Come molti sanno, l’unica funzione nell’ecosistema del partito ossimoro Italia Viva è quella di mettere i bastoni tra le ruote al governo Mazinga, “voluto” peraltro proprio da Renzi (e Grillo), aprendo così le porte al peggiore destra-destra-centro d’Europa. Le fibrillazioni in seno al governo sono quasi tutte firmate Renzi. Le ultime riguardano la revoca delle concessioni autostradali, in nome di quella cosa serissima (il garantismo) trasformata dai berluscorenziani in barzelletta. Non male anche Lucianone Nobili, che quando c’è da urlare a caso è sempre in prima fila. Ascoltiamolo: “Un’azienda dà 60 mila euro a Open: perquisizioni, accuse, aperture dei Tg. La stessa azienda ne dà poi 600 mila a Casaleggio e 240 mila al blog di Grillo. Tutti zitti: media proni, giudici silenti”. Allude alle notizie (Corriere della Sera) sui finanziamenti della società Moby a Casaleggio e al blog di Beppe Grillo. La società Moby di Onorato avrebbe cercato sponde non solo appoggiando Renzi e finanziando la fondazione Open, ma versando pure denaro per sostenere il blog dell’ex comico e la Casaleggio Associati.
È ovvio che questa strategia è stata finemente pensata dalla Diversamente Lince di Rignano. Cosa ha fatto, dalla nascita del Conte II a oggi, Matteo Renzi? E cosa ha ottenuto? Breve riassunto.
Renzi si è sempre messo di traverso quando il governo poteva fare qualcosa di buono (revoca concessioni, lotta all’evasione, no al bavaglio, sì al processo a Salvini sulla Gregoretti, stop alla prescrizione); è stato travolto dal caso Fondazione Open; secondo l’ultimo numero dell’Espresso, Renzi ha potuto restituire il prestito di 700 mila euro (per la nuova casa) grazie al manager Lucio Presta, che gli avrebbe dato 500 mila euro come compenso per il documentario su Firenze andato in onda su Discovery nel 2018. Solo che Discovery, a Presta, per quel programma avrebbe dato 20 mila euro. Perché allora quei 480 mila euro di disavanzo? Renzi ha poi ritardato la Sugar Tax, tassa sacrosanta e giustissima, spacciando peraltro una lieve dilazione nel tempo per vittoria politica campale; in questi mesi è diventato definitivamente il clone di Johnny Pappagorgia; ha deciso di emulare Salvini nella comunicazione “guastatrice” sui social, creandosi pure lui una Bestia; si è ridotto, pur di inseguire il Cazzaro Verde, a fare gli stessi post sulla Nutella; ha detto a Conte che deve trasformarsi in Super Pippo (sic); ha vomitato un discorso al Senato in cui è riuscito a ricordare il peggior Craxi, infarcendo il delirante monologo di errori storici marchiani (per esempio su Moro e Leone); secondo Minzolini e non solo lui, sta pensando a un governo Salvirenzi che costituirebbe per distacco l’Armageddon della politica mondiale; ha usato il caso Banca Popolare di Bari per prendersi rivincite puerili e patetiche, dimostrando con ciò di essere ancora fermo a quel giorno meraviglioso che fu il 4 dicembre 2016, quando l’Italia si salvò e lui perse il treno della vita; ha usato ricorrenze importanti, tipo i 70 anni di Springsteen, per parlare di se stesso (mitologico il tweet in cui ha sostenuto che il Boss, quando venne a Firenze, salutò lui e non viceversa. Come se il famoso tra i due fosse Renzi); ha deciso di querelare tutti e bastonare mediaticamente tutta quella parte di magistratura e giornalismo che non gli va a genio, ribadendo la sua natura politica di figlio ripetente di Berlusconi.
Grazie a tutto questo, Renzi è diventato il politico più detestato dagli italiani. E nei sondaggi fatica a stare sopra il 4 per cento. Insomma, il solito trionfo. Daje Matte’.
È ovvio che questa strategia è stata finemente pensata dalla Diversamente Lince di Rignano. Cosa ha fatto, dalla nascita del Conte II a oggi, Matteo Renzi? E cosa ha ottenuto? Breve riassunto.
Renzi si è sempre messo di traverso quando il governo poteva fare qualcosa di buono (revoca concessioni, lotta all’evasione, no al bavaglio, sì al processo a Salvini sulla Gregoretti, stop alla prescrizione); è stato travolto dal caso Fondazione Open; secondo l’ultimo numero dell’Espresso, Renzi ha potuto restituire il prestito di 700 mila euro (per la nuova casa) grazie al manager Lucio Presta, che gli avrebbe dato 500 mila euro come compenso per il documentario su Firenze andato in onda su Discovery nel 2018. Solo che Discovery, a Presta, per quel programma avrebbe dato 20 mila euro. Perché allora quei 480 mila euro di disavanzo? Renzi ha poi ritardato la Sugar Tax, tassa sacrosanta e giustissima, spacciando peraltro una lieve dilazione nel tempo per vittoria politica campale; in questi mesi è diventato definitivamente il clone di Johnny Pappagorgia; ha deciso di emulare Salvini nella comunicazione “guastatrice” sui social, creandosi pure lui una Bestia; si è ridotto, pur di inseguire il Cazzaro Verde, a fare gli stessi post sulla Nutella; ha detto a Conte che deve trasformarsi in Super Pippo (sic); ha vomitato un discorso al Senato in cui è riuscito a ricordare il peggior Craxi, infarcendo il delirante monologo di errori storici marchiani (per esempio su Moro e Leone); secondo Minzolini e non solo lui, sta pensando a un governo Salvirenzi che costituirebbe per distacco l’Armageddon della politica mondiale; ha usato il caso Banca Popolare di Bari per prendersi rivincite puerili e patetiche, dimostrando con ciò di essere ancora fermo a quel giorno meraviglioso che fu il 4 dicembre 2016, quando l’Italia si salvò e lui perse il treno della vita; ha usato ricorrenze importanti, tipo i 70 anni di Springsteen, per parlare di se stesso (mitologico il tweet in cui ha sostenuto che il Boss, quando venne a Firenze, salutò lui e non viceversa. Come se il famoso tra i due fosse Renzi); ha deciso di querelare tutti e bastonare mediaticamente tutta quella parte di magistratura e giornalismo che non gli va a genio, ribadendo la sua natura politica di figlio ripetente di Berlusconi.
Grazie a tutto questo, Renzi è diventato il politico più detestato dagli italiani. E nei sondaggi fatica a stare sopra il 4 per cento. Insomma, il solito trionfo. Daje Matte’.