giovedì 11 febbraio 2021

‘Ndrangheta, confiscato un tesoro da 212 milioni al “re del bitume”. Per l’imprenditore 5 anni di sorveglianza speciale. - Lucio Musolino

 

Per gli inquirenti della Dda di Catanzaro Domenico Gallo è qualcosa di più di un semplice imprenditore condannato per truffa e turbativa d’asta. Per gli inquirenti era riuscito a creare, nel giro di qualche decade, quella amalgama con esponenti delle cosche, uomini della pubblica amministrazione e faccendieri che gli ha consentito di accaparrarsi l’esecuzione di grandi opere pubbliche.

Un collaboratore di giustizia lo aveva definito il “miliardario del bitume”. In realtà, per i pm della Procura di Reggio Calabria, Domenico Gallo è qualcosa di più di un semplice imprenditore che già nel 2005 era stato condannato in via definitiva per 27 delitti di truffa e due turbative d’asta commessi tra il 1985 e il 1991. Secondo la Dda, infatti, era riuscito a creare, nel giro di qualche decade, quella amalgama con esponenti della ‘ndrangheta, uomini della pubblica amministrazione e faccendieri che gli ha consentito di accaparrarsi l’esecuzione di grandi opere pubbliche.

Ed è proprio perché indiziato di contiguità con le cosche Piromalli e Zagari-Fazzalari che, oltre a svariate disponibilità economiche, Domenico Gallo si è visto confiscare dalla Guardia di finanza un impero del valore di 212 milioni di euro: 13 società di capitali e relativo patrimonio aziendale, le quote di un’altra società, 11 beni immobili, tra terreni e fabbricati e una villa di pregio, un autoveicolo e 12 orologi tra cui tre Rolex, un Franck Muller, un A. Lange & Sohne e sette Patek Philippe. Su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri, dell’aggiunto Gaetano Paci e del pm Gianluca Gelso, il provvedimento è stato adottato dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria che ha confermato il sequestro del 2018 e ha disposto nei confronti di Gallo anche la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale per 5 anni.

Sin dall’1985 le informative della polizia lo indicavano emergente elemento di spicco della nuova alleanza tra imprenditoria mafiosa e mondo politico-amministrativo a livello locale e nazionale. Per i magistrati, Gallo non ha smesso “di gestire le proprie società con modalità spregiudicate ed illecite ma anzi sia riuscito ad incrementare in modo esponenziale i propri affari non solo commettendo reati ma anche sfruttando in un rapporto sinallagmatico i propri rapporti con la ‘ndrangheta”. La figura di Gallo compare, infatti, in numerose inchieste antimafia condotte dai finanzieri del Gico e dello Scico e coordinate dalla Dda di Reggio Calabria: da “Cumbertazione” a “Martingala” passando per “Waterfront”.

Stando alle indagini che hanno portato alla confisca c’era una sproporzione tra il profilo reddituale e quello patrimoniale del nucleo familiare di Domenico Gallo. Per i pm, grazie a una serie di società a lui riconducibili o, comunque, nella sua disponibilità, il “miliardario del bitume” ha illecitamente operato in diversi contesti territoriali sia provinciali, sia nazionali. Il coinvolgimento dell’imprenditore, infine, era emerso nelle inchieste “Chaos”, “Amalgama”, “Arka di Noè” e “Red Line”, in contesti di criminalità organizzata per la commissione di reati di natura economico finanziaria, nonché contro la pubblica amministrazione.

“Le società riferibili al Gallo – aveva scritto il Tribunale nel sequestro – sono state portate avanti sin dalla metà degli anni ottanta conquistando fette di mercato con modalità essenzialmente illecite. È emerso dagli atti, infatti, che le commesse sono state ottenute solo grazie ad una stabile e continua attività di corruzione. Le società del gruppo Gallo non solo si sono costituite con risorse di cui l’effettivo titolare non poteva disporre ma hanno operato e prodotto ricchezza con modalità illecite”.

In sostanza, in seguito agli accertamenti della guardia di finanza, per i magistrati non ci sono dubbi sull’esistenza di “decine di operazioni sospette e movimentazioni di giro fra le varie società del gruppo per importi elevati che hanno comportato una totale commistione di risorse lecite ed illecite all’interno di tutte le società coinvolte”. Questo ha comportato che tutti gli investimenti fatti da Gallo e dal suo nucleo familiare “nel corso del tempo in beni immobili e mobili, poiché costituenti il reimpiego di denaro di provenienza illecita devono essere considerati essi stessi illeciti”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/02/11/ndrangheta-confiscato-un-tesoro-da-212-milioni-al-re-del-bitume-per-limprenditore-5-anni-di-sorveglianza-speciale/6097604/

Poche balle, dateci il Mes. - Marco Travaglio

 

Passi per l’idea geniale del competente Draghi di tenere le scuole aperte fino a luglio, che quando la lanciò l’incompetente Azzolina fu spernacchiata da tutti. Passi per i banchi a rotelle, monumenti allo spreco e dannosi alla salute quando li comprarono gl’incompetenti Conte, Azzolina e Arcuri, e ora orgoglio e vanto delle scuole dei gesuiti che fecero di SuperMario il competente che sappiamo. Passi per i famosi “ritardi sui vaccini” degl’incompetenti Conte, Speranza e Arcuri che han portato l’Italia al primo posto in Europa e agli elogi della competente Ursula. Però, sul Mes, spiacenti ma non possiamo transigere. Per un anno chiunque passasse per strada, fosse Nina Moric o Scalfarotto, Tina Cipollari o la Boschi, ci ha frantumato i santissimi con il grazioso omaggio da 36-37 miliardi che l’Europa voleva donarci e che noi, masochisti, non passavamo mai a ritirare per darla vinta agli scappati di casa grillini, all’incompetente Conte e ai brubru fasciolegameloniani. Tant’è che, a furia di insistere, alla fine ci eravamo quasi convinti.

Sole 24 Ore: “Gualtieri: senza Mes, tensioni di cassa”, “Lettera-appello dei sindaci: ‘Il governo chieda il Mes’”. Patuelli (Abi): “È indispensabile attivare il Mes”. Corriere: “Le Regioni spingono sul Mes”. Fontana (Corriere): “Mes, governo paralizzato da ideologia e illusioni”. Panebianco (Corriere): “Perché il Mes è scomparso dai radar politici?”. Mieli: “Alla fine Conte e M5S chiederanno il Mes”. Repubblica: “Pd e Renzi sul Mes: ‘Se l’avessimo chiesto oggi avremmo i soldi’”, “Il Mes non è una trappola”, “Ue in pressing su Roma per il Mes. Gentiloni: ‘Il bazooka serve tutto’”, “Il Tesoro spinge sul Mes”, “Il governo punta al Mes”, Bonanni (Rep): “L’Italia non può dire no al Mes”. Folli (Rep): “Il Mes è l’asso nella manica del Pd”, “Prorogare lo stato d’emergenza sanitario connesso al ritorno del Covid mal si concilia col rifiuto del Mes”, “Quei 37 miliardi diventano urgenti, le casse pubbliche languono, i 5S dovranno rivedere la loro posizione”, “Nel Mes la chiave dei nuovi scenari”.

Stampa: “Mes, ecco il piano Speranza”, “Pronto il piano per il Mes”, “Mes, l’ira di Zingaretti contro Conte”, “Conte si prepara a dire di sì al Mes”, “Di Maio apre: sul Mes si può trattare”. Giannini (Stampa): “Langue penosamente la trattativa tra Pd e M5S sui 36 miliardi del Mes… L’Uomo della Provvidenza direbbe che è l’ora delle scelte irrevocabili”. Veronica De Romanis (Stampa): “Col Mes più credibili”, “La Sanità rischia, ora il Mes”, “Quell’assurdo rifiuto del Mes”.

Messaggero: “Visco sferza Conte: ‘Sul Mes troppi pregiudizi, ci sono soltanto vantaggi’”, “L’Italia adesso punta al Mes”.

Giornale: “Il governo: niente Mes. Berlusconi: serve subito”, “Allarme Mes: senza il prestito il Paese è fallito”.

Claudia Fusani (Riformista): “I 5Stelle cedono al Pd che porta a casa il Mes”.

Foglio: “Perché sì Mes”, “La fase 3 non può funzionare senza i fondi del Mes subito”.

Domani: “Avremmo dovuto prendere i soldi del Mes”.

Sassoli: “L’Italia non rinuncia al Mes. È garanzia contro le crisi bancarie” (sic), “Il Mes è un’opportunità. Tasso insuperabile” (ma non era il tonno?). Gentiloni: “Cara Italia, è tempo di Mes”, “L’Italia prenda il Mes, conviene”. Zingaretti: “Il governo non può più tergiversare sul Mes, sul tavolo risorse mai viste”. Francesco Forte, detto Mezzolitro: “Servizi sanitari scolastici e liquidità per lo Stato: perché il Mes è decisivo”, “La Caporetto dei conti viene da lontano. E serve il Mes”. Juncker, l’Altro Mezzo: “Il Mes può aiutare l’Italia”. Delrio: “Conte decida sul Mes”. Enrico Letta: “Adesso prendiamo il Mes”, “Mes e piano green: è l’ora della svolta o vincerà l’egoismo”. Monti: “La via possibile per il Mes”. Toti: “Sul Mes i governatori di destra ci sono”. Speranza: “Soldi subito col Mes”. Bonaccini: “Rischiamo uno scontro sociale, nessuno si opponga ai miliardi del Mes”, “Lunare dire no a 36 miliardi”. Bonino: “È solo un tabù ideologico, follia non usare il Mes”, “Conte ha bloccato il Mes per pagare il pizzo al M5S”. Cottarelli: “L’Italia prenda i fondi del Mes”. Marattin: “Ragioni per cui l’Italia non potrà che dire sì al Mes”. Bellanova: “Sì al Mes, anche coi voti azzurri”. Scalfarotto: “Alla Puglia serve il sì al Mes” (sic). Tria: “I fondi del Mes vanno usati subito”.

A levarci i dubbi residui provvidero i nostri spiriti guida Matteo e Maria Elena nei giorni caldi della crisi. Lui: “Qual è il punto decisivo per la rottura? Tanti. Ma su tutti il Mes” (15.1), “Non voterò mai un governo che di fronte a 80mila morti non prende il Mes” (17.1). Lei: “Iv ha chiesto al governo di prendere il Mes, non di prendere Meb” (12.1). Ora si scopre che Draghi il Mes non lo vuole. E i giornaloni preparano la ritirata: il Mes – dicono restando seri – non serve più. E Meb fa la gnorri: “Abbiamo sempre detto che il Mes non era per noi imprescindibile. Se si possono ottenere più soldi per la Sanità a un tasso migliore, non siamo innamorati del Mes. Prima di Draghi, era lo strumento più conveniente”. Ah ecco, avanti Mario e dopo Mario. Ma è tardi. Ci avete messo l’acquolina in bocca e adesso aspettiamo il bocconcino servito in tavola. Sennò potremmo sospettare che quelli di prima non fossero incompetenti o quelli di adesso non siano competenti. Quindi poche balle: ce l’avete promesso e ora ce lo date. Punto. E Mes.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/11/poche-balle-dateci-il-mes/6097423/

Draghi: il voto di Rousseau sul governo. Alert di Conte sul perimetro della maggioranza.

 

Il premier uscente al Corriere, 'spero il governo si formi al più presto'.

E' il giorno della verità per gli M5s con il voto degli iscritti sulla piattaforma online di Rousseau per scegliere tra l'adesione o meno al governo di Mario Draghi.

Dalle 10 alle 18 di oggi le votazioni dopo che ieri, grazie anche a un contatto telefonico tra il premier incaricato e il garante pentastellato il movimento ha incassato all'interno della compagine che si va formando anche la fidura di un super ministro 'green': titolare di un dicastero che accomuni che competenze dell'ambiente e dello sviluppo per una 'transizione ecologica'.

Il voto agita i pentastellati e ieri in serata alcuni parlamentari sono andati all'attacco.  Il quesito su cui votare sulla piattaforma Rousseau "è stato formulato in maniera suggestiva e manipolatoria, lasciando intendere che solo con la partecipazione del M5s al governo si potranno difendere i provvedimenti adottati dal precedente governo e dalla precedente maggioranza". Così 13 parlamentati del Movimento sottoscrivono una nota in cui definiscono la votazione "tendenziosa e palesemente volta a inibire il voto contrario alla partecipazione del M5s al Governo Draghi".

Intanto il premier uscente Giuseppe Conte auspica che il nuovo governo possa formarsi al più presto e che il Paese possa essere quanto prima in sicurezza.

Ma al Corriere della Sera, rivela una preoccupazione: "È evidente che, essendo il quadro delle forze che si dichiarano disponibili ad appoggiare la maggioranza molto esteso, possa risentirne la coesione tra le forze stesse". Il rischio è che possano aumentare "le difficoltà nell'azione di governo, rispetto a questioni che esulino dalla stretta emergenza". Le priorità non cambiano: nuovo decreto Ristori, completare la campagna vaccinale, completare il Recovery plan. 

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2021/02/11/draghi-il-voto-di-rousseau-sul-governo.-alert-di-conte-sul-perimetro-della-maggioranza_a4868b8e-bce6-4d5e-b366-6828f7a8fa20.html

“Renzi ha sabotato un’alleanza di vera sinistra. Per conto terzi.” - Silvia Truzzi

 

Nel suo ultimo manuale (Conversazioni sulla Costituzione, Cedam) Lorenza Carlassare scrive che se si assume l’implicito che solo alcuni abbiano le capacità per governare, viene messa in discussione l’idea stessa di democrazia.

Professoressa, il “governo dei sapienti” da Platone in poi è spesso stato riproposto: perché?

È una concezione autoritaria del potere. Non bisogna andare molto indietro nel tempo per ritrovarla nella nostra storia. Secondo Alfredo Rocco, padre del codice penale nonché ministro Guardasigilli di Mussolini, lo Stato fascista supera la democrazia perché si riserva “di far decidere i problemi essenziali della vita dello Stato a coloro che hanno la possibilità d’intenderli, sollevandosi sopra la considerazione degli interessi contingenti degli individui”. L’idea dell’infallibilità di un capo fa paura: per fortuna se il “capo” è Draghi non corriamo alcun pericolo. La concezione acritica del potere però è in sé estremamente pericolosa.

Si parla del governo dei migliori: chi sono?

Proviamo a ragionare al contrario. Ovviamente nessuno auspica un “governo dei peggiori”: ne abbiamo visti in passato di peggiori, per esempio dal punto di vista della condotta non sempre specchiata, della mancanza di disciplina e onore e perfino della fedina penale macchiata! È giusto, per certi versi perfino ovvio, che si cerchino per i ruoli chiave persone che abbiano capacità e conoscenze. La competenza è indispensabile: personalmente non metterei al ministero dell’Università e della Ricerca una persona che non ha nemmeno la licenza superiore come avvenne non molti anni fa. Però pensare che esista un’élite destinata a governare le masse rompe l’idea di uguaglianza su cui si fonda la democrazia costituzionale.

E poi: chi seleziona i migliori? Sulla base di quali criteri?

Questo è il punto cruciale che spiega bene perché la democrazia non ha alternative. Oggi ci troviamo in una situazione particolare causata dall’estrema debolezza del sistema politico. La crisi della rappresentanza dipende anche da leggi elettorali che in qualche modo hanno sottratto o attenuato la possibilità per i cittadini di scegliere i propri eletti, selezionati dai leader dei partiti in base a convenienze e fedeltà. Prima i partiti avevano un radicamento sociale importante e concorrevano alla preparazione della classe politica, formando il personale parlamentare e di governo. Adesso si bada solo al consenso, qui e ora.

Lei crede alla tecnica che non ha colore politico?

Non esistono decisioni neutre: tutte le decisioni sono politiche. Questa crisi è stata alimentata da un soggetto che ha un nome e un cognome, Matteo Renzi, che ha agito per sé e io credo anche per conto terzi: in troppi erano preoccupati dal possibile consolidamento di un’alleanza 5Stelle-Pd per timore di uno scivolamento a sinistra del Paese. Basta vedere come si affannano nel chiedere che le risorse non vengano sprecate nei sussidi. Ma non si tratta di “sprecare”: la Costituzione prevede l’intervento dello Stato in caso di disoccupazione involontaria e anche il diritto a una retribuzione che garantisca al lavoratore una vita dignitosa.

Aboliranno il reddito di cittadinanza?

Non credo che la Consulta lo permetterà. La giurisprudenza della Corte negli ultimi tempi ha ben chiarito che la Corte stessa può sindacare le scelte del legislatore in ordine all’allocazione delle risorse alla luce di principi fondamentali come quelli di uguaglianza e solidarietà. Se si oltrepassa la soglia del principio di ragionevolezza nell’abolire misure di solidarietà sociale in momenti in cui crescono disoccupazione e povertà, la Corte potrebbe intervenire.

Cosa pensa del governo di tutti o quasi tutti?

Che è impossibile. Ogni decisione è politica: accontenta e scontenta qualcuno, tocca interessi spesso contrastanti, favorendone alcuni e sfavorendone altri quindi non credo che partiti con posizioni diametralmente opposte possano mettersi d’accordo su ogni decisione. Non penso che possa essere efficiente un esecutivo sostenuto da tutti; mi piacerebbe, in questo difficile momento, ma mi sembra complicato. Sarebbe essenziale delimitare un’area politica di sostegno e giovarsi delle astensioni di chi non si oppone.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/11/renzi-ha-sabotato-unalleanza-di-vera-sinistra-per-conto-terzi/6097440/

mercoledì 10 febbraio 2021

Il “pacco Bertolaso” già bocciato dal Cts. E in Umbria fa flop. - Vincenzo Bisbiglia

 

Dosi di Salvini.

Il piano di salvaguardia della sanità regionale varato a novembre, con la “superconsulenza” di Guido Bertolaso, è rimasto solo su carta. Così ora l’Umbria di Donatella Tesei si trova impreparata di fronte alla drammatica impennata dei contagi nella provincia di Perugia, con la presidente leghista costretta a implorare l’arrivo di un surplus di fondi e farmaci al governo nazionale. Tutto ciò mentre lo stesso Bertolaso si vede fermare dal Comitato tecnico-scientifico la valutazione sul suo piano vaccinale in Lombardia, che il governatore Attilio Fontana spera di “esportare” in tutto il Paese, come già consigliato da Matteo Salvini e ieri anche da Silvio Berlusconi al premier incaricato Mario Draghi. Intanto il flop del documento umbro, presentato in pompa magna il 16 novembre scorso, è nei numeri: il piano avrebbe dovuto portare alla creazione di “ulteriori 40 posti letto di terapia intensiva, per una disponibilità complessiva di 167 posti letto”. Ma dal dashboard del ministero della Salute, aggiornato all’8 febbraio, si apprende che l’Umbria oggi è dotata di 130 posti di terapia intensiva. In pratica solo tre posti in più rispetto a ottobre, sebbene sia stato raggiunto “l’obiettivo” minimo imposto dal governo di 14 posti ogni 100mila abitanti.

Un ruolo importante l’avrebbe dovuto recitare l’ospedale da campo da 4,5 milioni di euro promesso da Tesei il 7 aprile 2020. Sarebbe dovuto sorgere a Bastia Umbra, ma dopo tutta una serie di ritardi e cambi di appalto, è stato montato alle spalle dell’ospedale Silvestrini di Perugia. La struttura mobile è stata consegnata il 7 febbraio, ben 10 mesi dopo la dichiarazione d’intenti di Tesei. E non è ancora attiva. Non solo. Ci sono stati problemi anche rispetto ai 12 posti letto di terapia intensiva previsti al suo interno. Lo certifica un documento del 19 dicembre, firmato dal dirigente regionale Sandro Costantini e inviato all’Althea Spa – la società che ha realizzato l’ospedale da campo – con all’oggetto la “non conformità dello shelter installato per la terapia intensiva” e la “diffida ad adeguare e a presentare le certificazioni della struttura”. “Il collaudo è terminato lunedì”, ha assicurato ieri il capogruppo della Lega, Stefano Pastorelli. Ma secondo fonti del Fatto Quotidiano, l’ospedale da campo sarebbe stato “consegnato con riserva e in via d’urgenza” e senza le terapie intensive.

La situazione in Umbria è drammatica. In particolare in provincia di Perugia, ormai da giorni in lockdown. La regione ha l’Rt più alto d’Italia (1,18). Ieri Tesei, in consiglio regionale, ha detto che “la variante brasiliana rischia di diventare il nuovo mostro” e ha invocato 50mila dosi di vaccino anti-Covid in più, ristori per le zone rosse e l’anticipo delle cure con la tecnica dei monoclonali. Gli ultimi dati riferiscono di 77 persone in terapia intensiva, per una soglia di saturazione del 56%, su una popolazione totale (890mila abitanti) che è un terzo di quella di Roma. Manca anche il personale, con il bando per 20 anestesisti che ha portato all’assunzione di sole 10 nuove unità. “La maggioranza che guida questa regione è stata incapace di monitorare e intervenire in modo tempestivo”, ha affermato il capogruppo regionale del M5S, Thomas De Luca, che ha aggiunto: “Troppo tardi, il rischio di paralisi della sanità è palese”.

In tutto questo, che fine ha fatto Bertolaso? Incaricato il 4 novembre come “super consulente” di Tesei per la sanità umbra, dopo il varo del piano e l’intervento “a titolo personale” del 30 novembre a Spoleto, dell’ex capo della Protezione civile si sono perse le tracce. Anche il trasferimento di malati Covid nel “suo” ospedale-astronave di Civitanova Marche – a 150 km dal capoluogo – non è mai stato attuato. Bertolaso, come noto, ora è a Milano a fare il “super consulente” del governatore lombardo Attilio Fontana e della neo-assessora Letizia Moratti. Sua la firma sul piano vaccinale di massa della Lombardia, che secondo Fontana dovrebbe essere una “best practice da proporre anche a livello nazionale”, tanto che Matteo Salvini ha proposto il “modello Bertolaso” anche al premier incaricato Mario Draghi. Ma la valutazione del piano vaccinale lombardo, in chiave nazionale, è stata “sospesa” dal Cts: “Ci sono altre priorità”, spiegano dal ministero della Salute.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/10/il-pacco-bertolaso-gia-bocciato-dal-cts-e-in-umbria-fa-flop/6096039/

Quel fascino discreto di astenersi. - Antonio Padellao

 

Sono convinto che in queste ore decisive per il futuro della Nazione non siano in pochi a meditare sul fascino discreto dell’astensione. Per i grillini più lacerati, tra coloro cioè chiamati a decidere sulla piattaforma Rousseau se il M5S debba concedere oppure no la fiducia al nascente governo Draghi, la terza opzione non sarebbe forse un provvidenziale salvagente? E il nì coniato dal professor Michele Ainis non farebbe un gran comodo ai Fratelli d’Italia, combattuti tra l’orgoglioso isolamento propugnato da sorella Giorgia e il timore di finire inutilizzati nel frigorifero dello storia, come accadde a Giorgio Almirante al tempo dell’onda nera missina? E poi, astenersi in prima battuta per poi decidere quali provvedimenti dell’esecutivo di SuperMario votare e quali no non sarebbe il modo migliore per marcare stretto quell’intruppone di Matteo Salvini? Siate sinceri compagni duri e puri di LeU, esserci ma anche non esserci non è il vostro sogno nel cassetto per evitare contaminazioni con i sequestratori di Ong e gli amici di Casapound? (quanto a Roberto Speranza abbia pazienza e salti un giro).

L’elogio delle mani libere rievoca un antico governo della non sfiducia. Era il 31 luglio 1976, e mentre l’Italia viveva l’ordinaria emergenza del terrorismo e della lira a picco, nasceva il terzo gabinetto Andreotti con il voto favorevole della Dc e dei sudtirolesi, e le astensioni di Pci, Psi, Pri, Psdi, Pli. Riuscì, pensate, a restare a galla un paio d’anni. Da ciò si ricava la natura multiforme dell’astensione che oltre alla consueta modalità sospensiva può manifestarsi nella veste opportunista (qui lo dico e qui lo nego), cinica (che mi dai in cambio?), intimidatoria (il nì che promette un no), fausta (oppure un sì). Si può dare vita insomma a un ventaglio cangiante di posizioni, a un acrobatico triplo salto con piroetta, o se preferite a un kamasutra di salute pubblica. Va detto infine che nello stretto interesse del premier pervenire (o non frapporre ostacoli) a una scrematura dei più incerti e dubbiosi potrebbe non essere un danno. Per arginare il rischio di un’ammucchiata troppo indistinta e dunque incline alla contrattazione sfibrante e alla politica del rinvio. Ma ecco qui di seguito un paio di massime utili. “Non appena ci manifestiamo in un modo o nell’altro, ci facciamo dei nemici. Se vogliamo farci degli amici o conservare quelli che abbiamo, l’astensione è di rigore” (Emil Cioran). Ma anche: “Nel rischio astieniti” (Marcello Marchesi).

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/10/quel-fascino-discreto-di-astenersi/6096056/

Governo: M5s, 'Voto su Rousseau temporaneamente sospeso'. Grillo, 'Serve super ministero per transizione ecologica'.

 

Crimi sul blog: 'Nuovi orari saranno successivamente comunicati'.


"Un super ministero per la transizione ecologica lo hanno Francia, Spagna, Svizzera, Costarica e altri paesi. Presto lo dovranno avere tutti.

Non lo dico io. Ce lo gridano la natura, l'economia, la società". Così Beppe Grillo in un tweet.
"Un Super-Ministero per la transizione ecologica - afferma Grillo sul blog - fonde le competenze per lo sviluppo economico, l'energia e l'ambiente. Capiamolo, una volta per tutte: è l'economia che rovina l'ambiente, non il contrario. Lo dico da vent'anni negli spettacoli: 'Il vero ministero dell'ambiente è quello dell'economia, dell'energia, delle finanze'. Un Super-Ministero per la transizione ecologica è la coordinazione per trasformare la società - non solo dell'economia. E' uno strumento fondamentale, come ci sembrarono fondamentali i primi ministeri dell'ambiente negli anni '70. Qualcuno allora faceva ironie. Ma oggi il ministero dell'ambiente lo hanno tutti gli Stati". "Solo un Super-Ministero - afferma il fondatore M5S - per la transizione ecologica può affrontare le crisi che in cinquant'anni di economia patogena abbiamo fatto diventare emergenze: il clima, la biodiversità, le disuguaglianze, il lavoro, le migrazioni. Questa è una pand-economia micidiale. In mezzo secolo, ha fatto più morti che il Covid in un anno".

Via libera su Rousseau da parte degli iscritti M5S alla nuova governance composta da 5 membri che archivia la stagione del capo politico. Il secondo quesito, che introduce il nuovo organo, ha visto prevalere i sì con l'83,5% (24.340 voti) contro il 16,5% (4.793) dei no. A votare sono stati 29.133 iscritti.
Per la modifica dello Statuto M5s "poiché non ha partecipato alle votazioni almeno la maggioranza assoluta degli iscritti, così come previsto dall'articolo 6 dello Statuto del MoVimento 5 Stelle, si procederà con la seconda convocazione dell'Assemblea degli iscritti dalle ore 12 di martedì 16 febbraio 2021 fino alle ore 12 di mercoledì 17 febbraio 202". Lo annuncia il Movimento sul blog delle Stelle.

'Il voto sul governo previsto dalle ore 13.00 di oggi è temporaneamente sospeso. I nuovi orari di inizio e termine votazione saranno successivamente comunicati". È quanto afferma il capo politico M5S Vito Crimi in un post sul blog delle Stelle.
Colpo di scena sulla sorte del governo Draghi. Lo scontro tra i Cinque Stelle costringe Grillo a rinviare il voto degli iscritti su Rousseau per evitare una spaccatura che può essere fatale al tentativo dell'ex presidente della Bce. 'Aspettiamo a votare che Draghi abbia le idee chiare, un po' di pazienza. Ho detto no alla Lega e lui mi ha risposto... non lo so, vediamo...', dice Grillo nel video in cui definisce Draghi 'un grillino'. Arriva la replica di Salvini: 'Incredibile Grillo. Noi confermiamo il nostro atteggiamento costruttivo, responsabile, positivo e che ci porta a non parlare di ministeri e a non mettere veti'.

Stop Grillo a voto Rousseau, "Draghi uno di noi" - IL VIDEO - "Pensavo fosse un banchiere di Dio invece è un grillino". A tarda sera arriva, atteso come se fosse una benedizione da buona parte del M5S, l'endorsement di Beppe Grillo a Mario Draghi e lo stop al voto degli iscritti. Il Garante del M5S, dopo la decisione di mettere su Rousseau la votazione sul governo guidato dall'ex governatore della Bce, è costretto a tornare a Roma e, a sorpresa, a partecipare nuovamente alle consultazioni con Draghi. Serve l'impronta del fondatore sul sì del Movimento al nuovo governo per piegare la trincea dei "contras", folta al Senato e foltissima tra gli attivisti. Con al conseguenza che, un no della base a Draghi, porterebbe ad una sicura scissione nei gruppi pentastellati. La decisione di affidarsi al voto agli iscritti scatena una guerra fratricida nel Movimento che, secondo fonti parlamentari qualificate, innesca una tensione altissima tra Grillo e Davide Casaleggio, sebbene dall'Associazione Rousseau neghino qualsiasi attrito. E perfino il post con cui il capo politico annuncia, poco dopo ora di pranzo, che il M5S chiederà a Draghi quale sia il perimetro politico della maggioranza, finisce sotto attacco da parte dell'ala pro-governo del Movimento, la più numerosa alla Camera e, probabilmente, anche al Senato. "Se vince il no su Rousseau qui facciamo la scissione al contrario", spiega nel pomeriggio un big del gruppo a Montecitorio facendo capire che i pro-Draghi potrebbero anche non rispettare il voto "dell'intelligenza collettiva". Serve che Grillo ritorni in campo. E l'ex comico lo fa. In un video sottolinea alla base come Draghi abbia detto sì al reddito di cittadinanza e all'ambiente come pilastro del nuovo governo. Ma per votare su Rousseau chiede di aspettare. Serve insomma un altro segnale da parte del premier incaricato, che eviti la spaccatura del M5S. E un segnale potrebbe avvenire, secondo un'interpretazione che circola nel Movimento, quando Draghi parlerà al Quirinale dopo il giuramento. E, soprattutto, dopo che avrà stilato la lista dei ministri del nuovo governo. Un governo nel quale Grillo e i vertici del M5S puntano dritti ai temi della transizione ecologica. Nel frattempo, impazza la campagna dei parlamentari a favore o contro il governo. In serata i "contras" si vedono via Zoom al V-Day contro Draghi, per sfogarsi e contarsi, anticipati dall'intervista ad Andrea Scanzi con cui Alessandro Di Battista, proprio mentre Grillo è nella Sala dei Busti con Draghi, ribadisce il suo "no" al professore e al governo con FI e Lega, assicurando che continuerà la battaglia dentro il Movimento. La tensione è altissima. Neppure la mediazione del voto di astensione, proposta dallo stesso Di Battista e da Barbara Lezzi, è una exit strategy. Anche perché, l'ala governista, nell'esecutivo Draghi, ci vuole entrare eccome. E poi ci sono i pontieri, i mediatori e gli indecisi che vogliono prima vederci chiaro proprio sulla natura politica del governo. "Basta protagonismi", avverte Luigi Iovino. "Questa campagna elettorale interna è uno spettacolo indegno", incalza Fabio Castaldo. In mezzo a questa tempesta, nel pomeriggio, torna a Roma Beppe Grillo. Agli uffici della Camera, questa volta, l'ex comico si fa più leader e meno showman. Parla soprattutto ai gruppi, in una riunione in cui mancano sia Luigi Di Maio che Giuseppe Conte. Da lì gira il video con cui congela il voto su Rousseau. Chiedendo "pazienza" ma, volutamente, senza precisare la nuova data della votazione. E' un modo, implicitamente, anche per "far sbollire" l'ala "dibattistiana". Con conseguenze al momento avvolte nella nebbia: ma, stando alle ultime indiscrezioni, la votazione su Rousseau potrebbe essere indetta dopo che Draghi scioglierà la riserva e prima che andrà in parlamento a chiedere la fiducia. Quando, insomma, al M5S sarà più chiaro quanto di pentastellato entrerà nel programma e magari anche nella squadra di governo.

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