domenica 8 maggio 2016

Le note di Bach e Prokofiev tra le rovine di Palmira.



In apertura un videomessaggio del presidente russo Vladimir Putin: "Segnale di speranza per la rinascita di Palmira non solo come patrimonio dell'umanità ma anche come liberazione di tutta la civiltà da questo terribile flagello, il terrorismo internazionale"

'Una preghiera per Palmira. La musica fa rivivere le antiche mura'. 

Si intitola così il concerto dell'orchestra sinfonica del teatro Mariinsky di San Pietroburgo che si è tenuto ieri nell'anfiteatro romano della città monumentale di Palmira, un modo per celebrare la vittoria contro il gruppo terroristico Stato islamico, che fino a marzo scorso controllava la città. Ad assistere all'evento, che è stato trasmesso in diretta dalla tv siriana, erano presenti diversi ministri, responsabili dell'esercito nazionale e dell'esercito russo.  A dirigere l'orchestra è stato Valeri Guerguiev, che è anche direttore dell'orchestra sinfonica di Londra e della filarmonica di Monaco. Indossava un cappellino per proteggersi dal sole. Sono stati suonati pezzi di Johann Sebastian Bach, Sergei Prokofiev e Rodion Shchedrin.  

Il concerto si è aperto con un videomessaggio del presidente russo Vladimir Putin, proiettato su uno schermo montato nel teatro. Il capo di Stato ha sottolineato che l'evento è un segnale delle "speranze nella rinascita di Palmira non solo come patrimonio dell'umanità ma anche come liberazione di tutta la civiltà da questo terribile flagello, il terrorismo internazionale".  

Lo scorso 27 marzo l'esercito siriano, sostenuto dall'aviazione russa, recuperò il controllo di Palmira, che è stata controllata dall'Isis per 10 mesi. La località, famosa per le rovine greco-romane, è inclusa nella lista del patrimonio mondiale dell'Unesco. Nel periodo in cui la città è rimasta in mano all'Isis, i jihadisti hanno fatto saltare in aria i templi di Bel e Bal Shamin, come pure l'arco di trionfo, e hanno minato la zona. L'agenzia di stampa di Stato siriana Sana ha riferito oggi che gli artificieri russi che hanno lavorato a Palmira dopo la cacciata dell'Isis hanno disattivato 18mila ordigni esplosivi disseminati su 825 ettari e 8.500 case. - 

http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Palmira-concerto-tra-le-rovine-del-sito-rinascita-dopo-liberazione-da-ISIS-musica-bach-prokofiev-messaggio-di-Putin-04abce1b-5ba2-4119-ab58-43c6ef46cc18.html

Anas-Ferrovie, ecco la fusione da 10 miliardi. - Umberto Mancini

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Sarà un colosso da oltre 10 miliardi di fatturato. Gestirà non meno di 42 mila chilometri di reti, tra strade e ferrovie, con circa 75 mila dipendenti. 

Avrà il ruolo di playmaker, dando una regia unica alle infrastrutture per «individuare la migliore risposta alla domanda di mobilità» del Paese, evitando sovrapposizioni, colmando gap storici e mettendo fine a mille gelosie locali.

I numeri e, soprattutto, la filosofia della fusione tra Anas e Fs sono sul tavolo del ministero dell’economia, Pier Carlo Padoan, e di quello delle Infrastrutture, Graziano Delrio. Dettagli, cifre e mission di un matrimonio che va celebrato, almeno nelle intenzioni di Palazzo Chigi, entro l’anno per dar vita ad un soggetto nuovo, «un gruppo infrastrutturale di respiro internazionale», capace di fare massa critica e dunque di competere anche nelle gare all'estero con i big del settore.

I benefici dell’integrazione sono scritti nero su bianco nelle dossier recapitato ai Trasporti e al Tesoro. E verranno evidenziati nei piani industriali che stanno mettendo a punto gli amministratori delegati di Fs e Anas, Renato Mazzoncini e Gianni Vittorio Armani. Il nuovo colosso dovrà in primo luogo definire i fabbisogni di infrastrutture ferroviarie-terrestri secondo un disegno unitario. Coordinare strettamente le strategie di investimento in una «ottica di integrazione e non di competizione». Mettendo in soffitta i conflitti e le gelosie del passato. E’ evidente che tutto questo permetterà di gestire secondo le migliori regole di best practice gli appalti. Anche la progettazione sarà integrata, come chiesto dal ministro Delrio, per migliorare l’intermodalità e l’ottimizzazione della costruzioni dei nodi di interscambi. Insomma, ferrovie, strade, porti e aeroporti dovranno essere sempre più connessi, eliminando i colli di bottiglia.

8 maggio, festa della mamma.



L'amore di una mamma è istintivo e spontaneo, semplice, come questi fiori che dedico a tutte le mamme, compresa me.

venerdì 6 maggio 2016

Roberto Formigoni, la Regione Lombardia gli chiede un risarcimento da 5,6 milioni.

Roberto Formigoni, la Regione Lombardia gli chiede un risarcimento da 5,6 milioni

La richiesta presentata dall'avvocato Domenico Aiello - fra l'altro legale di fiducia dell'attuale governatore Maroni - al processo per corruzione sul caso Maugeri. "Accertate le 'utilità'" ricevute in cambio dei finanziamenti, dallo yacht alla villa in Sardegna al denaro per finanziare la campagna elettorale del Celeste. "Ma la sanità lombarda resta un'eccellenza".

La Regione Lombardia chiede un risarcimento da 5,6 milioni di euro a Roberto Formigoni, cioè l’uomo che l’ha governata per quasi un ventennio. Il Pirellone, infatti, è parte civile nel processo milanese per corruzione e associazione a delinquere a carico dell’ex presidente – in sella dal 1995 e dimessosi nel 2013 sull’onda degli scandali giudiziari che avevano investito giunta e consiglio –  e di altre nove persone sul caso Maugeri, la fondazione sanitaria pavese che secondo l’accusa otteneva finanziamenti dalla Regione in cambio di varie “ultilità” per il governatore.
Per di più a richiesta di risarcimento è stata presentata in aula dall’avvocato Domenico Aiello, che è fra l’altro il legale di fiducia del successore di Formigoni, Roberto Maroni della Lega nord, alleata di Formigoni nella passata legislatura. La richiesta è di 5 milioni e 619 mila euro a titolo di provvisionale. Secondo il legale della Regione, il dibattimento ha accertato “tre diverse utilità” che sarebbero andate come “prezzo” della presunta corruzione “al pubblico ufficiale”, ossia all’ex presidente della Regione Lombardia, per il quale i pm di Milano Laura Pedio e Antonio Pastore nella scorsa udienza hanno chiesto una condanna a 9 anni di carcere.
L’avvocato Aiello ha precisato: “Non sto chiedendo qua i 61 milioni di euro che dalla Fondazione Maugeri sarebbero andati ai presunti intermediari, né i 9 milioni che dal San Raffaele (l’altro ente ospedaliero milanese coinvolto nell’inchiesta, ndr) sarebbero andati sempre agli intermediari, ma come provvisionale immediatamente esecutiva chiediamo 5 milioni e 619mila euro di presunte utilità”. Utilità verso Formigoni che il legale ha diviso in tre generi: i 3,7 milioni di euro per l’utilizzo delle imbarcazioni messe a disposizione dal faccendiere Pierangelo Daccò tra il 2007 e il 2011; 1,3 milioni di maxi-sconto sull’acquisto di una villa in Sardegna che era di Daccò; una terza parte di utilità costituita da soldi “consegnati in contanti a cui si aggiungono 600mila euro per il finanziamento di una campagna elettorale e l’acquisto di biglietti”. Per un totale, appunto, di oltre 5,6 milioni di euro, più basso comunque rispetto ai circa 8 milioni contestati dall’accusa a Formigoni, anche perché il legale della Regione ha escluso dal calcolo “tutti quei benefici che riguardano la promozione per finalità politiche”, come il pagamento di cene.
Tra l’altro, il legale ha spiegato che se l’amico del ‘Celeste’, Alberto Perego, anche lui imputato e ritenuto una sorta di prestanome dell’ex Governatore, non dovesse essere ritenuto beneficiario di parte delle utilità “le voci delle imbarcazioni e della villa a carico di Formigoni vanno ridotte del 50%”. L’avvocato della Regione, inoltre, ha chiesto che i giudici riconoscano anche il risarcimenti danni “legato al profitto del reato”, che però non ha quantificato (non indicando nemmeno provvisionali). E ha chiesto anche il riconoscimento del “danno all’immagine”, oltre che il sequestro conservativo sulle somme già sotto sequestro preventivo “affinché parte di quel denaro sia reintegrato nel servizio pubblico”.
Il legale, che ha parlato dei riscontri processuali sul “mercimonio corruttivo“, ha anche voluto distinguere, però, tra la posizione “del pubblico ufficiale” e quella dei dirigenti della Regione sotto processo, sottolineando che la sanità lombarda comunque “rimane un’eccellenza e io non butto via il bambino con l’acqua sporca”.
Una provvisionale di 3 milioni e mezzo di euro è stata chiesta dall’Agenzia delle Entrate per danni patrimoniali e di immagine a Daccò, all’ex assessore Antonio Simone e all’ex direttore finanziario di Fondazione Maugeri Costantino Passerino, imputati a Milano. La richiesta è stata avanzata in aula dall’avvocato Gabriella Vanadia che ha ritenuto di differenziare le posizioni di Daccò e Simone rispetto a quella di Passerino, tenendo conto che la Fondazione ha già saldato il conto con il fisco. Per tanto nel chiedere ai tre di versare la cifra ha precisato che l’ex direttore amministrativo dovrà concorrere fino alla cifra di 750mila euro.
Il legale, nel sottolineare che i tre imputati hanno arrecato all’Agenzia danni patrimoniali per evasione fiscale e per lo sviamento dell’attività di accertamento e danni di immagine, ha chiesto il risarcimento in sede civile e la loro condanna in sede penale.

Ustica e strage di Bologna, il documento segreto che porta alla Libia.



Nuovi sviluppi sulla pista araba tirata fuori per la prima volta in esclusiva dal Carlino

Bologna, 5 maggio 2016 - Continua a riservare clamorose sorprese il lavoro della commissione Moro che ha scoperto il cablo segretissimo scritto da Beirut dal colonnello dei Carabinieri Stefano Giovannone, uomo vicinissimo ad Aldo Moro. Il documento prova l'esistenza del patto fra Italia e arabi rivelato per la prima volta in esclusiva da QN-Carlino alcuni mesi fa. Il cablo, desecretato dal governo Renzi e trovato durante i lavori della Commissione, dimostra uno scenario alternativo che potrebbe essere stato alla base della strage di Bologna, di quella di Ustica e perfino del rapimento Moro.

Altri documenti "segretissimi", visionati dai parlamentari della commissione Moro, supporterebbero infatti la tesi della pista araba per le stragi del Dc9 e della stazione di Bologna. E sarebbe più opportuno parlare di pista libico-araba, dal momento che in quegli anni c'era il colonnello Gheddafi dietro alle più note sigle del terrore: da Abu Nidal a Carlos, fino all'Armata rossa giapponese.

IL PRESSING DEI SENATORI - Ieri, in una interpellanza presentata in vista della celebrazione solenne il 9 maggio a Montecitorio della Giornata della memoria delle vittime delle stragi e del terrorismo, i senatori Giovanardi, Quagliariello, Compagna, Augello, Di Biagio e Gasparri, hanno chiesto al Presidente del Consiglio di rendere pubbliche le carte relative alle stragi di Ustica e della stazione di Bologna. Gli interpellanti hanno ricordato di aver potuto consultare il carteggio dell'epoca tra la nostra Ambasciata a Beirut e i Servizi segreti a Roma, relativo ai drammatici avvenimenti del 1979 e 1980. Il materiale non è più coperto dal segreto di Stato, ma che, essendo stato classificato come segretissimo, rende penalmente perseguibile anche dopo 36 anni la sua divulgazione. 

http://www.quotidiano.net/ustica-strage-bologna-1.2125346?utm_source=mrsend&utm_medium=email&utm_campaign=newsletter&userid=NL10905

Vitalizi parlamentari, Boeri: "Con il contributivo risparmi per 760 milioni in dieci anni".



Il presidente dell'Inps: "Sistema insostenibile. Applicando le regole in vigore in vigore per tutti gli altri lavoratori italiani si ridurrebbero del 40%". Replica Montecitorio: "Vitalizi gravano sul Parlamento, non sull'Inps".

Roma, 5 maggio 2016 - I vitalizi dei parlamentari" sono quasi il doppio di quanto sarebbe giustificato alla luce dei contributi versati" e il loro sistema "è insostenbile". Lo ha detto il presidente dell'Inps, Tito Boeri, in un'audizione in commissione Affari Costituzionali della Camera. Dai dati risulta che sono circa 2.600 vitalizi in pagamento per cariche elettive alla Camera o al Senato per una spesa di circa 193 milioni nel 2016. "Applicando le regole del sistema contributivo oggi in vigore per tutti gli altri lavoratori italiani all'intera carriera contributiva dei parlamentari - ha osservato Boeri - la spesa per vitalizi si ridurrebbe del 40% scendendo a 118 milioni, con un risparmio, dunque, di circa 76 milioni di euro all'anno (760 milioni nei prossimi 10 anni)".
CRITICA STORICA - Boeri ha sottolineato come "normalmente un sistema a ripartizione (in cui i contributi pagano le pensioni in essere) alimenta inizialmente forti surplus perché ci sono molti più contribuenti che percettori di rendite vitalizie. Nel caso di deputati e senatori, invece, il disavanzo è stato cospicuo fin dal 1978, quando ancora i percettori di vitalizi erano poco più di 500, prova evidente di un sistema insostenibile". "Essendo il numero dei contribuenti fisso - ha detto - questi andamenti erano più che prevedibili. Eppure si è ritenuto per molte legislature di non intervenire. Addirittura si sono resi questi trattamenti ancora più generosi, come testimoniato da una crescita, per lunghi periodi, più accentuata della spesa che del numero di percettori. I correttivi apportati più di recente alla normativa, pur avendo arrestato quella che sembrava una inarrestabile crescita della spesa - ha continuato - non sono in grado di evitare forti disavanzi anche nei prossimi 10 anni". 
I NUMERI - Con le regole attuali - ha sottolineato ancora il presidente dell'Inps - la spesa per vitalizi è destinata a eccedere anche nel prossimo decennio di circa 150 milioni l'anno i contributi versati da deputati e senatori. Applicando le regole del sistema contributivo oggi in vigore per tutti gli altri lavoratori italiani all'intera carriera contributiva dei parlamentari, la spesa per vitalizi si ridurrebbe del 40%, scendendo a 118 milioni. Vi sono 117 ex-deputati e senatori con lunghe carriere contributive per i quali il ricalcolo potrebbe comportare un incremento del vitalizio. I risparmi derivanti dal ricalcolo contributivo salirebbero a circa 79 milioni se la correzione alla luce del ricalcolo contributivo avvenisse solo al ribasso, tenendo conto del fatto che per la stragrande maggioranza degli ex-parlamentari ha ricevuto un trattamento di favore rispetto agli altri contribuenti. 
I RISPARMI E L'IMPATTO - "Supponendo poi che il rapporto fra vitalizi in essere e vitalizi ricalcolati sia lo stesso per i consiglieri regionali, il risparmio complessivo in caso di ricalcolo per l'insieme delle cariche elettive - ha avvertito ancora Boeri - salirebbe a 148 milioni di euro circa per il solo 2016 (e circa un miliardo e 457 milioni sui primi 10 anni presi in considerazione dalle nostre simulazioni). Si tratta, dunque, di misure non solo simboliche, ma in grado di contribuire in modo significativo alla riduzione della spesa pubblica o al finanziamento di programmi sociali". "I correttivi apportati più di recente alla normativa, pur avendo arrestato quella che sembrava una inarrestabile crescita della spesa - ha concluso Boeri - non sono in grado di evitare, come si vedrà, forti disavanzi anche nei prossimi 10 anni".
LA REPLICA DEI DEPUTATI - A stretto giro arriva la precisazione di Montecitorio: "Le valutazioni espresse dal Presidente dell'Inps Tito Boeri quanto alla sostenibilità del sistema dei vitalizi per i parlamentari sono ben note all'amministrazione della Camera dei deputati". E si sottolinea: "Gli oneri derivanti sia dal nuovo sistema contributivo, che dal sistema dei vitalizi in vigore in precedenza, gravano interamente ed esclusivamente sui bilanci interni di Camera e Senato, e non dell'Inps". Poi la nota continua: "Come lo stesso presidente Boeri ha ricordato i vitalizi non esistono più dalla scorsa legislatura, gennaio 2012, quando l'Ufficio di Presidenza della Camera deliberò l'abbandono del sistema che era stato adottato fin dalla prima legislatura repubblicana, introducendo un trattamento pensionistico dei parlamentari basato su un sistema di calcolo contributivo analogo a quello vigente per i pubblici dipendenti. Per avere diritto alla pensione, un parlamentare deve aver svolto la funzione per almeno 5 anni e aver compiuto i 65 anni di età. All'esame della Prima commissione della Camera ci sono ulteriori ipotesi di riforma, sempre nell'ottica di allineare il trattamento per i parlamentari a quello ordinario. E' infine utile ricordare che gli oneri derivanti sia dal nuovo sistema contributivo, che dal sistema dei vitalizi in vigore in precedenza, gravano interamente ed esclusivamente sui bilanci interni di Camera e Senato, e non dell'Inps".

LA CASINA DELLE CIVETTE, IL MUSEO CHE SEMBRA USCITO DA UN LIBRO DI FAVOLE (FOTO). - Dominella Trunfio

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Il Museo della Casina delle Civette si trova all’interno del parco di Villa Torlonia a Roma ed è una delle bellezze nascoste della Capitale. Il suo nome deriva dal fatto che le civette sono uno decori ricorrenti nelle vetrate e nelle maioliche.
Fino al 1938 la Casina delle Civette era stata la dimora del principe Giovanni Torlonia junior, all’epoca era conosciuta come Capanna svizzera per via del suo aspetto molto simile a quello di un rifugio alpino.
Oggi è invece, è un museo che sembra uscito da un libro di favole. Ideata nel 1840 da Giuseppe Jappelli su commissione del principe Alessandro Torlonia, la Casina delle Civette è si è trasformata nel tempo, infatti se prima l’architettura appariva rustica adesso ha un aspetto raffinato con porticati, torrette e logge.
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Ma sicuramente sono le sue decorazioni a lasciare a bocca aperta. Ci sono maioliche colorate e vetrate che raffigurano civette, fate, cigni, pavoni ma anche nastri, farfalle e rose. 
E’ proprio per le vetrate con due civette che il nome dell’edificio è stato cambiato,ma in realtà questo uccello viene ripreso anche in altre decorazioni e nel mobilio voluto dal principe Giovanni, amante dei simboli esoterici.
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Se all’esterno si intravede anche un tocco liberty, all’interno vi sono sculture in marmo, ferro battuto, mosaici, legni intarsiati e decorazioni pittoriche. Le vetrate sono state prodotte su disegni di Duilio Cambellotti, UmbertoBottazzi, Vittorio Grassi e Paolo Paschetto.
L’edificio venne distrutto durante la Seconda guerra mondiale, solo nel 1978 la Casina delle Civette fu acquisita dal comune di Roma, ma nel 1991 un incendio distrusse ulteriormente la villa.

Casina delle civette, le vetrate

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Dopo un lungo lavoro di restauro durato cinque anni, la Casina delle Civette è oggi uno spazio restituito alla città e sicuramente uno dei più affascinanti per grandi e piccini.

Casina delle Civette, orari e prezzo biglietto

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Orari
da martedì a domenica ore 9.00-19.00
24 e 31 dicembre ore 9.00-14.00
La biglietteria chiude 45 minuti prima
Consulta qui il prezzo dei biglietti.