mercoledì 26 gennaio 2011

Ruby, nuove carte alla Camera. Minetti convocata dai pm.




I magistrati: "Altri elementi a sostegno delle perquisizioni negli uffici di Spinelli". Spunta una superteste e fogli con le cifre che avrebbe ricevuto la ragazza marocchina. Il consigliere Pdl in tribunale il 1° febbraio. Berlusconi: “Tutto scandaloso”


La procura di Milano che indaga sul premier Silvio Berlusconi per concussione e prostituzione minorile ha inviato al presidente della Camera Gianfranco Fini nuovi documenti a sostegno della sua richiesta di autorizzare la perquisizione di alcuni uffici del presidente del Consiglio (quelli in cui opera il ragioniere Giuseppe Spinelli a Milano 2). Nei nuovi atti inviati alla Giunta per le autorizzazioni compaiono i contenuti delle perquisizioni nelle abitazioni delle ragazze, i verbali degli interrogatori e altre intercettazioni. "Non ho nulla da dire su questo. E'
tutto scandaloso", ha dichiarato il premier Berlusconi dopo aver votato alla Camera sulla mozione di sfiducia al ministro Bondi.

"Le nuove carte sono una pietra tombale sul tentativo dei legali del premier di edulcorare e rappresentare come normali le serate ad Arcore. Da una prima sommaria lettura emerge un quadro ancora più grave". Così la capogruppo del Pd nella Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera, Marilena Samperi commenta le 227 pagine contenenti la nuova documentazione sul caso Ruby.

Invito a comparire per Nicole Minetti -
La consigliera regionale, Nicole Minetti, è stata convocata per martedì 1 febbraio dalla procura. E' quanto si legge nell'invito a comparire che oggi le è stato notificato nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla procura di Milano sulle feste ad Arcore, in cui è indagata per induzione e favoreggiamento della prostituzione e prostituzione minorile. "Non sappiamo ancora se la nostra assistita si presenterà - ha affermato il suo legale, Daria Pesce - decideremo nei prossimi giorni".

La superteste
- Secondo le prime indiscrezioni nelle carte spunterebbe l'esistenza di una presunta supertestimone. Secondo quanto si è appreso, si tratterebbe di una giovane di circa 20 anni, sentita nei giorni scorsi dai pm di Milano che indagano sul caso Ruby. La testimone avrebbe raccontato che una delle ragazze perquisite in via Olgettina le avrebbe detto di aver ricevuto gratuitamente l'alloggio e di aver avuto rapporti sessuali con il presidente del Consiglio.

Carte compromettenti a casa di Ruby - Inoltre nella perquisizione eseguita lo scorso 17 gennaio a Genova nella casa - che condivide con il fidanzato - di Ruby Rubacuori, gli investigatori hanno trovato appunti manoscritti dalla stessa ragazza con l'indicazione di cifre considerevoli che avrebbe ricevuto da premier e di altre che avrebbe dovuto ricevere. Su tali appunti - da quanto si è appreso - sono in corso accertamenti da parte degli inquirenti.

Gli avvocati di Berlusconi, intanto, hanno consegnato martedì ai parlamentari della Giunta i risultati delle loro indagini difensive, con diverse interviste ai partecipanti alle feste del premier ad Arcore, nel tentativo di smontare l'accusa di prostituzione minorile.
Il premier è accusato di avere avuto rapporti sessuali lo scorso anno con una prostituta minorenne,la marocchina Ruby, e di avere abusato della sua posizione per ottenere dalla questura di Milano il rilascio della ragazza che era stata fermata per furto.
La maggioranza di governo ha detto che negherà l'autorizzazione alle perquisizioni chieste dai pm milanesi. Secondo fonti della Giunta, dalla procura sono arrivate oggi a Montecitorio circa 300 pagine, che il presidente della Giunta, Pierluigi Castagnetti, ha aperto all'inizio della riunione odierna.

La Giunta riconvocata mercoledì - Intanto, arriva la notizia che la Giunta per le autorizzazioni della Camera è riconvocata per giovedì mattina alle 10. I parlamentari nelle prossime potranno visionare la nuova documentazione inviata dai pm di Milano, che conterrebbe riscontri ottenuti in seguito alle recenti perquisizioni effettuate negli appartamenti delle ragazze dell'Olgettina.



Crozza - La telefonata di Bersani @ Ballarò 25/01/2011.



ENRICO MENTANA RISPONDE AGLI INSULTI DI BERLUSCONI A L'INFEDELE.



Gruppo Ligresti, stipendi assicurati.

Politici, manager e parenti uniti per salvare Fondiaria (e i loro ricchi compensi). A libro paga ci sono i figli di La Russa, Pisanu, Tabacci e del top manager Marchionni

La famiglia? “E’ straunita”, garantisce Giulia Ligresti, figlia di Salvatore, sorella di Jonella e diPaolo, nonchè presidente della holding Premafin quotata in Borsa. Come dire: tutto resta come prima, anche se i Ligresti, per non alzare bandiera bianca di fronte ai debiti e alle perdite, sono pronti a cedere una fetta del loro impero all’assicurazione francese Groupama. Proprio ieri l’assemblea di Premafin ha dato via libera all’aumento di capitale che aprirà le porte (Consob permettendo) al nuovo importante socio. Mentre oggi tocca agli azionisti di Fondiaria assicurazioni, il cuore del gruppo, mettere ai voti la richiesta di denaro fresco al mercato. “Groupama non entrerà nella gestione”, ha ribadito ieri Giulia Ligresti. E questo, ha detto, “permetterà di mantenere l’italianità dell’azienda”.

D’accordo sull’italianità, ma la famiglia dell’anziano patron Salvatore (79 anni tra due mesi) sembra interessata a difendere anche un modello di gestione che non ha eguali tra le grandi società quotate italiane. Un modello da piccola impresa famigliare in cui le cariche (e i relativi lauti stipendi) sono spartiti tra una pattuglia di parenti, famigli, sodali e una ristrettissima cerchia di manager di provata fedeltà. Molti analisti si domandano se questo stile di governo verrà alla fine accantonato per effetto dell’arrivo dei francesi e della stretta delle banche creditrici, guidate da Mediobanca e Unicredit.

“Niente cambia”, è il messaggio che arriva da casa Ligresti. Sono salvi gli stipendi, allora. Come pure le altre prebende garantite agli amici di famiglia. E non sembra imminente neppure un taglio delle poltrone nei pletorici consigli di amministrazione del gruppo. Premafin, Fondiaria e Milano, le tre società quotate con targa Ligresti, contano in totale ben 48 amministratori. Quasi un record per la Borsa nazionale. Come pure non temono confronti i compensi garantiti ai capiazienda. I tre figli di Ligresti, per dire, tra il 2007 e il 2009 hanno guadagnato circa 12 milioni di euro ciascuno versati da società del gruppo Premafin, compresa Fondiaria. Giulia è presidente della holding, Jonella si occupa delle assicurazioni, mentre Paolo è concentrato soprattutto sul business immobiliare.

Nel 2009, mentre i conti di Fondiaria naufragavano travolti dalle perdite (quasi 400 milioni) sono spariti i bonus, ma la presidente Jonella con i due vice Paolo e Giulia hanno guadagnato quasi 3 milioni ciascuno. Senza contare l’amministratore delegato Fausto Marchionni (prossimo a lasciare l’incarico) gratificato con 3,7 milioni di stipendio, un taglio di 600 mila euro rispetto ai 4,3 milioni dell’anno precedente. Ai piccoli azionisti di Fondiaria è andata decisamente peggio. Tra il 2008 e il 2009 il valore di Borsa della compagnia si è ridotto di oltre il 60 per cento. E adesso sono chiamati ad aprire il portafoglio per tappare le falle nei bilanci del gruppo.

I tre figli di Salvatore Ligresti tengono, a loro volta, famiglia Luca Ortigara De Ambrosis è il marito di Giulia, mentre Jonella ha sposato Omar Bonomelli. Entrambi, De Ambrosis e Bonomelli, hanno trovato posto nel consiglio di amministrazione della Immobiliare Lombarda, che fa parte del gruppo Fondiaria, e di alcune aziende minori. L’avvocato Barbara De Marchi, moglie di Paolo Ligresti, è invece consigliere della Milano assicurazioni quotata in Borsa e di altre controllate come Sopabroker e Siat.

Poi ci sono i parenti dei manager. Antonio Talarico, classe 1942, è da almeno un ventennio il braccio destro del patron Salvatore in campo immobiliare e, di conseguenza, siede in molti consigli di amministrazione del gruppo. Anche sua figlia Alessandra è entrata a bottega. Si occupa di polizze. La troviamo nel board delle due compagnie Milano e Liguria, entrambe controllate da Fondiaria. Il figli di Marchionni, invece, si chiama Fabio, ha 40 anni e di mestiere fa il condirettore generale della Milano, di cui suo padre Fausto è presidente e amministratore delegato.

Un altro legame che sfida l’usura del tempo è quello tra i Ligresti e la famiglia La Russa. Il rapporto nasce con Antonino La Russa, avvocato, deputato missino, anche lui di Paternò come il patron di Fondiaria di cui fu da principio grande sponsor e poi collaboratore. Morto Antonino nel 2004, nel consiglio di Fondiaria troviamo suo figlio Vincenzo, anche lui avvocato, ex democristiano, fratello del ministro Ignazio. Il quale può contare su suo figlio Geronimo, che invece siede tra gli amministratori della holding Premafin e di altre tre società minori: Immobiliare Lombarda, Finadin e International Strategy. Il capitolo dei politici non finisce qui. Tra i consiglieri della Milano compareSimone Tabacci. Suo padre Bruno, parlamentare di lungo corso, è da qualche tempo transitato dall’Udc all’Alleanza per l’Italia di Francesco Rutelli. Poltrona garantita anche per l’erede di Giuseppe Pisanu, ex ministro e senatore del Pdl. Tra gli amministratori della Immobiliare Lombarda troviamo infatti Luigi Pisanu, figlio del settantaquattrenne politico ex democristiano. Menzione d’onore, infine, per Massimo Pini, 73 anni, l’ex craxiano diventato un fedelissimo di Ligresti. Come dire: poltrona garantita anche nella Fondiaria del futuro. Almeno fino a quando non parlerà francese.


Intercettazioni, la legge del Bunga. - di Domenico Gallo*



Nel nostro sfortunato paese la realtà supera sempre l'immaginazione. Le indagini accurate che la Procura di Milano coraggiosamente ha portato avanti nell'adempimento della sua funzione costituzionale di controllo di legalità, hanno squarciato il velo che copriva i sollazzi dell'imperatore e la sua corte di nani e ballerine. Ma la porno politica non sta nei rituali del bunga bunga bensì nell'assoggettamento delle istituzioni ai desideri ed ai vizi privati dell'imperatore.
Le ultime vicende confermano la degenerazione del ruolo del Presidente del Consiglio che, tradendo l'obbligo costituzionale di esercitare le sue funzioni con disciplina ed onore, si è trasformato in un satrapo, che si pone al di sopra delle leggi, respinge ogni controllo di legalità, insulta la giustizia, fa un uso privato delle istituzioni e corrompe le funzioni pubbliche, trasformando ministri e parlamentari in soggetti asserviti ai suoi interessi personali.
Da quando il velo è stato squarciato molti sarti si sono messi al lavoro per ripristinare la menzogna e cancellare ogni traccia di verità dalla comunicazione pubblica e dal senso comune.
Si è aperta una vera e propria gara fra i servi dell'Imperatore per restaurare l'aureola e creare nuovamente un'area di invulnerabilità attorno al sovrano, violato ed offeso dal controllo di legalità. E' difficile dare dei giudizi o fare delle graduatorie di merito fra i servitori più attivi. La palma potrebbe essere data ad una Sottosegretaria che si fa esplodere nelle trasmissioni televisive, o ai direttore di quei giornali della famiglia schierati a testuggine nella difesa dell'indecenza. Ma la palma per la prontezza della reazione spetta senz'altro a quel deputato, l'on. Vitali (Pdl) che il 28 ottobre, soltanto due giorni dopo l'esplosione dell'affare “Ruby” ha battuto tutti sul tempo, presentando un disegno di legge avente ad oggetto: "Riparazione di ingiusta intercettazione di comunicazioni telefoniche e conversazioni." Addirittura l'on. Vitali è riuscito ad interpretare e ad esaudire i desideri del Sovrano prima ancora che questi li esprimesse. Se Berlusconi nel suo video messaggio del 19 gennaio ha annunziato la sua intenzione di punire i magistrati che lo indagano, Vitali ci aveva già pensato tre mesi prima ed ha messo nero su bianco consegnando la sua proposta di legge alla Camera.
Secondo questo virtuoso disegno di legge i pm e i gip non competenti territorialmente e funzionalmente non potranno più autorizzare intercettazioni, pena provvedimenti disciplinari stabiliti dal ministro della Giustizia. In caso di assoluzione in un processo, l'imputato, ma anche tutti i testimoni finiti nelle intercettazioni 'spiattellate' sui giornali, avranno diritto a un risarcimento fino ad un massimo di 100 mila euro, che sarà sborsato di tasca propria dai pm dopo sentenza "di responsabilità contabile" della Corte dei conti. Potrà infatti chiedere l'applicazione della legge chi è stato assolto con sentenza irrevocabile "perché il fatto non sussiste, per non aver commesso il fatto o perché il fatto non costituisce reato da un'imputazione formulata nell'ambito di un procedimento penale nel quale è stato destinatario di intercettazioni di comunicazioni telefoniche o di conversazioni". Chi verrà prosciolto da ogni accusa, insomma, "avrà diritto a un'equa riparazione per l'intercettazione ingiustamente subita".
Ma la vera "chicca" è la norma transitoria che rende la legge retroattiva: avranno diritto al risarcimento anche coloro che sono stati coinvolti in indagini risalenti a 5 anni prima della sua entrata in vigore.
Insomma c'è un insieme di strumenti che consente effettivamente di punire i magistrati che indagano su Berlusconi e di scoraggiare ogni indagine passata futura e presente che possa dar fastidio a qualche potente.
Non c'è dubbio che Berlusconi apprezzerà molto la proposta di questo “suo” deputato e può darsi che l'on. Vitali farà dei passi avanti nell'organigramma dei fedelissimi, scavalcando molti altri postulanti.
Non c'è dubbio che se una simile sconcezza venisse trasformata in legge, si realizzerebbe un ulteriore oltraggio alle istituzioni repubblicane rafforzando la deriva verso una satrapia personale.
In passato una pessima legge elettorale (e tuttavia migliore della legge Calderoli) fu sconfitta dallo sconcerto che aveva suscitato nell'opinione pubblica, essendo passata alla storia come la legge-truffa. Se questa legge passasse alla storia come la legge del Bunga?

* Magistrato

http://www.articolo21.org/2465/notizia/intercettazioni-la-legge-del-bunga.html



I tentacoli di Berlusconi sui media, dal ''Corriere della Sera'' al ''Sole 24 ore''.




La fine del regime autocratico mediatico del Sultano Berlusconi si ripercuote come un terremoto anche nel settore dei grandi giornali: dal Corriere della Sera al Sole 24 ore, passando per i nuovi assetti di potere dentro Confindustria. Al Corriere della Sera si vivono ore di trepidazione. Da una parte la redazione è in attesa di votare nei prossimi giorni il Referendum interno, promosso dal direttore Ferruccio De Bortoli, su un’ipotesi di accordo con l’editore per modificare gli assetti del contratto integrativo di lavoro, proprio con la sua mediazione. Dall’altra, si intensificano i giochi di potere tra gli azionisti di riferimento del gruppo editoriale RCS Mediagroup, in fibrillazione proprio per l’evolversi del quadro politico e di governo: banche, assicurazioni, finanzieri, industriali, tutti contro tutti per cercare di cavalcare i nuovi equilibri.
Il Referendum viene alla fine di una vertenza aziendale nella quale l’editore cercava di eliminare drasticamente antichi “privilegi”, ritenute conquiste invece per il CDR del giornale, in virtù di una drastica rivisitazione del costo del lavoro, della riduzione di spese con prepensionamenti e avvio di nuove assunzioni di giovani, ma con stipendi meno onerosi per il gruppo e, soprattutto, senza alcune “prebende” di prestigio, di cui gli attuali giornalisti possono usufruire (come l’auto aziendale). Saranno le organizzazioni sindacali interne, di Milano e Roma e la stessa FNSI ad analizzare i risvolti di questa iniziativa e di come i giornalisti dovrebbero orientarsi. Certo è che il Referendum, se dovesse passare, come dall’interno del quotidiano più importante d’Italia fanno trapelare autorevoli colleghi, per De Bortoli sarebbe una vittoria molto importante, vista l’attuale situazione critica nella quale si è venuta a trovare la sua direzione, dopo il caso Marchionne-Mirafiori e l’affaire “Bunga Bunga”.
Gli articoli approfonditi sugli stipendi e i bonus dell’amministratore delegato della FIAT, Sergio Marchionne, usciti dalla penna indagatrice di Massimo Mucchetti (il maggiore esperto di bilanci, editorialista economico, già inviso a Marco Tronchetti Provera, tanto che il suo computer fu “spiato” dai “servizi segreti privati speciali” nell’ambito dell’affaireTelecom Italia) hanno creato vistosi malumori nell’entourage dei “padroni delle ferriere”. Pruriti censori sono fuoriusciti, a quanto sembra, da alcuni ambienti della FIAT e di altri soci “pesanti” che controllano la maggioranza azionaria della RCS. De Bortoli ne è uscito indebolito agli occhi della proprietà. Altra fonte di disagi per il direttore sono stati gli articoli di cronaca puntigliosi sui vizi “privati” del Sultano di Arcore, anche se alle ricostruzioni dettagliate e puntuali, spesso hanno fatto da contraltare commenti, editoriali, pareri, interviste che in qualche modo prendevano le difese del Califfo di Palazzo Grazioli. Il cosiddetto “cerchiobottismo” comunque del Corriere ha perso lo smalto di un tempo ed anche alcuni editorialisti più “equilibristi”, alla luce delle rovine fumose del regime berlusconiano, hanno iniziato a prendere le distanze.
C’è poi il calo delle vendite rispetto a Repubblica e la voglia di un folto gruppo di azionisti pro-Berlusconi di entrare nel pacchetto di controllo e dirigere così il cambiamento di linea politico-editoriale del Corriere. Per ora nel CDA della RCS, stando ai si dice, sono volati scambi duri e perentori tra le opposte fazioni. Ma sta di fatto che alcuni soci come i Ligresti, Pierluigi Toti , Benetton e Giuseppe Rotelli ( patron delle cliniche private e maggiore azionista privato, dopo Mediobanca e prima di FIAT, con bel l’11% delle azioni), oltre a Tronchetti Provera (Toti, Rotelli e Benetton non fanno parte del patto di sindacato, mentre Ligresti sì, rappresentato dalla figlia Jonella) vorrebbero far cambiare aria all’attuale direzione. Insomma, nelle prossime settimane, al di là di come andrà il Referendum proposto da De Bortoli, le fazioni “pro-berlusconi” affileranno le lame per scompaginare l’attuale assetto di potere, in vista anche delle probabili elezioni anticipate, proprio per riportare il quotidiano di Via Solferino nell’alveo della destra berlusconiana. Anche le tiepide posizioni di indipendenza di quanti negli anni passati si fecero “corifei” del regime del Sultano non saranno più tollerate. Il rischio è che si ritorni al Corriere dell’epoca di Bruno Tassan Din , quando a dettare la linea editoriale erano gli uomini della loggia segreta massonica P2 di Licio Gelli.
Sommovimenti carsici tra i poteri forti, dunque, mentre la CONFINDUSTRIA si indebolisce sempre più con l’uscita di Marchionne. Certo, la FIAT, mal vista dai grandi gruppi ex-pubblici gestiti da uomini messi da Berlusconi, come l’ENI e l’ENEL, ora si trova in difficoltà nella spartizione del potere confindustriale e nella decisione della linea politica. La presidente Emma Marcegaglia sta ricercando una sua linea autonoma, fuori dall’accerchiamento berlusconiano, tirando fuori le ultime unghie e lanciando segnali critici al governo, accusato di essere assente nell’affrontare la crisi economica. Parte di Federmeccanica , impensierita per la svolta FIAT, che ha chiesto di uscire dall’associazione di categoria e di disdire di fatto i contratti nazionali collettivi di lavoro, si trova in difficoltà proprio all’interno delle fabbriche per il potere sindacale accresciuto della FIOM.
La crisi economica affrontata senza idee e strategie, come invece hanno fatto nel resto d’Europa i governi conservatori delle maggiori nazioni competitor dell’Italia, specie la Germania che è ripartita alla grande, sta anche distogliendo gli interessi editoriali degli industriali verso la corazzata mediatica del Sole 24 ore. La società editrice si trova per il secondo anno consecutivo in perdita e il Sole non ha più l’appeal di un tempo, come quando lo dirigeva proprio De Bortoli. C’è in vista il cambio di formato editoriale, ma anche dello stesso direttore Gianni Riotta, ormai poco gradito da gran parte della redazione. In periodo di vacche magre, gli imprenditori già devono sobbarcarsi i costi esosi dell’appartenenza al “club lobbistico” della Confindustria, pagando quote territoriali e di categoria non certo lievi, e quindi trovano ancor più dispendiosi abbonamenti al Sole e a tutti i servizi specializzati che la casa editrice offre, sia stampati sia WEB. E così si spiega, da una parte la riduzione dei proventi e l’aumento delle spese, e dall’altra il tentativo di cambiare la linea politica del giornale, per farlo rientrare nei canoni filo-governativi.
Ecco quindi che il panorama potrebbe cambiare a breve ed influenzare la battaglia politica mediatica. Molto importante per Berlusconi, che se ha dalla sua parte quasi tutto il panorama TV, tranne Raitre e TG3, oltre il TG de La7, nella carta stampata non si sente così “amato e venerato” come vorrebbe. Insieme ai magistrati, sono proprio quest’ultimi settori della carta stampata che sfuggono al suo ferreo controllo e, in vista dell’acuirsi della crisi economica, dei suoi guai giudiziari e delle probabili elezioni anticipate, ecco che l’imperativo categorico per la “Real Casa di Arcore” è di impadronirsi del controllo di alcuni quotidiani autorevoli come il Corriere e il Sole, senza indulgere a clemenze alcune, “senza fare prigionieri”, come a suo tempo declamavano i pretoriani del Sultano, quando si impadronirono delle leve di comando della RAI.


Turpi postriboli disgustosi di Andrea Scanzi.




Pensavate che il fondo fosse stato toccato. E invece.
Ricapitolando: giovedì scorso, Daniela Santanché imita Darth Vader che imita Stielike ai Mondiali dell’82. AdAnnozero, sguainando un ammiccante pelo nella narice sinistra e il consueto fascino prognatico, la Pasionaria del Poltronismo rampogna con dovizia gli anti-berlusconiani, ricordandoci che non esiste alcun Rubygate e siamo tutti dei minchioni.
Lo sfogo sembra coincidere con l’acme di un crescendo attraverso cui i pretoriani del Sire intendono smontare le prove, apparentemente inconfutabili, relative alle cene con le ragazze del quartiere dell’Orgettina (non è un refuso). Di lì a poco, si assiste invece a un’ulteriore accelerazione.
La mattina dopo Annozero, Lady Santadeché abbandona Agorà, il pacatissimo spazio di RaiTre condotto da Andrea Vianello, l’uomo più tranquillo del mondo. L’intervento della caricatura di Donna Rachele è così eccessivo da indurre Giampiero Mughini, non esattamente un dipietrista, a gridarle: “Ma in quale angolo di zoo….”. Lady Santadechè, esalando le solite frasi d’ordinanza, tutte rigorosamente senza senso, lascia lo studio. Lasciando un vuoto paragonabile al giorno in cui Lupetto Mannari disse addio al Milan.
Amicone_LuigiPiù o meno contemporaneamente, Paolo Liguori, una delle 712 dimostrazioni viventi su come il Sessantotto abbia lasciato propaggini appena diverse dai desideri iniziali di Mario Capanna, ci ricorda che viviamo in uno Stato di polizia e che i pm di Milano sembrano i comunisti della Germania dell’Est nel film Le vite degli altri. Del suo intervento, pleonastico come tutti gli interventi di Liguori, non colpisce tanto la facilità con cui se ne potrebbero smontare i contenuti, ma il fatto che un capolavoro venga biecamente citato per motivi para-politici. Da persone che, oltretutto, magari quel film neanche l’hanno visto (infatti suole citarlo anche la Santadechè).
In mezzo a siffatto sfoggio di Libertà Intellettuale da Discount, si staglia – come un fagiolo lesso all’orizzonte – il Prode Luigi Amicone. Il direttore di Tempi, l’unica pubblicazione che ha più pagine che lettori, arriva a paragonare Berlusconi alle adultere lapidate in pubblica piazza (da quei cazzoni degli islamici, magari). Amicone, come d’uopo (?), ci stupisce con la sua conclamata profondità afasica. Forte di un bigottismo secondo solo a quello di Casini (l’antiabortista) e memore dei dettami del maestro di aperture mentali Baget Bozzo, Amicone The Man avverte un desiderio tale di arrampicata sugli specchi da tratteggiare un impenitente lussurioso quale novello martire dei moralisti. E’ vero: Amicone che parla di sesso è un’astrazione assoluta. Forse però persino lui, stavolta, ha esagerato. A meno che non valga la regola per cui Hannibal Lecter sia solo una vittima delle diffamazioni dei giornalisti vegani.
vittorio-sgarbi-il-sesso-e-un-coc_asp24711img1Non manca l’ennesimo attacco ischemico di Vittorio Sgarbi; prima tratta la Melandri come una reietta, poi dà del “mafioso” a Peter Gomez. Ah: Sgarbi, quello per cui Caselli era un professionista dell’antimafia, dà del mafioso a Peter Gomez. Come se Nadia Macrì desse della zoccola a Rosy Bindi.
Domenica gira voce che il governo voglia abbassare la soglia della maggiore età, con effetto retroattivo (tripudio tra i pedofili). Sembra una battuta: sembra. Lunedì circola la leggina ad personam per lasciare in mutande i pm. Non sembra una battuta: infatti non lo è.
Nel frattempo, in ogni angolo di mondo, lo zimbellamento è a tappeto. Persino in Uganda, usata ingiustamente come metro di paragone quando qualcuno era ancora comunista, si sentono quasi la versione terrena delle utopie di Thomas More.
In serata, torna Lady Santadechè. Stavolta da Enrico Mentana. In una delle sue molte battute che non fanno ridere, la comica-massaia Littizzetto le aveva consigliato di andare al Tg de La7 a mostrare il dito medio (uuuuuh, qual cipiglio satirico). La Santadechè ci va e lo fa, utilizzando l’escamotage dell’anello: “Non sto mostrando il dito, ma l’anello“. Che mattacchiona. Una trovata scenica già vecchia trent’anni fa. Io la facevo all’asilo, quando mi nascondevo il Pongo nello zebedeo destro e dicevo alla Ravetto: “Toh, guarda qua che piercing che c’ho” (sì, ero maschilista anche da piccolo).
Poco dopo, all’Infedele, c’è l’onorevole Zanicchi (ahahahhahahahahaha). Interviene al telefono Silvio Berlusconi, che con modi garbati dà a Gad Lerner del “ripugnante”, “disgustoso” e “turpe”. Ricorda che “la Nicole Minetti” si è mantenuta gli studi da sola ed è
Fede-escepure madrelingue (sic) inglese. Insulta tutte le “cosiddette donne” presenti in studio, tra cui quella gnoccona di Ilaria D’Amico, che non offenderei neanche se mi calpestasse con tacco 15 (anzi). Quindi, concludendo l’intervento, esorta l’onorevole Zanicchi (ahahahahah) ad abbandonare quello che definisce – con cognizione di causa, visto che li ha sdoganati lui – “incredibile postribolo televisivo”.
La sua propensione all’Offesa Devoto Oli non smetterà mai di affascinarmi: turpe, criminoso, insufflati, grumi eversivi, postriboli televisivi. Berlusconi usa la citazione quasi-colta come Alvaro Vitali le flatulenze: ciliegine odorose per gli affezionati.
In tutto questo, il momento più bello è stato Iva Zanicchi che ha cantato Should I Stay Or Should I Go.

Le domande, giunti a tal punto dell’abisso annichilente, sono: di questo passo dove arriveremo? (alla canna del gas). Ci sarà una fine? (no). Bersani riuscirà a superare a sinistra almeno Bagnasco? (macché).
E quali saranno le prossime mosse? Ora ve le dico.
1 - Daniele Capezzone, dalla Clerici, modulerà l’Inno di Mameli ruttando.
2 – Sandro Bondi accompagnerà il suo nuovo carme, Silvio Illibato Sire Mio, accennando Quel mazzolin di fiori con le ascelle, come il nonnino della Corrida.
3. Maurizio Lupi ballerà la lap dance vestito di solo perizoma in acrilico incendiabile, togliendoselo durante la sigla finale de Le invasioni barbariche e gridando “Que viva la vulva”.
apicella-berlu4. Il Papa esorterà i giovani a usare i preservativi nel suo status Facebook (e la Binetti cliccherà su “Mi piace“).
5. Barbara D’Urso chiamerà un Luca Fazzo qualsiasi per spiegare alle casalinghe di Voghera che la Bocassini è Mengele e alle feste berlusconiane si parlava solo dei piani sequenza di Kaurismaki (che la casalinga di Voghera non conosce, ma in cuor suo apprezza). Sarà presente anche Mario Adinolfi, per dare l’idea che il programma è bipartisan e l’opposizione oltremodo pugnace.
6. Minzolini paragonerà Craxi a Gesù (ah no, questa è già successa).
7. Ghedini riscriverà la Bibbia, sostituendo le parole “Silvio” a “Dio” e “Noemi” a “Maria Maddalena”.
8. Alessio Vinci intervisterà lo spirito di Madre Teresa di Calcutta, che plaudirà alla moralità di Emilio Fede.
9. Mariano Apicella rivelerà di essere la reincarnazione di Janis Joplin.
10. Lele Mora dimostrerà la propria verginità. Mostrando l’imene intonso.

Buona catrastrofe.

P

.S. In tutto questo, col Pdl a picco, il Pd non guadagna. Anzi perde voti. E Veltroni va in tivù a dare consigli: su come morire per sempre, si presume.

http://scanzi-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2011/01/25/turpi-postriboli-disgustosi/