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martedì 17 marzo 2020

‘Perché costruire un ospedale in Fiera se c’è già l’ex nosocomio di Legnano con 2 padiglioni attrezzati?’. La denuncia di un sindacalista. - Andrea Sparaciari


Attilio Fontana (a sinistra) e Giulio Gallera (a destra) alla conferenza di presentazione del nuovo centro di soccorso per il coronavirus a Fiera Milano City. Imagoeconomica.

«I posti letti per ricoverare i pazienti COVID-19 ci sono già in Lombardia, basta attivarli». È la pesante denuncia di Riccardo Germani, portavoce di ADL Cobas Lombardia, nonché lavoratore dell’Ospedale di Legnano.
Secondo Germani, infatti, mentre il Pirellone in pompa magna ha annunciato di aver affidato al neo-commissario Guido Bertolaso la realizzazione di un ospedale da 500 posti presso i padiglioni della ex Fiera di Milanoa una decina di chilometri da quei padiglioni esiste «una struttura che ha tutte le potenzialità per accogliere velocemente nuovi pazienti». È l’ex Ospedale Civile di Legnano, nosocomio attivo fino a 9 anni fa, tutt’ora dotato del «vecchio monoblocco e di ben due padiglioni realizzati e predisposti 10 anni fa, con tutte le attrezzature».
Secondo Germani, la struttura che è sostanzialmente integra, è dotata di «camere già attrezzate con predisposizione di ossigeno, una rianimazione, reparti di terapia intensiva, reparti che oggi sono chiusi. Mentre è aperto e funzionante in una struttura nuovissima un prezioso laboratorio di analisi. A nostro avviso sarebbe una soluzione immediata se si rendesse operativa questa struttura con l’investimento di meno risorse economiche che potrebbero, invece, essere utilizzate per materiali, dispositivi e per assumere il personale sanitario necessario per gestire più di 500 posti letto, i quali si renderebbero disponibili senza alcuno spreco di risorse e di tempo».

Ironia della sorte, l’ultimo padiglione costruito nel vecchio ospedale di Legnano era stato proprio il reparto specializzato in malattie infettive, terminato nel 2002, una costruzione iniziata ben 10 anni prima. Reparto che aveva funzionato solo per pochi anni, visto che poi Regione Lombardia – erano i tempi del saccheggio alla Sanità del presidente Roberto Formigoni – aveva deciso di costruirne un altro, a pochi chilometri di distanza. Con una spesa complessiva sui 150 milioni. «Un’operazione in project financing, dove i privati guadagnano, grazie all’affitto pagato dal Pirellone», spiega Germani a Business Insider Italia, «Quello fu un vero saccheggio della sanità pubblica, si figuri che ancora oggi le casse pubbliche stanno pagano i mutui delle ultime costruzioni nel vecchio ospedale», aggiunge amaro. 
«È lodevole ogni iniziativa per trovare nuovi posti letto», commenta l’on. Riccardo Olgiati (M5s) «tuttavia, prima di costruirne una ex novo da 500 posti, forse sarebbe stato meglio vedere se si potevano riconvertire quelle già esistenti ed attrezzate. E a me risulta che mai alcun sopralluogo sia stato fatto a Legnano». Non solo, Olgiati aveva anche interessato della questione il Direttore Generale della ASST Milano Ovest, Fulvio Adinolfi, il quale aveva però risposto che «la strada era stata valutata, ma poi abbandonata per una questione di tempi e di risorse».
Una risposta che per Olgiati suona quasi come una beffa «considerando tutti i soldi che per fortuna stanno arrivando dalle donazioni». Per l’on. M5s, insomma, sarebbe stato molto meglio ristrutturare che impiegare tempo e risorse per approntare un punto sanitario in padiglioni destinati ad ospitare la Fiera del Ciclo e Motociclo…
confutare però la tesi dell’utilizzabilità della struttura, il consigliere regionale di +Europa, Michele Usuelli, che è anche un medico, il quale nel pomeriggio riferisce sulla sua pagina Facebook che secondo il capo ufficio tecnico dell’ospedale in questione la riconversione sarebbe infattibile. E aggiunge: «Continuo a chiedere che sia chiara e trasparente la strategia con cui si sta pensando ai 500 posti in fiera, che mi pare terribilmente difficile realizzare ed utile solo a certe condizioni. O, meno miracolisticamente, continuiamo ad usare le sale operatorie chiuse, già armate di anestesisti ed infermieri. Lì dentro ci sono i letti di risveglio, che sono letti di terapia intensiva con tutti gli allacciamenti. Sono stati già usati tutti?».
E, proprio mentre scoppiava la polemica sull’inutilizzo di Legnano, il presidente Attilio Fontana, l’assessore Giulio Gallera e il presidente di Fondazione Fiera, Pazzali presentavano il cantiere del futuro ospedale alla stampa.
«Il centro di terapia intensiva alla Fiera di Milano sarà pronto in 10 giorni», aveva detto Gallera lunedì 16 marzo ad alta voce, aggiungendo (ma a voce un po’ più bassa) che quei dieci giorni sarebbero partiti solo  «da quando riusciremo a recuperare i respiratori, che sono l’elemento più importante, e il personale». Cioè ad oggi si sta lavorando, ma non si sa quando si potrà essere operativi. Del resto, l’assessore è ben conscio che la Protezione Civile nei giorni precedenti aveva chiaramente specificato di non essere in grado di fornire il materiale sanitario richiesto e che avrebbe preferito che Regione Lombardia puntasse sul rafforzamento di strutture già esistenti (come Legnano, per esempio). 
Tuttavia il Pirellone ha scelto di continuare sulla sua strada. Si tratta di una scelta politica, un modo per ribadire la propria autonomia da Roma, per marcare le distanze dal governo. Un progetto che poggia su due pilastri: dipingere Bertolaso come “l’eroe padano” («Guido Bertolaso ha gestito emergenze in tutto il mondo, contiamo che lui possa avere i canali (per ottenere i respiratori, ndr)», ha dichiarato Gallera) e dall’altro, far vedere quanto sono bravi i nuovi vertici di Fondazione Fiera. Quegli stessi vertici nominati da Matteo Salvini quando era al governo, compresa la ex compagna del Capitano, Giulia Martinelli, già capa della segreteria di Fontana e ora vice-presidente della Fondazione, come raccontato da Business Insider Italia.
Una strategia condivisa da tutta l’opposizione: non è affatto un caso infatti che martedì 17 marzo Silvio Berlusconi dal suo prudenziale esilio da Nizza ha fatto sapere di aver staccato un assegno da 10 milioni di euro, proprio «la somma necessaria per la realizzazione del reparto di 400 posti di terapia intensiva alla Fiera di Milano», ha twittato un giubilante Bertolaso. Che non ha nascosto la sua gratitudine nei confronti del vecchio protettore: «Grazie Presidente per questo gesto d’amore per la sua città e per il suo Paese», ha infatti aggiunto subito dopo l’annuncio.