mercoledì 19 novembre 2014

E' UFFICIALE : GLI USA HANNO RUBATO L'ORO DELL'UCRAINA. - traduzione Bosque Primario

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FONTE CLUBORLOV (BLOG)
E’ ufficiale: Gli USA hanno rubato l'oro dell' Ucraina

Solo questosi scopre che le voci che giravano alla fine avevano ragioneAlmeno una parte della ragione per cui il  Dipartimento di Stato e la CIA hanno organizzato un colpo di stato in Ucraina - che ha rovesciato il suo governo democraticamente eletto per installare un regime neo-nazista fantoccio -per rubare l'oro dell'Ucraina.



 
Si diceva che poco dopo il colpo di stato l'oro fosse stato tranquillamente caricato su un aereo per portarlo negli Stati UnitiOra arriva la rivelazione ufficiale:l'Ucraina non ha più riserve auree. 
L'oro è stato venduto per pagare una fallimentare campagna militare in Ucraina orientale e per sostenere ancora per un qualche tempo  il prezzo dell'oro nel mercato fasullo dell'oro-di-carta. A questo punto c'è solo da aspettarsi che una volta che il risultato di questa "correzione" si esauriràil prezzo dell'oro schizzerà alle stelleil dollaro crollerà come un sasso e gli americani dovranno  aggiungere  anche la parola"iperinflazione" alla lunga lista dei loro guai.

Massoneria, libro shock del gran maestro Magaldi: “Ecco i potenti nelle logge”. - Gianni Barbacetto e Fabrizio DEsposito

Massoneria, libro shock del gran maestro Magaldi: “Ecco i potenti nelle logge”

Centinaia di nomi, tra cui Napolitano, Obama, Draghi, Bin Laden e Papa Giovanni XXIII. Tutti "fratelli" secondo l'autore del volume presentato domani a Roma. Che però dice: "Le prove le esibiscono soltanto se me le chiede il giudice".


Esistono i massoni e i supermassoni, le logge e le superlogge.
Gioele Magaldi, quarantenne libero muratore di matrice progressista, ha consegnato all’editore Chiarelettere (che figura tra gli azionisti di questo giornale) un manoscritto sconcertante e che sarà presentato domani sera alle 21 a Roma, a Fandango Incontro. 
Il libro, anticipato ieri dal sito affaritaliani.it, è intitolato: "Massoni società a responsabilità illimitata", ma è nel sottotitolo la chiave di tutto: "La scoperta delle Ur-Lodges"

Magaldi, che anni fa ha fondato in Italia il Grande Oriente Democratico, in polemica con il Grande Oriente d’Italia, la più grande obbedienza massonica del nostro Paese, in 656 pagine apre ai profani un mondo segreto e invisibile: tutto quello che accade di importante e decisivo nel potere è da ricondurre a una cupola di superlogge sovranazionali, le Ur-Lodges, appunto, che vantano l’affiliazione di presidenti, banchieri, industriali
Non sfugge nessuno a questi cenacoli. 
Le Ur-Lodges citate sono 36 e si dividono tra progressiste e conservatrici e da loro dipendono le associazioni paramassoniche tipo la Trilateral Commission o il Bilderberg Group. Altra cosa infine sono le varie gran logge nazionali, ma queste nel racconto del libro occupano un ruolo marginalissimo. Tranne in un caso, quello della P2 del Venerabile Licio Gelli.

I documenti che mancano sono a Londra, Parigi e New York. 
Prima però di addentrarci nelle rivelazioni clamorose di Massoni è d’obbligo precisare, come fa Laura Maragnani, giornalista di Panorama che ha collaborato con Magaldi e ha scritto una lunga prefazione, che l’autore non inserisce alcuna prova o documento a sostegno del suo libro, frutto di un lavoro durato quattro anni, nei quali ha consultato gli archivi di varie Ur-Lodges. 
Tuttavia, come scrive l’editore nella nota iniziale, in caso di “contestazioni” Magaldi si impegna a rendere pubblici gli atti segreti depositati in studi legali a Londra, Parigi e New York
Detto questo, andiamo al dunque non senza aver specificato che tra le superlogge progressiste la più antica e prestigiosa è la Thomas Paine (cui è stato iniziato lo stesso Magaldi) mentre tra le neoaristocratiche e oligarchiche, vero fulcro del volume, si segnalano la Edmund Burke, la Compass Star-Rose, la Leviathan, la Three Eyes, laWhite Eagle, la Hathor Pentalpha.
Tutto il potere del mondo sarebbe contenuto in queste Ur-Lodges e finanche i vertici della fu Unione Sovietica, a partire da Lenin per terminare a Breznev, sarebbero stati superfratelli di una loggia conservatrice, la Joseph de Maistre, creata in Svizzera proprio da Lenin. Può sembrare una contraddizione, un paradosso, ma nella commedia delle apparenze e dei doppi e tripli giochi dei grembiulini può finire che il più grande rivoluzionario comunista della storia fondi un cenacolo in onore di un caposaldo del pensiero reazionario. In questo filone, secondo Magaldi, s’inserisce pure l’iniziazione alla Three Eyes, a lungo la più potente Ur-Lodges conservatrice, di Giorgio Napolitano, attuale presidente della Repubblica e per mezzo secolo esponente di punta della destra del Pci: “Tale affiliazione avvenne nello stesso anno il 1978, nel quale divenne apprendista muratore Silvio Berlusconi. E mentre Berlusconi venne iniziato a Roma in seno alla P2 guidata da Licio Gelli nel gennaio, Napolitano fu cooptato dalla prestigiosa Ur-Lodge sovranazionale denominata Three Architects o Three Eyes appunto nell’aprile del 1978, nel corso del suo primo viaggio negliStati Uniti”.

Altri affiliati: 
Papa Giovanni XXIII, Bin Laden e l’Isis, Martin Luther King e i Kennedy

C’è da aggiungere, dettaglio fondamentale, che nel libro di Magaldi la P2 gelliana è figlia dei progetti della stessa Three Eyes, quando dopo il ‘68 e il doppio assassinio di Martin Luther King Robert Kennedy, le superlogge conservatrici vanno all’attacco con una strategia universale di destabilizzazione per favorire svolte autoritarie e un controllo più generale delle democrazie. “Il vero potere è massone”. E descritto nelle pagine di Magaldi spaventa e fa rizzare i capelli in testa. 
Dal fascismo al nazismo, dai colonnelli in Grecia alla tecnocrazia dell’Ue, tutto sarebbe venuto fuori dagli esperimenti di questi superlaboratori massonici, persino Giovanni XXIII (“il primo papa massone”), Osama bin Laden e il più recente fenomeno dell’Isis
In Italia, se abbiamo evitato tre colpi di Stato avallati da Kissinger lo dobbiamo a Schlesinger jr., massone progressista.

L’elenco di tutti gli italiani attuali spiccano D’Alema, Passera e PadoanIl capitolo finale è un colloquio tra Magaldi e altri confratelli collaboratori con quattro supermassoni delle Ur-Lodges. Racconta uno di loro, a proposito del patto unitario tra grembiulini per la globalizzazione: “Ma per far inghiottire simili riforme idiote e antipopolari alla cittadinanza, la devi spaventare come si fa con i bambini. Altrimenti gli italiani, se non fossero stati dei bambinoni deficienti, non avrebbero accolto con le fanfare i tre commissari dissimulati che abbiamo inviato loro in successione: il fratello Mario Monti, il parafratello Enrico Letta, l’aspirante fratello Matteo Renzi. Per non parlare del “venerabilissimo” Mario Draghi, governatore della Bce, affiliato a ben cinque superlogge. 
Ecco l’elenco degli italiani nelle Ur-Lodges: 
Mario Draghi, Giorgio Napolitano, Mario Monti, Fabrizio Saccomanni, Pier Carlo Padoan, Massimo D’Alema, Gianfelice Rocca, Domenico Siniscalco, Giuseppe Recchi, Marta Dassù,Corrado Passera, Ignazio Visco, Enrico Tommaso Cucchiani, Alfredo Ambrosetti, Carlo Secchi, Emma Marcegaglia, Matteo Arpe, Vittorio Grilli, Giampaolo Di Paola, Federica Guidi
Berlusconi, invece, avrebbe creato una Ur-Lodge personale, la Loggia del Drago. Bisognerà aspettare le “contestazioni”, per vedere le carte di Magaldi.

Spese pazze, il summit dei consiglieri indagati: “Politica? Concentrato di idioti”

Spese pazze, il summit dei consiglieri indagati: “Politica? Concentrato di idioti”

Ecco quello che la Casta dice, quando si riunisce a porte chiuse. A rivelarlo sono le 200 pagine delle conversazioni dei capigruppo dei partiti, mattatore Marco Monari (Pd), registrate di nascosto da Andrea De Franceschi (M5S) e finite agli atti dell’inchiesta sulle spese pazze in Regione Emilia Romagna.

Da “Gabanelli troia” a “sulla foto di Monti ci piscio sopra”. Da “dopo Fiorito il mondo è cambiato” a “il prezzo del caffè, se dobbiamo pagarlo noi, facciamolo abbassare”. Da “i giornalisti servi della gleba” fino al tentativo di “lavare le mutande sporche”. Ecco quello che la Casta dice, quando si riunisce a porte chiuse. A rivelarlo sono le 200 pagine delle conversazioni dei capigruppo dei partiti, registrate di nascosto da un collega e finite agli atti dell’inchiesta sulle spese pazze in Regione Emilia Romagna. I toni sono a volte preoccupati a volte invece scherzosi e provocatori. Siamo nel 2012, ultimi mesi del governo di Mario Monti. E’ appena esploso lo scandalo rimborsi del consigliere del Lazio Franco Fiorito. E di lì a poco il presidente del Consiglio firmerà il decreto per tagliare vitalizi (futuri). A Bologna, il consiglio guidato dal governatore Pd Vasco Errani, ha appena saputo delle indagini della procura. E cerca di correre ai ripari. L’ex consigliere M5s Andrea Defranceschi si presenta alla riunione dei capigruppo con un registratore e documenta segretamente le quasi tre ore di conversazione. Raccoglie “a strascico”. Battute e affermazioni seriose si mischiano. Il risultato è un testo che diventa un ritratto senza filtri della classe dirigente.
Obiettivo dell’incontro, presenti quasi tutti i capigruppo dei partiti e il presidente del consiglio regionale Matteo Richetti, è trovare un accordo su una nuova normativa regionale da votare in aula per limitare i danni almeno per il futuro. Ma a preoccupare è principalmente il passato: tutti hanno chiesto rimborsi e non capiscono dove potrebbero arrivare le indagini portate avanti in quel momento sia dalla procura della Repubblica che dalla Corte dei conti. Due anni dopo quelle stesse indagini porteranno agli attuali 41 consiglieri indagati e tutti i presenti a quella riunione sono nella lista: lo stesso Defranceschi, Marco Monari capogruppo del Partito democratico, Roberto Sconciaforni della Federazione della Sinistra, Liana Barbati dell’Italia dei valori, Gian Guido Naldi capogruppo di Sinistra ecologia e libertà, il capogruppo ora deceduto della Lega Nord, Luigi Giuseppe Villani del Pdl. In pratica una classe politica che non c’è più: nessuno di loro è stato ricandidato alle prossime elezioni del 23 novembre. Ma non solo: Monari in un secondo incontro, sempre registrato di nascosto e sempre agli atti dell’inchiesta, dirà: “Report con quella troia della Gabanelli”. Dopo la pubblicazione sui giornali delle conversazioni, il politico si è autosospeso dal partito.
“Il tentativo di portare le mutande in lavanderia”
Nella conversazione registrata di nascosto, la cui trascrizione Ilfatto.it ha potuto leggere, il più attivo nella discussione è proprio il capogruppo Pd Marco Monari. Sembra il più lucido nel capire che il lavoro degli inquirenti sarà certosino: “La sostanza è che nei rendiconti c’è tutto e se uno è capace, cioè ha fatto la seconda magistrale e mette due fogli contro il vetro vede gli incroci, punto, bisogna saperlo… perché poi le mosse che facciamo per il futuro, cioè tentativo di portare le mutande in lavanderia”. Interviene Naldi di Sel: “Sono per il futuro”. Poi Monari riprende: “Sono per il futuro! Ma bisogna che il messaggio venga fuori chiaro eh!! Chiaro!! Perché i giornali li leggono anche loro, non li leggiamo solo noi, anzi li leggono meglio loro di noi perché li tengono alimentati”. Il riferimento potrebbe essere in questo punto ai magistrati che stanno portando avanti l’indagine, anche se il consigliere Pd non li cita mai esplicitamente: “Se vogliamo fare la discussione seria … tra gente che ha a cuore la baracca, non la ditta, la baracca, che la ditta è un’altra cosa, ognuna c’ha la sua (…) Ve lo dico perché il rendiconto sono i rendiconti eh, c’è tutto! Quello che vogliono i giornalisti, il panino con la mortadella”.
“Davanti a Fiorito a Porta a Porta abbiamo finito tutti”
Monari continua il suo monologo e se la prende con lo scandalo dei rimborsi del consigliere del Lazio Franco Fiorito che avrebbe rovinato tutti i colleghi. “E’ cambiato il mondo, punto. Questo … non c’è bisogno di … è cambiato il mondo. E’ cambiato il mondo e … mentre cambiava il mondo c’è chi ha dato delle risposte, chi ha puntato di dar delle nuove, chi ha tentato di darne un’altra, non voglio fare una graduatoria, per esempio Defranceschi ha immediatamente capito che era meglio togliersi dai coglioni evidentemente la questione di mettere tutto online”. Mettere le spese in rete è per Monari una scocciatura, ma che nella nuova fase post Fiorito diventa necessaria. Almeno così argomenta Monari: “Cioè uno si fa propri i difensori che si sono difesi buttando la palla in tribuna ma male, ma male. Porta a Porta l’abbiamo visto tutti … uno può anche difendere la sua posizione, per l’amor di Dio, ma quando arriva a dire che ha comprato un SUV, perché quando i soldi gli arrivano sul conto corrente, non son più del gruppo ma son soldi suoi ..”. E qui il consigliere si mette a battere le mani e poi continua: “Abbiam già finito tutti, capito? Cioè davanti a Fiorito a Porta Porta abbiamo finito tutti, perché non è che uno arriva e dice: sì va beh io quello … un cabaret di pastine … eh, dove sei andato con le paste? Al compleanno di mio cugino. Perché non l’hai pagate coi tuoi? C’è lo scontrino al gruppo! Perché c’è lo scontrino al gruppo ragazzi, c’è! C’è, cioè è inutile che ci guardiamo con le facce beote eccetera, c’è!”. Intorno i colleghi scoppiano a ridere.
“Ciò che non è raccontabile, non si può più fare”
Siamo a fine settembre 2012. L’obiettivo della riunione dei capigruppo sarebbe di arrivare al primo gennaio 2013 con nuove regole. I cittadini dell’Emilia Romagna altrimenti non capirebbero. È ancora il capogruppo Pd a parlare: “Tutto quello che non è raccontabile non si può più fare. Quindi la fattura del convegno, la fattura dell’iniziativa, la fattura eh… è raccontabile, perché? Perché è diciamo una rappresentazione di un gruppo politico che fa delle cose politiche. La rappresentazione del soggetto singolo consigliere regionale, non è colpa di Monari né colpa di Defranceschi né di Villani né di Richetti eccetera, viene attribuita al soggetto singolo e quindi tutto quello che fai per te, con i soldi che prendi, lo puoi pagar di tasca tua, non importa che mi rompi i coglioni e mi aggiungi anche delle pezze d’appoggio che continuo a pagare io”. Monari lascia insomma intendere che è finito per molti consiglieri il tempo di mettere anche le spese private in conto alla Regione: “Quindi non si può più fare. Ora, tutto quello che è stato fatto fino adesso è difficile da spiegare. Se conveniamo su questo… bisogna fare una mossa credibile che lanci anche il messaggio che abbiamo capito, non siamo scemi …”. Naldi di Sel commenta: “Gli italiani si son rotti i coglioni”. E Monari: “Gli italiani si son rotti i coglioni e noi dal 1° gennaio arriviamo lavati e stirati o sperando che capiscano anche loro tutto quello che… se no!”.
L’allora consigliere democratico fa poi riferimento a Paolo Nanni, il consigliere Idv della legislatura 2005-2010 che ha recentemente patteggiato una pena per peculato. Il suo caso è stato il primo in Emilia Romagna ad attirare l’attenzione della magistratura sull’uso dei soldi dei gruppi regionali: “Non è che attorno a questo tavolo possiamo dire dalli a Nanni, dalli a Nanni, dalli a Nanni! Vogliamo far… pensiamo di lavarci così le mani? Alla Ponzio Pilato! Nanni? Ah… è un ragazzo che sbaglia, eh. Crea imbarazzo!”. Poi l’esponente democratico gela la sala: “Non so quanti Nanni ci sono qua dentro!”.
“Quello della politica è un concentrato di idioti”
Infine è Monari stesso a concludere: “Vogliamo fare lo striscione e adesso accoppateci tutti? Siam lì eh cioè! Secondo me ci vuole una legge”. Poi mentre parla di come portare la nuova legge in aula si lascia andare a un commento sui suoi colleghi di partito: “Quello della politica è un concentrato di idioti… Il Pd è un partito grande, ci sono molti idioti”.
“Giornalisti teste di minchia”
Infine ci sono gli insulti ai giornalisti (per i quali Monari ha già chiesto scusa): “Quelle teste di minchia che son qua sotto, che sono i servi della gleba di un’altra casta molto più potente della nostra, ma loro non lo sanno, sono pagati in nero, 8 euro a pezzo,darebbero via le chiappe pur di firmare perché pensano legittimamente, son tutti ragazze e ragazzi giovani, a una prospettiva di carriera quindi a loro li perdono, a chi li strumentalizza purtroppo no”.
“Devo licenziare delle persone, ma non solo una…”
Durante la riunione c’è anche chi teme che il ciclone non travolga i propri collaboratori: “Lo dico perché devo licenziare delle persone, credo… ma non una… eee!”, spiega Naldi di Sel. Il presidente del consiglio regionale Matteo Richetti (oggi deputato Pd) prova a fare un ragionamento in termini di realistiche riduzioni: “Secondo me siamo nelle condizioni di poter costruire una riduzione dell’importo complessivo del 30% che sono tanti soldi”. Ma poi Richetti precisa: “Ovviamente si deve costruire secondo me senza lasciare a casa persone, e provando dare sostenibilità a questo nuovo importo, e stiamo parlando di oltre 1 milione di euro, ma che è anche un’altra indicazione che deve venire… che deve venire in maniera condivisa e… e convinta da … dai gruppi consiliari e dai partiti”.
“Sono soprattutto cene e rimborsi chilometrici”
Oltre a Monari, che monopolizza in gran parte le tre ore di riunione, bisogna segnalare anche gli interventi di Richetti, che sono di tutt’altro tenore. Ad esempio, il presidente del consiglio regionale prova a indicare quali possano essere i correttivi per una nuova legge su rimborsi dei gruppi in Regione. “C’è un buco in questa cosa, per cui è evidente che io, penso noi dobbiamo sottoporre a partire della gestione 1° gennaio 2013, oltre il tema del controllo dei Sindaci revisori, la capigruppo deve dare mandato all’ufficio di Presidenza di verificare la possibilità di stipulare una convenzione con la Corte dei Conti e sottoporre alla Corte dei Conti il controllo anche dei bilanci dei gruppi consiliari. Penso alla Corte dei Conti perché… ovviamente si può discutere, un soggetto privato, un soggetto terzo selezionato come volete… siamo comunque nell’ambito di un… di un controllo verificabile dal soggetto preposto a verificare la regolarità di qualunque bilancio pubblico o qualunque soggetto che faccia il bilancio con soldi pubblici, per cui io sarei per andare direttamente alla fonte di controllo principale su quello che è ogni tipo di livello della pubblica amministrazione”. Poco dopo Richetti chiarisce quali saranno poi le note dolenti dell’indagine (ai 41 consiglieri verranno poi contestate quasi 3 milioni di rimborsi che non sarebbero leciti): “Non nascondiamoci”. Poi spiega: “La parte più critica delle spese ce l’abbiamo proprio su questo: pranzi, cene e rimborsi chilometrici siccome io penso che il tema non sia solo dare qualche segnale, ma un cambio radicale che ha un costo alto, non so… non in termini economici, in termini di agibilità e di strumenti, rimangono consentite ai gruppi tutte quelle spese che sono oggettivamente inerenti al funzionamento, alle iniziative, che sono supportate da una fattura, da un contratto di servizio, da un consulenza che produce ovviamente un riscontro e su questo tentare un passo in avanti”.

Paola Taverna.



Se dovessi andare in giro a ricevere applausi manovrati dalla claque e stringere le mani a controfigure mi chiamerei Renzi, invece mi chiamo Paola Taverna e capisco la rabbia delle persone che ho incontrato oggi, non la cavalco e non vado a fare campagna elettorale. 
Me ne frego se dopo due ore che ho parlato con decine di persone, tutto quello che passerà sui giornali saranno due controfigure che mi contestano. 
Ho mani libere e coscienza pulita tanto da sapere di non avere responsabilità se oggi le periferie sono abbandonate a se stesse. 
Sono entrata in quei palazzi proprio per questo ma il sistema tanto perfetto ha fatto si che oggi nella stessa periferia che mi ha visto crescere io venga percepita come una "politica". Quando si spegneranno i riflettori, quando qualche comitato avrà garantito il nome di pochi nella prossima lista, quando tor sapienza verrà dimenticata, come Quarticciolo, come tor pignattara avrò modo di incontrare chi ha veramente voglia di cambiare questo paese. Se credono che chi era lì oggi per garantire l'incontro di domani con Marino possa scoraggiarmi dal mio sogno di cambiare questo sistema vuol dire che non ci conoscono ancora. 
Tempo al tempo... i 1000 gg di Renzi sveleranno tante cose. 
Cittadini con l'elmetto dentro le istituzioni altro che politici.

https://www.facebook.com/Paola.Taverna.M5S/posts/716793275078263?fref=nf&pnref=story

Gli allievi di Bari.

Allievi

Vento teso e pioggerellina gelida: così ci ha accolto Bari qualche giorno fa. Ci vuole ben altro, però, per scoraggiare chi ha intrapreso un viaggio in aereo, per scoprire le  specialità del cibo di strada pugliese. Così ho trascinato mia moglie a N-ddèrr’a la lanze, vecchio porto della città, dove sotto una tettoia c’è una sfilata di banchi adibiti alla vendita di pesce freschissimo.

Damiano, vecchio amico e nostra guida, ci racconta che venire qui a mangiare pesce crudo è il rito della domenica mattina per molte famiglie baresi da molti secoli prima dell’apparizione in Italia del primo sushi bar. Pesce, ho scritto, ma per essere più preciso avrei dovuto dire soprattutto molluschi, crostacei ed echinodermi. Fra questi, le seppioline che ho fotografato e assaggiato.

Qui si chiamano allievi o meglio allìive. Anche il modo di servirtele ha un che di rituale. Il pescatore tuffa un piatto della bilancia in una tinozza piena d’acqua di mare, riempiendolo per un quarto, e poi ci adagia gli allievi nel numero che tu gli hai indicato.

Ne ho mangiati due. Sapidi e appena un po’ metallici. Per descriverne la consistenza mi viene in mente un termine dell’italiano regionale campano: callosi. Respingono la stretta dei denti con elasticità, poi cedono di botto, lacerandosi con un taglio perfetto. Danno soddisfazione a chi ama masticare.

Di solito qui si trovano anche polpi, cozze, cozze pelose, altri frutti di mare e soprattutto ricci, che insieme agli allievi fanno impazzire i baresi. Ma oggi non è domenica, fa freddo e piove, perciò pochi sono andati a pescare e meno ancora sono rimasti qui a vendere. Mi tocca tornarci in un’altra stagione.

martedì 18 novembre 2014

CHE COSA SIGNIFICA LA PARTENZA ANTICIPATA DI PUTIN DAL SUMMIT DEI G20 ?

Putin

Come sappiamo, il «tenebroso» ha abbandonato il summit G20 prima del tempo, senza partecipare agli eventi della seconda giornata. È un gesto molto simbolico, al quale è impossibile non prestare attenzione.

Dal punto di vista del protocollo internazionale, la partenza anticipata di un capo delegazione di stato a riunione internazionale in corso è accettabile nei seguenti casi:


    •    Problema di salute del capo delegazione, tale da esigere un suo ritorno immediato
    •    Avvenimento di carattere personale che necessita di un suo ritorno immediato               (problemi familiari, ecc…)
    •    Avvenimenti politici che esigono la partenza del capo delegazione (colpo di Stato, guerra, catastrofe naturale, ecc….)


Tali motivazioni sono considerate valide e non rappresentano una violazione del protocollo né implicano conseguenze politiche.

Dal punto di vista del diritto internazionale è inaccettabile ogni altra motivazione di abbandono prima del termine della riunione, poiché costituirebbe una flagrante violazione del protocollo oltre che l’espressione evidente di una mancanza di rispetto verso lo Stato che ospita la riunione. Si tratterebbe altresì di una mancanza di rispetto verso gli Stati che partecipano alla riunione.
Probabilmente nel corso di una delle riunioni dei BRICS Vladimir Putin aveva fatto cenno alla sua decisione di abbandonare la riunione, e forse ne aveva fatto menzione anche ai capi di alcuni stati (Germania, Francia, Italia) nel corso dei colloqui di Brisbane, ed è possibile che la fuga derivi proprio da uno degli ex membri di delegazione di questi stati.

In linea di principio, la conseguenza più probabile di un simile atto sarebbe un significativo deterioramento dei rapporti bilaterali, fino al richiamo in patria dell’ambasciatore australiano in Russia per chiarimenti. Così, il «canguro Tony Abbott» che minacciava di «attaccare Putin» ha ricevuto nel linguaggio delle relazioni internazionali una sonora sconfitta.
Un altro dettaglio. La dichiarazione di Vladimir Putin secondo la quale «lunedì bisogna andare a lavorare», tradotta nel linguaggio internazionale significa: «il summit si è rivelato inutile, ha fallito nel tentativo di risolvere alcuni dei maggiori problemi nelle relazioni internazionali sia nel campo della politica sia nel campo dell’economia. Anziché essere una piattaforma di lavoro capace di risolvere alcuni dei principali problemi dell’umanità, il summit non è stato altro che un passatempo». Di fatto, un ulteriore oltraggio agli organizzatori del Forum e ai suoi partecipanti, grazie ai quali il forum sarebbe stato infruttuoso.

Da un punto di vista politico, questo gesto significa che non è stata presa alcuna decisione riguardo alle questioni in gioco fra le parti. Ognuno è rimasto nelle proprie posizioni in merito alla finanza internazionale, agli strumenti per risolvere la crisi, all’ISIS, alla Siria, all’Ucraina, così come in merito a tutta un’altra lunga serie di questioni.
Ora è probabile che cominci una guerra diplomatica su larga scala fra Russia da una parte e Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada e Australia dall’altra, a suon di dichiarazioni di «persona non gradita», richiami di ambasciatori, evacuazioni del personale delle ambasciate, e così via.

Primo aggiornamento: Putin ha fatto tutto correttamente, in maniera dimostrativa, esemplare e dura, benché conforme a ciò che era necessario. 


Ho attirato la vostra attenzione sulla violazione del protocollo per sottolineare che le relazioni internazionali hanno ormai raggiunto un tale livello di conflitto che al G20 era impossibile risolvere qualunque problema, compresi quelli più importanti. Questo vuol dire che non è stato trovato alcun accordo sull’Ucraina né sull’ISIS, e che quindi da ora in poi tutte le parti saranno libere di prendere le misure necessarie per sparigliare le carte. Nella storia delle relazioni USA – Russia il tempo della diplomazia è terminato, lasciando spazio alle azioni unilaterali che, probabilmente, avranno luogo prima di Natale.

Secondo aggiornamento, dall’agenzia Reuters: subito dopo la partenza di Putin dal summit, e nel corso dell’incontro trilaterale che ha avuto luogo al G20 di Brisbane, il presidente USA Barack Obama, il primo ministro giapponese Shinzo Abe e il primo ministro australiano Tony Abbott hanno dichiarato di voler creare una coalizione contro «l’annessione della Crimea e le azioni volte a destabilizzare la situazione nell’Ucraina orientale». 


http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=14224

Uveite.



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