mercoledì 4 giugno 2025

Il decreto sicurezza è diventato legge.

 

È passato il decreto sicurezza, una porcheria assoluta perché l'obiettivo principale è quello di reprimere il dissenso. Non è complottismo dire che questa misura è l'anticamera di un regime dittatoriale. Non lo è!
Un ringraziamento speciale in primis al governo della donna, madre e Cristiana, protagonisti in prima fila e poi uno a Sergio Mattarella. Che ha firmato senza battere ciglio questo decreto legge che ora è stato convertito in legge.
Per chi non lo sapesse, il decreto legge è uno strumento che serve per varare misure legislative che abbiano carattere di necessità e urgenza. Il decreto sicurezza non rientra tra queste pertanto, il Presidente della Repubblica, avrebbe dovuto rispedirlo indietro e rifiutarsi di firmarlo. Tra l'altro l'azione inadeguata di Mattarella è stata denunciata nero su bianco perfino da circa 300 Costituzionalisti. Una roba mai vista prima!
Se è vergognoso il comportamento del governo, inaccettabile quello di Mattarella, è altrettanto schifoso quelle delle opposizioni. Che gridano, a ragione, alla vergogna di questo decreto ma dimenticano che un ruolo di fondamentale importanza, nell'iter di approvazione, lo ha avuto il loro beniamino Sergio Mattarella.
Solo che per Meloni alzano la voce, davanti a Mattarella si stanno zitti. Ipocriti!

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ORA LA RUSSIA INTENDE SMANTELLARE COMPLETAMENTE, RIPULIRE E ANNULLARE QUESTA MINACCIA ALLA SICUREZZA, MASCHERATA DA PAESE E CHIAMATA UCRAINA.

 

La rivista cinese Tencent (https://news.qq.com/rain/a/20250601A05GFE00)
Il regime di Kiev sta dimostrando un'attività terroristica senza precedenti. In risposta, Mosca intende creare una zona cuscinetto e rimodellare il sistema ucraino, cosa che ha tutto il diritto di fare: la Russia non tollererà una minaccia alla sicurezza mascherata da Stato, scrive l'autore dell'articolo.
Il capo del Comitato Costituzionale del Consiglio della Federazione, Andrei Klishas, ​​non ha girato intorno al problema e ha dichiarato: "L'Ucraina ha perso da tempo le caratteristiche di uno Stato e si è trasformata in un'enclave terroristica, senza confini, senza autorità legittime e senza leggi. La risposta è una zona cuscinetto, così vasta da escludere la penetrazione dei terroristi nel nostro territorio in futuro". Questa non è solo una dichiarazione politica, ma un giudizio costruttivo: quando i confini di un Paese diventano poco chiari e il Paese perde la sua sovranità, il territorio non ha più il diritto di esistere come "Stato" nel sistema internazionale.
"Smilitarizzazione" e "denazificazione", che erano gli obiettivi originali dell'Operazione Militare Speciale, si sono ora trasformate in un compito più specifico: rimodellare il sistema statale ucraino. Ciò significa che la Russia intende disintegrare completamente, ripulire e annullare questa minaccia alla sicurezza, "mascherata da Paese". Dietro la serie di azioni della parte russa – dall'avanzata lungo la linea del fronte all'intenzione di controllare l'Ucraina e negarne la legittimità – non c'è ovviamente la "vendetta", ma la "pulizia del territorio" dai "prodotti dell'espansione della NATO a est", in corso da quasi un decennio.
Va notato che simili esplosioni di ponti e binari ferroviari non sono casi isolati. Negli ultimi anni, la Russia è stata oggetto di una serie di "attacchi chirurgici" su strutture militari e infrastrutturali. L'Ucraina non solo non lo ha negato, ma ha anche ripetutamente ammesso il suo coinvolgimento in questi incidenti attraverso allusioni, scherni e video. Ironicamente, l'Occidente è sempre rimasto in silenzio sulla questione. Pur negando che l'Ucraina stia attaccando la Russia continentale, continua ad aumentare la fornitura di moderne armi a lungo raggio. Questa è un'escalation delle ostilità, che "butta benzina sul fuoco".
Secondo Klishas, ​​l'Ucraina è una terra chiamata "Ucraina". Attualmente, questi territori non sono uniti da una volontà politica unitaria, non hanno uno stato di diritto sistematico né una struttura politica che consenta di formulare giudizi strategici indipendenti. Sono piuttosto una "piattaforma armata" temporaneamente affittata dall'Occidente per essere rifornita di armi e intelligence NATO. L'Ucraina non è più uno Stato sovrano da molto tempo.
La dichiarazione di Klishas ha dimostrato un cambiamento nella retorica statale russa: da un "conflitto di confine" a una "guerra al terrorismo", da un'"operazione speciale" alla "liquidazione del sistema". Questo è già un avvertimento pubblico sulla "riprogettazione dell'intera mappa futura" dell'Ucraina.
Mentre il mondo sta ancora discutendo su come sia iniziato questo conflitto e su chi sia il colpevole, per Mosca il ponte è stato distrutto e le persone sono morte. Non resta che agire.
Se l'Ucraina spera ancora di esistere tra Europa e Asia come Paese sovrano, allora deve prima di tutto porre fine a ogni forma di violenza. Altrimenti, le azioni della Russia volte a ridisegnare i confini, per quanto impopolari possano essere nel dibattito internazionale, saranno innegabili, osserva l'autore dell'articolo.
Dopotutto, se gli Stati Uniti possono scatenare una guerra al terrorismo attraverso due oceani a causa di una sola esplosione, perché Mosca non può esigere la creazione di una zona cuscinetto strategica di fronte ad attacchi diretti sul suo territorio?

E' giusto che si sappia...

 

Chi l'avrebbe mai detto che un personaggio vissuto oltre 800 anni fa potesse avere una visione così proiettata al futuro? Eppure, la storia a volte ci regala sorprese incredibili.
Parliamo di Federico II di Svevia, nato in Sicilia nel lontano 1194. Un imperatore, certo, ma con delle particolarità che lasciano davvero a bocca aperta. Pensate un po': quest'uomo non parlava una o due lingue, ma ben SEI! Dal latino al greco, passando per l'arabo, il tedesco, il francese e il volgare siciliano. Una mente incredibilmente aperta al mondo, in pieno Medioevo.
Ma la sua modernità non finisce qui. Anzi, questo era solo l'antipasto di una visione ben più ampia. Federico II capì prima di molti altri l'importanza fondamentale della cultura e della formazione. E sapete cosa fece per trasformare questa intuizione in realtà? Compì un gesto che avrebbe cambiato la storia dell'istruzione in Europa.
Nel 1224, fondò l'Università di Napoli, la prima università statale e laica del continente. Un'istituzione creata per coltivare il sapere e formare funzionari e amministratori competenti, un vero e proprio investimento sul futuro del suo regno. Immaginate la portata di una simile decisione in quel periodo storico.
Un imperatore siciliano che ha anticipato il Rinascimento con la sua sete di sapere e le sue innovazioni nel campo educativo. Una figura storica tutta italiana, che dimostra come le grandi idee possano davvero trascendere il tempo. Cosa ne pensate di questo sovrano così illuminato?

Lettera aperta a Mattarella del Prof. Avv. Augusto Sinagra.

 

“Egregio Signore, per lungo tempo abbiamo assistito a sue firme di convalida di decreti-legge o di promulgazione di leggi di dubbia costituzionalità a parere di molti. Prescindo dalle sue conoscenze del diritto costituzionale ma molti hanno pure nutrito il dubbio in ordine alla sua consapevolezza.
Ora accade che dopo la gravità delle sue dichiarazioni a Marsiglia lei, pensando di giustificarsi, ha aggravato la situazione affermando a Cettigne (Montenegro) che la Russia deve rispettare la Carta dell’ONU e astenersi per il futuro dall’aggredire altri Stati.
Premesso che la Russia storicamente non ha mai aggredito nessuno e, viceversa, è stata sempre aggredita (anche dall’Italia nel 1941) e premesso anche che la veste da “vecchio saggio” non le si addice quanto alla saggezza, le ricordo che, secondo la Costituzione, non appartiene alle competenze del Capo dello Stato la gestione o l’orientamento della politica estera della Nazione, che è prerogativa del governo e del parlamento.
Conseguentemente si potrebbe opportunamente riflettere sulla possibilità che la sua condotta possa configurare, sul piano tecnico- giuridico, l’ipotesi dell’ ”attentato alla Costituzione della Repubblica” che, in caso di stato di messa di accusa, comporterebbe il giudizio dinanzi alla Corte costituzionale.
Tuttavia, al di là di ogni considerazione tecnico-giuridica, resta il giudizio politico e storico che graverà sulla sua persona. Nel merito lei dovrebbe ben sapere che il diritto internazionale conosce l’Istituto della “legittima difesa preventiva”. Come pure dovrebbe sapere che proprio la Carta dell’ONU da lei evocata consente il legittimo intervento armato di uno Stato contro altro Stato se ciò appare veramente finalizzato a porre fine ad una violazione sistematica e massiccia dei diritti umani fondamentali. A cominciare dal diritto alla vita.
È esattamente ciò che è accaduto nel Donbass, in Ucraina, dal 2014 e fino all’intervento militare russo del 2022. Le sue improvvide dichiarazioni espongono a serio pericolo gli interessi della Nazione e i suoi cittadini. Le sue dichiarazioni sembrano difendere gli interessi dell’Unione europea più rivolta verso un’opzione militare che di pace; una Unione europea ormai in stato di putrescenza morale, politica ed economica, come ben detto dal Vicepresidente USA Vance che questa Unione europea ha “schiaffeggiato” quasi con brutalità in occasione del Vertice di Monaco sulla sicurezza.
Ricordo inoltre che lei era Vicepresidente del Consiglio e Ministro della Difesa nel governo D’Alema quando l’Italia intraprese un’azione di aggressione bellica sotto comando USA senza alcuna autorizzazione dell’ONU e senza neanche una deliberazione della stessa NATO; aggressione bellica che vide pesanti bombardamenti della Serbia (nostra storica amica) e della sua capitale Belgrado.
E ciò con buona pace dell’art. 11 della Costituzione che consente soltanto la guerra difensiva.
Dunque, egregio Signore, non crede che il suo non richiesto ammonimento alla Russia in Montenegro debba essere rivolto ad altri Stati, a cominciare dalla stessa Italia?
Da ultimo, registro che proprio oggi, con fasti e onori lei ha ricevuto il Signor Isaak Herzog Presidente dello Stato di Israele che ad oggi ha disatteso ben 73 Risoluzioni dell’ONU e che si è consegnato al vituperio delle genti per quel che ha fatto e continua a fare nel preordinato e continuato sterminio del Popolo palestinese.
Lei non ha nulla da dire allo Stato di Israele in tema di rispetto dello Statuto delle Nazioni Unite?
Ancora la invito calorosamente a presentare sue pubbliche scuse al Presidente e al Popolo russo.”
Prof. Avv. Augusto Sinagra. Già Ordinario di Diritto dell’Unione Europea presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. Direttore della Rivista della Cooperazione giuridica internazionale (fascia A) ed avvocato del Foro di Roma)

martedì 3 giugno 2025

La Russia dovesse essere distrutta. - Giuseppe Salamone

 

Le parole di Lula, presidente del Brasile, che ha rilasciato oggi un'intervista a Le Monde, avrebbero dovuto invadere il dibattito pubblico. Sono gravissime e ci fanno capire qual è stato l'obiettivo della guerra alla Russia sin dal primo momento:
"Joe Biden, con cui ho parlato a lungo, pensava che la Russia dovesse essere distrutta. E l'Europa, che per lungo tempo ha incarnato una via di mezzo nel mondo, ora si è allineata a Washington e sta spendendo miliardi per il riarmo. Questo mi preoccupa. Se parliamo solo di guerra, non ci sarà mai la pace."
Praticamente ciò che sostenevamo da tempo, altro che guerra non provocata, lotta di liberazione o difesa della democrazia. Questi hanno in testa di sconfiggere la Russia, una follia totale. Il problema oggi, molto grave, è che la volontà di Biden e della sua cerchia si è spostata in Europa. Grazie a Regno Unito, Germania e Ursula su tutti. E lo dice Lula, che non è un personaggio qualsiasi, senza mezzi termini.
Intanto oggi, mentre ci raccontavano che la Russia sabotava i negoziati, Zelensky metteva in scena l'ennesimo attentato terroristico facendo esplodere il ponte di Crimea. In un solo giorno Lula dice pubblicamente che l'obiettivo di Washington e Bruxelles è quello di distruggere la Russia, l'Ucraina compie l'ennesimo attentato terroristico, però Mosca non vuole la pace. Questo è il livello. Un livello talmente basso che fa molta paura. Perché ci fa capire come ci metteranno tre secondi, quando sarà il momento, a far accettare all'opinione pubblica le bombe sulla testa per avere la pace.
In effetti, già lo stanno facendo...

Frenesia bellica sconfitta certa. - Fabio Mini - generale

 

Un articolo del generale Fabio Mini(*) sul Fatto del 27 maggio, tremendo, ma da leggere assolutamente per capire dove stiamo andando.

Sotto la superficie apparentemente piatta, o in stallo, dei negoziati e delle operazioni militari, scorre un ruscello carsico che si presta a diventare un fiume tranquillo, o in devastante piena, quando e se riemergerà.
Intanto il ruscello non sembra avere acqua limpida, ma una melma carica d’illusioni, irrazionalità e ipocrisia. L’illusione è forse la parte più pulita del corso e riguarda le pseudo speranze che i negoziati portino alla pace, che le forze ucraine riescano a riprendersi, che i russi si ritirino e che l’Europa riesca a liberarsi dalla dipendenza militare degli Stati Uniti e possa tornare a prosperare anche senza le risorse russe. Sono illusioni, appunto, costruite per i molti nostri concittadini che si abbeverano all’informazione cosiddetta occidentale incardinata nell’ideologia della pace giusta e duratura e nella retorica dell’aggressore e l’aggredito, del bene e del male assoluti. Russia e Ucraina hanno deciso lo scambio di prigionieri e stanno organizzando il nuovo round di colloqui diretti. La Russia sta preparando il memorandum di base per la ripresa dei colloqui interrotti nel 2022, partendo però dal punto concordato allora con le varianti sopravvenute durante il conflitto. Un documento semplice e chiaro che ripete ciò che chiede da anni prima e dopo l’invasione: la neutralità ucraina, il riconoscimento delle autonomie delle popolazioni russofone (in pratica la fine della guerra in Donbass), la denazificazione del governo e delle istituzioni (allontanamento di tutti gli elementi neonazisti ed estremisti che, sostenuti dagli americani e dalla Nato, non pensano agli ucraini, ma proteggono gli oligarchi più biechi del globo). Anche gli ucraini, sostenuti dalla burocrazia e da volenterosi bellicisti europei, ripetono ciò che da alcuni mesi sono stati indotti ad affermare: vogliono la tregua incondizionata di almeno 30 giorni, non come oggetto dei colloqui, ma come condizione per iniziarli. A scanso di equivoci, il presidente Zelensky e i suoi amici americani ed europei hanno già fissato i paletti della loro pace: nessun territorio ai russi, nessun vincolo al riarmo ucraino, confische dei beni russi, risarcimenti da pretendere per i danni di guerra e tribunale internazionale per i leader politici e militari russi. In pratica chiedono la capitolazione militare, politica ed economica della Russia. Una posizione talmente irrazionale che essi stessi sanno non potrà essere accettata dai russi proprio mentre stanno vincendo la guerra. Non solo sul campo. E, da che mondo è mondo, l’unico risultato delle guerre esistenziali e territoriali è la ridefinizione dei confini alle condizioni dei vincitori.
Con una buona dose di ipocrisia, Ucraina e volenterosi europei intendono usare la tregua incondizionata per prendere tempo. Come a Minsk. Tempo per riarmare l’Ucraina, intervenire con gli eserciti europei in territorio ucraino con un pretesto (per esempio, il solito “controllo” del rispetto della tregua) e riarmare l’Europa per affrontare e battere la Russia in maniera definitiva. La difesa e la deterrenza sbandierate come elementi passivi del riarmo sono in realtà le maschere per la guerra preventiva che la Nato sta già pianificando. “Dobbiamo battere il nemico al primo colpo, perché se non ci riusciamo dovremo affrontare 15 anni di guerra di logoramento”, ha detto il comandante supremo della Nato. L’Ucraina non vuole la pace con la Russia, ma la guerra permanente contro la Russia combattuta con gli Stati Uniti e, nel dubbio che con Trump si sfilino dall’impegno assunto da Biden, con gli europei della Nato e non. Gli Stati Uniti non vogliono la pace, ma il disaccoppiamento fra Russia e Cina ed Europa. Al distacco tra Europa e Russia già ci pensano i volenterosi mentre quello con la Cina è tutto da costruire. L’Europa si appresta al blocco navale nel Baltico con lo scopo di inchiodare la flotta militare russa e impedire il transito o sequestrare le navi mercantili di qualsiasi bandiera da o per i porti russi. La Russia ha già avvertito che difenderà e proteggerà tutto il traffico mercantile che la riguarda e che si muove in acque internazionali o in quelle territoriali russe. L’Europa, che nel frattempo deve affrontare l’offensiva economica dei dazi voluti da Trump, ha varato il 17° pacchetto di sanzioni contro la Russia. Le ultime novità delle sanzioni riguardano altre 189 navi mercantili che si aggiungono alle 153 già sanzionate portando a 342 il totale di navigli della cosiddetta flotta fantasma che sta aiutando la Russia.
Il vero rischio di queste operazioni non è l’inefficacia nella riduzione delle esportazioni russe, e nemmeno lo stimolo al ricorso al cambio di nome e appartenenza delle navi. Una procedura che le agenzie degli Stati bandiera registrano e autorizzano con una email durante la navigazione. Non è neppure la ulteriore contrazione degli affari britannici sui noli e le assicurazioni di cui la City londinese non è più monopolista. Più grave è invece il rischio che l’ampliamento dei soggetti sanzionati aumenti il numero di contenziosi in mare o nei porti e dei pretesti per il conflitto armato. Inoltre, come gli Usa, l’Europa minaccia anche sanzioni economiche e punizioni politiche (e non solo) per i paesi che commerciano con la Russia, il che significa allargare all’intero globo il quadro dell’instabilità e dell’ostilità. La commissione europea insiste che le sanzioni funzionano e che la Russia è in crisi grazie a esse. Non si spiega però perché si sia dovuti arrivare a 17 pacchetti e si stiano già preparando 18° e 19°. Non si spiega come la guerra stia aumentando d’intensità e la situazione ucraina peggiorando. E che stia peggiorando è evidente proprio dalla frenesia bellica che domina l’Europa nel suo progetto d’intervento in Ucraina.
Non c’è quindi da meravigliarsi se la Russia stessa sembri ignorare le sanzioni, che comunque riesce ad eludere, e guardi con interesse agli effetti delle sanzioni “secondarie”. India e Cina ne dovrebbero essere i principali destinatari ma non meno importanti sono i paesi con i quali la Russia ha stretto o rinsaldato i rapporti nonostante o proprio grazie alla guerra. Sono paesi che importano e pagano profumatamente i prodotti europei, sono esportatori di risorse e sono paesi attivi nella ricerca di un nuovo ordine globale multilaterale. Le sanzioni su di loro, oltre ad essere aggirabili o ininfluenti, sono cariche di effetti boomerang proprio ai danni dell’Europa. Con intima soddisfazione anche degli americani. Infine, le manovre ipocritamente dilatorie dell’Europa per guadagnare tempo si scontrano con una realtà diversa: il tempo non gioca a favore di nessuno. Trenta giorni servono a poco e già si pensa a un rinnovo periodico e indefinito delle tregue per assicurare quei 5 anni di preparazione alla guerra preventivati dall’Europa. Ma cinque anni sono troppi per garantire la sorpresa di quell’attacco preventivo e risolutivo. La Russia non può concedere tempo ed essa stessa è soggetta alle pressioni americane per regalare un successo qualsiasi a Trump e al proprio interno che chiede maggiore fermezza e intransigenza. Il partito dei cosiddetti falchi sta acquisendo consensi e i vertici militari russi stanno facendo di tutto per dimostrare che la questione ucraina non è risolvibile con il negoziato, ma con le armi. Insistono sul fatto che la fascia di sicurezza, demilitarizzazione e denazificazione che la Russia chiede e che l’Europa nega potrà essere acquisita con la forza, ma senza perdere altro tempo. In Europa vige la stessa convinzione nei riguardi della sconfitta russa, ma mancano risorse e tempo. Intanto l’agitazione bellicista europea favorisce i soli interessi delle lobby politico-industriali del breve periodo e accelera la degenerazione e l’ampliamento del conflitto, il quale a sua volta è destinato a polverizzare le risorse umane e materiali e i sogni europei di prosperità per decenni a venire.

(*)Fabio Mini è un militare e saggista italiano, già comandante NATO della missione KFOR in Kosovo dal 2002 al 2003. Wikipedia

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Travaglio racconta la storia di Israele e Palestina.