sabato 2 giugno 2012

Parata del 2 giugno... come dovrebbe essere.



In effetti, il 2 giugno dovrebbe essere la nostra festa, noi siamo la Repubblica, noi la manteniamo, che centrano le forze armate?

venerdì 1 giugno 2012

Sardegna, poligono militare: indagati gli specialisti della morte.




Dal 1956 a Perdasdefogu in Sardegna ha sede il poligono sperimentale militare più grande d’Europa. Negli ultimi anni la convivenza con la popolazione locale si è incrinata in seguito all’aumentata insorgenza di tumori e malformazioni congenite.

QUIRRA (CAGLIARI) – Intorno al Poligono Interforze del Salto di Quirra (PISQ) si registra unastrana moria di persone e bestiame. Il poligono è destinato alla sperimentazione di arsenale bellico, ed è a disposizione di aziende private e dell’esercito. Poco distante sorge una discarica militare anch’essa coinvolta in un’inchiesta giudiziaria. Non solo morti: nella stessa area le nascite sono ammorbate da malformazioni congenite e le informazioni riguardanti la pericolosità delle scorie latitano. Per questo motivo, in una regione che vive essenzialmente di pastorizia, accade che gli allevatori usino il materiale residuo delle esplosioni per accendere il fuoco firmando inconsapevolmente la loro condanna a morte. Le peregrine indagini condotte dal procuratore di Lanusei Fiordalisi procedono a singhiozzo; venti le persone coinvolte tutte appartenenti ad alti ranghi istituzionali, circostanza che turba non poco il normale iter processuale. Il fine della presunta condotta criminale sarebbe stato quello di occultare la pericolosità delle operazioni del PISQ.
Le ipotesi di reato, che vanno dall’omicidio plurimo all’omissione d’atti d’ufficio, si basano, secondo la procura, su un perverso e corrotto intreccio di interessi fra imprenditoria e pubblici ufficiali: la sperimentazione selvaggia di armi e materiali bellici e civili non avrebbe trovato ostacoli, anzi sarebbe stata appoggiata da chi avrebbe dovuto controllarne la regolarità. Sul tema si è  pronunciata persino la Commissione parlamentare d’inchiesta sull’Uranio fornendo vaghe rassicurazioni. Tuttavia escludere la presenza di uranio non basta a soddisfare la domanda di chiarezza e di giustizia della popolazione locale; esistono infatti svariate altre sostanze di comprovata tossicità che sono state riscontrate nelle analisi effettuate. Poniamo pure che gli indagati vengano tutti prosciolti e che i reati non sussistano, a quel punto rimarrebbe da chiedersi se sia giusto continuare sulla strada di uno sviluppo industriale guerrafondaio. Quante vite umane può valere il collaudo di un nuovo tipo di ordigno bellico? In cuor mio rispondo nessuna, ma l’attuale classe politica non sembra essere dello stesso avviso.

Azienda del legno con il pretesto del terremoto scappa in Romania. - Giovanni Stinco



Blitz della dirigenza alla Curved Plywood di San Matteo della Decima: invitano gli operai a rimanere a casa per il sisma, intanto sgomberano i macchinari dai capannoni per trasferirli all'Est. I dipendenti corrono davanti agli stabilimenti e con le proprie auto impediscono ai tir dell'azienda di partire.

E’ la nuova frontiera della shock economy. Arriva il disastro e subito dopo quello che prima sembrava impossibile diventa di colpo giustificabile, a cominciare dalle delocalizzazioni all’estero. Succede nell’Emilia-Romagna messa in ginocchio dal terremoto. Succede a San Matteo della Decima, nel bolognese. A San Matteo, piccola frazione di San Giovanni in Persiceto, c’è la sede di una piccola azienda, la Curved Plywoods, impresa specializzata nella lavorazione del legno curvato multistrato.
“Dopo il terremoto hanno detto a tutti gli operai di stare a casa perché avrebbero dovuto verificare i danni, invece hanno chiamato un tir per trasferire tutti i macchinari in Romania”. A parlare è Cristina Raghitta,  segretario generale della Cisl-Filca di Bologna. Lei assieme ai sette dipendenti è di fronte ai cancelli della Plywoods per impedire al tir di lasciare la fabbrica. “Con la scusa del terremoto tentano di fare quello che vogliono. L’imprenditore prima del sisma aveva già ventilato l’ipotesi di un trasferimento in Romania ed ora non vuole nemmeno avviare una trattativa con noi per poter avviare gli ammortizzatori sociali”. Insomma un blitz in piena regola, tentando di mettere tutti di fronte al fatto compiuto. Un blitz che per il momento sembra essersi arrestato. Dentro i cancelli il tir pronto a portare tutto in Romania, fuori gli operai che fisicamente impediscono al mezzo di uscire.
Quello della Plywoods non è però l’unico caso. Ieri a tentare il trasferimento lampo è stata la Magneti Marelli di Crevalcore, azienda del gruppo Fiat che dà lavoro a più di 500 persone nel bolognese. “Ci hanno spiegato che non potevano fermare l’attività, che l’attività sismica non dava sufficienti garanzie di continuità produttiva, e che il 30% delle linee doveva essere spostato a Bari”, raccontata Francesco Di Napoli della Fiom. Ovvio l’allarme. Molti degli operai di Crevalcore hanno perso la casa e ora dormono nei campi di accoglienza. “Non vogliamo perdere anche il lavoro. Qui non si parla più di Bari, ma di delocalizzazione in Slovacchia”, raccontava ieri al telefono un operaio dello stabilimento.
“Ho visto con i miei occhi- spiega sempre Di Napoli- le linee impacchettate e pronte ad essere caricate sui tir. E questo mentre l’azienda si vantava di aver smontato una linea in soli 45 minuti”. Poi un presidio di centinaia di lavoratori, l’arrivo di Maurizio Landini e la mobilitazione dei colleghi degli stabilimenti Magneti Marelli di Bari ha fatto il resto, costringendo così la Fiat a rimangiarsi una decisione che sembrava già presa. “Ci hanno detto che per questa volta non sarebbe cambiato nulla, ma che in caso di un altro forte sisma la produzione sarà spostata. Ovviamente non glielo faremo fare”. “Un comportamento vergognoso”, aggiunge il segretario della Fiom di Bologna Giordano Fiorani. “Dalla più grande azienda italiana ci si aspetterebbe un minimo di responsabilità, invece nulla”.

Mario Tozzi: “Non esistono catastrofi naturali, esiste l’incuria umana”

Il noto geologo, ricercatore del Cnr, denuncia: l’Italia è un paese dove si ha come unica priorità il guadagno e in cui si usa la presunta emergenza abitativa come scusa per cementificare ogni lembo del territorio. Così aumenta il rischio sismico e anche idrogeologico.

Intervista a Mario Tozzi di Mariagloria Fontana
Il nostro è uno dei Paesi a maggiore rischio sismico del Mediterraneo. Che tipo di prevenzione si può fare?È un Paese che ha costruito troppo e non ha saputo manutenere nulla. In questo senso, va ripensato il territorio. La questione del recente sisma in Emilia è molto più grave di quanto non appaia. Guardando le immagini in onda in questi giorni in televisione, si vedono molti casali distrutti in mezzo alla campagna. Erano edifici vuoti, disabitati, non li hanno manutenuti e sono caduti, ma perché qualcuno non ha pensato a eliminarli o a ristrutturarli? Continuiamo a costruire senza criterio. Così facendo esponiamo le case al rischio. Questa è la filosofia del nostro Paese. 

Come potrebbe intervenire la politica?La politica dovrebbe invertire questa tendenza. Basta con le concessione edilizie date a chiunque. Basta con il consumo di suolo e di territorio che non fanno altro che aumentare il rischio sismico e anche idrogeologico, soprattutto quando ci sono eventi come terremoti e alluvioni. Al contrario, la politica dovrebbe impiegarsi nel fare programmi di ristrutturazione e di riconversione ecologica e di sicurezza delle abitazioni e delle opere pubbliche.

Ci sono degli aspetti dei terremoti che possono essere prevedibili?No. Ci sono segni che sono così poco evidenti che non riusciamo ancora a individuare il come e il quando avverrà il terremoto. Ricordo solo un caso in cui prevedemmo un sisma catastrofico. Era il 1975 in Cina, ma fu possibile soltanto perché i segnali erano talmente tanti e tali che a quel punto si diede l’allarme generale e si fecero evacuare tutte le zone interessate. Morirono ‘solo’ mille persone, se ne salvarono ben 150.000. Mentre nel terremoto contiguo persero la vita in 500.000. Anche la storia del gas radon che esce dal sottosuolo e che a seconda della sua diminuzione o del suo aumento sarebbe sintomatico di un prossimo terremoto ancora non permette di sistemare è soltanto ancora un’idea. Non siamo in grado di prevedere il terremoto, possiamo dire quali sono le zone pericolose. Inoltre, ritengo fuorviante ciò che si dice sulla previsione, perché se ci si occupa della previsione si diventa disattenti verso la prevenzione, che è l’unico strumento che si possiede per evitare catastrofi. Io dico sempre: cercate di costruire meglio e non fate i veggenti. 

Cosa ne pensa dell’inchiesta che il procuratore capo di Modena Vito Zincani ha aperto in seguito alle morti causate dai crolli dei capannoni durante il sisma?
Credo che faccia bene ad aprire un’inchiesta, perché ci può essere sempre qualcuno che ha barato, per esempio sui capannoni costruiti dopo il 2003, vale a dire quando c’era già in vigore una legge sulle costruzioni antisismiche. Se non hanno costruito con i giusti criteri, devono pagarne le conseguenze. Però se, al contrario, si tratta di capannoni più vecchi del 2003, cioè quando non si aveva l’obbligo antisismico, si costruiva al meglio che si poteva, come se quella zona non fosse sismica. Naturalmente questo tipo di prassi si è rivelata un grosso errore. Certo, ci può essere stata qualche perizia geologica non completa nel sottosuolo perciò si potrebbe non aver tenuto conto di effetti locali di amplificazione di alcune onde, ma mi pare non più di questo. Non so a che cosa porterà questa inchiesta. Tuttavia, se servisse di monito per il resto d’Italia, un senso ce l’ha. 

Zincani, parla di ‘politica industriale suicida’.
Bisogna vedere se queste parole sono giustificate dal fatto che lui sa qualche cosa. Se qualcuno ha spostato un pilone per far passare meglio le macchine, se ha alleggerito la struttura facendo qualche intervento successivo. Oppure se si tratta di progetti leggeri, nessuno era obbligato a fare progetti pesanti prima del 2003. Quindi mi sembra difficile imputare una responsabilità a qualcuno che ha costruito qualcosa secondo le regole vigenti allora. Vedremo di che cosa si tratta.

Lei sta affermando che nessuno di noi è al sicuro dentro le proprie abitazioni se sono state edificate prima del 2003?
Nessuno può essere al sicuro nel caso di un sisma, perché molto dipende da come è stato costruito l’edificio. Persino di fronte a terremoti non particolarmente energetici, se non si controlla l’edificio, se non sono stati fatti dei piccoli interventi, non si è sicuri. Questo lo dobbiamo sempre tenere presente. Anche quando dicono che Roma è sicura perché è vuota, non è del tutto vero. Nella capitale ci sono edifici vetusti che appoggiano su una struttura geologica che amplifica le onde. Roma non ha terremoti suoi, ma quando ne arriva uno forte dagli Appennini ne risente. Ripeto: è un paese che va ripensato da un punto di vista delle costruzioni. 

Quanto entra in gioco la responsabilità umana durante avvenimenti come il sisma che ha colpito l’Emilia o l’alluvione a Genova nell’ottobre scorso?
Le catastrofi naturali non esistono. Ci sono eventi naturali che diventano catastrofici per colpa dell’incuria umana. 

In Giappone e in California si è fatto molto in relazione alla prevenzioni antisismica. L’Italia può prendere esempio da questi Paesi?
Il nostro patrimonio costruttivo è molto diverso. Il patrimonio della California non è più vecchio di duecento anni. Il Giappone è più antico, ma sono abituati da sempre a convivere con il sisma. Infatti il loro modello deriva dalla pagoda birmana che oscilla, è costruita attorno a un asse, che è un palo centrale, ed è sferica. Però loro non possiedono il patrimonio medioevale, rinascimentale, barocco che invece caratterizza noi. Sulle costruzioni moderne, i giapponesi sono stati bravi, efficienti, noi invece abbiamo costruito approssimativamente pensando solo al guadagno. 

Sovente si parla di materiali antisismici. L’acciaio è molto utilizzato. Lei cosa può dirci a riguardo? 
L’acciaio è un materiale ottimo per i terremoti perché è molto elastico. Però se non c’è un progetto antisismico alla base della costruzione anche l’acciaio, come il cemento armato, non funziona, perché non li hai assemblati in maniera da poter resistere al terremoto. Il problema non è il materiale, ma il fatto che accanto ai materiali non si sia affiancato un progetto antisismico. 

La tutela e l’etica del paesaggio che ruolo giocano?Rilevantissimo. La tutela è di tre gradi. Il primo livello è la tutela dei cittadini. Oltre il 50% del territorio italiano è a rischio sismico, poi ci sono alluvioni e vulcani. In alcuni luoghi non si può costruire, ci si deve spostare. Il secondo grado riguarda il fatto che si debba costruire in maniera più efficiente e con tutti i parametri, perché sprechiamo moltissima energia nelle case e abbiamo solo un terzo dei consumi. Infine, si deve edificare rispettando il paesaggio naturale, il contesto e l’ambiente circostante. 

Quali sono i parametri per poter rispettare il paesaggio?Il primo precetto è che non si deve consentire l’abuso edilizio. Mai. Non solo, non si deve consentire di consumare più suolo. Alcune provincie stanno provando a metterlo in atto, ad esempio Torino. Nei nuovi piani regolatori non ci deve essere più il consumo di suolo, perché è già consumato. Negli ultimi 40-50 anni, oltre tre milioni di ettari, stiamo parlando di un pezzo grosso di nazione, sono diventati: case, strade e cemento, senza alcuna necessità, visto che la popolazione italiana è cresciuta molto poco. Dunque, la priorità sarebbe ristrutturare il patrimonio esistente, cambiare completamente i piani e le cubature che invece prevedono ancora consumo di suolo. Ogni anno in Italia si consumano 150 mila ettari di suolo, non ce lo possiamo permettere. In Inghilterra ne consumano 30.000, in Francia e Germania 40.000. Se si pensa al piano casa della Regione Lazio: è assurdo, una sciagura. Addirittura vogliono costruire nelle aree protette. I politici promotori del piano casa del Lazio lo giustificano secondo criteri di sviluppo, come se in un paese moderno lo sviluppo dovesse essere ancora legato all’edilizia! Non siamo in tempi di guerra. Nessuno gliel’ha detto? È una politica propria di un paese del Terzo Mondo. 

E l’emergenza abitativa?Non esiste l’emergenza abitativa, ci sono 30 milioni di vani sfitti. L’Italia è un paese che si duplica continuamente con seconde e terze case. Mettiamo un freno a questo nonsense edilizio. Nel nostro Paese quasi l’80% delle persone è proprietaria dell’immobile. Per non parlare della tutela del bello, del valore estetico delle costruzioni. C’è uno schifo generale. L’unica esigenza a cui si risponde è quella di fare mattoni e cemento, perché si pensava e si pensa ancora che quella sia l’unica fonte di guadagno. Soltanto per questo scopo si continua a costruire. Investiamo tutto nelle case. Siamo un paese arretrato che vive nell’approssimazione, non sopporta le regole e gestisce male le emergenze. In più, riusciamo a muoverci male persino nell’ordinario. 



http://temi.repubblica.it/micromega-online/mario-tozzi-non-esistono-catastrofi-naturali-esiste-l%E2%80%99incuria-umana/

1.5 milioni al tabaccaio....



https://www.facebook.com/photo.php?fbid=241903062590368&set=a.116979528416056.20344.116969748417034&type=1&theater

I topi paralizzati riprendono a correre I ricercatori: "Test sull'uomo fra pochi anni".



ROMA - Topi paralizzati in seguito a gravi lesioni spinali hanno ripreso a camminare e correre grazie a una innovativa tecnica di riabilitazione combinata messa a punto da un team di ricercatori svizzeri del Politecnico federale di Losanna. Lo studio e i risultati della sperimentazione sono stati pubblicati sulla sito New Scientist e sulla rivista Science.

LE FOTO DELL'ESPERIMENTO 1

Il metodo, che apre nuove prospettive della ricerca sulle possibile terapie per affrontare la paralisi anche negli uomini, è stato realizzato attraverso due fasi. La prima è consistita nel "risveglio" dei neuroni dormienti, ottenuto con una stimolazione di tipo elettro-chimico; la seconda è stata una riabilitazione vera e propria, condotta con l'ausilio di un'imbragatura guidata da un sistema robotizzato.

Come illustrato dallo studio su Science, per dare la sveglia ai neuroni "dormienti" del midollo spinale, si è cominciato iniettando una soluzione ricca di molecole attivatrici (chiamate "agonisti delle monoamine") che si legano ai recettori di dopamina, adrenalina e serotonina, preparando le cellule nervose ad agire per coordinare i movimenti degli arti inferiori al momento giusto. Dieci minuti più tardi, si è proceduto con una stimolazione elettrica del midollo spinale, impiantando gli elettrodi nella parte più esterna del canale vertebrale, il cosiddetto spazio epidurale.

I topi così trattati sono stati quindi messi alla prova posandoli sulle zampe posteriori sopra una superficie piana e inducendoli al moto attravero un'esca a vista, un pezzo di cioccolato posto poco distante. In questa fase gli animali sono stati sostenuti da una piccola imbragatura collegata a un sistema robotizzato che interviene nel caso che il topo perda l'equilibrio. Il test è stato ripetuto fino a quando ha ottenuto un risultato insperato.

"Dopo un paio di settimane di neuroriabilitazione - spiega nello studio il coordinatore del  team di Losanna, Gregoire Courtine - i nostri topi non solo cominciano a camminare volontariamente, ma riescono anche a sprintare, salire le scale ed evitare gli ostacoli". Courtine si dice ottimista riguardo alle future possibili applicazioni per la salute umana, e pensa che nel giro di un paio di anni possa cominciare la sperimentazione presso il centro specializzato per le lesioni del midollo spinale del Balgrist University Hospital di Zurigo.



http://www.repubblica.it/salute/ricerca/2012/06/01/news/topi_paralizzati_riprendono_a_correre-36353918/

CASA CIELLE .


DA 20 ANNI, PEREGO E FORMINCHIONI VIVONO IN UNA CASA A MILANO INSIEME CON I MEMORES DOMINI - LA CRICCA CELESTE: PER L’AMICO E CONQUILINO CIELLINO, COMPAGNO DI CAPODANNI, BARCHE E VIAGGI, APPALTI MILIONARI ASSEGNATI SENZA GARA E UN POSTO NEL CDA DELLA CONTROLLATA DALLA REGIONE CON UNO STIPENDIO DA 130 MILA € L’ANNO - AFFARI DI ‘FAMIGLIA’: IL COGNATO DEL FORMIGA CHE DIVENTA ASSESSORE…
È un piccolo insignificante appalto, «infilato» a pagina 20 di una delibera della giunta della Regione Lombardia del 18 gennaio scorso. Si dice che il servizio di «supporto al monitoraggio» per il programma dell'«Obiettivo Cooperazione Territoriale Europea Spazio Alpino» è stato appaltato alla Soges di Torino per 25.960 euro in 4 anni. L'oggetto della commessa non è chiarissimo né importante. È più interessante chi se l'aggiudica.
ALBERTO PEREGOALBERTO PEREGO
La Soges è un'azienda torinese di consulenza direzionale. Non ci sarebbe nulla da aggiungere se non fosse che è gestita (e posseduta al 50%) da uno dei più cari amici di Roberto Formigoni, Alberto Perego, 64 anni, convivente, compagno di capodanni, barche e viaggi, come ha raccontato Pierangelo Daccò. E se non fosse che quel mini appalto non è l'unico con la Regione. Ce ne sono altri, di ben altra entità.
FORMIGONIFORMIGONI
Non è un giudizio sulla regolarità delle assegnazioni o sulla competenza della Soges, è un fatto: si finisce sempre lì quando si osserva da vicino l'attività degli amici del Celeste. Si finisce, cioè, in quella fitta foresta di affari e incarichi all'ombra della Regione.
Perego non è uno qualsiasi, lo sanno bene all'Istituto nazionale di genetica molecolare o alla società Sviluppo Fiera, entrambe partecipate dalla Regione che ha spedito l'amico di Formigoni in consiglio di amministrazione.
Da vent'anni Perego vive con il governatore nella casa milanese di via Villani assieme a una manciata di Memores Domini, laici ciellini riuniti in un'associazione riconosciuta dalla Santa Sede nel 1988. Castità, povertà, obbedienza, dedizione totale a Dio vivendo nel mondo.
Alla mattina presto pregano, per lavare i piatti fanno a turno, poi ognuno prende la strada dell'ufficio. Gli affari spesso li riuniscono e, come i moschettieri, sembrano dettati dal «tutti per uno, uno per tutti». «Sono tutti miei amici», dice a verbale Daccò, il mediatore amico di Formigoni che assieme al collega Antonio Simone, anch'egli storico amico del governatore, gestiva le relazioni (e i fondi neri) di alcune strutture sanitarie private (Maugeri, San Raffaele) con gli uffici della Regione.
FORMIGONI IN BRASILE FOTO ESPRESSOFORMIGONI IN BRASILE FOTO ESPRESSO
Tutti amici, tutti in vacanza, paga Daccò. E con Formigoni non mancava mai Perego, nemmeno nel famoso Capodanno 2010/2011 a Saint Martin, quello del volo privato da 100 mila euro. Anzi erano intestati a lui, dice Daccò, i contratti fittizi (36.000 euro al mese) che giustificavano l'uso esclusivo di una barca, l'«Ojala», per quattro mesi nell'estate 2007. Daccò sostiene che per alcuni voli Formigoni abbia rimborsato i biglietti tramite Perego. Ma poi Formigoni avrà saldato il debito con Perego?
Si sa invece che il commercialista-memores ha «pagato» nel 2011 con una condanna in primo grado a 4 mesi (pena sospesa) la falsa testimonianza per aver negato ai pm la paternità (documentata) di un conto svizzero nell'inchiesta Oil for Food.
Amici e Affari. La cerchia è quella ristretta, non sono conoscenti, sono amici di famiglia o addirittura condividono lo stesso tetto. Certo, un conto sono Daccò e Simone, entrambi in carcere e indagati, altra cosa Perego. Li unisce l'amicizia, li divide la legge.
A Perego non viene contestato alcunché. La sua Soges, in comproprietà tramite Prime Area Group con un imprenditore di Verbania, è un attore di livello nella consulenza direzionale. Fattura circa 13 milioni, ha organismi internazionali tra i principali clienti, succursale in Romania, rapporti bancari consolidati con Unicredit e Credito Artigiano, un reticolo di controllate più o meno attive nel merchant banking, pubblicità, fiduciarie. Insomma consulenza a 360 gradi.
ANTONIO SIMONE EX ASSESSORE REGIONALE LOMBARDO ALLA SANITAANTONIO SIMONE EX ASSESSORE REGIONALE LOMBARDO ALLA SANITA
Con Ernst & Young nel 2009 si aggiudica un appalto a procedura aperta della Giunta regionale lombarda: 1,8 milioni per «servizi di supporto per la programmazione comunitaria». Il criterio era quello dell'offerta economicamente più vantaggiosa ma ne arrivò solo una, quella di E&Y-Soges.
Sempre la giunta della regione Lombardia aggiudicò a fine 2010 un altro appalto da 900.000 euro a E&Y-Soges per la programmazione comunitaria. Unica offerta, anche in questo caso, in una procedura negoziata senza gara con il criterio dell'offerta più vantaggiosa. E 900 mila euro era il valore totale stimato dell'appalto, tale quale il valore finale, cioè l'unica offerta che per forza era la più vantaggiosa.
IL CELESTE FORMIGONI CON CELESTE MOCASSINOIL CELESTE FORMIGONI CON CELESTE MOCASSINO
Tra il Perego imprenditore e il Perego memores-amico c'è anche il Perego manager. L'Istituto nazionale di genetica molecolare (Ingm) è una fondazione no-profit di ricerca di nuove terapie e strumenti diagnostici per tumori e malattie autoimmuni. I membri del cda sono nominati dal Policlinico di Milano, dai ministero della Salute e degli Esteri, e dalla Regione Lombardia. L'amico di Formigoni da chi sarà stato indicato? Perego ha assunto la carica di amministratore delegato e «sta lavorando con buona volontà» dicono dall'interno. L'ente no-profit, nato grazie a una donazione da 20 milioni della famiglia Invernizzi, remunera la «buona volontà» di Perego con 130.000 euro annui.
Daccò, Simone. Oppure Perego. E l'assessore alla Cultura (poi dimessosi), Massimo Buscemi, che incidentalmente era sposato con la figlia di Daccò? Qualche volta ci scappa anche il parente da inserire. Cose che capitano. Come l'assessore regionale alla Famiglia Giulio Boscagli, anche lui incidentalmente cognato di Formigoni. Castità, obbedienza, povertà. Ma alla fine anche i memores tengono famiglia.