giovedì 26 dicembre 2019

"I berluscorenziani e la barzelletta del finto garantismo." - Andrea Scanzi

L'immagine può contenere: 2 persone, persone che sorridono

Come molti sanno, l’unica funzione nell’ecosistema del partito ossimoro Italia Viva è quella di mettere i bastoni tra le ruote al governo Mazinga, “voluto” peraltro proprio da Renzi (e Grillo), aprendo così le porte al peggiore destra-destra-centro d’Europa. Le fibrillazioni in seno al governo sono quasi tutte firmate Renzi. Le ultime riguardano la revoca delle concessioni autostradali, in nome di quella cosa serissima (il garantismo) trasformata dai berluscorenziani in barzelletta. Non male anche Lucianone Nobili, che quando c’è da urlare a caso è sempre in prima fila. Ascoltiamolo: “Un’azienda dà 60 mila euro a Open: perquisizioni, accuse, aperture dei Tg. La stessa azienda ne dà poi 600 mila a Casaleggio e 240 mila al blog di Grillo. Tutti zitti: media proni, giudici silenti”. Allude alle notizie (Corriere della Sera) sui finanziamenti della società Moby a Casaleggio e al blog di Beppe Grillo. La società Moby di Onorato avrebbe cercato sponde non solo appoggiando Renzi e finanziando la fondazione Open, ma versando pure denaro per sostenere il blog dell’ex comico e la Casaleggio Associati.

È ovvio che questa strategia è stata finemente pensata dalla Diversamente Lince di Rignano. Cosa ha fatto, dalla nascita del Conte II a oggi, Matteo Renzi? E cosa ha ottenuto? Breve riassunto.

Renzi si è sempre messo di traverso quando il governo poteva fare qualcosa di buono (revoca concessioni, lotta all’evasione, no al bavaglio, sì al processo a Salvini sulla Gregoretti, stop alla prescrizione); è stato travolto dal caso Fondazione Open; secondo l’ultimo numero dell’Espresso, Renzi ha potuto restituire il prestito di 700 mila euro (per la nuova casa) grazie al manager Lucio Presta, che gli avrebbe dato 500 mila euro come compenso per il documentario su Firenze andato in onda su Discovery nel 2018. Solo che Discovery, a Presta, per quel programma avrebbe dato 20 mila euro. Perché allora quei 480 mila euro di disavanzo? Renzi ha poi ritardato la Sugar Tax, tassa sacrosanta e giustissima, spacciando peraltro una lieve dilazione nel tempo per vittoria politica campale; in questi mesi è diventato definitivamente il clone di Johnny Pappagorgia; ha deciso di emulare Salvini nella comunicazione “guastatrice” sui social, creandosi pure lui una Bestia; si è ridotto, pur di inseguire il Cazzaro Verde, a fare gli stessi post sulla Nutella; ha detto a Conte che deve trasformarsi in Super Pippo (sic); ha vomitato un discorso al Senato in cui è riuscito a ricordare il peggior Craxi, infarcendo il delirante monologo di errori storici marchiani (per esempio su Moro e Leone); secondo Minzolini e non solo lui, sta pensando a un governo Salvirenzi che costituirebbe per distacco l’Armageddon della politica mondiale; ha usato il caso Banca Popolare di Bari per prendersi rivincite puerili e patetiche, dimostrando con ciò di essere ancora fermo a quel giorno meraviglioso che fu il 4 dicembre 2016, quando l’Italia si salvò e lui perse il treno della vita; ha usato ricorrenze importanti, tipo i 70 anni di Springsteen, per parlare di se stesso (mitologico il tweet in cui ha sostenuto che il Boss, quando venne a Firenze, salutò lui e non viceversa. Come se il famoso tra i due fosse Renzi); ha deciso di querelare tutti e bastonare mediaticamente tutta quella parte di magistratura e giornalismo che non gli va a genio, ribadendo la sua natura politica di figlio ripetente di Berlusconi.

Grazie a tutto questo, Renzi è diventato il politico più detestato dagli italiani. E nei sondaggi fatica a stare sopra il 4 per cento. Insomma, il solito trionfo. Daje Matte’.

The Slurpman - Marco Travaglio

L'immagine può contenere: 1 persona

Siccome a Natale siamo tutti più buoni, vorremmo spezzare una lancia per Matteo Renzi. È vero, ogni giorno ci arriva una sua causa civile per danni (l’ultima, la settima in un mese, riguarda un articolo del Fatto del 1° luglio 2018, da cui solo ora si è sentito offeso, a scoppio ritardato). Ma, attratti come siamo dai perdenti, non riusciamo a liberarci di un’istintiva tenerezza per lui, almeno in questa fase terminale della sua parabola politica, mentre rilascia interviste su tutto a tutti dappertutto, pure ai videocitofoni, nel tentativo disperato di dimostrare che ancora respira, e mentre gli italovivi morenti bussano al Pd tentando la fuga dal suo partitucolo già fallito. Presto quelli che per cinque anni abbiamo conosciuto come renziani di chiara fama (e fame) fingeranno di non conoscerlo, anzi di non averlo mai conosciuto, cancellando post dai social, sbianchettando parole, opere e genuflessioni e confidando nella smemoratezza generale. Il più lesto, al solito, è Gianni Riotta detto Johnny perché, essendo nato a Palermo, si crede americano. L’altro giorno abbiamo citato alcune sue leccate d’antan a Renzi&Boschi, tratte da una sua memorabile lezione in inglese del 9 settembre 2014, in piena Era Matteiana, all’Institute of International and European Affairs di Dublino, dal titolo From Berlusconi to Renzi: Old Troubles, New Challenges.

Le avevamo già riportate in altre occasioni, anche nel libro Slurp, ma sempre sotto il governo Renzi. Dunque Johnny si era sempre guardato dallo smentirle: anzi, ne andava fiero e teneva a farle conoscere a chi di dovere. Ora invece che il renzismo è in disgrazia elettorale e giudiziaria, nega pietosamente di aver detto ciò che ha detto. E cinguetta su Twitter: “Marco Travaglio deve inventarsi sul suo giornale false citazioni di miei articoli pur di provare a far ridere qualcuno dei suoi, stremati, lettori. Purtroppo, negli articoli di Travaglio sono invece le vere citazioni a farci ridere”. Tweet subito seguito da una profluvie di lodi dei suoi fan, intervallati da alcuni dissenzienti che lui zittisce stizzito. Tipo quelli che chiedono quali sarebbero precisamente le “false citazioni” che gli avrei attribuito per far ridere i miei “stremati lettori”, come se non bastassero quelle vere. Purtroppo, nella fretta, il Cortigiano Johnny si è scordato di far rimuovere da Youtube il video integrale della sua lezione all’IIEA: il link è www.youtube.com/watch?v=WsG–yHJgCk, utilissimo sia per combattere la stitichezza sia per verificare se sono io che invento false citazioni di Riotta o è lui che slurpava Renzi&Boschi e ora comprensibilmente se ne vergogna.

Da Dante a Matteo, il cow boy scout. Minuto 7 e 35 secondi: “Come sapete, Matteo Renzi era il sindaco di Firenze. È facilissimo governare Firenze. Dopo l’esilio di Dante e dopo il Rinascimento, a Firenze, non è più successo niente (Firenze divenne fra l’altro la capitale del Regno d’Italia, ma sono cazzate, ndr). Governare Firenze è facilissimo perché è una città ricca, solida, che si governa da sola. Fare il sindaco di Firenze è un po’ come fare il direttore del Louvre a Parigi: è un lavoro comodo e redditizio. Poi Renzi ha deciso di partecipare alle primarie: dal museo al Far West”.


La congiura de’ Renzi. 9’ 15’’: “Con un colpo da maestro fiorentino (a very florentinian coup), è riuscito a conquistare il posto di primo ministro dal suo predecessore, Enrico Letta e, per questo motivo, nel suo partito molti l’hanno criticato. Io penso che sia stata una mossa del tutto naturale: c’è un giovane politico ambizioso che vince le primarie e vuole il posto, non vuole restare in panchina a cuocere a fuoco lento: prende il posto e affronta la sfida”.


La Star Molto Bionda. 9’52’’: “Il suo governo è un governo molto fotogenico ma, allo stesso tempo, è pieno di star”. 10’ 25’’: “Il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi subisce molte, molte malignità da parte della stampa italiana perché è bella e bionda, molto bella e molto bionda, ed è, allo stesso tempo, una giovane avvocato capace di mettere in soggezione e che sa molto bene il fatto suo e io non vorrei mai essere dalla parte opposta alla sua a un tavolo di confronto”.

Un po’ Prometeo, un po’ Alessandro Magno. 12’06’’: “Non voglio dire che Renzi quest’energia l’abbia creata. L’energia era già lì, ma Renzi è riuscito a inserire la spina per sprigionarla. Renzi è riuscito a dire a una generazione che voleva cambiare il Paese: ‘Seguitemi e andremo!’”.

Johnny is happy. 13’ 47’’: “Gli italiani avranno tutti i peggiori difetti di questo mondo, ma sono persone di buon senso. L’Italia reale, non quella che vedete alla televisione, ma quella delle persone riunite a tavola il giorno di Natale, ha votato per Grillo per dare un segnale di cambiamento, ma quando ha visto che con Renzi poteva incanalare la sua protesta in un modo razionale e non irrazionale, alle elezioni europee ha dato il 40% dei voti a Renzi e il 20% a Grillo… E io sono contento (happy) che Renzi sia riuscito a ottenere questo”.

Meravigliosa creatura (e pure sexy). 15’ 03’’: “Abbiamo un giovane primo ministro fotogenico, forte, intelligente, sexy, digitalmente esperto, con il suo meraviglioso governo”. In lingua originale, suona ancora meglio: “We have a photogenic, strong, smart, sexy, digitally oriented, young prime minister with his great cabinet”.

Cari, stremati lettori, vi ho inflitto questa raccapricciante cascata di bava proprio a Natale non per cattiveria, ma per spirito di servizio. Se è vero, come diceva Indro Montanelli, che “in Italia non è il padrone che fa i servi: sono i servi che fanno il padrone”, Riotta è più utile dell’oroscopo di Branko: per sapere chi sarà il prossimo padrone, seguite la lingua di Johnny Lecchino. Non sbaglia mai.


https://www.facebook.com/TutticonMarcoTravaglioForever/photos/a.438282739515247/2993711927305636/?type=3&theater

mercoledì 25 dicembre 2019


Risultati immagini per Domenico De Masi sul rdc

Ho apprezzato tanto l'intervento del sociologo Domenico De Masi che, interpellato durante un dibattito sul rdc a Skytg24, ha affermato che l'intervento voluto e messo in opera dal governo attuale, peraltro già esistente in tutti gli altri paesi, ha dato una boccata di ossigeno a 2milioni e trecentomila individui poveri in canna che hanno potuto, percependolo, mettere qualcosa in tavola, oppure, pagare la bolletta della luce o dell'acqua, o del gas;
- che non comprendeva i motivi che spingevano i membri del governo, che non hanno alcun problema economico, a dichiararsene contrari, dimostrando, così, di essere ignari dell'esistenza di tale realtà;
- che disapprovava, infine, il fatto che i giornali abbiano volutamente messo in evidenza solo le situazioni negative legate alla misura, evitando di magnificarne quelle positive.
Chapeau a lui e disprezzo per gli altri!
Cetta.

domenica 22 dicembre 2019

Truffa sul terremoto: lingotti d'oro invece di servizi agli sfollati. - Carlo Verdelli

Risultati immagini per struttura alberghiera camerino

Nel mirino una struttura alberghiera di Camerino. La Regione aveva dato un milione di euro.

CAMERINO. Lingotti d'oro e beni di ogni tipo invece dell'impegno per gli sfollati del terremoto. Nel mirino una struttura alberghiera marchigiana. Lo scandalo riguarda la gestione dei servizi di accoglienza degli sfollati del sisma del 2016: sono stati sequestrati beni per oltre un milione di euro, tra i quali 19 lingotti d'oro. L'indagine, denominata 'El dorado', è stata coordinata dal capo della procura di Macerata, Giovanni Giorgio, e dal sostituto Vincenzo Carusi.

La struttura alberghiera nel mirino si trova della provincia di Macerata e, nel periodo dell'emergenza post-sisma, ha offerto il servizio di accoglienza e gestione degli sfollati. La società aveva fornito, sin dai primi mesi successivi al terremoto, ospitalità sia in favore dei cittadini sfollati che del personale delle forze di polizia coinvolte nei servizi di ordine pubblico e sicurezza nei comuni terremotati. Per questi servizi, la struttura ha incassato dalla Regione Marche e dalla prefettura di Macerata compensi per circa un milione di euro.


Dalle indagini svolte sarebbe emerso che gli indagati, a vario titolo soci o amministratori e tutti tra di loro collegati da stretti legami familiari, avevano attuato una prolungata e illecita distrazione di risorse economiche dai conti correnti societari, tanto da portarla al fallimento. 500mila euro di tale somma sono stati reinvestiti nell'acquisto di 51 lingotti d'oro puro, dal peso complessivo di quasi 13 chilogrammi.

Il gip del tribunale di Macerata, Claudio Bonifazi, su richiesta della procura maceratese, ha quindi emesso un provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca del profitto del reato. Il sequestro ha interessato oltre che a disponibilità finanziarie della società, anche 19 dei 51 lingotti d'oro, pari quasi 5 chili, trovati nel corso di una perquisizione all'interno di una botola nascosta sotto al letto di uno degli indagati. Dagli accertamenti svolti dai finanzieri, sarebbe anche emerso che la società ha omesso, nel 2016 e 2017, di presentare le dichiarazioni dei redditi e dell'Iva.


https://www.repubblica.it/cronaca/2019/12/20/news/truffa_sugli_sfollati_del_terremoto_lingotti_d_oro_invece_di_servizi_alla_gente-243925814/ 

venerdì 20 dicembre 2019

Secondo Matteo - Marco Travaglio

L'immagine può contenere: 2 persone

Il Fatto Quotidiano – E siamo a sei in meno di un mese. Con quella annunciata urbi et orbi l’altroieri, le cause civili scagliate dallo stalker di Rignano sull’Arno contro il Fatto e/o il sottoscritto dal 26 novembre a oggi ammontano a sei. Forse ha saputo che, arrivato a quota 10, riceverà in premio una bambolina. O forse, dopo aver infranto i record precedentemente detenuti da B. & Salvini, vuol battere anche quello della presidentessa-avvocatessa-senatrice Maria Elisabetta Alberti Casellati Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare che, per portarsi in vantaggio, suole recapitare ai nostri cronisti appositi avvertimenti a domicilio, sostenendo che lo impone il Codice civile (naturalmente non è vero). Fino a un mese fa, ogni volta che un pm apriva un’indagine su un suo parente o amico, lui denunciava noi. Ora si è aggravato: ci fa causa non appena lo nominiamo o parliamo di lui in termini men che lusinghieri, abituato com’è alle fellatio dei giornaloni. Non potendoci esimere dall’occuparci di lui per via del suo ruolo pubblico, ma volendo evitare sovraccarichi di lavoro ai nostri avvocati, tenteremo l’impresa di parlarne senza urtare la sua augusta suscettibilità.

Il figlio di San Tiziano e Santa Laura nasce il 25 dicembre di pochissimi anni fa in una grotta di Rignano, sormontata da apposita cometa, fra il bue e l’asinello.
Dodici giorni dopo riceve la visita di tre magi, provenienti dall’Arabia Saudita, dal Qatar e dal Lussemburgo, che portano in dono Open, Eyu e Big Bang. Il santo bambinello cresce in sapienza, età e grazia, insegnando le grandi riforme ai sommi sacerdoti del tempio e moltiplicando i pani e i pesci alla Ruota della Fortuna. Poco prima dei 30 anni entra nella vita pubblica predicando il verbo della rottamazione e facendosi nominare dirigente di un’azienda paterna (poi inspiegabilmente fallita) pochi giorni prima di essere eletto presidente della provincia di Firenze, mantenendo ovviamente lo stesso stipendio e gli stessi contributi pensionistici che aveva appena iniziato a ricevere dal babbo. Altri pubblici amministratori, per un simile trucco, sono stati condannati per truffa: lui però è santo e non riceve neppure un avviso di garanzia. Assume nella sua segreteria i suoi primi quattro discepoli, fra cui Marco Carrai, purtroppo privi dei requisiti previsti dalla legge (tipo la laurea) e dunque pagati con stipendi non dovuti, creando un danno erariale che la Corte dei Conti stima in 2 milioni condannandolo a risarcire 14 mila euro. Ma in appello lo assolve perché è sì laureato in legge, ma è un “non addetto ai lavori”, dunque le illegittimità sono per lui “di difficile percezione”.

In pratica: non capisce. È il viatico per diventare sindaco di Firenze, poi segretario del Pd e infine – previo Patto del Nazareno – presidente del Consiglio: il più giovane premier della Repubblica. Ma anche l’uomo più avvenente, muscoloso, slanciato, atletico, arrapante e irresistibile mai visto a Palazzo Chigi, come s’incarica di far sapere, in una conferenza a Dublino, il sobrio evangelista Riotta: “Abbiamo un giovane primo ministro fotogenico, forte, intelligente, sexy, digitalmente esperto, con il suo meraviglioso governo”. Le sue scelte sono improntate alla più rigorosa meritocrazia, come dimostrano le nomine di Alfano all’Interno, Madia alla Pubblica amministrazione, Orlando alla Giustizia, Lorenzin alla Salute, Lotti sottosegretario alla Presidenza e Boschi alle Riforme istituzionali. “Maria Elena Boschi – scrive ancora il Riotta – subisce molte, molte malignità perché è bella e bionda, molto bella e molto bionda, ed è, allo stesso tempo, una giovane avvocato capace di mettere in soggezione e che sa molto bene il fatto suo: non vorrei mai essere dalla parte opposta alla sua”. Ecco perché, in barba ai maligni, è stata scelta: perché molto bella, molto bionda e molto avvocata.

Intanto i miracoli di San Matteo si susseguono senza posa. Con la sola forza del pensiero, sostituisce i 30 denari con gli 80 euro e il Parlamento con la Leopolda. Resuscita Berlusconi, Verdini, Briatore, Presta, Lele Mora e pure Craxi. Fa apparire nei cieli l’Air Force R., costato appena 26 volte più del suo prezzo. E fa scomparire Ignazio Marino, l’articolo 18 e altri diritti dei lavoratori, un buon numero di reati fiscali, Banca Etruria, una dozzina di Rolex sauditi e un terzo della Costituzione. In sua vece, l’Arcangelo Gabriele appare in sogno a Luigi Marroni, capo di Consip, e a San Tiziano, per avvertirli che sono intercettati dal Satana togato; e a Carlo De Benedetti, per informarlo che sta per passare il decreto sulle Banche popolari, facendogli guadagnare 600 mila euro sull’unghia. Così anche Repubblica ed Espresso si aggiungono all’esercito degli evangelisti. Poi, purtroppo, dopo l’ultima cena all’Harry’s Bar con gli open-apostoli, sale sul calvario: il popolo, sobillato da scribi, sommi sacerdoti, costituzionalisti, professoroni, soloni, gufi e troll russi a colpi di fake news, boccia la sua meravigliosa riforma costituzionale, condannando l’Italia all’inferno e l’avvenente Matteo alla crocefissione. Lui, coerente come non mai, avendo annunciato il ritiro dalla politica in caso di sconfitta, resta in politica. Ha già pronti gli ultimi cinque mirabolanti miracoli. L’estinzione del Pd, passato in quattro anni dal 40,8 al 18,7%. Il trionfo dei 5Stelle e della Lega. La villa da 1,3 milioni comprata col prestito di 700 mila euro della madre di un imprenditore da lui nominato a Cdp. Il milione l’anno incassato predicando in giro per il mondo le stesse cazzate che prima diceva gratis. E la Resurrezione non dopo tre giorni, ma dopo tre anni, col nuovo partito Italia Viva, lanciatissimo verso il 4% ma purtroppo bloccato al 3 dal Barabba togato. Ora manca l’ultimo: la fuga non in Egitto, ma ad Hammamet.


https://www.facebook.com/TutticonMarcoTravaglioForever/photos/a.438282739515247/2984442348232594/?type=3&theater