giovedì 26 novembre 2009

Il pentito Spatuzza afferma "Schifani incontrò Graviano"

Palermo - In un'informativa della Dia, depositata al processo d'appello contro il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, il pentito Gaspare Spatuzza ricorda un episodio dei primissimi anni '90, sostenendo di avere visto l'attuale presidente del Senato, Renato Schifani, incontrare il boss Filippo Graviano. La vicenda si riferirebbe al periodo in cui Schifani esercitava la professione di avvocato civilista e amministrativista e Graviano non era ancora latitante. Schifani assisteva civilmente Giuseppe Cosenza, indiziato per mafia e poi sottoposto al sequestro e alla confisca dei beni (divenuti definitivi nel 1992) e alla sorveglianza speciale per tre anni.

Nella propria informativa del 26 ottobre scorso, la Dia di Firenze ricostruisce che gli incontri si sarebbero svolti nella sede della Valtras, appartenente a Cosenza. Gli agenti si sono limitati a verificare che Cosenza era titolare della ditta e che è pregiudicato, oltre a indicarlo come «notoriamente collegato ai fratelli Graviano». Di lui avevano parlato numerosi collaboratori di giustizia, ma non è mai stato condannato per mafia o omicidi. Manca invece la verifica sul difensore nei procedimenti civili e di fronte alle misure di prevenzione.

«Ho cercato nella mia memoria - dice Spatuzza - di collocare i rapporti di Graviano Filippo su Milano. In proposito preciso che Filippo Graviano utilizzava talvolta l'azienda Valtras, dove lavoravo, come luogo di incontri. Accanto a questa c'era un capannone di cucine componibili di Pippo Cosenza, dove pure si svolgevano incontri, dove ricordo avere visto più volte la persona che poi mi è stata indicata essere l'avvocato del Cosenza (Schifani ndr)».

«Preciso - dichiara ancora il pentito - che in queste circostanze questa persona contattava sia il Cosenza che il Filippo Graviano in incontri congiunti. La cosa mi fu confermata dal Graviano Filippo a Tolmezzo, allorquando, commentando questi incontri, Graviano Filippo mi diceva che l'avvocato del Cosenza, che anch'io avevo visto a colloquio con lui, era in effetti l'attuale presidente del Senato Renato Schifani. Preciso che anch'io, avendo in seguito visto Schifani su giornali ed in televisione, l'ho riconosciuto». Spatuzza sottolinea infine che Cosenza «è persona vicina ai Graviano, con i quali aveva fatto dei quartieri a Borgo Vecchio, ben conosciuta anche da Drago Giovanni (pure lui pentito, ndr)».

La replica di Schifani. «Non ho mai avuto rapporti con Filippo Graviano e non l'ho mai assistito professionalmente. Questa è la verità. Sia chiaro: denuncerò in sede giudiziaria, con determinazione e fermezza, chiunque, come il signor Spatuzza, intende infangare la mia dignità professionale, politica e umana, con calunnie e insinuazioni inaccettabili. Sono indignato e addolorato. Ho sempre fatto della lotta alla mafia e della difesa della legalità i valori fondanti della mia vita e della mia professione. I valori di un uomo onesto». Così replica Schifani alle affermazioni fatte dal pentito Spatuzza.
(25 novembre 2009)

http://palermo.repubblica.it/dettaglio/Pentito-Spatuzza:-Schifani-incontro-Graviano/1788906?ref=rephp

Pensa anche lui, come Cosentino, di passarla liscia?
Solo perchè loro sono dalla parte dei capimandamento e i pentiti no?

mercoledì 25 novembre 2009

I misteri della fede berlusconiana



Un uomo che dal nulla riesce a creare uno dei patrimoni più rilevanti a livello mondiale, non essendo un Bill Gates e non avendo creato nulla di tecnologicamente utile ed innovativo, suscita interesse e curiosità.

Un uomo che possiede uno dei patrimoni più alti al mondo, dovrebbe desiderare di godere di questo suo benessere, dedicandosi ai lussi della vita ed ineteressandosi poco dei problemi della politica.

Inoltre, un uomo che non spiega come è riuscito a crearsi questo patrimonio, che viene inquisito ed inseguito dalla legge per aver commesso la maggior parte dei reati finanziari esistenti, che entra in politica e si avvale di un entourage di persone di dubbia onestà e limpidezza, sollecita molti dubbi.

E' lapalissiano, inoltre, che da quando questo uomo si è dedicato alla politica, sono aumentati i casi di mala gestione della cosa pubblica.

Non v'è dubbio, infine, che questo individuo creda di poter gestire la cosa pubblica come se fosse una "cosa sua", con atteggiamenti molto simili a quelli di un capo cupola che detta le sue volontà ai suoi capi mandamento.

Ciò che non si riesce a comprendere è "come" questo stesso individuo, spregevole per atti e comportamenti, ottenga un consenso altissimo da parte della popolazione.

Misteri della fede berlusconiana?

Alfano che dice le bugie




di Peter Gomez e Marco Travaglio
Il Fatto Quotidiano, 24 novembre 200
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Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, minacciato di sfratto da Silvio Berlusconi tre giorni fa in caso di mancata approvazione della legge che ammazza i suoi processi, comunica: “Nessuno è riuscito a rispondere alla domanda su come mai tutte le inchieste si sono concentrate su Berlusconi soltanto dal 1994 in poi, mai per fatti funzionali alla sua attività politica, ma per fatti che vanno dal 1994 a ritroso”. Caro ministro, le rispondiamo noi. Primo: le inchieste su Berlusconi e le sue aziende sono iniziate ben prima del ‘94. Secondo: i processi attualmente in corso per la corruzione di Mills e per i fondi neri Mediaset riguardano reati successivi al ‘94, dunque nemmeno volendo i magistrati avrebbero potuto scoprirli e perseguirli prima che fossero commessi. Piccolo promemoria, a beneficio del cosiddetto Guardasigilli.

1979, 12 novembre
Massimo Maria Berruti, maggiore della Guardia di finanza, guida un’ispezione all’Edilnord Centri Residenziali e interroga Silvio Berlusconi su presunte irregolarità tributarie. Berlusconi, mentendo, sostiene di essere un “semplice consulente” Edilnord per la “progettazione e della direzione generale di Milano 2”. Invece è il proprietario della società. Berruti si beve tutto, e chiude l’ispezione. Nel 1980 si congeda e poi diventa un consulente Fininvest.

1983
La Guardia di Finanza di Milano mette sotto controllo i telefoni di Berlusconi per un presunto traffico di droga. L’indagine sarà poi archiviata.

1984, 24 maggio
Il vicecapo dell’Ufficio Istruzione di Roma, Renato Squillante, interroga Berlusconi, assistito dall’avvocato Previti e imputato “ai sensi dell'articolo 1 della legge 15/12/69 n. 932” (interruzione di pubblico servizio) per antenne abusive sul Monte Cavo che interferiscono con le frequenze radio della Protezione civile e dell'aeroporto di Fiumicino. Gli imputati sono un centinaio. Ma Berlusconi nel 1985 è subito archiviato, gli altri nel ‘92: non potevano sapere che Squillante, Fininvest e Previti avevano conti comunicanti in Svizzera.

1984,16 ottobre
Tre pretori sequestrano gli impianti che consentono a Canale5, Italia 1 e Rete4 di trasmettere in contemporanea in tutt’Italia in spregio alla legge. Craxi interviene con due “decreti Berlusconi”.

1988, 27 settembre
Berlusconi viene sentito dal pretore di Verona come parte offesa in un processo per diffamazione contro due giornalisti: “Non ricordo la data esatta della mia iscrizione alla P2, ricordo comunque che è di poco anteriore allo scandalo. Mai pagato la quota di iscrizione”. Doppia bugia: si iscrisse nel 1978 (lo scandalo è del 1981) e pagò la quota. La Corte d’appello di Venezia spiega che è colpevole di falsa testimonianza, ma che il reato è coperto dall’amnistia del 1990.

1992, 4 maggio
Il pm Antonio Di Pietro firma un decreto di “acquisizione di documenti” sugli appalti della Coge di Parma, partecipata da Paolo Berlusconi. Il fascicolo è il 6380/91 su Mario Chiesa che il 17 febbraio ha dato il via a Mani Pulite. In Tangentopoli la famiglia Berlusconi entra subito.

1992, 21 maggio
Paolo Borsellino parla a due cronisti francesi di un’indagine in corso sui rapporti fra il boss Mangano, Dell’Utri e Berlusconi.

1992, 9 giugno
I giornali svelano che il dc Maurizio Prada accusa la Fininvest di una tangente da 150 milioni alla Dc. Fininvest “smentisce categoricamente”: solo sconti sugli spot. Anche il dc Gianstefano Frigerio parla di 150 milioni dati da Paolo Berlusconi per la discarica di Cerro. 1992, 15 settembre. Augusto Rezzonico, ex presidente delle Ferrovie Nord, racconta ai pm che in febbraio Dc e Psi hanno inserito nella legge sul codice della strada un emendamento per favorire la “Fininvest, unica depositaria del know how tecnico necessario” per il sistema di segnalazione elettronico “Auxilium” per le autostrade, “un business da 1.000 miliardi”. Poi aggiunge che il manager del gruppo Sergio Roncucci “ringraziò per l’emendamento e mi confermò l’impegno della Fininvest a contribuzioni alla Dc per il piacere ricevuto”.

1992, dicembre
Paolo Berlusconi indagato a Roma: avrebbe venduto immobili Edilnord a enti previdenziali a prezzi gonfiati in cambio di mazzette all’Ufficio tecnico erariale. Pagamenti per cui sarà poi considerato vittima di concussione. 1993, 15 gennaio. Paolo Berlusconi rinviato a giudizio con 34 persone i finanziamenti illeciti ai partiti legati alle discariche. 1993, 8 aprile. Gianni Letta, interrogato da Di Pietro, ammette di aver finanziato illegalmente con 70 milioni il segretario Psdi Antonio Cariglia: “La somma fu da me introdotta in una busta e consegnata tramite fattorino”. Lo salva l’amnistia del 1990.

1993, 18 maggio
Arrestato per corruzione Davide Giacalone,consulente del ministro delle Poste Oscar Mammì per la legge sulle tv, e poi consulente Fininvest per 600 milioni. Verrà assolto e in parte prescritto.

1993, 18 giugno
Arrestato Aldo Brancher, assistente di Fedele Confalonieri, per 300 milioni dati al Psi e 300 a Giovanni Marone, segretario del ministro della Sanità Francesco De Lorenzo, in cambio di spot anti-Aids sulle reti Fininvest. Resterà tre mesi a San Vittore senz’aprire bocca. Poi diventerà deputato e viceministro.

1993, 23 giugno
Confalonieri e Brancher indagati a Milano per 300 milioni al Psi. I due usciranno indenni dall’inchiesta.

1993, settembre
La Procura di Torino indaga su un giro di false fatture nelle sponsorizzazioni sportive, che porterà al coinvolgimento di Publitalia e nel ‘95 all’arresto e alla condanna di Dell’Utri. Anche a Milano si scoprono fondi neri di Publitalia. Dell’Utri patteggerà la pena

1993, 29 ottobre
Il pm romano Maria Cordova, che indaga su tangenti al ministero delle Poste, chiede al gip Augusta Iannini (moglie di Bruno Vespa) l’arresto di De Benedetti, Galliani e Letta. Ma la Iannini arresta solo De Benedetti e si spoglia delle altre due posizioni perché relative a amici di famiglia. I due, poi assolti, restano a piede libero. 1993, 25 novembre. Craxi trasmette un memoriale ai pm: “Gruppi economici (…) hanno certamente finanziato o agevolato i partiti politici e, anche personalmente, esponenti della classe politica. Da Fiat a Olivetti, da Montedison a Fininvest”.

1993, 4 dicembre
La Procura di Torino raccoglie le confessioni del presidente del Torino Calcio, Gianmauro Borsano, deputato Psi, travolto da un crac finanziario. Borsano dice che nel marzo ‘92 il vicepresidente del Milan, Galliani, gli versò 18 miliardi e mezzo più 10 miliardi in nero per il calciatore Lentini. La Procura trasmette il fascicolo a Milano per falso in bilancio e il 22 febbraio ‘94 ascolta Borsano e altri protagonisti. Il pool mette così il naso nei conti esteri Fininvest.

1993, 14 dicembre
Arrestati a Torino il sindaco Pds e quattro assessori di Grugliasco per tangenti sul megacentro commerciale Le Gru, costruito dalle coop rosse e gestito dalla francese Trema e da Standa (Fininvest). La Procura indaga Brancher (poi archiviato) e convoca come teste Berlusconi, che si presenterà solo il 19 aprile ‘94, dopo aver vinto le elezioni.

1993, dicembre
Salvatore Cancemi, primo boss pentito della Cupola,comincia a parlare al pm di Caltanissetta Ilda Boccassini dei rapporti fra Berlusconi, Dell’Utri, mafia e stragi. 1993, 20 dicembre. Il procuratore Borrelli dice al Corriere: “Sappiamo che certe coincidenze possono provocare sconquassi, ma che possiamo farci? Quelli che si vogliono candidare si guardino dentro. Se sono puliti, vadano avanti tranquilli. Ma chi sa di avere scheletri nell’armadio, vergogne del passato, apra l’armadio e si tiri da parte prima che arriviamo noi”.

1994, 26 gennaio
Silvio Berlusconi annuncia in tv, con un videomessaggio, il suo ingresso in politica perché “questo è il paese che amo”. In privato, confida a Montanelli e a Biagi: “Se non entro in politica, finisco in galera e fallisco per debiti”.

(Vignetta di Bertolotti e De Pirro)

http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/






lunedì 23 novembre 2009

Piovono rane di Alessandro Gilioli

A che punto siamo con le leggi salvapremier?
Abbastanza nel casino. Si sta procedendo su strade diverse. Da un lato la norma che dovrebbe abbreviare i processi, dall’altra l’idea di un nuovo Lodo Alfano per la alte cariche dello Stato, infine l’ipotesi (abbastanza tramontata) di reintrodurre semplicemente l’immuntà parlamentare, che ovviamente includerebbe anche il premier.

Partiamo dalla prima.
Per il “processo breve” i finiani e il resto della maggioranza stanno continuando a trattare su alcuni aspetti, come la durata dei diversi gradi di giudizio e l’articolo che escludeva gli immigrati irregolari. Se trovano un accordo, la legge dovrebbe passare al Senato prima di Natale e alla Camera forse entro febbraio-marzo. Ma c’è il rischio che a Montecitorio venga modificato qualcosa e allora la discussione torni a Palazzo Madama, quindi si arrivi almeno all’estate per l’approvazione.

Basterebbe a salvare Berlusconi?
Per quanto riguarda i due dibattimenti già iniziati (Mills e fondi neri Mediaset) forse sì, ma dipende da diverse variabili, a iniziare dalla durata massima che verrà alla fine stabilita per il primo grado, che potrebbe passare da due a tre anni; oltre che dai vari “legittimi impedimenti” che il premier potrebbe addurre per fare rinviare le udienze. In ogni caso Berlusconi non si fida, anche perché può arrivare nel frattempo il rinvio a giudizio per la questione Mediatrade, senza contare quello che sta succedendo a Palermo.

Che cosa sta succedendo a Palermo?
Ad esempio, continuano a saltare fuori i pizzini passati da Provenzano al defunto sindaco mafioso Vito Ciancimino. Ieri ne è uscito uno del 2000 in cui Provenzano scriveva a Ciancimino: «Abbiamo parlato con il nostro amico senatore per quella questione (…) hanno fatto una riunione e sono tutti d’accordo».
E chi era quel senatore?Ovvio che nessuno può dirlo, ma tutti pensano a uno stretto collaboratore del premier già condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa. E poi da Palermo potrebbe uscire altro.

Tipo?
Il pentito Gaspare Spatuzza testimonierà il 4 dicembre prossimo al processo d’appello a Dell’Utri. Spatuzza ha già messo a verbale la dichiarazione secondo cui il suo boss, Graviano, nel ‘94 gli aveva detto che Berlusconi si era accordato con la mafia per un patto politico-elettorale tra Cosa Nostra e Forza Italia, intermediario lo stesso Dell’Utri.
E quindi?E quindi con queste previsioni a Berlusconi la legge sul processo breve rischia di non bastare più. Per stare tranquillo, avrebbe bisogno dell’immunità.

Un altro lodo Alfano?
Sì, ma dopo la bocciatura della Consulta non è facile. Bisognerebbe fare una legge costituzionale, con tempi lunghi e modalità complesse: una modifica della Costituzione deve essere approvata da ciascun ramo del Parlamento con due distinte deliberazioni, tra le quali devono trascorrere almeno tre mesi. Nel caso in cui la deliberazione, nella seconda votazione di ciascuna delle Camere, non sia avvenuta a maggioranza di due terzi, si andrebbe poi a un referendum confermativo. Lo stesso dicasi per la reintroduzione dell’immunità parlamentare, che è stata ventilata per qualche giorno ma che pure avrebbe bisogno di una revisione costituzionale.

E quindi?
Quindi in questi giorni c’è chi (come uno degli avvocati di Berlusconi, Gaetano Pecorella) ha ipotizzato una “legge-ponte” che metta al riparo il premier in attesa di una modifica della Costituzione.
Così a occhio sembra una porcheria pazzesca..In effetti è tutto da vedere che Napolitano firmi una roba del genere. Però uno spiraglio c’è.

Quale?
L’Udc di Casini sostiene che basterebbe approvare una leggina di pochi righe che blocchi i procedimenti contro il premier per legittimo impedimento fine a fine mandato.
Perché Casini sostiene una cosa del genere?Perché lui pensa che tutta Italia è bloccata attorno ai processi di Berlusconi, meglio dare al premier un salvacondotto fino a fine legislatura che rottamare migliaia di processi con norme come quella sul processo breve.

E a Berlusconi questa cosa andrebbe bene?
Certo che sì, ma non è facile né farla votare dalla componente finiana del Pdl né farla passare dal Quirinale come se niente fosse.
E poi rischierebbe una nuova bocciatura della Consulta.Sì, in effetti se passa come legge ordinaria c’è anche questo rischio, ma è secondario perché comunque così il premier guadagnerebbe un anno, che è quel che gli serve per far passare nel frattempo un nuovo lodo Alfano come legge di revisione costituzionale.

Quindi?
Quindi Berlusconi in queste settimane è nervoso come non lo era mai stato, questo ormai lo ammettono perfino i giornali del premier. Perché il Cavaliere è incerto sulle diverse ipotesi per salvarsi – con i vari Ghedini, Pecorella e Alfano che litigano tra di loro sulla strategia migliore – e teme che nessuna scelta lo metta completamente al sicuro, anche perché deve prima passare attraverso le forche caudine di Fini e (poi, eventualmente) di Napolitano. Per questo ogni tanto fa balenare – magari via Schifani – l’ipotesi di elezioni anticipate, soprattutto per spaventare Fini. Salvo poi ritirare la mano.

E perché ritira la mano?
Perché non le può indire lui, le elezioni anticipate. Lui può solo dimettersi, poi Napolitano potrebbe tranquillamente dare l’incarico a un altro, tipo lo stesso Fini o Casini. E quest’ultimo ha già detto che «in Parlamento una nuova maggioranza si troverebbe in dieci minuti». Per Berlusconi sarebbe lo scenario più agghiacciante: fuori dal governo e senza una maggioranza che lo mette al riparo dai processi.

E quindi?
E quindi vedremo come ne escono i consiglieri legali del premier, e a quale lui darà ascolto. Al momento l’ipotesi più probabile è ancora quella che passi in primavera la legge sul processo breve, e poi si vedrà se e cosa succede agli altri eventuali procedimenti. Con il premier ancora a Palazzo Chigi ma sulla graticola chissà fino a quando. Che poi è quello che vuole Fini e in un certo senso anche il Pd.

Anche il Pd?
Sì, perché Bersani ha bisogno di tempo. Tempo per ricostruire il partito (non siamo nemmeno arrivati alle nomine interne), per radicarlo sul territorio, e soprattutto per far nascere il partito di centro Rutelli-Casini con cui spera di fare asse alle prossime politiche per conquistare la maggioranza. Ma in Italia tutto è in movimento, sempre, e non è detto che la situazione non precipiti prima.


http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/11/22/salvapremier-faq/

Riaperta d’urgenza la Repubblica di Salò - di Marco Travaglio

Ieri il piccolo duce ha smentito di aver mai pensato alle elezioni. Dunque, vista la sua innata sincerità, ci sta pensando seriamente. Per ora manda avanti l’apposito Schifani, ventriloquo da riporto, per vedere l’effetto che fa.

Perché lo faccia, è lampante: come nel 1992 il crollo della Prima Repubblica ne scoperchiò la scatola nera sversando i liquami di Tangentopoli e Mafiopoli, così ora salta il tappo della cloaca politico-affaristico-mafiosa denominata Seconda Repubblica. Le tubature non tengono più, i miasmi si spandono dappertutto. E non passa giorno senza che questa o quella procura s’imbatta, anche involontariamente, in un condotto della Fogna delle Libertà. In Campania l’arresto di Cosentino & C. A Palermo Spatuzza, Grigoli e Ciancimino jr. parlano di Dell’Utri e Berlusconi ai tempi delle stragi e delle trattative. In Puglia c’è Giampi col suo harem di escort bipartisan. A Milano mister Grossi, re delle cosiddette “bonifiche ambientali”, è in carcere con la moglie del vicecoordinatore nazionale del Pdl Abelli, e dietro la porta gli amici Formigoni, Lupi, Gelmini e Berlusconi tremano all’idea che qualcuno parli. Intanto saltan fuori gli altarini della Arner, la banca svizzera usata da noti mafiosi per riciclare soldi sporchi (indovinate di chi è il conto corrente numero 1).

Non c’è “dialogo”, riforma della giustizia, processo breve o morto, prescrizione-lampo che sia in grado di fermare l’onda nera. Il dialogo fa le pentole, ma non i coperchi. E non c’è coperchio che possa richiudere il pentolone. Qualcuno a questo punto obietterà che, al ducetto, le elezioni servirebbero a poco: guadagnerebbe un po’ di tempo e, casomai le rivincesse lui, si libererebbe pure di Fini, ennesimo nemico interno dopo il Bossi modello-base, Follini, Casini e Veronica.

Peccato che Fini oggi sia popolare almeno quanto lui (infatti i sondaggi sono miracolosamente scomparsi dagli house organ, che fino a due mesi fa ce ne rifilavano tre al giorno). Ma non c’è più nulla di razionale nel disperato agitarsi di questo pover’ometto in perenne fuga dal suo passato. Come Hitler nel bunker e Mussolini a Salò, il ducetto è solo, assediato dai suoi incubi e circondato di servi sciocchi (quelli furbi sono in fuga da un pezzo). Una Salò all’amatriciana, anzi alla puttanesca: al posto dei giovanottoni sadomaso di Pasolini, le girls di Tarantini. Roberto Feltrinacci incita alla pugna finale ripetendo a pappagallo la pietosa bugia: “Il popolo è con Te, o Duce, dall’Alpi al Lilibeo, ma non osa manifestarlo e ti adora in silenzio”.

Il feldmaresciallo Alfred Sallusting, cranio lucido e pallore nibelungico, stretto nel suo impermeabile di pelle nera esorta all’estrema resistenza, armi in pugno e baionetta fra i denti. Il principe grigio Junio Valerio Belpietro, pancia in dentro e mento in fuori, invoca lo spirito sansepolcrista e la fucilazione di Galeazzo Fini e degli altri traditori a Verona. Nicola Bombaccicchitto, l’ex socialista passato a destra, lancia il cappuccio oltre l’ostacolo, ma alla fine cade in disgrazia, sospettato di collusioni con la massoneria per via della sua collezione di grembiulini e compassi. Augusto Pavonzolini, dal palazzo dell’Eiar, distrae le masse con culi, tette e balle a volontà. Lo aiuta il figlio segreto del Duce, tale Bruno, che è tutto suo padre e, mentre l’impero crolla, parla a “Lupa a Lupa” delle orecchie dei cani. Claretta Bondi, vinta la concorrenza di Angelica Carfagnanoff, lacrima e si dispera giorno e notte, pronta a tutto pur di fare da scudo all’Amato, anche a intercettare col suo corpo le raffiche partigiane. Intanto il dottor morte Niccolò Ghedini, curvo nel laboratorio dell’impunità su provette, serpentine e alambicchi fumanti, prova e riprova la formula dell’arma segreta, che non arriva mai e, quando arriva, non funziona. Disperso, al momento, il camerata Capezzone. Ma niente paura: non lo cerca nessuno.

da Il Fatto Quotidiano del 19 novembre 2009

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2384236&yy=2009&mm=11&dd=19&title=riaperta_durgenza_la_repubblic