domenica 18 luglio 2010

I padrini della ‘ndrangheta incassano i voti nel silenzio assordante della politica lombarda. - Davide Milosa



Dopo il maxi blitz del 13 luglio, nessun esponente politico ha ancora preso una posizione netta. A oggi sono 15 i dirigenti di partito sospettati di legami con i clan.


Le inchieste sulla ‘ndrangheta che mostrano ai cittadini l’altra faccia della politica lombarda non smuovono di un centimetro i protagonisti della politica. Sì perché oggi, anche dopo l’ultimo maxi blitz, quello del del 13 luglio, a Milano è questa la notizia: il silenzio assordante di Comune, Provincia e Regione. Non parla il sindaco
Moratti, né il presidente Podestà o il governatoreFormigoni. Ma neppure Filippo Penati, vicario del segretario Pd Bersani in Lombardia. Eppure, come gli altri, dovrebbe, visto che nella sua giunta di centrosinistra si è tirato dentro Antonio Oliverio, politico delle tessere e soprattutto, secondo l’accusa, assai vicino ai clan.


Ecco perché il silenzio di oggi è un silenzio colpevole. E a questo punto lo si può dire. Anzi lo si deve dire. Perché negli atti delle ultime indagini anti-mafia spuntano i nomi di almeno 15 tra consiglieri, assessori e dirigenti pubblici. Tutta gente quasi sempre non indagata, ma che è risultata legata o sponsorizzata politicamente da quei padrini calabresi in grado di trovare al nord un terreno fertilissimo per pianificare i propri affari.

“La politica è il vero capitale sociale della criminalità organizzata in Lombardia”, scrivono adesso i magistrati e nessuno parla. Non il sindaco Letizia Moratti che per anni ha negato la presenza delle cosche sotto la Madonnina. E oltre a negare, ha fatto di più. Ha sgambettato e fatto cadere i lavori per la commissione antimafia in Consiglio comunale, ora riproposta dal centrosinistra. Un’istituzione solo formale che non doveva avere ruoli investigativi, ma di vigilanza sì, sicuramente di presidio, quantomeno simbolico. Ma a Milano, si sa, di veri segnali è meglio non darne.

L’idea della commissione viene presentata a maggio del 2008. L’appoggio è trasversale. Poco meno di un anno dopo, a marzo, il parere negativo del prefetto
Gian Valerio Lombardi spinge però il già titubante sindaco a rompere gli indugi: “‘Il prefetto ha ragione”. Sono le parole della Moratti, la quale assicura: “Continueremo a collaborare perché ci sia su tutto, e non solo sugli appalti, il massimo controllo e la massima trasparenza”. E infatti, la Perego strade, una delle più importanti imprese lombarde, finita nelle mani della ‘ndrangheta, si occupa nell’ordine: di City Life, del nuovo centro congressi Portello-Fiera Milano, della Strada statale Paullese, della nuova superstrada in Valtellina, del nuovo ospedale Sant’Anna di Como, di un insediamento industriale a Orsenigo, del cantiere per la costruzione del nuovo palazzo di Giustizia, della Pedemontana e della Bre Be Mi.

Due anni fa esplode anche il caso dell’allora assessore provinciale nella giunta Penati,
Bruna Brembilla. Su di lei ombre e sospetti di collusioni. Sarà indagata e poi prosciolta. Ecco cosa scriveva l’allora capo dell’antimafia milanese Ferdinando Pomarici: “Eloquente l’esternazione dei propositi della Brembilla di chiedere i voti dei calabresi perché, dice, sono gente d’onore e in grado di condizionare il voto amministrativo sfruttando la presenza di almeno 1.500 persone di Plati’”

Certo, sbagliare è sempre possibile. Ma che gli errori della politica meneghina non siano un refuso lo si capisce il 21 gennaio scorso, quandoin città arriva il plenum della Commissione parlamentare antimafia. Non accadeva da 17 anni, cioé dai tempi delle maxi inchieste su Cosa nostra. Il dato è significativo. E il sottotesto dice questo: all’ombra della Madonnina la vera emergenza sono i clan. Il prefetto, però, pensa bene di spiazzare tutti e davanti al presidente della Commissione
Giuseppe Pisanu sostiene: “La mafia al nord non esiste”.

Nel frattempo i magistrati indagano e poche settimana dopo le amnesie del rappresentante del governo inziano a fioccare i primi nomi di politici pizzicati a intrattenere rapporti con le cosche. Un elenco che il maxi blitz tra Milano e Reggio Calabria del 13 luglio ha allargato a dismisura. Nomi sui quali pesa, gravissima, almeno una responsabilità politica. Mentre per quella (eventualmente) penale bisognerà attendere gli sviluppi delle indagini.

Ma andiamo con ordine. Nel 2007, l’inchiesta sulle infiltrazioni del clan
Morabito all’Ortomercato, svela rapporti pericolosi con il consigliere regionale Pdl Alessandro Colucci. Due anni prima, infatti, il politico era stato filmato a cena con il boss di Africo Salvatore Morabito. Cena pre elettorale per le regionali. Chiusi i seggi, Colucci farà il pieno di voti (secondo fra gli eletti). Il risultato soddisfa i boss. “Colucci ha vinto – dice il narcotrafficante Francesco Zappalà – abbiamo un amico in Regione”.

Colucci, che non sarà indagato, resta così in consiglio regionale e ritorna tre anni dopo nell’inchiesta Parco sud. Non è solo, ma in buona compagnia. Con lui altri politici del Pdl, sospettati di aver avuto raporti con alcuni colletti bianchi legati alla cosca
Papalia. Si fa il nome del piccolo Bertolaso lombardo, Stefano Maullu, ex assessore regionale alla Protezione Civile, rieletto nel maggio scorso, e passato al Commercio. Per lui Alfredo Iorio, ritenuto il braccio finanziario delle ‘ndrine, ha organizzato cene “per fargli conoscere gente della mia zona”. Tra questi l’intero clan Madaffari che Maullu, assieme all’attuale assessore provinciale Fabio Altitonante, incontra in un ristorante di Rozzano. Maullu non sarà indagato, come anche Giulio Gallera, capogruppo Pdl in comune, Marco Osnato, genero di Romano La Russa e dirigente dell’Aler e Angelo Giammario, già sottosegretario alla Regione oggi consigliere al Pirellone. Tutti i loro nomi vengono però citati in fondamentale documento della Dia di Milano sui rapporti tra mafia e politica. In quelle carte si citano addirittura il ministro della Difesa Ignazio La Russa e del parlamentare europeo Carlo Fidanza. Sono i nomi che Iorio decide di far votare nella primavera del 2009.

C’è poi
Armando Vagliati. Da sempre in Forza Italia e dal 1997 in consiglio comunale. Vicinissmo al sindaco Moratti, lui, che pur non risulta indagato, vanta una conoscenza pericolosa, quella con Giulio Giuseppe Lampada, imprenditore calabrese, ritenuto molto vicino alla cosca Condello e alla cosca Valle.

Gli stessi Valle che giostrano i loro affari nella zona di Expo grazie alla compiacenza di
Davide Valia (non indagato), assessore al comune di Pero. “Minchia meglio di Davide (Valia, ndr) che è Pero e poi con la scusa di Expo e della Fiera”. Poco edificante è anche la vicenda di Riccardo Cusenza (arrestato), imprenditore legato alla cosca Valle che nel 2009 tenta la sortita politica nel comune di Cormano, ovviamente con la casacca del Pdl.

L’ultima inchiesta su ‘ndrangheta e politica arriva addirittura in parlamento.
Giancarlo Abelli, deputato azzurro e fedelissimo di Silvio Berlusconi, è il cavallo su cui punta la cricca mafiosa del boss massone Pino Neri e del dirigente dell’Asl di Pavia Carlo Antonio Chiriaco. Oltre 4.000 pagine di richiesta firmata dal pool di Milano dove ricompare Angelo Giammario, ma ancheMassimo Ponzoni, delfino di Formigoni ed ex assessore regionale in contatto diretto con il bossSalvatore Strangio. E dove entra anche la Lega con il suo votatissimo giovane consigliere regionale Angelo Ciocca pure lui fotografato dai carabinieri mentre s’incontra con Neri. Tutto questo sta scritto nelle carte giudiziarie non sui giornali. Eppure di nuovo e ancora la politica tace. Allora, visto che le parole non arrivano, tocca interpretare il silenzio. Un silenzio che ogni giorno si fa sempre più assordante.


sabato 17 luglio 2010

Il mio pensiero


Per la prima volta in vita mia, e non sono più una giovanetta, mi sono iscritta ad un movimento di indirizzo politico, quello di Beppe, perchè ne condivido le idee.

Ma ora incomincio a dubitare sulla poca trasparenza di alcuni frequentatori che si dicono aderenti al movimento, ma ne contestano continuamente le scelte e direttive, in realtà non ne hanno capito la "filosofia".

Non so perchè lo facciano e non mi frega neanche di conoscerne i motivi, ma mi infastidisce che vogliano, oltretutto, dettare legge in uno spazio non loro.

Io non so se vengano effettivamente bannati dal blog, ne dubito fortemente, credo piuttosto, che si autocensurino per gettare discredito sul blog.

Queste stesse persone non utilizzano i loro nomi, ma utilizzano nik, e ciò dovrebbe dirla lunga su quanta importanza diano alla lealtà ed alla trasparenza.

Fatto è che il blog è mal frequentato, gli stessi che sfottono chi fa copia incolla, non propongono quasi mai nulla.
Si limitano a sfottere, con la speranza che i pochi rimasti si allontanino.

Lo avevano promesso e minacciato tempo fa, ora stanno mettendo a punto la loro strategia.

Nel movimento "trombati" alle precedenti elezioni con liste diverse dal movimento, non ne vogliamo, sia ben chiaro, e qui, le voci corrono, ne circolano tanti.

Si rivolgano altrove, di partitucci in cerca di politicanti da strapazzo ce n'è in abbondanza.

Ma non vengano ad inquinare il movimento, quello lo vogliamo "PULITO"!

venerdì 16 luglio 2010

La competenza linguistica del nostro Ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini




Da "IL GAZZETTINO" di mercoledì 20 maggio 2009

«Caro Zaia, rispetto i dialetti non la propaganda» di Mariastella Gelmini*

Gentile Direttore, ho letto attentamente quanto affermato dal Ministro Zaia. Tengo a ribadire che i dialetti sono le base della nostra cultura e che il mio pensiero è stato volutamente travisato.

Pensare che il Ministro dell`Istruzione non sia sensibile (...) (...) ad una parte così rilevante della nostra tradizione è un`accusa che respingo e che non si comprende se non ritenendola dettata da motivi di visibilità `elettorale.

Da subito ho attuato provvedimenti per legare la scuola al proprio territorio.

I professori ad esempio devono sempre di più provenire dalla stessa regione nella quale insegna. Le classi inoltre non possono essere composte da più del 30% di stranieri per favorire una migliore integrazione. Ogni regione devo poter strutturare un sistema educativa in linea con le richieste del mondo del lavoro della zona.

Allo stesso modo la spinta verso il futuro e la modernizzazione non può non essere accompagnato dalla valorizzazione della cultura ivi compresa la lingua e il dialetto. Per questo la polemica è distituita di qualsiasi fondamento soprattutto per chi è rivolta ad una persona che abita al confine con il Veneto e che conosce bene l`eccellenza, il valore e la cultura delle persone che lo popolano.

Mariastella Gelmini *Ministro dell`Istruzione


http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=37079731


Federico Bricoli uno dei promotori dell'emendamento 1707




Federico Bricolo, Lega nord.

Ha presentato il disegno di legge:

"Disegno di legge sull'esposizione del crocifisso negli uffici pubblici"

Che prevede:

« Non si ritiene che l'immagine del Crocifisso nelle aule scolastiche, o più in generale negli uffici pubblici, nelle aule dei tribunali e negli altri luoghi nei quali il Crocifisso o la Croce si trovano ad essere esposti, possa costituire motivo di costrizione della libertà individuale a manifestare le proprie convinzioni in materia religiosa. »

E' lo stesso che ha proposto l'emendamento 1707 che prevedeva "nessun arresto per abusi lievi su minori".

Emendamento 1707:"Niente obbligo di arresto per chi verrà sorpreso a compiere violenze sessuali 'di lieve entità' verso minori." I firmatari della legge: Gasparri (PdL), Bricolo (Lega), Quagliariello (PdL), Centaro (PdL), Berselli ...(PdL), Mazzatorta (Lega), Divina (Lega).


Io non ho capito il nesso, voi?

Forse basta esporre il crocifisso per sentirsi meno colpevole di abusi su minori?


Berlusconi è Cesare - Di Pietro a RepubblicaTv



La BBC ironizza sullo spot "Magic Italy" di Brambilla-Berlusconi




L’Italia di Berlusconi vive solo negli spot
Ma la favola (sulla Bbc e in Rete) svanisce

A poco a poco l’incantesimo di Silvio Berlusconi svanisce. Il suo tocco magico, la sua “Magica Italia”, diventa oggetto dell’ironia di Bbc World, uno dei più autorevoli canali di news al mondo. Lo spot del ministero del Turismo, che doveva esaltare la figura di Berlusconi e le bellezze del Paese convincendo gli italiani a passare le vacanze (e a spendere) in Italia, viene preso di mira dalla tv britannica. Con il tradizionale humor, il giornalista della Bbc sottolinea lo strano ruolo di un premier che, invece di governare questo difficile periodo, torna alle sue origini e fa il pubblicitario. Nulla sfugge alla Bbc, nemmeno le altre versioni dello spot (spesso satiriche) caricate su Youtube. Parodie della clip che mostrano anche un altro Paese: quello degli abusi edilizi, della pattumiera per le strade, della disoccupazione, della cultura sessista, dei processi, dei rapporti tra mafia e politica. L’Italia sarà pure magica, ma gli italiani – anche grazie alla Rete – agli stregoni credono sempre di meno.



“Io e la P3” Corruzione globale - Luca Telese



L'ex giudice tributario si confessa al deputato dell'Idv, Francesco Barbato, pensando di rivolgersi a un omonimo dell'Udeur

E Pasquale Lombardi sorrise: “Ah, tu sei Barbato? Mi fa molto, molto piacere la visita di un amico!” Il deputato rimase un attimo interdetto: “Veramente…”. Il detenuto troncò la discussione: “Sei dell’Udeur, no? E allora sempre la nostra grande famiglia democristiana è….”. Solo che il Barbato (Francesco) che era andato a trovare Lombardi nella cella, non era il Barbato dell’Udeur (Tommaso). Chissà se non sia stato questo equivoco iniziale, forse non del tutto chiarito nella conversazione successiva, a propiziare un incredibile colloquio carcerario, a tratti surreale, fra due mondi apparentemente incomunicanti: quello del dipietrista e quello del “numero tre” della cosiddetta P3.

Sta di fatto che, tre giorni fa, i due si ritrovano faccia a faccia in una cella angusta. Lombardi sdraiato sul lettino, Barbato seduto su uno sgabello. Il primo in maglietta bianca e pantaloni celesti, il secondo in giacca e cravatta. Il detenuto, ex
grand commis della giustizia, l’uomo di collegamento tra il gruppo di Flavio Carboni e l’arcipelago della giustizia ha voglia di raccontare e di raccontarsi. Ad esempio con delle rivelazioni sui suoi rapporti con i leader di centrodestra e di centrosinistra (da Lusetti e De Mita ad Alfano, Cappellacci e Formigoni); ma anche con i retroscena di una incredibile rete di relazioni che mette insieme esponenti togati, travet ministeriali, raccomandazioni e convegni. Forse a tratti la ricostruzione si impreziosisce di qualche piccola millanteria. Forse talvolta la tentazione del colore addomestica gli eventi. Sta di fatto che il racconto di Lombardi è in ogni caso un documento incredibile per restituire “il tono” e il retroscena delle inchieste che stanno mettendo a soqquadro il Palazzo. Il deputato dell’Italia dei valori entra nella cella con un block notes immacolato, e ne esce con una mole d’appunti tale da dover riempire anche la copertina. Questo è il resoconto del dialogo fra lui e il detenuto.

Dottor Lombardi, perché lei è qui?
(Sorriso) Questa è una bella domanda. Il Pm, uno che mi ha preso di mira, dice che io ho molti rapporti con la magistratura. Questo, dopotutto è vero. Tutta la storia inizia perché io organizzo convegni.

In che senso?
Sì, convegni. Ne faccio dai 20 ai 25 l’anno. Scelgo i posti più belli d’Italia. Chiamo i migliori relatori, gli pago le spese. A che serve questo? A far parlare le persone, a farle conoscere.

Che tipo di convegni?

Sulla giustizia, sulle regole… Io ho un gruppo di ospiti di primissimo piano: c’è
Arcibaldo Millerche conosco da trent’anni, e che più di un amico, è roba mia… e poi ci sono Martone, Caliendo, il fratello di Peppino Gargani che è doppiamente importante perché Peppino era responsabile giustizia di Forza Italia…

Ci sono solo magistrati?
No, anche dei politici. Ad esempio in Sardegna doveva venire anche
Alemanno, e poi ha mandato il suo capo gabinetto, Sergio Gallo.

Come mai?
Sergio è una mia creatura. Di Cervinara, come me. Sono stato io a favorire il suo ingresso in quella squadra, a fargli avere in trasferimento al Comune.

Lei riesce a fare tutte queste cose?
(Sorriso). Anche di più.

Però non è un momento felicissimo, immagino.
Ehhh.. Se io sto in galera, oggi, è per colpa dei miei. Barbato, voi dovete seguirmi, un giorno, e io vi faccio conoscere tutta Forza Italia…..

Ma che c’entra la galera?
Vede, Carboni si è mosso troppo. Ha iniziato troppo presto, e invece doveva stare fermo. Pazientare, attendere, si fa così. Io avrei potuto andare da qualche amico magistrato…

E invece?
Il casino dell’eolico è scoppiato perché Verdini ha tolto di bocca la polpetta di un grande affare dalla bocca di De Benedetti e di Moratti, chill’do petrolio…

So chi è Moratti…
Il più rosso dei magistrati è proprio questo
Capaldo, che mi tiene sotto tiro.

Lei mi stava spiegando dei convegni.
Ecco. L’ultimo lo abbiamo fatto in Sardegna. Me lo ha finanziato
Cappellacci, con 50mila euro, su 150 di spese previste. Non è poco.

E come lo ha conosciuto?
Cappellacci si mette sempre a disposizione. L’ho conosciuto addirittura prima che diventasse presidente, tramite un amico mio, avvocato di Napoli.

Ma quando parla di se, a chi fa riferimento: a un partito, a una corrente?
I miei riferimenti nel Pdl sono
Cosentino, Caliendo e l’avvocato Ignazio Abrignani, uno che è fortissimo perché fa una montagna di tessere…

Però lei si è adoperato anche per altre candidature alla guida della regione Campania.
Ma solo dopo che è tramontata la possibilità di eleggere Cosentino! Ho tifato per avere
Lettieri…. Ma guardi che non ho rapporti solo con il Pdl!

No?
No, è importante avere amicizie a 360 gradi….

Ad esempio?
Beh, Lusetti. Lusetti l’ho fatto deputato io… Si è candidato nel mio collegio, e solo nel mio comune, per dire, ha preso 1200 voti.

E’ passato da poco dal Pd all’Udc.
Perché gli ho fatto una testa così io. Gli ho fatto il lavaggio del cervello…

Ma perché?
Perché, perché…. Renzo, se l’Udc entra al governo, ha il posto da sottosegretario già prenotato

Però forse l’Udc non entra.
E allora se Casini non fa l’accordo, lui o passa in ogni caso nel Pdl, e sempre sottosegretario può diventare. Lusetti mi sta a sentire, fa quello che dico io….

Sarà vero?
(sorriso) Ha lasciato il Pd insieme a
Sommese. Ebbene, Sommese ha già avuto l’assessorato in Campania!

Ma come lo ha conosciuto Lusetti?
Era nel gruppo di De Mita, mi è stato presentato quando Tanzi veniva giù in elicottero, e io viaggiavo con lui. Anche con De Mita ho avuto rapporti.

Sì?
Era in un brutto momento, quando volevano portarlo al Tribunale dei ministri…

E lei che c’entra?
Gliel’ho detto che alla Giustizia sono di casa.

Non ho capito ancora bene che cosa lei faccia.
Gliel’ho detto. Io sono amico di molti magistrati. Li faccio conoscere tra di loro, li seguo… Per esempio, il figliolo di Ferri, Cosimo, è un buono Guaglione, un ragazzo in gamba.

Ma quindi lei che fa, l’animatore?
Faccio un esempio, il procuratore di Avellino, Mario Romano… gli mancava un voto per essere nominato, e quel voto glielo ho trovato io.

Si ricorda tutti questi dati?
Ho una agenda, a casa, in cui ho segnato tutto: tutti i numeri, tutti i fatti, tutte le date dei miei incontri.

Altri sponsor?
Formigoni è un altro amico mio. Mi ha dato 20mila euro per dei convegni all’Hotel Gallia a Milano. Poi io l’ho invitato giù, può controllare, all’hotel Gran Principe di Sorrento. Vede Barbato, io sono amico delle massime autorità della giustizia. Però, da tutto quello che ho fatto non ho tratto interesse, non ho guadagnato nulla. Carboni e Martino sono imprenditori, è un altra storia.

E lei perché lo fa ?
Per la passione che ho, per la politica. Tutti i mercoledì sono a Roma. A Casini, che conosco dai tempi della Dc, incontrato davanti a un bar ho detto: ma perché non lo fai questo benedetto accordo?

Anche con membri del governo?
Ad Alfano gli ho detto: Ma cazzo! Queste intercettazioni! Le cose vanno prima fatte, e poi dette. Se era per me io l’avrei già fatto.

Ma lei cosa fa?
Io faccio questo lavoro di mantenere i rapporti con i magistrati, da 25 anni. Ho iniziato seguendo mio cugino,
Giuseppe Faraone, che prima passò per il Csm, e poi fu distaccato all’agricoltura. Ora è morto.

Ma cosa fa per vivere?
Il perito demaniale. Lavoro in tutta Italia, anche grazie alle raccomandazioni, perché questo paese è così. Sono intervenuto anche presso
Ugo Bergamo, membro laico del Csm, che ho contribuito a far diventare assessore a Venezia.

E la sua vita?
Ho tre figli.
Bice, che è segretaria del sindaco Iervolino, ma che lavora anche con l’assessoreOddati, perché io ho ottimi rapporti pure con Bassolino. Gianfranco, che ha appalti con il ministero della Giustizia. Il terzo fa l’archietto, ma si occupa di perizie legali con i tribunali di Roma, Benevento e Napoli.