giovedì 22 agosto 2024

Yakhchal o "Pozzo di ghiaccio" nel deserto. - Iran

 

Creazione del ghiaccio durante l'Impero persiano in mezzo al deserto: lo Yakhchal o "Pozzo di ghiaccio" è un metodo architettonico usato per produrre ghiaccio e conservare il cibo. I Persiani stavano già facendo tonnellate di ghiaccio e cibo congelato nel deserto 2.400 anni fa.
1- Progettazione della struttura: lo Yakchal aveva una forma a cupola con pareti spesse realizzate in mattoni e argilla. Questa costruzione ha aiutato a mantenere una temperatura fresca all'interno del caveau.
2- Raccolta dell'acqua: durante l'inverno, l'acqua veniva raccolta dai fiumi o dalla neve sciolta in montagna. Quest'acqua era diretta verso lo Yakchal attraverso i canali.
3- Processo di congelamento: l'acqua era distribuita in piccoli stagni o piscine all'interno della volta. Durante la notte e nelle ore più fredde del giorno, l'acqua si gela a causa delle basse temperature del deserto di notte.
4- Deposito del ghiaccio: una volta congelato, il ghiaccio è stato tagliato in blocchi e conservato nella parte più bassa dello Yakchal, dove la temperatura era più fredda. La forma a cupola e l'isolamento naturale delle pareti hanno aiutato a mantenere il ghiaccio congelato per molti mesi.
5- Uso successivo: durante l'estate, il ghiaccio conservato veniva usato per raffreddare le bevande, conservare il cibo o anche per scopi medici, se necessario. In breve, lo Yakchal ha sfruttato il freddo naturale delle notti nel deserto per creare e preservare il ghiaccio, utilizzando semplici ma efficaci tecniche di conservazione e isolamento termico.

martedì 20 agosto 2024

Il film “Arrival” lancia un messaggio importante. - Sergio Tracchi

 

Ieri sera mi sono riguardato il film “Arrival” dopo averlo visto qualche anno fa al cinema. Devo dire che il film mi è piaciuto molto ed ho deciso di scrivere un breve articolo.

Con “Arrival“, il regista Denis Villeneuve ci racconta una fantascienza da un altro punto di vista, dove lo scorrere del tempo e le emozioni sono più importanti della tecnologia e degli extraterrestri.
“Arrival”, non è il classico film che narra di un’invasione aliena in stile “Indipendence Day” o la “Guerra dei Mondi” cioè fatta di distruzione e morte.

Non ci sono navi spaziali in cui viene spesso evidenziata la super tecnologia aliena, le super armi, i movimenti di navi spaziali ad altissima velocità. Qui parliamo di navi spaziali a forma di “guscio”, dove all’interno non vediamo nessun tipo di strumentazione iper-tecnologica, non vediamo monitor, non vediamo armi.

“Arrival” comunque ci metterà in contatto con le nostre paure non solo quelle che arrivano dallo spazio, dove lo stato di ansia di tutti governi del mondo è più che giustificata, ma le paure che vivono all’interno di noi stessi.
Non voglio raccontarvi la trama del film, lo svolgersi del film ma voglio raccontarvi cosa il film trasmette.
Il film trasmette emozioni, in uno scenario ambientato nel presente nella nostra vita quotidiana.

In una vita che va veloce dove regna anche un po di malinconia perfettamente interpretata dalla splendida protagonista Amy Adams.

L’arrivo degli alieni con le loro navi spaziali che vanno a posizionarsi nelle varie località del mondo rompe la routine quotidiana. Tutto cambia c’è vita la fuori ora ci sono prove palpabili. All’interno ci sono esseri viventi intelligenti, gli Eptapodi, che con il loro linguaggio a “cerchi” sono qua sulla terra per comunicarci qualcosa.
Il film nel suo svolgimento regala emozioni, lo studio scientifico e letterario del loro linguaggio metterà in prima linea uno scienziato e un’insegnante di lingue.


Diciamo unisce scienza e filosofia dove l’uno ha bisogno dell’altro per l’interpretazione del loro linguaggio.
Il loro linguaggio a cerchi, può rappresentare il cerchio della vita oppure il classico cerchio zen della dualità.
Il regista racchiude lo spazio tempo, come se passato presente e futuro esistessero nello stesso momento proprio come l’articolo che ioRolando Cimicchi e Massimo Fratini (purtroppo deceduto di recente) abbiamo scritto qualche anno fa. (LINK)
Gli Eptapodi non si sa da dove arrivino, ma più che il dove non si capisce dal “quando” dal tempo in cui arrivano.
Sono qua per aiutarci, per aiutare l’umanità a non soccombere a se stessa. Magistrale l’interpretazione di Amy Adams, che con le sue percezioni temporali riesce a vedere il presente ed il futuro.
Tutto si svolge nel quotidiano, dove noi esseri umani in base a degli eventi che ci capitano siamo portati ad amare o ad odiare ciò che ci circonda, le persone e a volte noi stessi.

La perdita di una persona a noi molto cara e molto importante ci può isolare e distruggere. L’abitudine di averla accanto e di viverci insieme e tutto ad un tratto questa persona scompare strappata dalla vita da un evento distruttivo come può essere una malattia o un incidente provoca in noi un senso di impotenza e solitudine.
“Arrival” ci porta a questo a vedere il tempo non in maniera lineare, ma di vivere ogni istante della vita con le persone amate in maniera armoniosa e di amore perchè ogni istante è importante…perchè in un solo momento tutto può finire.

Ci insegna a vivere d’amore e non di guerre, un pò come il popolo dei Navi nel film Avatar.
“Arrival” eleva le nostre frequenze e vibrazioni ad uno stato di coscienza che se raggiungessimo tutti risolverebbe ogni problema sul nostro pianeta.
“Arrival” ci parla del linguaggio dell’universo, la cui unica lingua che mette in contatto ogni essere vivente di questo cosmo infinito è il sentimento dell’amore perfettamente interpretato da Amy Adams.
Secondo il mio punto di vista è un film da vedere assolutamente, un film da vedere con il cuore.

https://www.hackthematrix.it/film-arrival-lancia-un-messaggio-importante/

𝗗𝗔 𝗤𝗨𝗔𝗟𝗘 𝗣𝗢𝗣𝗢𝗟𝗢 𝗩𝗘𝗡𝗡𝗘𝗥𝗢 𝗜𝗡𝗖𝗜𝗦𝗘 𝗤𝗨𝗘𝗦𝗧𝗘 𝟭𝟱 𝗠𝗜𝗟𝗔 𝗢𝗣𝗘𝗥𝗘 𝗗'𝗔𝗥𝗧𝗘 𝗥𝗨𝗣𝗘𝗦𝗧𝗥𝗘 𝗖𝗛𝗘 𝗥𝗔𝗖𝗖𝗢𝗡𝗧𝗔𝗡𝗢 𝗜𝗟 𝗣𝗔𝗦𝗦𝗔𝗧𝗢 𝗥𝗘𝗠𝗢𝗧𝗢 𝗗𝗘𝗟 𝗦𝗔𝗛𝗔𝗥𝗔?

 

Il Sahara algerino abbraccia un vastissimo altopiano chiamato Tassili N'Ajjer (che significa in Tamazight "Altopiano dei fiumi"), nella provincia di Elizi, che copre un'area di 72.000 chilometri quadrati.
Nel cuore di questo altopiano mozzafiato, si trova una foresta di rocce il cui strano paesaggio lunare con la sua arenaria erosa risale all'era preistorica.
Questa è la Città di #Sifar, l'ottava meraviglia del mondo, considerata anche la più grande città fossilizzata del mondo, un vero e proprio 'museo a cielo aperto'' per la presenza di oltre 5000 case cavernose e 15000 pitture rupestri, incisioni e disegni risalenti a 20.000 anni fa.
Queste pitture rupestri testimoniano i cambiamenti avvenuti nel corso dei periodi ( almeno 10mila anni) e delle fasi climatiche. Si tratta del più grande sito troglodita del mondo, un'immensa ''Cappella Sistina'' nel cuore del Sahara.
Il Tassili N’Ajjer è una delle più importanti pinacoteche a cielo aperto del mondo, serbatoio di iconografie preziose che raccontano la storia dell’evoluzione umana, della flora e della fauna, della geologia del Sahara. Ci parlano di quando il deserto era una vasta regione fertile abitata da animali selvatici, quali giraffe, leoni, bufali dalle corna giganti, rinoceronti, elefanti ed ippopotami, puntualmente ritratti nei graffiti e nelle pitture più antiche; ci informano sulle prime società organizzate, tramite scene rituali e di vita quotidiana, di allevamento, caccia e agricoltura; ci offrono le prime cronache di guerra, di uomini armati a cavallo e infine ci confermano dell’inesorabile e irreversibile avanzata del deserto, nelle raffigurazioni del solo animale in grado di sopportare l’aridità, il cammello.
Nonostante il grande numero di opere trovate dai ricercatori, sebbene rappresentino uno squarcio sulla vita degli antichi popoli del Sahara, molte domande rimangono ancora aperte su chi abbia realizzato le incisioni e i dipinti di Tassili n’Ajjer e cosa rappresentino veramente...

lunedì 19 agosto 2024

LE ANTICHE PIRAMIDI NUBIANE DIMENTICATE DI MEROE | SUDAN.

 

Sebbene siano meno famose delle grandi piramidi di Giza, in Egitto, e più piccole rispetto ai loro cugini egiziani, le piramidi nubiane non sono meno notevoli. Queste strutture furono costruite circa 2500 anni fa, molto tempo dopo che gli egiziani avevano smesso di seppellire i loro faraoni in enormi tombe, una pratica che li aveva quasi portati alla bancarotta. I re di Nubia, tuttavia, furono chiaramente affascinati da queste strutture gigantesche e cercarono di imitarle.
Il Regno di Kush fiorì per circa 900 anni, dall'800 a.C. fino al 280 d.C., esercitando il suo potere su un vasto territorio che si estendeva su gran parte del delta del Nilo fino a sud, a Khartum. Meroe fu la capitale nelle fasi finali dell'impero. Qui, nella loro città capitale, i nubiani costruirono circa 80 piramidi, ridotte nelle dimensioni, sopra le tombe di re e regine del regno kushita.
Queste piramidi variano in altezza dai 6 metri ai 30 metri e si ergono su basi piuttosto piccole, che raramente superano i 7,6 metri, conferendo ai lati delle piramidi angoli molto ripidi. Una delle piramidi più grandi, costruita per i sovrani di Kush, apparteneva a una donna, la regina Shanakdakheto (170-150 a.C.). I lati delle piramidi sono adornati con elementi decorativi delle culture dell'Egitto faraonico, della Grecia e di Roma.
In totale, i governanti di Kush costruirono più di 250 piramidi, più del doppio di quelle presenti in tutto l'Egitto. Queste piramidi sono distribuite in una piccola regione nel deserto del Sudan. Come gli antichi egiziani, i re di Nubia furono mummificati e sepolti, coperti di gioielli, in bare di legno prima di essere inumati.
Quasi tutte le piramidi furono saccheggiate secoli fa. Al momento della loro esplorazione da parte degli archeologi nei secoli XIX e XX, si scoprì che alcune piramidi contenevano resti di archi, faretre di frecce, finimenti per cavalli, casse di legno, mobili, ceramiche, vetri colorati, recipienti di metallo e molti altri manufatti che testimoniano l'esteso commercio meroitico con l'Egitto e il mondo ellenistico.

domenica 18 agosto 2024

IPOCRITI! - Giuseppe Salamone

 

Fiumi di inchiostro e indignazione a reti unificate per quanto successo a Stefania Battistini: "giornalista" Rai insignita qualche tempo fa da Zelensky con una medaglia al valore per il suo enorme contributo alla causa ucraina, che è andata a fare un servizio in territorio Russo guidata dall'esercito di Zelensky e adesso rischia un procedimento penale per “attraversamento illegale del confine di Stato”.
Possono scrivere e dire cosa vogliono, ma anche per fare giornalismo ci sono delle regole. Se vuoi andare in un Paese devi chiedere l'accredito come giornalista. Una volta rilasciato entri in quel paese e fai il giornalista. Se ne sei capace. Altro discorso sarebbe se il visto non venisse rilasciato, cosa che con cadenza giornaliera fanno soprattutto i paladini occidentali e difensori della "democrazia" Zelensky e Netanyahu. Ma qui nessuna indignazione, sono "democratici e partigiani" loro.
Sostanzialmente, piaccia o meno, Battistini ha attraversato illegalmente la frontiera e ha girato un servizio di propaganda ucraina spudorata senza che portasse la scritta "Press". Anche questo la dice lunga. Addirittura si è spinta a pronunciare le seguenti parole: "Non c'è nessuna casa distrutta a Sudzha, questa è la differenza fra noi e i russi". Cosa assolutamente falsa, visto che di case distrutte ce ne sono una caterva e sono stati uccisi diversi civili tra cui Nina, ragazza Russa di 24 anni incinta crivellata di colpi davanti al marito e al figlio piccolo. Ma per la Battistini queste cose non sono mai avvenute.
In ogni caso questa vicenda è indicativa per capire il livello di propaganda raggiunto dal servizio pubblico, che ormai è diventato spudoratamente e senza alcuna preoccupazione di nasconderlo il portavoce di Zelensky in Italia. E ho il diritto di oppormi a tutto ciò in quanto annualmente mi vengono estorti dei soldi per fare propaganda di guerra, non giornalismo!
A proposito: quelli che oggi si stracciano le vesti davanti alle conseguenze legali di un atto decisamente avventato, sono gli stessi che non hanno detto mezza parola per la carneficina di Giornalisti che avviene quotidianamente a Gaza per mano del criminale di guerra Netanyahu.
IPOCRITI!

LA PIETRA DI PALERMO.

 

Mentre la Stele di Rosetta è famosa per aver decifrato i geroglifici egizi, la Pietra di Palermo è un reperto cruciale per la storia antica dell'Egitto. Questa stele di basalto del V secolo a.C., un frammento della quale si trova nel Museo Archeologico di Palermo in Sicilia, rivela dettagli sui primi re d'Egitto, sovrani mitici, cerimonie di culto, tasse e molto altro.

Originariamente lunga circa 2,1 metri e larga 0,6 metri, oggi restano solo frammenti della Pietra di Palermo, con pezzi più piccoli conservati al Cairo e a Londra. È uno dei più antichi documenti della storia egizia, coprendo il Regno Antico e i periodi predinastici, e elencando i governanti dal dio Horus fino a Menes e oltre.

La pietra contiene informazioni su eventi annuali, probabilmente riferiti a censimenti biennali del bestiame. Inoltre, menziona la costruzione di Men-netjeret, forse il precursore della Piramide a Gradoni di Djoser, e documenta la prima fusione del rame, divinità come Min e Heryshef, e le campagne militari di Sneferu.

Questo antico manufatto offre preziose informazioni sullo sviluppo dell'Egitto, dalle prime imprese architettoniche fino alle estese attività militari.

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Giza, deserto, scala misteriosa, scavata nel calcare..

 

Questa scala misteriosa, scoperta nel deserto vicino all'altopiano di Giza, solleva domande intriganti. Scolpita in profondità nel calcare, la scala si immerge per diversi metri nel terreno, rivelando un aspetto affascinante, ma in gran parte inesplorato, di questo antico sito. Il taglio preciso e dritto attraverso il calcare suggerisce abilità ingegneristiche avanzate, e la connessione della scala con il più ampio altopiano di Giza implica che quest'area possa contenere molti più segreti sotto la sabbia.
Mentre la destinazione finale della scala rimane sconosciuta, le scansioni preliminari suggeriscono che potrebbe scendere molto al di sotto della superficie visibile, probabilmente raggiungendo in profondità le acque sotterranee. Lo scavo di questo sito appare recente, con la struttura probabilmente sepolta sotto sabbia fino a quando non è stata riscoperta. La grande domanda ora è: chi ha intrapreso questi scavi e cosa si trova in fondo a questa enigmatica scala? Questa scoperta aggiunge un nuovo strato di mistero a un paesaggio antico e già sorprendente.