martedì 18 marzo 2014

Finanziamento ai partiti, nella nuova legge spunta sanatoria per detrazioni irregolari. - Thomas Mackinson


Un emendamento a firma Calderoli estende le detrazioni Irpef alle erogazioni "non liberali", cioé ai contributi imposti dai partiti ai loro eletti. Così il Carroccio ha apparecchiato la sanatoria sugli illeciti accertati dalla Procura di Forlì e sulle pretese di recupero delle somme da parte dall'Agenzia delle Entrate. La norma è pure retroattiva a valere dal 2007 in poi: proprio il periodo delle violazioni accertate e non ancora prescritte. E gli altri partiti si sono accodati dando il disco verde alla furbata.

Spunta la detrazione ad personam, anzi ad partitum. Meglio ancora, per tutti i partiti. Che han deciso di farsi un ultimo regalo prima d’abbandonare la chiatta del finanziamento pubblico: una sanatoria per le donazioni irregolari del passato. La norma, finora rimasta in ombra, è stata inserita nella legge che ha abolito il finanziamento pubblico ai partiti politici e scovata dall’Adnkronos. Un emendamento proposto dai leghisti Roberto Calderoli e Patrizia Bisinella stabilisce che le erogazioni in denaro effettuate a favore dei partiti a partire dal 2007 “devono comunque considerarsi detraibili” dall’Irpef. L’emendamento è passato indenne all’esame dell’aula il 20 febbraio scorso, quando la legge ha ricevuto disco verde dai principali partiti e il voto contrario in blocco del Movimento Cinque Stelle.
A una lettura disattenta il nuovo testo dice poco o nulla. Sembra solo riaffermare la possibilità, che i partiti già avevano in passato, di far detrarre ai contribuenti le donazioni ricevute. La nuova dizione, votata dalla maggioranza del Parlamento, apporta invece una significativa modifica. Nella vecchia legge la detrazione era prevista per le “erogazioni liberali”  e la nuova si limitava a modificare le aliquote portandole dal 19 al 24%. Il nuovo testo lasciava inalterata la dizione “erogazioni liberali”. E proprio qui sta l’inghippo, la furbata. L’eliminazione della parola “liberali”, rafforzata anche dall’avverbio “comunque” riferito “a detraibili dall’Irpef” estende l’ambito di applicazione non solo in senso retroattivo (“a partire dall’anno di imposta 2007”), ma apre un varco per mettere a detrazione tutte le erogazioni versate dagli eletti al loro stesso partito a titolo di contributo. Che tanto liberali poi non sono, perché previste in statuti e contratti di mandato con natura vincolante. 
Secondo quanto risulta all’Adnkronos, nel corso di una indagine penale condotta dalla Procura di Forlì gli inquirenti sarebbero incappati in alcuni contratti che legavano parlamentari della Lega al proprio partito nei quali era concordata l’erogazione “liberale” di una parte dell’indennità percepita dopo l’elezione al Parlamento. La procura ha poi trasmesso un’informativa all’Agenzia delle Entrate per verificare se la presenza del contratto faceva venir meno la possibilità di detrarre le somme donate al partito in maniera ben poco liberale, come invece prevedeva la vecchia legge. Gli uffici del fisco, dopo aver approfondito la questione, hanno ritenuto che la presenza di un contratto scritto facesse venir meno la possibilità di portare in detrazione le somme conferite. E sono quindi partite le contestazioni per indebito utilizzo della detrazione per oneri prevista solo nel caso di donazioni liberali. Considerato il periodo, le somme in gioco, le sanzioni per i parlamentari coinvolti, sarebbe scattato un consistente accertamento.
Ma l’emendamento proposto da Calderoli-Bisinella, forse perché venuti a conoscenza del pericolo che incombeva sui colleghi, ha anticipato tutti. Facendo approvare un “condono preventivo” che sana tutti i comportamenti illegittimi per il periodo 2007-2013, cioè le annualità già accertate e quelle non ancora prescritte. Resta da capire quale interesse abbia indotto gli altri partiti ad accogliere l’emendamento senza fare una piega, ovvero se anche loro abbiano delle “pendenze” per contributi messi a rimborso che liberali non sono mai stati.

Le spese mediche detraibili dalle tasse.


Il 19 per cento delle spese sostenute per cure mediche e per l'assistenza sanitaria può essere detratto, scalato cioè dalle tasse da versare, calcolate sul reddito annuale. La detrazione è applicata però solo per somme eccedenti 129,11 euro.
La detrazione delle spese mediche si effettua una volta l'anno, al momento di presentare la dichiarazione dei redditi. Le spese detraibili sono quelle effettuate nell'anno solare a cui si riferisce la dichiarazione.
Quali spese sono ammesse
Sono detraibili le spese per:
  • interventi chirurgici necessari e trapianti;
  • medicinali non rimborsabili o rimborsabili in parte, conservando la prescrizione del medico e la ricevuta di pagamento o lo scontrino fiscale; per i medicinali senza prescrizione, è necessaria un'autocertificazione che ne attesti la necessità;
  • visite mediche di medici generici, specialisti e omeopati;
  • assistenza di infermieri e fisioterapisti (paramedici);
  • esami di laboratorio e cure prescritte da un medico;
  • protesi sanitarie prescritte da un medico;
  • cure dentistiche;
  • affitto o acquisto di attrezzature sanitarie (macchine per aerosol, per misurare la pressione, altro);
  • cure termali prescritte da uno specialista;
  • cure mediche e medicine per una persona anziana ricoverata in un Istituto; le spese devono essere documentate separatamente e comprovate dallo scontrino fiscale; non sono detraibili la retta di ricovero e l'assistenza ordinaria;
  • spese sanitarie fatte da un familiare, non fiscalmente a carico, che soffra di una tra quelle malattie che danno diritto all'esenzione dalle spese sanitarie; in questo caso, è possibile detrarre la parte che il malato stesso non può detrarre dalla sua dichiarazione dei redditi, fino ad un massimo di 6.197,48 euro;
  • alcune polizze assicurative.
Le spese mediche sostenute e rimborsate nell'ambito di una polizza malattia possono essere dedotte. Non sono detraibili le spese sostenute per il trasporto in ambulanza.
I portatori di handicap e gli invalidi o i propri familiari non sono soggetti alla franchigia di 129,11 euro e possono detrarre anche le spese per i mezzi per la deambulazione e per i sussidi tecnici informatici (poltrone, arti artificiali, costruzione di rampe, trasporto in ambulanza, fax, modem, computer, altro), e per l'adattamento delle auto alle limitazioni della persona (la detrazione spetta una volta in 4 anni per una sola macchina e per non più di 18.075,99 euro).
non vedenti possono detrarre anche 516,46 euro l'anno per il mantenimento del cane guida e possono dedurre, anziché detrarre, le spese mediche ed infermieristiche.
Quali spese non sono ammesse
Non sono detraibili in alcun modo le spese per parafarmaci, integratori alimentari, prodotti fitoterapici, cosmetici, pomate, colliri. A meno che non si tratti di medicinali approvati dall'Aifa e certificati come tali.
Scontrini fiscali
La detrazione delle spese mediche richiede che, per ciascuna di esse, si disponga del relativo "scontrino fiscale parlante", che riporti natura, qualità, quantità e prezzo di ciascun farmaco o prestazione.
Gli scontrini devono obbligatoriamente riportare il codice fiscale dell'acquirente. Per ottenere ciò, è necessario presentare al farmacista, prima dell'acquisto, la propria Tessera Sanitaria.
Gli scontrini vanno conservati per 5 anni. È bene conservarli al riparo dalla luce, perché non si scolorino. Una misura di sicurezza, in tal senso, può essere quella di conservarne anche una fotocopia. Meglio ancora è digitalizzare con lo scanner gli scontrini, alla fine dell'anno, e conservare il file su internet. Un modo per farlo è spedirselo su un account di posta di quelli che si leggono sul web, tipo la Gmail. Oppure caricarlo su un servizio di archiviazione tipo Google Documenti o DropBox.

Gruppi sanguigni.



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Ha, ha, ha, ha.....



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Detrazioni IRPEF figli a carico: calcolo e aumenti 2013.

Come calcolare la detrazione IRPEF per i figli a carico a seguito degli aumenti 2013 previsti dalla Legge di Stabilità: conteggi, esempi e casi particolari.

L’art. 1 della Legge di Stabilità 2013 (L. 24 dicembre 2012, n. 228), al co. 483 si occupa della detrazione per i figli a carico, intervenendo sulla disciplina precedente (art. 12, co. 1, lett. c), D.P.R. 22 dicembre 1986), stabilendo un aumento dello sconto IRPEF teorico a partire dall’1 gennaio 2013.
Per figli “a carico” si intendono tutti quelli, anche non conviventi o residenti all’estero, che non abbiano percepito nell’anno un reddito superiore a 2.840,51 euro al lordo degli oneri deducibili, comprensivo del reddito dell’abitazione principale e delle pertinenze. Le somme detraibili dall’imposta lorda vengono quindi applicate indipendentemente dall’età e della convivenza del figlio con il genitore che ne fa richiesta e riguardano figli naturali riconosciuti, adottati e affidati.

Importi teorici

  • 950 euro per ciascun figlio,
  • 1.220 euro per ciascun figlio di età inferiore a 3 anni,
  • incremento di 400 euro per ciascun figlio portatore di handicap,
  • incremento di 200 euro per ogni figlio di contribuenti con a carico più di tre figli.
Le detrazioni IRPEF vanno calcolate dal mese in cui cominciano le condizioni necessarie fino a quello in cui decadono. Il diritto alla detrazione riguarda sempre il mese intero, indipendentemente dal giorno (ad esempio se un figlio nasce alla fine di un mese, questo mese va comunque considerato per intero ai fini della detrazione).

Calcolo detrazione figli

Bisogna sottrarre all’importo di 95.000 euro il il reddito complessivo dichiarato dal contribuente e poi dividere per 95.000 euro: il risultato deve essere moltiplicato per la detrazione teorica:
Detrazione base  x   (95.000 – reddito complessivo) / 95.000
Esempio con 1 figlio a carico
  • Maggiore di 3 anni = 950 x (95.000 – Reddito)/95.000
  • Minore di 3 anni = 1.220 x (95.000 – Reddito)/95.000
  • Portatore di handicap  e maggiore di  3 anni = 1.350 x (95.000 –Reddito)/95.000
  • Portatore  di handicap e minore di 3 anni = 1.620 x (95.000 – Reddito)/95.000
Se invece si hanno più figli, l’importo di 95.000 euro va aumentato di 15.000 euro per ogni figlio successivo al primo: 110.000 euro nel caso di due figli a carico; 125.000 per tre figli; 140.000 per quattro, e così via.
Non scatta la detrazione se il rapporto tra i fattori è pari ad uno o minore, ossia se il reddito complessivo è maggiore o uguale a 95.000 euro (eventualmente aumentati per la presenza di altri figli).
Scatta la detrazione se il reddito risulta minoree in questo caso si moltiplica il risultato per un quoziente dato dalle prime 4 cifre decimali arrotondate:
Detrazione reale = detrazione teorica x quoziente 
Esempio: se la detrazione spetta a un solo genitore che dichiara un reddito di 31.000 euro con a carico un figlio maggiore e uno minore di tre anni, il calcolo da effettuare sarà il seguente: 2.070 (la somma delle detrazioni teoriche, cioè 950+1.120), moltiplicato per il risultato della divisione tra 110.000 (ovvero 95.000+15.000) meno 31.000 (il reddito complessivo dichiarato) diviso 110.000. Quindi 2.070x[(110.000-35.000):110.000]=1.411,36 euro di detrazione.
Nei casi di genitori non separati legalmente né effettivamente, la detrazione viene divisa al 50% tra i due, ma può succedere che essi decidano di comune accordo di consentire la detrazione al 100% al coniuge con un reddito più alto (questa deve necessariamente riguardare tutti i figli, fanno eccezione solo quelli nati da un altro genitore), così da non perdere parte del beneficio. Se uno dei genitori è a carico dell’altro, quest’ultimo può detrarre il 100%.
Nel caso di genitori separati legalmente ed effettivamente, o di annullamento, scioglimento o cessazione civile del matrimonio e in assenza di un accordo tra i genitori che disponga diversamente, la detrazione spetta al genitore che ha l’affidamento del figlio: se congiunto la detrazione viene ripartita al 50% tra i genitori, mentre se uno dei genitori non può usufruire della detrazione, il totale di questa viene concesso all’altro genitore, che però ha l’obbligo di corrispondere a quello meno abbiente una cifra pari a quella a cui avrebbe avuto diritto.
Questa intesa non è obbligatoria, e va comunque comunicata dal genitore incapiente la volontà di attribuire all’altro l’intera detrazione, vista l’impossibilità di usufruirne da parte sua.

lunedì 17 marzo 2014

Brindisi, la discarica dei veleni nell’area protetta dal Piano paesaggistico regionale. - Tiziana Colluto

Brindisi, la discarica dei veleni nell’area protetta dal Piano paesaggistico regionale


L'area Micorosa, all'interno della quale sono stati sversati i fanghi tossici del petrolchimico, si trova all'interno del Parco delle Saline di Punta della Contessa, così come confermato anche dal nuovo strumento di programmazione di cui si è dotata la Puglia.

Una mega discarica scambiata probabilmente per una salina, tanto da essere ricompresa da dodici anni all’interno di un parco regionale. E’ l’assurdità dell’area di Micorosa, a Brindisi, stagno costiero nel quale sono stati sversati i fanghi del petrolchimico. Lì sono sepolti 1,5 milioni di metri cubi di cloruro di vinile, benzene, arsenico e altri inquinanti, tombati fino a cinque metri di profondità su 44 ettari di fronte al mare e con valori che superano di quattro milioni i limiti di legge. E’ per questo che sulla zona vige un’ordinanza comunale che vieta l’accesso alle persone.


Immagini di Emiliano Buffo

Eppure quella è area protetta, come dimostrano le cartografie che la ricomprendono nel perimetro del Parco regionale Saline di Punta della Contessa, confermate anche dal nuovo strumento di programmazione di cui si è dotata la Regione Puglia, il Piano paesaggistico territoriale. Ad accorgersi della discrasia non sono stati i tecnici delle istituzioni, ma un gruppo indipendente di ricercatori, geologi e ingegneri, nell’ambito delle osservazioni presentate al progetto del gasdotto Tap, per il quale una delle ipotesi di approdo era prevista lì ed è stata scartata anche per la presenza dell’area protetta.
Micorosa, invece, è zona contaminata, tant’è che per la sua bonifica lo Stato metterà a disposizione 50 milioni di euro. Incerti, attualmente, gli ulteriori 20 milioni di euro a carico di Syndial spa e Versalis spa, società partecipate da Eni

Squarciamo il velo e tuffiamoci nel post-Maya. Senza paura. - Sergio Di Cori Modigliani



Matteo Renzi è andato a Parigi e ha incontrato Francois Hollande. 
In conferenza stampa ha mostrato (parlando in francese) -tanto per far credere agli italiani di essere educato e gentile nei confronti dell'ospite- la consueta faccia da piccolo-borghese provinciale, dedito alla deferenza servile xenofila..
Dopo il francese, Renzi è tornato all'italiano.
Non a quello che si parla in Italia.
Bensì a quello che si parla nel mondo della finanza anglofona, il linguaggio dei corridoi, delle riunioni oscure, delle logge, delle fazioni clandestine.
Invece di usare la parola "scarto" ha prima scelto gap e poi si è corretto, si è impappinato e ha optato per spread, parola che lui ritiene faccia un effetto roboante negli italiani rimbecilliti dai media. 
Infine ha aggiunto due volte il termine governance, parola chiave per chiarire al mondo che in Italia il "governo" è stato abolito, così come è stata cancellata la "logica parlamentare"; entrambe sostituite dalla "gestione aziendale del bene pubblico" nel senso di marketing applicato alla politica: esattamente l'opposto di ciò di cui ha bisogno la Repubblica Italiana.

La conclusione è stata una originale novità: "la priorità è il lavoro, la crescita, l'occupazione".
Applausi (secondo i media italiani) per segnalare la rivoluzione nazionale..

Nel 2002, Berlusconi e Tremonti, dopo un incontro a Berlino, dichiararono che stavano affrontando il tremendo disagio provocato dalla scoperta del "buco finanziario ereditato dai governi precedenti" e che la priorità del governo era "lavoro, crescita, occupazione".
Applausi (secondo i media italiani) per segnalare la svolta rivoluzionaria liberista.

Nel 2006, Prodi e D'Alema, dopo un incontro ufficiale a Parigi, dichiararono che stavano occupandosi di coprire "la falla finanziaria che ci ha lasciato Berlusconi" sottolineando il fatto che si sarebbero occupati di "crescita, lavoro, occupazione".
Applausi (secondo i media italiani) per ricordare la svolta economica rivoluzionaria.

Nel 2008, Berlusconi e Tremonti, si incontrano a Bruxelles con Sarkozy e la Merkel e si dichiarano entrambi entusiasti dell'euro definendo la moneta "spina dorsale del benessere collettivo". Dopo aver spiegato, in conferenza stampa, che stanno cercando di mettere una immediata toppa dinanzi al buco finanziario ereditato da Prodi, annunciano che "stiamo varando il piano economico per la crescita, lavoro e occupazione, che garantirà almeno un milione di posti di lavoro".
Applausi (secondo i media italiani) da parte franco-tedesca, i galli e i crucchi sono letteralmente sbalorditi dall'incredibile progresso dell'Italia, lanciata ormai verso il pieno sviluppo.

Nel novembre del 2011, Monti e Passera, a Bruxelles si dichiarano pronti a risolvere "il baratro finanziario nel quale Berlusconi e Tremonti hanno spinto la nazione, andando a coprire il buco dei conti che è diventata una voragine" e dopo il decreto salva-stato, annunciano con toni trionfalistici di avere pronto un "piano rivoluzionario per la crescita, il lavoro e l'occupazione".
Applausi (secondo i media italiani) da parte franco-tedesca, con la Merkel che si definisce "impressionata" dalla spregiudicata rivoluzione italiana.

Nell'aprile del 2013, Letta e Saccomanni, tornando da Bruxelles, dichiarano in conferenza stampa di "aver ottenuto dall'Europa il semaforo verde per lanciare finalmente un grande piano per il lavoro, la crescita, l'occupazione, ponendo la parola fine al rigore e all'austerità".
Applausi (secondo i media italiani) da parte tedesca, con la Merkel che definisce il piano economico Letta la "definitiva soluzione dei problemi economici italiani".

Nel marzo del 2014, Matteo Renzi e Matteo Renzi, vengono esaltati dalla Merkel che sottolinea "il grande piano ambizioso del nuovo governo italiano" e definisce l'attività italiana "la svolta di cui l'Italia aveva davvero bisogno".

Questo è il film che ci stanno facendo vedere dal 2002 a oggi.

L'Europa che conta, cioè francesi e tedeschi, applaude ogni volta con toni entusiastici.

Avete mai sentito un premier italiano che abbia detto "stiamo varando un piano che si occuperà della decrescita infelice della nazione; avremo circa 2 milioni di licenziamenti, distruggeremo la spina dorsale dell'industria nazionale che svenderemo a francesi e tedeschi, ridurremo il pil, abbatteremo i consumi ed entro il 2014 toccheremo il record della disoccupazione in Italia raggiungendo la cifra del 14,5%, con la disoccupazione giovanile intorno al 55%. In compenso, ci guadagneranno i colossi finanziari, le banche, i proprietari di grandi patrimoni, ma soprattutto la competitività delle merci tedesche e francesi".

Eppure, questo è ciò che hanno fatto: l'uno dopo l'altro.

Usando strategie accorte.
Contando sull'appoggio mediatico.

Hanno costruito una gigantesca illusione collettiva che ha ipnotizzato la parte (un tempo) pensante della nazione, delegando ai talk show, agli opinionisti, agli accademici promossi, e ai professionisti psico-tronici della programmazione neurolinguistica il còmpito di far credere ogni volta che si trattava di una novità, di un'idea originale, di un cambiamento, di una svolta.
Hanno steso un velo davanti agli occhi di tutti.
E la realtà si è annebbiata, appannata, finchè non è evaporata.
Perchè è stata sostituita dalla sua rappresentazione.

Un geniale tedesco ci ha spiegato questo meccanismo circa 200 anni fa, in un suo libro rimasto un caposaldo del pensiero filosofico europeo "Il mondo come volontà e rappresentazione". Si chiamava Arthur Schopenhauer.
Questo stato di cose, lui l'ha definito "il velo di Maya".
Maya (termine sanscrito) originariamente significava "creazione originale", ma poi, nei secoli, si è trasformato nel termine "illusione".
Tra noi e la realtà -per ciò che essa è nel senso tangibile del termine- secondo il filosofo, esiste una specie di schermo che ci propone la realtà in maniera distorta e non come essa è veramente. la trasforma in "parvenza della cosa reale", illusione, sogno, proiezione interiore delle proprie fantasie, immaginazione, desideri. E' ciò che oggi definiamo "realtà virtuale".
Il mondo, pertanto, sostiene Schopenhauer, diventa una propria rappresentazione, una vera e propria illusione ottica "che cela la vera natura esistenziale ed essenziale delle cose". E' inutile avviarsi verso un percorso di conoscenza razionale perchè si rimarrà intrappolati nel tessuto del velo.

Va squarciato con un atto di volontà individuale.
In tal modo, si vede la realtà vera nella sua natura e ci si può immergere in essa nel tentativo di cambiarla, modificarla, plasmarla. 
Pochi anni dopo, un altro geniale tedesco (che aveva studiato Schopenhauer) Friedrich Nietzsche, nel commentare l'intuizione originale del suo connazionale, sostenne che bisognava andare al di là della concezione del bene del male che noi tutti incorporiamo proprio perchè essa era il prodotto di una nozione fittizia, di una "malformazione del reale" (oggi diremmo una "manipolazione e falsificazione della realtà") e una volta fatto il salto, finalmente l'uomo sarebbe stato libero di esprimere la propria volontà trasformandosi nel Superuomo, supremo atto di evoluzione della specie umana pensante. Il povero Nietzsche ebbe la tragica sventura di essere (ma lui era innocente) strumentalizzato e manipolato e la sua teoria venne tradotta in una squallida pantomima che poi produsse il nazismo.

Il post-Maya è l'avventura civile della cittadinanza, che a fatica si inerpica nel mondo dopo aver squarciato il velo. Non è soltanto un programma politico, tantomeno una dottrina, una teoria, o una regolamentazione. E' l'idea di un mondo che si sottrae alla falsificazione e alla credenza piatta e passiva della illusione: il modo scientifico per non essere mai delusi.

Approfittando della folcloristica mitologia della profezia dei Maya (in questo caso il popolo vissuto in Perù un migliaio di anni fa) che segnava la fine del mondo datandolo 12 dicembre 2012, intorno a quella data aveva introdotto il concetto di post-Maya.

E' ciò che comincia a diffondersi, in maniera sempre più massiccia, nel livello di consapevolezza collettiva del mondo. E' ciò che unisce la nuova realtà sociale sudamericana, quella boliviana, argentina, cilena, uruguaiana, ecuadoriana, ai movimenti di occupy wall street, a wikileaks, alle denunce di Julian Assange, e a tutti movimenti planetari post-partitici libertari, da quelli ecologisti a quelli antagonisti, diversi tra di loro, spesso molto dissimili, unificati da un'idea comune, planetariamente condivisa: la guerra contro l'ipocrisia e l'affermazione del principio di trasparenza.
Per l'appunto, lo squarcio del velo di Maya.


Questa è la posta in gioco in queste elezioni europee, non un punto in più o in meno di percentuale di non so che, l'aumento o la sottrazione di un'aliquota.
O si squarcia il velo di Maya oppure seguiteremo a vivere dentro una perenne illusione.

Il Fiscal Compact è una illusione vessatoria; è assolutamente priva di qualunque verosimiglianza dal punto di vista economico-finanziario: non va neppure discussa come Legge, va semplicemente cancellata.
E' stata creata in maniera artefatta per poter garantire alle economie forti europee il controllo, la gestione e l'utilizzo dell'intero sistema economico-finanziario delle economie più deboli, schiavizzando intere nazioni attraverso l'uso mediatico di una innumerevole serie di veli colorati, agghindati, polimaterici, per prospettare una grandiosa illusione.

Basterebbe questo punto per comprendere che la visita di Renzi a Berlino non farà gli interessi italiani, non sosterrà l'interesse nazionale, non aiuterà nè le imprese nè l'economia.
In compenso riceverà applausi dal governo tedesco che si dichiarerà "impressionato" dalle manovre economiche del nuovo governo, esattamente come è avvenuto nel 2002, nel 2006, nel 2008, nel 2011, nel 2013 e nel 2014, senza nessuna differenza.

Quello è lo spartiacque.
E' la nostra linea del Piave.
Tutto ciò che sta al di qua, è Maya: ci pensano le televisioni a farvi vedere il film.

Chi tiene al futuro proprio e dei propri figli non può che desiderare di squarciare il velo.
Il post-Maya ci attende.
Dipende da noi, basta scegliere e decidere di sottrarsi al gioco delle illusioni, ascoltando i telegiornali, i talk show, l'innumerevole serie di articoli che da questa sera scriveranno, sapendo che si tratta della pantomima sceneggiata di un film già visto e rivisto, di cui sappiamo anche il finale: impedire agli italiani di cambiare le regole del gioco a proprio vantaggio.
Vivere ancora al di qua del velo di Maya è uno sport da masochisti.
L'Europa ci appare oggi unita, ma lo è dentro una illusione.
Denunciare e combattere l'ipocrisia corrente è il primo passo per squarciare il velo.

Ce lo hanno spiegato geniali filosofi tedeschi, francesi, inglesi, raffinati pensatori di questo meraviglioso continente che ha saputo costruire un invidiabile modello di civiltà


http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2014/03/squarciamo-il-velo-e-tuffiamoci-nel.html