Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
lunedì 10 giugno 2013
Corruzione, l’ex ministro Fitto condannato a 4 anni.
Il capolista del Pdl alla Camera in Puglia interdetto per 5 anni dai pubblici uffici. Pena di 3 anni e mezzo per il re delle cliniche ed editore Giampaolo Angelucci.
L’ex ministro Raffaele Fitto, parlamentare del Pdl, è stato condannato a 4 anni di reclusione dal tribunale di Bari al termine del processo su presunti illeciti in appalti. Fitto è stato riconosciuto colpevole di corruzione, illecito finanziamento ai partiti e abuso d’ufficio. Assolto da peculato e da un altro abuso d’ufficio.
Il tribunale ha condannato Fitto, all’epoca dei fatti presidente della Regione Puglia, per la presunta tangente da 500.000 euro che il politico del Pdl avrebbe ricevuto dall’editore e imprenditore romano Giampaolo Angelucci. Riconosciuto anche l’illecito finanziamento, per lo stesso importo della presunta tangente, ricevuto dal partito dell’ex presidente, `La Puglia Prima di Tutto´. I fatti contestati si riferiscono al periodo 1999-2005. Il processo, che si è svolto dinanzi al tribunale collegiale di Bari, riguarda l’esistenza di un presunto accordo illecito finalizzato ad assicurare alla società `Fiorita´ le concessioni di servizi di pulizia, sanificazione ed ausiliariato da parte di enti pubblici e di Asl pugliesi, e l’affidamento di un appalto da 198 milioni di euro ad una società di Angelucci per la gestione di 11 Residenze sanitarie assistite (Rsa).
L’ex ministro è stato interdetto per cinque anni dai pubblici uffici. Il pm Renato Nitti aveva chiesto per l’ex governatore della Regione Puglia la condanna alle pena di sei anni e sei mesi di reclusione. Fitto, che era presente alla lettura del dispositivo, non ha voluto rilasciare dichiarazioni ai cronisti e ha annunciato una conferenza stampa per oggi. Fitto è capolista alla Camera in Puglia nelle liste del Pdl.
Il tribunale di Bari, oltre a condannare l’ex ministro, ha inflitto una pena di tre anni e sei mesi di reclusione il re delle cliniche romane ed editore Giampaolo Angelucci. Questi è stato riconosciuto colpevole di corruzione e illecito finanziamento ai partiti, in concorso con l’ex ministro. È stato anche interdetto per cinque anni dai pubblici uffici. Sempre i giudici hanno anche disposto la confisca di beni per oltre 6 milioni di euro al gruppo Tosinvest di Angelucci. Oltre alla confisca, il tribunale ha condannato le società del gruppo, accusate di aver avuto un ruolo nella vicenda del pagamento della presunta tangente da 500mila euro versata dall’imprenditore romano a Fitto, a sanzioni pecuniarie: 210mila euro per il Consorzio San Raffaele, 26mila ciascuna per le altre sette società della galassia Angelucci.
Cane eroe: trova neonata nel cassonetto, la tira fuori e la porta ai padroni.
BANGKOK - Era uscito a fare la sua passeggiata solitaria, come tutti i giorni. Solo che si è imbattuto in qualcosa di strano. In un cassonetto c'era uno strano fagotto che si muoveva. Il cagnolino Pui non ha esitato ha sollevato quel fagotto dall'immondizia ed è andato fino alla sua casa.
Ed ha iniziato ad abbaiare così furiosamente che la sua padroncina dodicenne è corsa alla porta per capire cosa stesse accadendo. Così la ragazza si è accorta che quel fagotto conteneva una bimba appena nata e gettata via dalla mamma.
La ragazzina ha chiamato la mamma ed entrambe hanno iniziato una folle corsa verso l'ospedale di Bangkok, città dove è accaduta la vicenda.
Adesso la bimba è salva e, come spiega il Bangkok Post, ai proprietari del cagnolino è stata consegnata una somma-premio di circa 250 euro.
http://www.ilmessaggero.it/societa/nolimits/cane_eroe_salva_neonata_bangkok/notizie/289686.shtml
domenica 9 giugno 2013
Consiglio d’Europa, da Dell’Utri a Ciarrapico i trombati restano a Strasburgo. - Sara Nicoli
Democrazia pluralista, rispetto dei diritti umani e preminenza del diritto. Sono le tre architravi su cui poggia il lavoro del Consiglio d’Europa, un organismo da non confondere con il Consiglio europeo, fondato nel 1949 col Trattato di Londra. Ne fanno parte i 47 principali Paesi sviluppati del mondo che ogni quattro anni inviano le loro delegazioni nella sede dell’organismo a Strasburgo proprio per parlare dei massimi sistemi della politica, della cultura e del progresso del mondo.
A tenere alto il vessillo dell’Italia in questo delicato compito ci sono ben 40 ‘personalità’ di indubbio prestigio: Giuseppe Ciarrapico (in quota Pdl), Vladimiro Crisafulli (Pd), Marcello Dell’Utri (Pdl), Renato Farina(Pdl), Gennaro Malgieri (ex Fli), Giuseppe Valentino (uomo di fiducia di Berlusconi), Italo Bocchino (ex Fli) e persino Giacomo Stucchi (Lega), neopresidente del Copasir. Nomi che spiccano all’interno di una lista di una quarantina di componenti (visibile sul sito di Camera e Senato) declinati anche in virtù del ruolo; c’è un presidente (Luigi Vitali del Pdl), due vicepresidenti e due segretari.
L’intera delegazione (18 componenti effettivi e 18 supplenti) è seguita costantemente da appositi uffici istituzionali con sede sia alla Camera che al Senato, dove sono presenti un segretario di delegazione, due documentaristi e due assistenti. Che hanno un costo che ricade sui bilanci delle Camere, al capitolo “spese per attività interparlamentari e internazionali”. Solo a Montecitorio questa voce pesa per 1 milione e 965mila euro, ma non tutta la cifra è ascrivibile alla nostra partecipazione al Consiglio d’Europa e alle sue necessità. Il costo, però, c’è.
Inoltre, tra i poteri dell’assemblea del Consiglio, c’è quello di eleggere i giudici della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo e il Commissario per i diritti dell’uomo del Consiglio d’Europa. Nomine delicate e pesanti sul fronte internazionale. Delegate, per conto dell’Italia, proprio a Dell’Utri, Farina, Crisafulli. Ecco, questi signori e gli altri componenti della delegazione italiana, alcuni com’è noto non più parlamentari e pluri inquisiti, dovevano essere sostituiti all’inizio della legislatura dai presidenti delle Camere, su ‘suggerimento’ dei nuovi partiti eletti a febbraio.
Il problema è che, a oltre tre mesi dalle elezioni, non si ha alcuna notizia circa il cambio della guardia. A Strasburgo continuano a rappresentarci loro su questioni legate anche a ogni forma di intolleranza e la valorizzazione dell’identità culturale europea. Si sorride, poi, pensando che le lingue ufficiali del parlamentino di Strasburgo sono solo l’inglese e il francese e la mente vola subito all’immagine di Giuseppe Ciarrapico e al suo leggendario eloquio. Come mai tanto ritardo sulla sostituzione della delegazione europea? La colpa, invero, non è dei presidenti delle Camere, ma dei partiti. Che non hanno provveduto ancora a mandare agli uffici competenti i nomi dei propri (nuovi) candidati. Il perché, in alcuni casi, è facilmente intuibile; a chi è uscito dal Parlamento, restare almeno componente del Consiglio d’Europa è uno strapuntino che si tenta di preservargli fino all’ultimo. Ecco perché in special modo il Pdl è stato più volte sollecitato a proporre i nuovi, ma l’appello è caduto nel vuoto.
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