diventato un male comune.
Io non conosco Ambrosoli ma l’ho votato sulla fiducia e quando si è visto in collegamento da Milano ho capito che il mio istinto ancora non sbaglia, ho fatto centro.
Faccio una premessa. A tutti noi capita di giudicare una persona a prima vista, appena conosciuta ed arrivare in pochi secondi a considerarlo un pirla oppure una persona di valore e spesso il nostro istinto ci prende, quasi sempre.
Un po’ quello che succede nell’amore, quando scatta quella cosa che ti fa aprire ed a renderti disponibile all’altra persona. Quando non scatta c’è chi si affida alla poesia, al corteggiamento sfiancante che quasi sempre finisce nel nulla.
Sto andando fuori tema. Mi rimetto in riga.
Ambrosoli ha commentato la sua sconfitta in un modo così educato ed intelligente da rendere inoffensivi anche i piranha in studio, come Sallusti e le remore degli squali come Alfano. Adesso non chiedetemi chi è lo squalo.
Non avevano domande da fare e nemmeno provocazioni perchè il loro istinto di belve ha capito che Ambrosoli non avrebbe abboccato.
Un grande. Ancora più grande quando Floris con il suo sorriso da ebete, non capisco cosa cazzo abbia da ridere da vent’anni a questa parte, gli ha detto: se può restare con noi dopo ci collegheremo ancora con Milano, dopo la pubblicità o una cosa del genere.
Insomma l’ha invitato a restare a disposizione.
Ora il 99,99% dei politici avrebbe accettato qualsiasi cosa pur di apparire qualche minuto in più in televisione, anche durante l’intervallo ed al posto delle pecore, e non alludo solo a quelli di destra ma a tutti dalla Finocchiaro, per dirne una, a Gasparri o Scilipoti.
Ambrosoli ha risposto: guardi io ho un figlio piccolo e preferisco andare a casa da lui.
Ambrosoli è una persona educata, fossi stato al suo posto avrei detto di non avere tempo da perdere per ascoltare le stronzate di destra o di sinistra specialmente se sono espresse in quel modo che rende impossibile capire dove sia la destra e chi sia la sinistra.
Un grande. Non ha perso niente nè in visibilità e men che meno nello spessore della persona.
Questo modo di fare informazione politica è il primo responsabile del rincoglionimento generale del telespettatore. Fa apparire un gigante anche un cretino, che si atteggia ad essere pensante, come Alfano che per non sbagliare si limita ad incensare il suo burattinaio qualsiasi cosa faccia o dica. Come Mavalà.
Sono vent’anni che va in televisione a raccontare che il piduista è un fenomeno ed ancora più pirla di lui sono quelli che dietro fanno di si con la testa che devono essere procarioti. Monocellulari. (non telefonini, è un’altra cosa) . I più astuti, quelli che hanno una cellula in più, li riconosci dal fatto che quando parla qualcuno che non sia pro piduista fanno di no con la testa.
Quelli sono i più evoluti, infatti nella lega non ce n’è nemmeno uno.
Purtroppo ci sono anche dalla mia parte politica quelli che fanno si con la testa grazie alle vibrazioni dello studio e non alla sostanza di quello che si dice.
Non ne faccio una questione maschilista come Grillo che individuato il punto G della sua candidata nell’apparire in televisione anche perchè sarebbe un punto G piuttosto anomalo dato che è molto, ma molto, comune anche tra i maschi di destra, di centro o di sinistra.
Spero che questa fobia da televisione, dell’apparire sempre e comunque, vada scemando sempre di più grazie anche allo tsunami del M5S ed al fatto che, secondo me, ha veramente stancato.
Quando ero nel Pci, e ci sono stato parecchio, noi andavamo nei mercati ad incontrare la gente, ascoltarla e farci ascoltare. Organizzavamo incontri con i cittadini sui vari temi locali e nazionali nelle biblioteche di quartiere, nei circoli che sono una cosa diversa dai bar o dai pub come si chiamano adesso.
Facevamo anche riunioni condominiali ospiti di qualche condomino che invitava i suoi coinquilini per parlare di politica, discutere dei nostri problemi.
Insomma facevamo politica, in televisione ci andava Berlinguer e così eravamo certi che non avrebbe detto cazzate come fanno da vent’anni quasi tutti gli esponenti del Pd.
Che senso ha, mi chiedevo molto prima di Grillo, andare da Vespa, Ballarò e compagnia bella per sembrare tutti uguali?
Oppure per dar modo alle vajasse, mascili e femminili, della destra di sfogare ed esibire la loro maleducazione.
Per chiudere, dato che abbiamo la memoria corta, ricordo ancora una volta che ad inventare l’interruzione sistematica del”avversario, parlarci sopra per non far capire quello che dice, ecc.ecc. E’ stato inventato da Schifani quando ancora aveva il riporto.
Così la penso io, si viene notati di più se non si va nei pollai.
Andate in strada a fare politica, è faticoso ma rende di più e la gente vi capisce. Ancora più importante è che in questo modo anche voi capirete quali sono i problemi della gente comune.
Siete diventati tutti come nella scenetta nei bassi di Napoli che la Smorfia, il trio dell’immenso Massimo Troisi, fecero negli anni 70.
C’era un poveraccio che viveva nei bassi, Troisi, che si lamentava delle sue condizioni di vita e l’esperto, Lello Arena, lo interrompeva continuamente. Ma se non mi fate parlare come fate conoscere i miei problemi, disse il poveraccio Troisi, e l’esperto gli rispose: cosa ne sai tu dei tuoi problemi quando ci siamo noi che li studiamo da anni?
Ecco, i politici di centrosinistra mi sembrano tutti come l’esperto Lello Arena. Non solo del cenrosinistra.

Fatti, non pugnette.



https://www.facebook.com/photo.php?fbid=574890579187795&set=a.529504367059750.124898.438277562849098&type=1&theater

Telecinesi.


https://www.facebook.com/photo.php?fbid=495272117186156&set=a.197364703643567.48421.196889967024374&type=1&theater

martedì 26 febbraio 2013

Il panino regalato al Campidoglio.



Un enorme panino alla mortadella è il regalo di un artista al Campidoglio.
(Fonte: Repubblica http://bit.ly/Y22wFi)

Alitalia in profondo rosso Ragnetti se ne va (dopo un anno) con buonuscita milionaria...- Paolo Rubino



I folli sprechi di una compagnia che non riesce a trovare il modo di  tornare a galla - Maxi liquidazione per il manager che ha quadruplicato le perdite - Attesa per le mosse di Air France-Klm (sempre che Alitalia sia ancora un affare...)


(ANSA) - ROMA, 25 FEB - L'a.d. Andrea Ragnetti si è dimesso dopo un anno dalla guida di Alitalia, lasciando una compagnia con perdite per 280 milioni nel 2012, quattro volte peggiori rispetto ai 69 milioni dell'anno prima. Ragnetti incasserà una buonuscita, a quanto si apprende, che dovrebbe essere di poco inferiore al milione di euro, la metà rispetto alle indiscrezioni circolate nei giorni scorsi.  
Sui conti pesa la crisi economica (in uno «degli anni peggiori che il settore del traffico aereo europeo ricordi») e pesano gli investimenti nel rinnovamento della flotta, sottolinea la compagnia, al termine di una lunga riunione del consiglio di amministrazione che ha approvato il progetto di bilancio ed ha accettato le dimissioni dell'amministratore delegato di Alitalia e di Air One, e direttore generale di Alitalia, attribuendo ad interim le deleghe al presidente Roberto Colaninno. Che, con i vicepresidenti Elio Catania e Salvatore Mancuso, «curerà il processo di ricerca» di un nuovo capoazienda per il gruppo.  
È prevalsa così la linea di quei soci, condivisa soprattutto tra alcuni dei piccoli azionisti, che di fronte alla necessità di rifinanziare l'azienda in crisi di liquidità con un prestito `convertibile-convertendo´ fino ad un massimo di 150 milioni (come approvato venerdì scorso a maggioranza in assemblea), hanno chiesto discontinuità nella governance, una nuova gestione e nuove strategie. Chiamando in causa anche Roberto Colaninno. Un pressing al quale si sono affiancati i sindacati che hanno chiesto un nuovo progetto industriale avvertendo che «prestiti o il cambio della governance aziendale da soli non salvano Alitalia». Mentre resta alta l'attenzione sulle prospettive di un nuovo assetto azionario, con gli occhi sempre puntati sulle possibili mosse di Air France-Klm.  
La liquidità disponibile a fine 2012 si è ridotta a circa 75 milioni dai 326 di un anno prima. Emergenza tamponata con la sottoscrizione pro-quota del prestito dei soci che, dal via libera venerdì, ha raggiunto la soglia minima di 95 milioni.  
Sulle perdite del 2012 pesano 91 milioni di svalutazioni e spese per la manutenzione ed il rinnovamento della flotta, concluso a fine anno con 140 aerei dall'età media scesa a 6,5 anni dai 9,3 di gennaio 2009. In aumento i ricavi, a quota 3,594 miliardi, +3,3% rispetto all'anno prima. Ma peggiora nettamente anche il risultato operativo, negativo per 119 milioni dai -6 milioni del 2011. Mentre l'indebitamento netto al 31 dicembre è salito di 175 milioni rispetto ad un anno prima, sfondando quota un miliardo (1.028 milioni).  
In un quadro difficile, la compagnia trova segnali di fiducia nei risultati del quarto trimestre che, con un pareggio a livello di risultato operativo, resta in perdita ma conferma «l'inversione di tendenza nella seconda parte dell'anno rispetto ai primi sei mesi del 2012», nei quali si concentra la gran parte delle perdite dell'anno.  
Nel corso del 2012 il gruppo Alitalia ha trasportato poco più di 24 milioni e 275mila passeggeri. Dato in calo rispetto ai 25 milioni del 2011 dopo una riduzione dell'offerta del 2,6%, per ottimizzarla rispetto alla domanda in calo per la crisi. Migliora il tasso di riempimento degli aerei, al 74,6%, +1,8%. E migliorano regolarità (compagnia «prima in Europa» lo scorso anno) e puntualità dei voli (con l'86,9% di voli atterrati entro 15 minuti dall'orario previsto, +1,4%). La quota di mercato del gruppo, sull'insieme dei segmenti intercontinentale, internazionale e domestico, «rimane stabile a circa il 22,6%.(ANSA).