venerdì 20 luglio 2012

Bruciato vivo il direttore del personale della Suzuki in India.


Scontri tra operai e responsabili d'azienda. Il corpo carbonizzato trovato nella sala conferenze dello stabilimento a Manesar
TMNews CNN
Nuova Delhi, 19 lug. (TMNews) - Il direttore del personale di una fabbrica del gruppo indiano Maruti-Suzuki è stato bruciato vivo e decine di altre persone sono rimaste ferite nel corso dei violenti scontri scoppiati tra gli operai e i responsabili dell'azienda, la cui produzione è stata sospesa.

Il corpo carbonizzato del responsabile, Avnish Kumar Dev, è stato identificato dopo il suo ritrovamento nella sala conferenze della fabbrica a Manesar, a circa 50 chilometri dalla capitale New Delhi, dopo gli scontri avvenuti ieri, ha indicato il gruppo, la cui maggioranza azionaria è di proprietà della casa giapponese Suzuki.

In un comunicato, la Maruti Suzuki, ha descritto Dev come un responsabile "profondamente coinvolto nelle cordiali relazioni industriali" e ha denunciato l'estrema violenza che va al di là dei normali rapporti tra operai e datore di lavoro. Secondo il gruppo, i disordini sono scoppiati ieri mattina, quando un dipendente ha colpito con violenza un caporeparto. Secondo i sindacati, è il caporeparto che ha maltrattato l'operaio.

Maruti ha riferito che i dipendenti armati di spranghe hanno poi colpito dei responsabili "alla testa, alle gambe e alla schiena, provocando emorragie e svenimenti". "La produzione è totalmente sospesa", ha dichiarato un responsabile, precisando di non sapere quando la filiale, dalla quale escono 55mila veicoli all'anno, riaprirà. Intanto il titolo del gruppo è precipitato a fine giornata di circa il 9% alla Borsa di Bombay, con gli investitori contrari a una chiusura prolungata della fabbrica.

Calzolari, il re di twitter.



Calzolari primo a destra nella foto

Ecco chi è Marco Camisani Calzolari, il re di twitter che ha diffuso valutazioni false sul mio account twitter. Prima di Calzolari Vien Dal Mare solo Steve Jobs. La memoria della Rete non perdona!
Ha realizzato il network ufficiale dei sostenitori di Berlusconi, www.forzasilvio.it, per il quale è anche consulente per attività di comunicazione digitale.
Definisce il libro di Berlusconi “L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio” (libro che raccoglie una parte dei messaggi lasciati dagli utenti del sito Forzasilvio.it.) come "un bell’esempio di convergenza analogico-digitale per portare agli analogici il pensiero dei digitali".
Ha sostenuto il comitato per il premio Nobel a Berlusconi.
Ha collaborato all'iniziativa www.rivotiamo.it fatto per ForzaItalia per contestare la vittoria di Prodi del 2006."



http://www.beppegrillo.it/2012/07/calzolari_il_re_di_twitter/index.html

Pm Ingroia in Guatemala, ok da Severino.


Per incarico dell'Onu, ora deve dare via libera il Csm
(ANSA) - PALERMO, 20 LUG - Il ministro della Giustizia Paola Severino ha dato l'assenso al collocamento fuori ruolo del procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia: la pratica passa al Csm che dovrà autorizzare il pm ad andare a fare il capo dell'unità di investigazioni e analisi criminale contro l'impunità in Guatemala.
A fine maggio Ingroia aveva informalmente annunciato al Guardasigilli di avere ricevuto la proposta di incarico dall'Onu, anticipando l'intenzione di volerla accettare.


http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=536772&IDCategoria=2685#.UAmNBdRWdBU.facebook

L’ASSIST DELL’UDC, ATTACCHI ALLA SICILIA RAFFORZANO AUTONOMISTI




Il primo round l’ha vinto Raffaele Lombardo. L’assist è arrivato, assai probabilmente, dal suo nemico più feroce, l’Udc di Pierferdinando Casini, che per primo ha avanzato l’ipotesi di un commissariamento della Regione siciliana a causa del dissesto finanziario.

Gli attacchi furibondi rivolti alla Sicilia dalla grande stampa del Nord, alcuni partiti di governo, la lettera del presidente del Consiglio, ormai famosa, e da ultimo le aspre critiche dei governatori leghisti e della stessa Lega, hanno trasformato l’iniziativa dell’Udc in un “attacco alla Sicilia”, che ha compattato i partiti siciliani e, soprattutto, l’Assemblea regionale, fino a ieri molto critica nei confronti di Lombardo su tutti i fronti.
La qualità delle iniziative, apparse ai più strumentali e svantaggiose, è diventata un boomerang. Raffaele Lombardo ha spiegato nel dettaglio come stavano le cose, illustrando le criticità del bilancio, ma anche la sua distanza dai pericoli di un crack. Una mano è arrivata, inopinatamente, anche da una delle agenzie di rating, la Fitch, che ha “assolto” il bilancio della regione. Nessun pericolo di default per la Sicilia, hanno affermato i suoi portavoce.
Un ruolo, a nostro avviso, ha avuto uno dei tanti dati sciorinati da Lombardo e dai suoi assessori, riguardante il rapporto fra debito e il Pil:  il debito siciliano rispetto al Pil raggiunge il sette per cento, quello dell’Italia, il 120 per cento. Se la Sicilia fosse in default, l’Italia dove si troverebbe?
Gli aspetti politici di questa fase sono estremamente rilevanti, perché hanno aumentato vistosamente l’area autonomista interna ai partiti ed esterna ad essi, riproponendo il tema delle alleanze.
Intervenendo in aula, dopo le comunicazioni del presidente Lombardo, il capogruppo Pd all’Ars, Antonello Cracolici, ha detto chiaro e tondo che quello subito in questi giorni con il falso default, non è un attacco all’Mpa o a Lombardo ed al suo governo, ma un attacco alla Sicilia. C’è chi mira a tagliarle le gambe, ha concluso Cracolici, suggerendo al parlamento regionale di “viaggiare” compatti alla vigilia dell’incontro a Palazzo Chigi fra Lombardo e il presidente del Consiglio.
Il governatore, com’è noto, ha chiesto anche di partecipare ad un Consiglio dei Ministri che ponga all’ordine del giorno la questione siciliana, come pretende una norma (di valore costituzionale) prevista dallo Statuto speciale. Lombardo vuole essere ascoltato al Quirinale da Giorgio Napolitano, nella qualità di garante della Costituzione.
Lunedì prossimo, inoltre, in piazza Principe di Camporeale, dove ha sede il Commissariato dello Stato, è prevista una manifestazione a favore dell’autonomia e contro “gli attacco romani” allo Statuto siciliano.
In definitiva, il default ha creato un problema a coloro che l’avevano sventolato. Poteva forse essere previsto, valutando con più attenzione, gli elementi che avrebbero giustificato la richiesta del commissariamento e le possibilità concrete di successo dell’iniziativa.
Paolo Sapienza dice:
E' giunto il momento di levare l'ancora, la Sicilia lo può fare ha la propria Costituzione e il proprio Parlamento, può battere moneta, pochi debiti rispetto al PIL ( 7% contro il 120% dell'Italia) e la Repubblica Italiana ci deve una barca di soldi, quindi, è giunta l'ora di salpare con buona pace per la crisi, abbiamo tutto il petrolio che ci serve e controlliamo i rubinetti del gas, perchè subire le angherie di un paese che ci reputa mafiosi, disonesti e nullafacenti?
Dimenticavo la cosa più importante la nostra Sicilia ha una densità di popolazione, rispetto alla superficie del territorio a disposizione, molto bassa, solo 196 abitanti per Kmq.

Marcello Dell’Utri: “l’uomo che non si vergognava mai”. - Lidia Ravera


Fra le varie brutte statuine del presepe politico contemporaneo, spicca da due decenni Dell’Utri Marcello: indagato dal 1994, condannato a nove anni di reclusione nel 2004, ridotti a sette nel 2010 (nonostante ne fossero stati chiesti undici), non ha mai perso un’oncia della sua squisita arroganza.
Oggi, in attesa di giudizio per Concorso esterno in associazione mafiosa, ostenta il consueto stato d’animo superbo: come se l’odioso crimine contestato fosse un blasone, un attributo nobiliare. Fatti di sangue blu. L’accusa di estorsione ai danni del compagno di collusioni (il povero Silvio che non chiarì mai l’origine delle sue fortune) la accoglie con un sorriso sprezzante: oddio, anche questa adesso, che mancanza di fantasia, perché non mi accusate, per una volta, di pedofilia?
Non serve, senatore: ci sono frodi fiscali, false fatture, ville da nove milioni vendute a 21… non s’ha bisogno di inventarsi nulla. Se un morboso ed estroso magistrato, ce la farà, finalmente, ad arrivare fino in fondo, possiamo sperare che, almeno Lei, ci si levi di torno. Nel frattempo, voglia accettare, in segno d’apprezzamento per il suo inimitabile stile, la nomination per il premio Faccia di Bronzo 2012. Un doveroso omaggio a “l’uomo che non si vergognava mai”.

Di Pietro, nuovo affondo al Colle: "Signor presidente sta tradendo la Costituzione".





Il leader dell'Idv rifila una nuova bordata al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Nuovo affondo di Antonio Di Pietro contro il Capo dello Stato. "Signor Presidente: ma si rende conto che così sta tradendo la Costituzione?", ha detto il leader dell'Idv rivolgendosi al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. "Su una questione - la trattativa Stato Mafia - dove chiede di intervenire ferma le indagini che la riguardano", ha aggiunto.
''Cosa ha detto a Mancino che non vuole farci sapere?''. Lo chiede, da Termoli al capo dello Stato, il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, rivolgendo al presidente della Repubblica ''un'altra preghiera in modo formale. Dico in modo formale perche' oggi abbiamo depositato un'ulteriore interrogazione al ministro della Giustizia, avendo come presupposto questa precisazione: signor presidente, lei e' stato intercettato non direttamente, ma indirettamente, perche' altri sotto intercettazione parlavano con lei''.
''Questa volta e' capitato a Mancino, ma le altre volte e' capitato ad altre persone, a Bertolaso lo scorso anno; in Umbria ci sono inchieste in cui sono state intercettate telefonate di persone che parlavano con lei, ma se proprio deve porre la questione del conflitto di attribuzione, perche' non lo pone in relazione a quelle telefonate, e non alle telefonate di Palermo. Forse perche' in quelle telefonate lei diceva cose che si potevano ascoltare, potevano essere lette e sentite, infatti sono state pubblicate e lei non si e' offeso affatto. Anzi, si e' magnificato, e questa volta, invece, lei si sente offeso''.

Scheda, ecco le Province tagliate.



In Toscana ne saltano 9, 7 in Sardegna e 8 in Lombardia.

Sulla base dei criteri di riordino delle Province approvati oggi dal Cdm, secondo l'Ansa che si riferisce ai dati Istat, in Piemonte, su 8 Province attuali, quelle salve sarebbero Torino, Cuneo e Alessandria; via le attuali Province di Vercelli, Asti, Biella, Verbano-Cusio e Novara. In Lombardia rimarrebbero Milano Brescia, Bergamo, Pavia mentre dovrebbero essere accorpate le attuali Province di Lecco, Lodi, Como, Monza Brianza, Mantova, Cremona, Sondrio e Varese.
Nel Veneto rimarrebbero in vita Venezia Verona e Vicenza. Accorpamento in vista per Rovigo, Belluno, Padova, Treviso.

In Liguria su quattro Province attuali ne scompaiono due, Savona e Imperia; salve Genova e La Spezia.

In Emilia Romagna sì a Bologna, Parma, Modena e Ferrara; accorpate Reggio Emilia, Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini e Piacenza.

In Toscana, su 10 Province, si salverebbe solo Firenze (via Grosseto, Siena, Arezzo, Lucca, Massa Carrara, Pistoia, Prato, Pisa e Livorno).

In Umbria rimane solo Perugia, salta Terni.

Nelle Marche sarebbero salve Ancona Pesaro e Urbino, mentre non hanno i requisiti per sussistere Ascoli Piceno, Macerata e Fermo.

Nel Lazio rimarrebbero Roma e Frosinone, ma dovrebbero essere accorpate Latina, Rieti e Viterbo.

In Abruzzo non subirebbero accorpamenti L'Aquila e Chieti.

In Molise rimarrebbe solo la provincia di Campobasso.

Iin Campania salve Napoli, Salerno, Caserta e Avellino, fuori solo Benevento.

In Basilicata rimarrebbe in vita la Provincia di Potenza, esclusa invece quella di Matera.

In Puglia su 6 Province se ne salvano solo 3: Bari, Foggia e Lecce, da accorpare Taranto, Brindisi e Barletta-Andria.

In Calabria, su 5 Province, si salvano Cosenza, Reggio Calabria e Catanzaro; da accorpare Crotone e Vibo Valentia. A queste sono da aggiungere le Province nelle Regioni speciali.

In Sicilia su 9 ne rimarranno in vita solo 4: Palermo, Agrigento, Catania e Messina. La scure si abbatterà su Caltanissetta Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani.

In Sardegna una debacle: rimarrà solo la Provincia di Cagliari. Verranno eliminate le Province di Olbia Tempio, Medio, Ogliastra, Carbonia, Sassari, Nuoro, Oristano.

Infine in Friuli, su 4 Province iniziali, due rimangono in vita, Trieste e Udine, due vengono tagliate o meglio accorpate: Pordenone e Gorizia.