lunedì 25 giugno 2012

I poliziotti condannati insultano la madre di Aldrovandi su Facebook. - Marco Zavagli




"Se avesse saputo fare la madre non avrebbe allevato un cucciolo di maiale", e ancora "faccia da culo (...) speriamo non si goda i risarcimenti dello stato". Paolo Forlani, fresco di condanna in Cassazione (tre anni e mezzo), si scatena sul social network nella pagina di Prima Difesa, contro Patrizia Moretti. E lei lo querela.

“La “madre” se avesse saputo fare la madre, non avrebbe allevato un “cucciolo di maiale”, ma un uomo!”.  Sono le parole che si leggono su Facebook. Le firma tale Sergio Bandoli sulla bacheca di Prima Difesa Due, l’account dell’omonima associazione che si prefigge la difesa a oltranza delle forze dell’ordine. Nel processo Aldrovandi era presente sia in Appello che in Cassazione, dove ha portato addirittura il legale di Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini, a perorare la causa dei quattro poliziotti condannati con sentenza definitiva per l’omicidio colposo di Federico Aldrovandi.
Prima difesa tutela gratuitamente per cause di servizio tutti gli appartenenti alle Forze dell’Ordine e Forze Armate, noi tuteliamo i primi difensori” scrive nella presentazione la presidente Simona Cenni, che in un post di commento alla sentenza della Cassazione del 21 giugno “grida” in maiuscolo il proprio disappunto – qui usiamo noi un eufemismo – per l’intervista di Patrizia Moretti, la madre del ragazzo ucciso nel settembre del 2005 a Ferrara: “Avete sentito la mamma di Aldrovandi… fermate questo scempio per dio… vuole che i 4 poliziotti vadano in carcere… io sono una bestiaaaaa”.
L’amo è lanciato. Il primo ad abboccare è questo iscritto al gruppo, Sergio Bandoli. Avatar con foto e cappello di alpino con penna nera. Ma la penna che gli fa paragonare Federico a un “cucciolo di maiale” riesce a gelare le vene ai polsi. I commentatori continuano sulla stessa lunghezza d’onda, fino a uno dei poliziotti condannati, Paolo Forlani, che interviene direttamente.
“Che faccia da culo che aveva sul tg – così descrive la madre orfana del figlio su cui lui e i suoi colleghi hanno rotto due manganelli -… una falsa e ipocrita… spero che i soldi che ha avuto ingiustamente (il risarcimento da parte dello Stato, ndr) possa non goderseli come vorrebbe… adesso non sto più zitto dico quello che penso e scarico la rabbia di sette anni di ingiustizie…”.
Forlani fortunatamente premette di avere “massimo rispetto per Federico”, ma sui suoi genitori usa il pugno duro. Come ha fatto d’altronde con loro figlio: “non vi auguro nulla di simile – scrive sulla pagina di Prima Difesa – ma vi posso dire che siamo stati calpestati nei nostri diritti e ripeto prima di parlare dovete leggere gli atti e non i giornali […], io sfido chiunque a leggere gli atti e trovare un verbale dove dice che Federico e morto per le lesioni che ha subito… […] noi paghiamo per le colpe di una famiglia che pur sapendo dei problemi del proprio figlio non hanno fatto niente per aiutarlo e stiamo pagando per gli errori dei genitori”.
Quanto agli atti, forse bastano le sentenze per rispondere all’agente. In quella di primo grado il giudice Caruso parlò di “grossolanità, incontrollato e abnorme uso della violenza fisica da parte degli agenti, dissociata da effettive necessità”; “un furioso corpo a corpo tra gli agenti di polizia e Federico, durante il quale vennero rotti due manganelli, con i quali colpirono l’Aldrovandi in varie parti del corpo, continuando dopo che lo stesso era stato costretto a terra e qui immobilizzato al suolo, nonostante i verosimili ma impari tentativi del ragazzo di sottrarsi alla pesante azione di contenimento che ne limitava il respiro e la circolazione”.
Stesso discorso per gli atti del secondo grado: i giudici della Corte d’Appello sottolinearono la “manovra di arresto, contenimento e immobilizzazione” attuata “con estrema violenza e con modalità scorrette e lesive, quasi volessero ‘punire’ Aldrovandi”.
Ora si aprirà inevitabilmente un altro capitolo della vicenda, con la querela per diffamazione che la Moretti ha depositato oggi pomeriggio davanti ai carabinieri di Ferrara. Destinatari Forlani, Bandoli e Cenni.

“Grandi banche tornano a speculare. Rischio per i derivati”: l’allarme della Bri.




BASILEA, 24 GIU – Le grandi banche mondiali sembrano tornate alle “vecchie maniere”: la maggior parte degli utili deriva dalla negoziazione sui mercati finanziari, si indebitano sempre più e confidano sui salvataggi pubblici. Secondo il rapporto annuale della Bri, c’è un forte rischio per le ”enormi posizioni in derivati” e serve una stretta sulle regole. Insomma i rischi sono di nuovi quelli di prima dell’esplosione di Lehman Brothers che nemmeno tutte le misure straordinarie delle banche centrali, su cui si appuntano aspettative ”irrealistiche” per il sostegno all’economia, potranno risolvere.
La Bri, la Banca dei regolamenti internazionali che funge da banca centrale delle banche centrali, attacca duramente le reticenze del sistema finanziario (ma anche l’incapacità dei governi) di porre fine alle rischiose pratiche sul mercato e i derivati di cui le maxi perdite subite da Jp Morgan sono solo un assaggio. Ai banchieri centrali di mezzo mondo convenuti nella citta’ svizzera per l’assemblea di bilancio in un momento in cui su di loro si moltiplicano le richieste di fare piu’ sforzi per far ripartire l’economia, il direttore generale della Bri Jaime Caruana rileva come gli istituti centrali possono comprare tempo per evitare il tracollo ma non senza rischio.
Piuttosto nel rapporto della Bri si evidenzia come dagli istituti di credito non sia stata fatta pulizia di bilancio e ricapitalizzato a dovere confidando sempre sull’aiuto di stato e per questo invocano una ”sana azione pubblica” che faccia dimagrire il settore, imponga regole su controllo dei rischi e dei bonus dei vertici oltre che una partecipazione di azionisti e obbligazionisti alle perdite e non piu’ sui contribuenti.
Sistemare il settore bancario (anche a costo di un possesso temporaneo dello stato che imponga il cambiamento in alcuni gruppi, sembra suggerire in alcune parti il rapporto) e’ il primo passo per rompere i circoli viziosi creati fra banche, famiglie e imprese e governi ”dove i problemi e i tentativi di soluzione di uno di questi gruppi peggiora la posizione degli altri due”.
Circoli che costringono le banche centrali a tenere bassi i tassi di interesse e iniettare liquidita’ nel sistema e che a lungo andare rischiano di far ripartire l’inflazione. Ma soprattutto le misure delle banche centrali non sono gli strumenti adatti ma ”palliativi e con limiti” sebbene la pressione del mercato, della politica e del’opinione pubblica (e anche all’interno di qualche autorita’ centrale) e’ sempre piu’ forte con aspettative irrealistiche.
Per questo, dopo aver sistemato il settore finanziario, andranno portate avanti le tappe successive, ossia il risanamento dei conti pubblici e la riduzione dell’indebitamento nei settori non finanziari dell’economia. Solo una volta ripristinata la solidita’ dei bilanci di tutti i settori, potremo sperare di ritornare su un sentiero di crescita equilibrata.
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"Confessioni di un sicario dell'economia. - John Perkins




Per oltre 20 anni economista in una delle principali società di consulenza ingegneristica, la Chas.T.Main, di Boston. Successivamente imprenditore nel settore della produzione di energia elettrica e scrittore. Il suo libro più conosciuto è Confessions of an Economic Hit Man (2004), pubblicato in Italia da Minimum fax nel 2005 e in una nuova collana nel 2010(in occasione dei 15 anni dell'editore) con il titolo "Confessioni di un sicario dell'economia - La costruzione dell'impero americano nel racconto di un insider" (www.minimumfax.com), che rappresenta una straordinaria testimonianza di come un "pezzo" di potere politico ed economico americano abbia pianificato e praticato lo sfruttamento dei paesi, cosiddetti in "via di sviluppo", dall'America Latina all'Indonesia, attraverso una nuova forma di colonialismo che al potere delle armi, antepone quello della finanza e dei "progetti di sviluppo". Dal libro: “I sicari dell’economia sono professionisti ben retribuiti che sottraggono migliaia di miliardi di dollari a diversi Paesi in tutto il mondo. Riversano il danaro della Banca Mondiale, dell’Agenzia Statunitense per lo Sviluppo Internazionale (USAID) e di altre ‘organizzazioni umanitarie’ nelle casse di grandi multinazionali e nelle tasche di quel pugno di ricche famiglie che detengono il controllo delle risorse naturali del pianeta. I loro metodi comprendono il falso in bilancio, elezioni truccate, tangenti, estorsioni, sesso e omicidio. Il loro è un gioco vecchio quanto il potere, ma che in quest’epoca di globalizzazione ha assunto nuove e terrificanti dimensioni”. Parole che racchiudono l’argomento del libro di John Perkins - uno di loro - che lavorando come economista per la sua società, a fronte della costruzione di grandi lavori pubblici, tramite proiezioni economiche volutamente falsificate, portavano quei paesi ad indebitarsi oltre le loro reali capacità di rimborso, per costringerli, in una sorta di ricatto, a rimanere fedeli politicamente agli Stati Uniti e a cedere le proprie risorse naturali alle condizioni imposte dalla multinazionali L’autobiografia di Perkins è raccontata con la vivacità di un romanzo e consente di rileggere la storia della politica estera americana dalla seconda guerra mondiale agli anni novanta attraverso un punto di vista molto particolare, di un uomo "dall'interno". La presa di coscienza delle conseguenze catastrofiche del proprio operato lo porterà dapprima ad uscire dalla società (pur essendone divenuto, nel frattempo, socio), per fondare un'impresa attiva nella produzione di energia elettrica da fonti alternative, per poi ritornare in quel mondo attraverso rapporti di "collaborazione" e "consulenza", per lo più offerti, come afferma lo stesso autore, per disincentivare eventuali ripensamenti, confessioni o denunce. L’11 settembre, però, incide pesantemente sulla vita di Perkins, convincendolo dell'ineluttabilità del proprio "pentimento", che troverà manifestazione nella pubblicazione di questo coraggioso libro; il leit motiv è che l'odio che milioni di persone covano nei confronti degli Stati Uniti, infatti, è del tutto incomprensibile se non si prende coscienza delle reali politiche intraprese da governo, società petrolifere, CIA, potere politico locale corrotto; e ben più grave è che gran parte dell'opinione pubblica americana e degli stessi collaboratori diretti delle diverse società coinvolte risultano, a detta dell'autore, agiscono per lo più inconsapevolmente. Il suo successivo libro del 2007 La storia segreta dell'Impero Americano fornisce un'ulteriore testimonianza delle conseguenze catastrofiche per i paesi coinvolti di queste politiche attuate con sapiente organizzazione e spietatezza. Il suo lavoro più recente è Hoodwinked: An Economic Hit Man Reveals Why the World Financial Markets Imploded – and What We Need to Do to Remake Them (2010).


http://it.wikipedia.org/wiki/John_Perkins_(economista)

Trattativa, Formigoni: “Splendide parole da parte di Napolitano”. - Francesca Martelli



Il presidente della regione Lombardia indice una conferenza stampa al ritorno dal suo viaggio a Rio de Janeiro per promuovere Expo 2015. Formigoni vuole parlare di questo argomento (accompagnato da alcune diapositive di fotografie scattate in loco): gli chiediamo conto dell’inchiesta sulla Trattativa, da cui emergono contatti tra il governatore lombardo con il capo del Ros, Mario Mori, e il suo braccio destro Giuseppe De Donno. Formigoni prima cita il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha pronunciato “splendide parole” in merito alle intercettazioni pubblicate in questi giorni, poi propone una sua rielezione alla presidenza della Repubblica.


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Il Colle intoccabile. - Paolo Flores d'Arcais




Il Presidente della Repubblica è il custode della Costituzione o il garante dei partiti? Rappresenta la Nazione, cioè tutti i cittadini, o le nomenklature politiche e altri privilegiati di establishment? L’inquilino del Quirinale e i maggiorenti della Casta sembrano oggi avvinti in una sinergia di reciproco sostegno, a preventiva delegittimazione e anatema per qualsiasi critica che possa mettere in discussione l’uno o gli altri. 

Il Capo dello Stato aveva scelto la data del 25 aprile per un attacco in piena regola al movimento di Beppe Grillo, tacciato di qualunquismo. Il Presidente di tutti gli italiani può attaccare una forza politica, a meno che questa non metta a repentaglio la Costituzione repubblicana e il suo fondamento antifascista? Non avendo avuto nulla da ridire né sul partito di Berlusconi né sulla Lega, Napolitano si è inibito il diritto, istituzionale, politico e innanzitutto morale, di criticare chicchessia.

I partiti si sono schierati perinde ac cadaver in sua difesa, quando ha ostracizzato la “campagna di insinuazioni e sospetti costruita sul nulla”, cioè la pubblicazione delle intercettazioni del suo consigliere giuridico colto in aumma aumma con il testimone (poi indagato) Mancino per intralciare il lavoro di una Procura. Nessun reato? Probabilmente. Mentre in America per intralcio alla giustizia, crimine di particolare gravità, si finisce subito in galera. Si può in buona fede negare che vi sia stata almeno “immoral suasion”?

Schifani ha tuonato che “chi attacca Napolitano attacca il Paese”, con Bersani allineato “toto corde”, mentre Casini ha accusato“ schegge della magistratura che forse hanno obiettivi intimidatori”, benché sappia benissimo che non solo il Procuratore antimafia Grasso, ma perfino il Procuratore generale della Cassazione Esposito (che a Mancino dice: “Io sono chiaramente a sua disposizione”) hanno dovuto riconoscere come ineccepibile il comportamento di Ingroia e Di Matteo. Chi ha obiettivi intimidatori?

Pesa, fin qui, il silenzio di tanti giuristi e intellettuali da sempre impegnati nella difesa della democrazia. La loro perplessità non ha nulla di risibile, anzi. Sono angosciati per una crisi gravissima, che potrebbe precipitare al buio e nel buio. Pensano che “lasciar correre” sul Presidente sia il male minore. Hannah Arendt diceva che i mali minori preparano il male peggiore. Napolitano ha spinto pubblicamente perché il Parlamento approvi la legge bavaglio. Siete davvero sicuri che sia questo il male minore?



http://temi.repubblica.it/micromega-online/il-colle-intoccabile/

Lavoro sempre più a tempo determinato: 2.200.000 quelli a 'scadenza', metà over 34.




Roma - (Adnkronos) - Nel primo trimestre 2012 il dato più alto dal primo trimestre del 1993. Di questi 1,25 milioni sono giovani sotto i 34 anni. Riforma del lavoro, Fornero apre ai partiti: "Discuteremo meglio le modifiche chieste".
Roma, 23 giu. (Adnkronos) - Crescono costantemente i lavoratori senza posto fisso. Sono 2,2 milioni gli occupati a tempo determinato nel primo trimestre 2012, il dato più alto dal primo trimestre del 1993. Di questi, 1,25 milioni sono giovani sotto i 34 anni, mentre gli over 34 sono 969mila. E' quanto emerge dalla serie storica dell'Istat che accompagna la rilevazione sul primo trimestre 2012.


http://www.adnkronos.com/IGN/News/Economia/Lavoro-sempre-piu-a-tempo-determinato-2200000-quelli-a-scadenza-meta-over-34_313436940131.html