Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
lunedì 5 maggio 2014
De Benedetti, Black Rock e la svendita dell'Italia. - Sergio Di Cori Modigliani
“Questo paralitico sgangherato e il suo amico frocio damerino londinese affonderanno per sempre l’America distruggendola”. Così, Edward Hodgson, responsabile della campagna presidenziale per la rielezione di Hoover, apriva la battaglia elettorale nel 1932 in Usa, descrivendo Roosevelt e Keynes.
Fu la più sanguinosa campagna presidenziale della Storia nel secolo scorso e anche la più costosa, per i repubblicani. La Standard Oil, la Manufacturers Hannover Trust, il gruppo Rockfeller, la Morgan Stanley, si gettarono nella mischia con tutta la loro potenza finanziaria sostenendo che “soltanto il pareggio di bilancio potrà salvarci dalla rovina economica”.
La campagna si concluse con la vittoria di Roosevelt che ottenne il 58% dei voti.
Due giorni prima del suo insediamento, nel febbraio del 1933, a Miami, veniva preso a pistolettate da un muratore calabrese, Giuseppe Zangara, emigrato dieci anni prima da Crotone. Roosevelt ne uscì illeso, mentre il sindaco di Chicago che gli sedeva accanto morì colpito dalle pallottole.
Quando la polizia fece irruzione nella abitazione dell’attentatore trovò migliaia e migliaia di opuscoli e centinaia di pubblicazioni che descrivevano Roosevelt come un agente segreto di Stalin, con minuziosi e dettagliati articoli su omicidi e rituali satanici compiuti da Keynes, descritto come una specie di guru diabolico che si nutriva del sangue di vergini che faceva immolare per lui.
Circa 200 milioni di euro, al valore attuale, vennero spesi dai colossi della finanza per attaccare, calunniare, diffamare, dileggiare Roosevelt e Keynes.
Nelle università americane, al corso di Storia moderna e contemporanea, si studia ancora oggi quella campagna presidenziale, per analizzare i fenomeni di manipolazione del consenso, e spiegare come, in presenza di fondamentali e decisive scadenze nel campo economico, quelli che noi oggi definiamo con il termine di “poteri forti” siano disposti a usare ogni tipo di arma, ogni forma di subdola menzogna, ogni artefatta falsificazione della realtà, per ottenere il loro scopo: impedire che lo Stato e l’Amministrazione Pubblica metta le briglia sulle attività delle banche e della finanza pretendendo da loro che rispettino le leggi.
Da allora, sono trascorsi 80 anni, e le società sono molto cambiate.
Non i Poteri Forti.
Per loro, ciò che conta, è avere la garanzia che la classe politica dirigente rappresenti, in maniera esclusiva, gli interessi di quella oligarchia del privilegio garantito i cui patrimoni loro custodiscono, ad ogni costo, ad ogni prezzo.
Era così nel 1932 in Usa e così anche nell’Europa del 2014. Intendiamoci, era così anche nella campagna elettorale europea del 2009 e nelle precedenti campagne elettorali politiche generali italiane.
Ma gli italiani erano totalmente all’oscuro di ciò che accadeva, semplicemente non lo sapevano.
Così come non lo sapevano gli americani, i quali, nell’agosto del 1929 (quaranta giorni prima del crollo delle borse mondiali) si sentivano dire che l’economia andava bene e che la priorità era il pareggio di bilancio, mentre lo Stato pompava soldi soltanto nel sistema finanziario delle banche.
Quando la disoccupazione, tre anni dopo, raggiunse la cifra del 26% e tra i giovani del 58%, la gente cominciò a volersi informare su ciò che stava accadendo.
E’ un teatro sociale simile a quello italiano di oggi. I cittadini, ormai stravolti e travolti dal disagio sociale, dalla mancanza di lavoro, dalla spaventosa impennata della disoccupazione che seguita ad aumentare, dalla totale assenza di una politica industriale da parte del governo, dalla latitanza di idee efficienti, da una diffusione della corruttela senza freni che non ha mai avuto eguale nel corso della storia nazionale, ha cominciato ad informarsi.
Grazie alla Rete e ai nuovi sistemi di comunicazione ad alta tecnologia, è stato possibile, negli ultimi anni, aggirare la cappa ufficiale della disinformazione messa in campo dai professionisti della cupola mediatica per distogliere l’attenzione del pubblico.
Il giornalismo è servito in Italia, negli ultimi anni, soprattutto per evitare che si diffondesse un processo di consapevolezza collettiva tale da provocare, dentro di sé, in ciascuno di noi, il salto dall’idea dell’essere sudditi a quella della cittadinanza attiva. Ma il lavoro continuo di nuovi soggetti mediatici autonomi e indipendenti, sui siti on line, sui blog, su tutto il web, hanno regalato alle persone curiose la possibilità di dotarsi di strumentazione critica e capire.
Rendersi conto, quindi, che i partiti politici italiani da lungo tempo ormai non sono più partiti, perché non rappresentano più dei blocchi sociali, delle esigenze di categoria, dei soggetti lavorativi ben definiti; sono diventati semplicemente delle aziende procacciatrici di affari finanziari per pochi ed esclusivi circoli di eletti.
Sulla pelle dei gonzi che pagano le tasse.
Con la scandalosa aggravante che il contribuente, il lavoratore onesto, è diventato (a propria insaputa) il principale finanziatore di queste società, alimentate continuamente di denaro pubblico che non viene usato per servizi della collettività, bensì per garantire profitto individuale a centri di potere familista partitico. Il lavoro di 15 mesi degli eletti in parlamento nelle fila del M5S è servito a questo: smascherare il gioco del potere, far toccare con mano alla cittadinanza il fatto che queste persone al governo sono tutte intercambiabili, perché le differenze tra i membri di un partito e un altro non sono ideologiche, non sono progettuali, non sono ideali, sono soltanto formali e apparenti: sono semplici impiegati al servizio delle grandi multinazionali internazionali che controllano l’energia, le banche, le sementi e il loro interesse è appropriarsi della ricchezza nazionale italiana.
I cittadini italiani hanno cominciato a capire che il re è davvero nudo, e i sondaggi hanno iniziato a vomitare previsioni statistiche per loro davvero impietose, terrificanti.
Forza Italia trasformato in un partitino, il PD che arretra ogni settimana, e il M5S che avanza in ogni regione, in ogni comune, in ogni territorio nazionale, nonostante non sia stata dispiegata nessuna fortezza finanziaria.
Da Berlusconi a Renzi si sono messi, quindi, paura.
Anche perché i poteri forti si stanno irritando.
Non a caso, i grossi big che contano nella finanza mondiale, si sono precipitati in Italia perché sanno che se il M5S, a queste elezioni europee, fa il botto e ottiene un risultato vincente, gli salta davvero tutto. Non mi stupisce, quindi, che negli ultimi giorni sia stato sferrato un bombardamento mediatico senza precedenti contro Grillo e il M5S, gestito addirittura in prima persona dall’ingegner Carlo De Benedetti che, ieri pomeriggio, in un’occasione pubblica e formale, ha definito Grillo un “fascistello populista”.
Di solito, il lavoro sporco lo fanno fare a quelli de L’Espresso o la Repubblica, o ai propri nominati dentro la Rai e in Mediaset, quelli inviati a gestire i talk show per tirare la volata ai giornalisti compiacenti, deferenti, servi.
Inevitabilmente servi.
E come tali, sempre sciocchi.
Non capiscono che è cambiata l’atmosfera, perché la gente si è stufata e comincia a rendersi conto di come stanno le cose.
Come era accaduto agli americani nel 1932.
Stanno scendendo in campo i poteri forti, perchè si sentono minacciati.
Hanno ragione: è proprio così.
Sanno che la vittoria elettorale del M5S il 25 maggio spiana la strada all'immediata discussione parlamentare per il varo del reddito di cittadinanza universale, unica medicina sensata per aggredire subito al collo la triste e oscena piaga della povertà: l’Italia è la nazione più ricca d’Europa e in quota parte ha il più alto aumento in percentuale di poveri, con un disagio socio-economico che si diffonde sempre di più. Inaccettabile per un europeo civile e civilizzato.
Inconcepibile e improponibile per Carlo De Benedetti e per i poteri forti.
Pensavate che la Repubblica fosse un ente di beneficenza?
In ballo c’è la sovranità del nostro paese che vale 9.000 miliardi di euro.
Tra questa cifra e gli squali che intendono impossessarsi dell’industria manifatturiera nazionale, dell’agricoltura, dei beni culturali storici, dell’industria ittica, dell’intero patrimonio tradizionale dell’artigianato d’arte, della produzione energetica, del rilancio della produttività nelle strategie marketing multimediali sul web, dell’industria turistico-alberghiera, ci si è messo di mezzo il Grande Guitto di Genova che ha fatto da megafono agli afoni, al clan degli invisibili, ai non garantiti, ai paria del sistema, e come un granello di sabbia che inceppa un meccanismo perfettamente oliato, sta bloccando il piano di esproprio e di razzia della ricchezza nazionale, perché oggi è possibile capire e sapere per davvero come stanno le cose.
Gli ha rotto le uova nel paniere.
E con le frittate non si fanno più affari.
Gli italiani vanno capendo che è possibile raddrizzare la schiena e ritrovare il senso della dignità, prima di tutto come Persone, annullando il concetto di suddito e sostituendolo con quello di cittadino, e poi ritrovare anche quello di popolo e infine quello di nazione adulta, responsabile, finalmente pronta a rimboccarsi le maniche e decidere del proprio destino e del proprio futuro.
Questa è la posta in palio.
E da bravo fallito di successo, visto che alle spalle lui si porta una Olivetti da lui rasa al suolo, una Sorgenia decotta piena di debiti, e un gruppo di prodotti cartacei di stampa che ogni mese, inequivocabilmente, perdono lettori, perdono copie e perdono guadagni, giustamente Carlo De Benedetti è preoccupato all’idea che domani possa esistere una rappresentanza politica che lo inchioderà alle sue responsabilità, insieme al suo ex (??) socio in affari Silvio Berlusconi e agli altri compagni d merenda.
Il numero 1 del fondo finanziario “Black Rock”, Larry Fink si è precipitato in Italia a parlare con Renzi. Sono arrivati anche i big di Goldman Sachs, quelli di Morgan Stanley e di J.P.Morgan.
La partita la si gioca qui da noi.
L’Italia può diventare la vera avanguardia di un processo di ricostruzione di tutto il continente europeo.
E’ una possibilità unica, rara.
C’è l’opportunità di far schiattare i francesi dall’invidia, perché, forse per la prima volta negli ultimi 300 anni, siamo noi italiani ad assumerci la responsabilità di prendere il toro per le corna e sfidare a viso aperto i poteri forti.
Per crescere noi.
Per liberarci.
E grazie a noi, liberare tutta l’Europa.
Arriva in Italia il n.1 di Black Rock e poche ore dopo De Benedetti va all’attacco personale di Beppe Grillo.
Dobbiamo preoccuparci e protestare?
Nient’affatto.
Dobbiamo esserne orgogliosi.
Vuol dire che, finalmente, stiamo sulla strada giusta.
O noi o loro."
http://www.beppegrillo.it/2014/05/de_benedetti_black_rock_e_la_svendita_dellitalia.html
Piero Fassino mostra il medio ai granata. Calcio e politica, rapporto impazzito
Il sindaco di Torino Piero Fassino, dopo due anni da primo cittadino, dovrebbe essere ormai abituato alle contestazioni, ma a quella dei tifosi del Toro non ci sta e con aplomb gli sventola contro il dito medio. Dopo anni di trattative la giunta torinese ha stanziato un milione di euro per la ricostruzione dello stadio Filadelfia, il campo sportivo della squadra granata. Il sindaco, noto juventino, si presenta all’apertura dei lavori e viene duramente contestato dai tifosi granata che urlano: “gobbo di merda”. Subito dopo Fassino smentisce di aver fatto il gestaccio, ma le immagini de ilfattoquotidiano.it lo incastrano. Nelle stesse ore la Juventus vince lo scudetto, senza giocare, e migliaia di granata si danno appuntamento a Superga per la commemorazione della tragedia. Nel 1949 l’aereo della squadra si schiantò sulla collina torinese, ci furono 31 morti, tutta la squadra del Toro.
Il “fallo di reazione” di Fassino arriva in un momento di impazzimento del rapporto tra calcio e politica. Prima la trattativa con i tifosi del Napoli per far disputare la finale di Coppa Italia contro la Fiorentina all’Olimpico di Roma dopo che un tifoso era stato ferito in modo gravissimo da un colpo di pistola. Certo, una scelta dettata da esigenze di ordine pubblico in uno stadio gremito da 60mila persone, ma che ha reso interlocutori dello Stato personaggi inquietanti come il capo ultrà “Genny ‘a carogna”.
Il premier Matteo Renzi, dicendosi “sconvolto” dalla trattativa avvenuta in diretta tv davanti a 9 milioni di spettatori, ha annunciato per quest’estate una nuova riforma, questa volta degli stadi e delle loro modalità di frequentazione. Peccato che le norme già esistenti non vengano applicate perché giudicate troppo dure. Ieri il ministro dell’InternoAlfano ha fatto la voce grossa annunciando la possibile introduzione del “daspo a vita“. Peccato che, come documentato da ilfattoquotidiano.it, l’articolo 9 della legge Amato del 2007 preveda il divieto assoluto di vendere biglietti o tessere a chi ha subito il “divieto di accesso alle manifestazioni sportive”, senza porre alcun limite di tempo. La norma non è applicata perché l’esclusione a vita dalle manifestazioni sportive è giudicata troppo dura non solo dalle tifoserie, ma anche dall’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive. Che è un organismo del ministero dell’Interno.
Immagini di Vittorio Bertola, montaggio Cosimo Caridi.
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/05/05/torino-fassino-mostra-dito-medio-ai-tifosi-granata/277539/
domenica 4 maggio 2014
Un giorno di normale follia: sanità, pro e contro.
Ieri, alle 10 circa squilla il telefono, era il reparto di Cardiologia interventistica ed emodinamica del Policlinico di Palermo che ci avvisava che si era liberato e reso disponibile un posto per una ecocardiodoppler con soluzione di contrasto, quindi, potevamo anticipare l'esame, per cui, ben consci della difficoltà di riuscire ad ottenere prenotazioni di questo tipo, ci precipitiamo sul posto con abbondante anticipo.
Arriviamo al Policlinico alle 11 - la visita era prenotata per le 13 - per ottemperare agli adempimenti del caso, renderci conto del posto - il Policlinico è in continuo riassetto-ristrutturazione e non è facile individuare i vari reparti - informarci su cosa avremmo dovuto fare per non perdere e/o far perdere tempo e per cercare di capire in cosa consistesse la soluzione di contrasto...da introdurre in vena, la cosa ci preoccupava non poco.
Chiediamo, ma ci rispondono che il medico, l'unico che può rispondere alle nostre domande, non c'è o è occupato in altro reparto....siamo alle solite.
Ci allontaniamo per allentare la tensione pre-visita;
facciamo una lunga passeggiata in attesa che si facciano le 13, mentre cerchiamo di dare una risposta alle nostre curiosità tramite internet.
Alle 12,30 siamo nuovamente al Policlinico, ci dicono di attendere. Ancora non sanno se il medico c'è...
Alle 13,30 ci fanno sapere che il medico c'è, è al secondo piano ed effettua visite; inseriscono, pertanto, il catetere in vena per la soluzione di contrasto.
Nel farlo, l'infermiera fa fuoriuscire un po' di sangue...inesperienza?
Dice che almeno così si è sicuri di aver centrato la vena.....
Alle 14 siamo ancora in attesa, ma ci fanno sapere che il cardiologo è già sceso e sta effettuando una visita.
Il soggetto della visita è un vecchio obeso, probabilmente raccomandato e amico del personaggio influente che lo accompagna; sento che il medico gli consiglia di non mangiare dolci e di tenere sotto controllo il colesterolo....io lo avrei semplicemente sgozzato per mancanza di educazione e di rispetto nei confronti di chi aspetta ed ha un regolare appuntamento - soffro di una forte sindrome di razzismo contro i maleducati, i disonesti, i cafoni, gli ignoranti, i presuntuosi, etc., etc......
Durante l'attesa, andando su e giù nel corridoio, mi rendo conto che le stanze del reparto sono tutte aperte e molto ben attrezzate; noto macchinari nuovi, all'avanguardia, ma inutilizzati, infatti non c'erano pazienti, e quei pochi medici che circolano, quasi tutti giovanissimi, forse specializzandi, non facevano nulla se non parlare tra loro.
L'ultima stanza a destra era anch'essa aperta, ci ho guardato dentro, era la farmacia.....tutti, passando, potevano prendere ciò che volevano.
I medici che arrivavano o andavano via, inoltre, si cambiavano nel corridoio dove erano piazzati gli armadietti. Mi è sembrato strano, poco rispettoso della privacy, specie per le donne.
Finalmente il medico si libera, si scusa con noi per il ritardo e ci invita a seguirlo al secondo piano dove, nel frattempo, hanno trasferito il macchinario da utilizzare (utilizzando gli ascensori e senza alcuna accortezza igienica, i lettini sono vecchi e malcombinati).
Ci fa entrare in una stanza e ci dice di attendere. Durante l'attesa notiamo un topolino che scorrazza tranquillo, ci guardiamo esterrefatti, ma decidiamo di non dire nulla per non provocare panico e mettere a repentaglio l'esame.
Ritorna il medico con un assistente il cui compito è quello di preparare ed iniettare in vena la soluzione di contrasto che altro non è che una soluzione fisiologica (acqua sterile) e piccole quantità di aria e di sangue del paziente in esame.
Noto che l'assistente, piuttosto maldestro, non ha i guanti, li metterà in un secondo tempo dopo un cenno piuttosto severo del medico.
Finalmente si fa la visita. Il medico sembra preparato, ci da tutte le spiegazioni del caso, e referta l'esame.
Nel frattempo si son fatte le 16.
Questa è la sanità in Italia, bisogna ritenersi fortunati se si incontra il bravo medico, quello coscienzioso che fa il suo lavoro con passione ed abnegazione, ma è sempre più difficile, ci sono troppi raccomandati, arrivati alla laurea con calci in culo e assunti per voti di scambio o per scambio di favori.
Qualcosa funziona, ma le falle sono ancora tante.
Valutare i pro e i contro è di facile deduzione.
Alla prossima.
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