domenica 27 novembre 2011

“Piano dell’Fmi per salvare l’Italia” Ma a rischio è la sopravvivenza dell’euro.



Il Fondo monetario internazionale sarebbe pronto a prestare 400-600 miliardi al nostro paese a tassi inferiori a quelli di mercato. Così Monti avrebbe "12-18 mesi" per varare le riforme. Ma un altro progetto segreto di Francia e Germania punterebbe a creare un'eurozona "di serie A" riservata ai paesi più solidi, nel tentativo di salvare la moneta unica.


Il direttore dell'Fmi Christine Lagarde
Un piano segreto dell’Fondo monetario internazionale per salvare l’Italia, con uno stanziamento di circa 600 miliardi di euro da prestare al nostro paese a un tasso inferiore a quello che lo Stato è ormai costretto a pagare per Bot e Cct, in tempi di spread e tassi d’interesse impazziti che mettono a rischio la sopravvivenza stessa dell’euro, una prospettiva già all’esame delle grandi banche internazionali, come ha scritto il New York Times. Lo svela La Stampa di oggi, in un articolo di Maurizio Molinari. Secondo La Stampa, l’Fmi non ha ancora cominciato le ispezioni in Italia, annunciate al G20 di Cannes, perché il direttore Christine Lagarde “vuole dare tempo a sufficienza a Mario Monti per varare le riforme, riservandosi la possibilità di aiutarlo con un programma di aiuti finanziari che potrebbe arrivare a valere fino a 600 miliardi di euro”. Italia come Islanda, Portogallo e Grecia, paesi che hanno già beneficiato dell’intervento economico dell’organizzazione.

L’Fmi offrirebbe all’Italia denaro a condizioni migliori rispetto ai tassi del 7-8 per cento registrati negli ultimi giorni nel mercato dei titoli di Stato, in modo che Monti, sollevato dalla pressione quotidiana sul debito, abbia “12-18 mesi di tempo per varare le necessarie riforme”. L’Fmi presterebbe all’Italia una cifra compresa tra i 400 e i 600 miliardi di euro a un tasso “fra il 4 e 5 per cento”, scrive ancora La Stampa. Gli aiuti dell’Fmi furono respinti da Silvio Berlusconi al vertice di Cannes, poco prima delle sue dimissioni da premier, ma da allora la situazione è peggiorata. Ora la Germania, con un premier più credibile in Italia e la garanzia del Fondo monetario alle spalle, sarebbe più disponibile a un maggiore impegno della Banca centrale europea in soccorso dell’Italia.

Ma neppure con l’aiuti dell’Fmi Mario Monti è in condizioni di prendersela (relativamente) comoda. Perché a rischio non c’è soltanto l’Italia, ma l’esistenza stessa della moneta unica. L’8 dicembre è in programma una riunione del Consiglio europeo in vista del quale, secondo indiscrezioni del giornale tedesco Bild, Francia e Germania avrebbero messo a punto un piano segreto per formalizzare un’eurozona ristretta ai paesi più solidi, che si reggerebbe su vincoli di bilancio più stretti di quelli attuali. Per quella data, i partner europei pretendono di vedere già qualche provvedimento concreto del governo italiano, messo nero su bianco. In caso contrario l’Italia scenderebbe nella “fascia b”, perdendo contatto con l’asse franco-tedesco. Una prospettiva che Monti vuole assolutamente evitare.

Fare in fretta è ormai la parola d’ordine. Condivisa da Giuliano Amato, che su Il Sole 24 Oreracconta di “studi legali che già predispongono la conversione in valute nazionali dei contratti in euro”. Questo per dire che sono ormai in tanti a prendere in considerazione la prossima “disintegrazione” della valuta europea. E, scrive Amato citando l’Economist, “per molti la domanda non è più se accadrà, ma come accadrà. Se per il fallimento di una banca o invece per il fiasco di un’asta di titoli pubblici”. Quale che sia l’occasione, osserva l’ex presidente del consiglio, “è destinata a scaturire dal progressivo esaurimento della liquidità sui mercati europei”.

La responsabiltà del precipitare della situazione, però, è anche di Angela Merkel, scrive Guido Rossi sempre su Il Sole 24 Ore. Che “al vertice europeo di Strasburgo ha bloccato qualunque soluzione ipotizzata per risolvere la crisi, impedendo ulteriori interventi mirati della Bce sui titoli degli Stati membri e negando ogni possibile emissione di eurobond”. Un comportamento che rischia di “tradire” l’Europa così fortemente voluta dal suo predecessore Helmut Kohl.

sabato 26 novembre 2011

Operazione Amnesia. - Marco Travaglio.







Vederlo lì in un baretto fuori dal Tribunale di Milano, solo e abbandonato, nessuno che gli rivolga la parola, gli chieda un autografo o una barzelletta, gli gridi meno male che Silvio c’è, fa tenerezza. Sentirlo rispondere dalla tribuna vip del Milan a una domanda sul fisco “non so, ormai non conto più niente”,  fa quasi pena.  Almeno a chi non lo conosce. L’ultima maschera del Cainano è quella del povero vecchietto innocuo, dell’anziano guitto a fine carriera. Uno da lasciare in pace, anzi da ignorare, perché ora bisogna guardare avanti senza spirito di vendetta, anzi con un pizzico di gratitudine per tutti i sacrifici che ha fatto per noi, non ultime le dimissioni come estremo “atto d’amore per l’Italia”, purtroppo travisate dalla solita “piazza dell’odio”.

L’Operazione Amnesia, simile alla strategia della sommersione adottata da Provenzano dopo le stragi volute da Riina, è una nuova versione dell’eterno “chiagni e fotti”, che presto sfocerà in una campagna elettorale tutta basata su vittimismi vecchi e nuovi: i poteri forti nostrani e forestieri, l’euro, la culona tedesca, il De Funès francese, le solite toghe rosse che si portano su tutto. E infine, quando monterà il malcontento per i tagli del governo Monti, un’agile piroetta per fingere di averlo sempre contrastato e le solite litanie sulla sinistra delle tasse.

Nell’attesa, mentre Angelino Jolie gioca al piccolo segretario vaneggiando di congressi e primarie come se fosse davvero il leader Pdl, il Cainano pensa alla roba sua. Il vicemonti è un clone di Letta, Catricalà, che ha dato buona prova all’Antitrust senza mai vedere il trust Mediaset e conflitti d’interessi collegati, ma in compenso nel 2008 sgominò il cartello dei fornai (la celebre multa di 4. 430 euro all’Unione Panificatori, e non una per ciascuno: una per tutti). Alle Comunicazioni c’è Passera, che di conflitti d’interessi se ne intende, dunque non disturberà il suo. Alla Giustizia c’è la Severino, ex avvocata Fininvest, e non abbiamo ancora visto i sottosegretari (gira persino il nome della signora Iannini in Vespa). La Rai è sempre in buone mani e Minzolingua continua imperterrito a dirigere il Tg1. Tutto come prima, ma con un vantaggio in più: nessun attacco, nessuna polemica, tutto dimenticato. E, se qualcuno si azzarda a ricordare che le dimissioni le ha date proprio per il conflitto d’interessi (i titoli del gruppo colavano a picco, Doris lo chiamò e disse “molla la Lega, pensa alle aziende”, come ha confermato ieri Bossi: “B. s’è dimesso perché l’hanno ricattato con le aziende”),  scatta immediata la litania dei servi: “Ecco, gli antiberlusconiani sanno parlare solo di lui, temono di restare disoccupati”.

Se al “chiagni” provvede l’amnesia generale, al “fotti” ci pensa Mediaset. È notizia dell’altroieril’ennesima causa milionaria di Mediaset contro un giornalista che non si piega: Santoro, che il 1° luglio aveva osato ipotizzare, dietro l’inspiegabile retromarcia di La 7, prima interessata a lui e poi non più, “un intervento esterno per bloccare un terzo polo tv che poteva diventare dirompente per il duopolio Rai-Mediaset”. E a questo intervento esterno aveva dato “un nome e un cognome:conflitto d’interessi. Politico e industriale. Un’azienda, Mediaset, occupa governo, Parlamento, Autorità, Rai e piega tutto al proprio tornaconto”. 



Ora però Mediaset dovrà denunciare anche quel tizio che nel 2000 disse: “Se B. non fosse entrato in politica, noi oggi saremmo sotto un ponte o in galera per mafia”; e nel 2010 aggiunse: “Il conflitto d’interessi ormai è endemico: scegli B. e prendi tutto”. E poi quell’altro che nel 2008, dopo le elezioni vinte da B., dichiarò: “Mediaset l’ha scampata bella, la legge Gentiloni era un pericolo”; e nel 2010, quando Fini chiese la sfiducia al governo B. e Mediaset crollò in Borsa, osservò: “Sull’andamento del titolo la politica pesa più della crisi”. 


Il primo si chiama Fedele Confalonieri, presidente Mediaset. 
Il secondo Piersilvio Berlusconi, vicepresidente Mediaset. 


Diffamatori.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/26/operazione-amnesia/173268/comment-page-4/#comment-2677572

Termini Imerese, accordo trovato: mobilità, pensione e incentivi per 640 dipendenti.






Raggiunto l’accordo tra governo, sindacati (Fiom compresa) e Fiat sulla chiusura dello stabilimento di Termini Imerese. I 640 i dipendenti andranno in mobilità verso la pensione. Fonti sindacali spiegano che l’accordo prevede un incentivo complessivo alla mobilità medio di 22.850 euro più l’indennità per il mancato preavviso e il premio fedeltà.

“Abbiamo raggiunto l’intesa con Fiat e con le parti sociali per la dimensione economica degli incentivi che l’azienda erogherà ai lavoratori nel periodo in cui verranno messi in mobilità”, spiega Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia, al termine della trattativa iniziata questa mattina al ministero dello Sviluppo economico sul futuro della fabbrica automobilistica siciliana.

“Siamo disponibili a ragionare su cifre inferiori a quelle previste nelle tabelle della Fiat – aveva spiegato Bruno Vitali della Fim Cisl, in una pausa degli incontri al ministero dello Sviluppo economico – siamo disposti a trovare una soluzione, ma stiamo trattando per un accordo. Le cifre di cui si parla sono tra i 25-30 mila euro di incentivi per ogni persona che finirà in mobilità. Se riusciamo a trovare un accordo già oggi, mercoledì prossimo si potrebbe chiudere definitivamente la vicenda dello stabilimento siciliano”.

Alle 12 è terminato il primo incontro tra sindacati e i vertici del ministero dello Sviluppo economico e del Lavoro sull’entità degli incentivi per la mobilità da corrispondere ai lavoratori. Subito dopo, come previsto, è iniziata la riunione con i rappresentanti del Lingotto, giunti poco prima al ministero. “Siamo sempre fiduciosi – ha detto Paolo Rebaudengo, responsabile relazioni industriali di Fiat conversando con i giornalisti -. Ora aspettiamo di sentire cosa dice il ministero”. Secondo quanto trapela, il ministero e Invitalia – anche attraverso riunioni ‘ristrette’ – hanno presentato ai sindacati la disponibilità della Fiat di salire dalla cifra iniziale di 15 milioni di euro per chiudere la trattativa. I sindacati, che inizialmente chiedevano circa 27 milioni di euro, hanno accettato la mediazione del ministero e di abbassare la cifra degli incentivi rispetto alle tabelle storiche di Fiat.

Prosegue intanto il presidio permanente dei metalmeccanici dello stabilimento Fiat di Termini. Le tute blu hanno atteso dei risultati degli esiti del tavolo riunito dal ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera. A Termini, picchetti sono stati organizzati in tutti gli ingressi per impedire che nulla entri o esca, soprattutto il migliaio di Lancia Ypsilon, tenuto ‘in ostaggio’ fino alla firma di un accordo ritenuto soddisfacente per il dopo Lingotto che vedrà protagoniste cinque imprese, con capofila la molisana Dr Motor.



http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/26/termini-imerese-tratta-sugli-incentivi-pensionamento-lavoratori/173352/

Energia alle stelle, 2400 euro a famiglia Confartigianato lancia l'allarme.




A far esplodere il costo energetico, aumentato del 26,5% negli ultimi 12 mesi, l'aumento del prezzo del petrolio attestato a settembre a 108,56 dollari al barile, +143% rispetto all'anno precedente. Ripercussioni sui prezzi dei carburanti, dei trasporti e del gas.


ROMA - La bolletta energetica pesa come un macigno sulle tasche degli italiani. La Confartigianato calcola che a settembre il caro-energia ha toccato la cifra record di 61,9 miliardi, pari al 3,91% sul Pil. In pratica, dice la confederazione, ogni famiglia paga una bolletta di 2.458 euro all'anno.

A far esplodere il costo energetico, aumentato del 26,5% negli ultimi 12 mesi, ha contribuito l'aumento del prezzo del petrolio attestato a settembre a 108,56 dollari al barile (+143% rispetto a marzo 2009).

Inevitabili le ripercussioni sui prezzi dei carburanti, dei trasporti e del gas. E l'Italia - dice la Confartigianato - fa registrare aumenti ben superiori a quelli medi europei. Infatti, tra ottobre 2010 e ottobre 2011, in Italia il prezzo del gas è aumentato del 12,2%, mentre nell'area euro la crescita si è fermata al 10,1%. 

Ad allontanarci dai prezzi medi registrati in Europa è anche l'aumento del prezzo di carburanti e lubrificanti: tra ottobre 2010 e ottobre 2011 la variazione è stata del 17,4%, vale a dire 3,3 punti in più rispetto al 14,1% dell'area euro. In particolare, da novembre 2010 ad oggi, la benzina senza piombo ha fatto registrare un rincaro del 15,3%, mentre il prezzo del gasolio auto è salito, nello stesso periodo, del 22,1%.

Differenze fra Italia ed eurozona anche per il capitolo trasporti: negli ultimi 12 mesi - segnala ancora l'ufficio studi della Confartigianato - i prezzi in Italia hanno mostrato un'impennata del 7,7%, vale a dire 3,2 punti in più rispetto all'aumento del 4,5% dell'area euro. La confederazione mette quindi in evidenza che in alcune zone d'italia i prezzi dei trasporti hanno subito incrementi superiori all'8%: la maglia nera va a Potenza con un aumento del 10,5%, seguono Venezia con il 9,1%, Verbania con il 9%, Trento con l'8,8%, Pescara e Piacenza con l'8,4%, Varese con l'8,1 e Mantova con l'8%.



http://www.repubblica.it/economia/2011/11/26/news/bollette_alle_stelle_2400_euro_a_famiglia_confartigianato_lancia_l_allarme-25630204/?ref=HREC1-2

Tredicesime in calo del 2,2% Consumatori: "La prima volta in 20 anni".


Le associazioni: "Quasi l'80% verrà impiegato in tasse e debiti. Solo un quinto sarà destinato a risparmi e consumi". Invito al governo a "evitare l'aumento dell'Iva e il ritorno dell'Ici sulla prima casa".


ROMA - Per la prima volta in venti anni "diminuisce di 0,8 miliardi di euro, con un calo del 2,2%, il monte tredicesime 2011". Il dato arriva dalle associazioni dei consumatori Adusbef e Federconsumatori, secondo i cui calcoli il complesso delle gratifiche di fine anno si attesterà a quota 35 miliardi di euro.

"Quasi l'80% delle tredicesime - rilevano i presidenti di Adusbef, Elio Lannutti, e Federconsumatori, Rosario Trefiletti - delle tredicesime verrà 'mangiato' da tasse, mutui, bolli, canoni, rimborso di debiti pregressi". Solo il 20,2%, dunque appena un quinto, sarà "destinato a risparmi, regali, viaggi, consumi alimentari". Le due associazioni invitano il governo a "evitare l'aumento dell'Iva e il ritorno dell'Ici sulla prima casa".

Le tredicesime andranno per 10,2 miliardi di euro ai pensionati (-1,92%); 9,2 miliardi ai lavoratori pubblici (-1,07%); 15,6 miliardi (-3,1%) ai dipendenti privati dei settori agricoltura, industria e terziario.

Adusbef e Federconsumatori prevedono "un Natale durissimo sul fronte dei consumi, destinati a calare del 6,9% perché almeno tre famiglie su quattro taglieranno le spese per l'incerta situazione economica".

Le due associazioni si appellano al governo affinché venga evitato un nuovo aumento dell'Iva o il ritorno dell'Ici sulla casa di abitazione "potendo reperire maggiori risorse nei capitali scudati che, con un prelievo straordinario del 20%, darebbero un gettito immediato di 21 miliardi di euro, varando un urgente contestuale decreto per una tassa sui patrimoni oltre un milione di euro".



http://www.repubblica.it/economia/2011/11/26/news/tredicesime_in_calo_del_2_2_consumatori_la_prima_volta_in_20_anni-25636084/?ref=HREC1-2

venerdì 25 novembre 2011

Borse positive, spread oltre i 500 punti Asta Bot semestrali a livelli record.



Il Tesoro ha venduto tutti gli otto miliardi di Bot a 6 mesi nell’asta di oggi, ma il rendimento medio è volato al 6,504%, dal 3,535% del collocamento di ottobre. 



Il rendimento dei titoli di stato italiani ha toccato oggi nuovi record e lo spread con quelli tedeschi è tornato a salire: ora si attesta a quota 505. La situazione finanziaria si complica ulteriormente e la borsa continua a perdere. I tassi di interesse dei Bot semestrali sono quasi raddoppiati dall’asta precedente, passando al 6,504% dal 3,535%. Il ministero dell’Economia ha collocato titoli per 8 miliardi a fronte di una domanda pari a 11,7 miliardi e ha piazzato Ctz per 2 miliardi con rendimento in crescita al 7,814%. Vola al livello record dell’8% anche il tasso del Btp a due anni. L’attenzione della Banca d’Italia è massima. Il Governatore Ignazio Visco, non ha voluto commentare l’esito dell’ultima asta dei Bot, ma si è limitato a rispondere: “Vediamo cosa succede con le misure del Governo”.

Dopo la difficile giornata di ieri sui mercati finanziari, alle prese con diversi segnali negativi e soprattutto frenati dal doppio no della cancelliera tedesca Angela Merkel - agli Eurobond e a una riforma che possa dare alla Bce un ruolo più attivo nell’affrontare la crisi – oggi la tensione si riversa sul rendimento dei Btp. Piazza Affari intanto recupera e riesce ad annullare le perdite grazie a Wall Street, partita contrastata ma ora in positivo nel giorno del Black Friday, con il Dow Jones che guadagna lo 0,50%. Il Ftse Mib, arrivato a perdere oltre il 2% questa mattina, guadagna ora lo 0,46% a 13.986 punti e l’All Share lo 0,37%. Migliorano tutte le piazze europee, sostenute dalle indicazioni secondo cui sarebbe allo studio nell’Eurozona la riduzione del ruolo dei privati nei meccanismi di salvataggio degli Stati. Tra i titoli, passano in positivo alcune banche tra cui Unicredit (+1,01%); bene gli energetici guidati da Eni (+1,31%). Consolida i guadagni Finmeccanica (+4,11%), ancora in rosso Fiat (-1,91%).

L’euro chiude debole a 1,3280 dollari sulla scia del rialzo record dei rendimenti registrato all’asta di bot semestrali di oggi. Nel corso della seduta la moneta comune ha aggiornato il minimo di sette settimane a quota 1,3210. Lo yen perde qualche punto sia sul dollaro, a 77,62, che sull’euro, a 103,04.

Sgarbi all'attacco: "L'antimafia che ha potere è come la mafia"




“L’antimafia che ha potere, è come la mafia”. Si conclude così l’intervista con il critico d’arte Vittorio Sgarbi a margine della presentazione del suo ultimo libro presso lo Spazio Krizia a Milano. E’ stata l’occasione per chiedere a Sgarbi del ritiro, da parte dello Stato, della delega che permette di scegliere e assegnare i Beni sequestrati alla mafia nel comune di Salemi. A chi era stata assegnata la delega? Al sindaco del Comune siciliano, ovvero a Sgarbi stesso, che ha spiegato così i retroscena della vicenda:“Volevo fare qualcosa di diverso coinvolgendo Slow Food, ma servivano soldi, e non se ne è fatto nulla (leggi l’articolo)”. Sgarbi, poi, ha sfoggiato il suo anticlericalismo, rivelando che “mi stanno sui coglioni i preti, soprattutto quelli che si occupano e gestiscono la cosa pubblica”. E ancora: “I professionisti dell’antimafia evocano la mafia laddove non c’è, e a Salemi la mafia non c’è. Ci sono comportamenti mafiosi e omertosi, ma non esiste più una mafia attiva. Questa è la verità, e chi è contro la verità è contro la legalità”.  di Giovannij Lucci