lunedì 1 aprile 2013

Cipro: inchiesta Parlamento su prestiti banche condonati a politici.

Banca di Cipro

Nicosia, 1 apr. (Adnkronos/Dpa) - Il Parlamento di Cipro aprira' un'inchiesta sulle accuse rivolte ai tre istituti al centro della crisi bancaria di avere condonato i prestiti milionari concessi ad alcuni politici e imprenditori dell'isola. Secondo il quotidiano greco Kathimerini, la Bank of Cyprus, la Laiki e la Hellenic Bank, ristrutturate in base al piano di salvataggio internazionale, avrebbero condonato i prestiti, per milioni di euro, concessi negli ultimi cinque anni a esponenti politici, funzionari pubblici e aziende private. La Commissione parlamentare di inchiesta, guidata da tre ex giudici della Corte suprema, cerchera' anche di appurare se ingenti somme di denaro siano state trasferite all'estero prima e dopo il rifiuto da parte del Parlamento di effettuare un prelievo forzoso su tutti i depositi bancari.

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Cipro-inchiesta-Parlamento-su-prestiti-banche-condonati-a-politici_3245696601.html

Assiomi



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Da non far passare inosservata!



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Novartis perde ricorso contro farmaco antitumorale low cost.



La Corte Suprema indiana ha deciso che l'industria locale ha il diritto di produrre il medicinale Glivec come generico venduto a basso prezzo per salvaguardare il diritto alla salute della popolazione.

La Corte Suprema indiana ha rifiutato la richiesta di brevetto depositata dall'azienda farmaceutica svizzera Novartis per un costoso trattamento anticancro (commercializzato con il nome Glivec), sostenendo che è una modifica di un prodotto precedente e le sue proprietà non sono cambiate. 

2500 euro al mese contro 200 - La sentenza favorisce i produttori indiani di generico a buon mercato, attualmente a disposizione dei più poveri. Il verdetto consentirà ai pazienti indiani di acquistare a prezzi contenuti l'equivalente generico del medicinale prodotto da aziende nazionali: il farmaco Novartis costa circa 2.600 dollari al mese, il generico 175. 
Nel 2006, la multinazionale svizzera aveva fatto ricorso contro la legge indiana sui brevetti, in base alla quale le nuove versioni di un farmaco possono essere brevettate se viene dimostrata la loro maggiore efficacia terapeutica rispetto a precedenti versioni il cui brevetto è scaduto. "Il nuovo farmaco non corrisponde a criteri di novità. Si  tratta di una vecchia molecola", hanno sentenziato i giudici, stabilendo che "il farmaco non può essere nuovamente brevettato in India". 


http://tg24.sky.it/tg24/mondo/2013/04/01/antitumorale_glivec_low_cost_novartis_perde_ricorso_india.html

Domenico Siniscalco, il grande virtuoso dei conflitti di interesse. - Giorgio Meletti


Domenico Siniscalco, il grande virtuoso dei conflitti di interesse


L'economista torinese, presidente di Assogestioni, in teoria difende i piccoli azionisti, in pratica tratta con i poteri forti. Una rete di contatti costruita negli anni tra corridoi ministeriali e consigli di amministrazione. Lui, amico di tutti, fa in modo che tutti restino soddisfatti. A danno della collettività.

Se Silvio Berlusconi, del conflitto d’interessi, è l’incarnazione, Domenico Siniscalco ne rappresenta una sorta di monumento equestre. Infatti, se B. fa prosaicamente i suoi interessi a danno di quelli generali, il brillante economista torinese è portato dalla passione alla compenetrazione di tutti gli interessi in conflitto, in modo che tutti (e lui è amico di tutti) restino soddisfatti. A danno della collettività, ma non si può avere tutto dalla vita. La designazione dei consiglieri di minoranza per la prossima assemblea degli azionisti di Intesa Sanpaolo, la prima banca italiana, è l’esempio più limpido del sistema-Siniscalco, malattia senile del capitalismo. Il docente è presidente di Assogestioni, che riunisce i fondi comuni di investimento. In nome della democrazia, i fondi presentano una loro lista per il consiglio delle società di cui hanno azioni, in modo da far entrare indipendenti che vadano lì a fare i cani da guardia, l’opposizione.
Lo snodo Assogestioni. Si scopre che Siniscalco per presentare la lista ha bisogno delle azioni di Fideuram ed Eurizon, i fondi di Intesa Sanpaolo, che naturalmente “non hanno partecipato alla designazione dei consiglieri di minoranza”. Per il capitalismo italiano le regole sono fisime per anime semplici, l’importante è che al potere ci siano galantuomini. Poco importa che i fondi italiani non siano la voce dei piccoli azionisti ma il braccio armato di banche e assicurazioni. Tre giorni fa Siniscalco è stato confermato alla presidenza di Assogestioni, con tre vice presidenti: uno delle Assicurazioni Generali, uno di Unicredit, uno di Intesa. Ma Siniscalco è notoriamente un galantuomo e anche persona dalla simpatia trascinante. Il suo curriculum è strepitoso. Professore ordinario a soli 36 anni, ha frequentato fin da giovane i corridoi ministeriali: con il suo maestro Franco Reviglio alle Finanze a soli 25 anni, poi con Massimo D’Alema a Palazzo Chigi, poi chiamato dall’amico di sempre Giulio Tremonti alla direzione generale del Tesoro, poi il 16 luglio 2004 diventa addirittura ministro dell’Economia quando B. e Gian-franco Fini decidono di far fuori Tremonti. La parentesi ministeriale dura 14 mesi. Tremonti si riprende la poltrona e l’ex amico si trova un lavoro alla Morgan Stanley prima che sia passato l’anno di “quarantena” previsto per gli ex ministri. Solo che nella legge farsa sul conflitto d’interessi Franco Frattini si è dimenticato la sanzione. Così l’Antitrust scrive al professore che ha violato la legge. Lui prende atto. Quando Siniscalco compila la lista dei consiglieri di minoranza di Intesa non gli fanno sicuramente velo gli incarichi da milioni e milioni di euro che Intesa ha dato alla Morgan Stanley da quando è presidente Assogestioni. Insomma, lui nomina i consiglieri di minoranza mentre tratta incarichi con quelli di maggioranza.
Doppio ruolo in Finmeccanica. Pensate alla Finmeccanica, dove nel 2011 Siniscalco ha spedito a controllare il numero uno Giuseppe Orsi due suoi amici piemontesi, l’ex capo della Fiat Paolo Cantarella e l’imprenditrice Silvia Merlo, il collezionista siciliano di consigli d’amministrazione Ivanhoe Lo Bello, e il francese Christian Streiff. Orsi, per niente spaventato dal rigore dei cani da guardia, telefona a Siniscalco e gli chiede di trovare (in nome delle quote rosa) qualche poltrona nei consigli d’amministrazione per la sua amica magistrato Manuela Romei Pasetti. Siniscalco dice che non vede l’ora. Ma Orsi lo richiama e gli chiede perché ancora non ha fatto niente, e il cane da guardia si scusa e giura che se ne occuperà “martedì”. Poi Orsi lo hanno arrestato, la Romei Pasetti è stata cacciata da Finmeccanica dova faceva il guardiano dell’etica, e Siniscalco ha continuato a chiedere notizie di Orsi non ai suoi consiglieri, ma a Ignazio Moncada, il potentissimo amico torinese suo e di Giuliano Amato reso celebre dalle intercettazioni di Orsi con Ettore Gotti Tedeschi.
Il tentativo (fallito) per Intesa Sanpaolo. Ma risale a tre anni fa lo spettacolo più ardito del kamasutra relazionale di Siniscalco. Eletto il 19 marzo 2010 alla presidenza di Assogestioni, un mese dopo il professore venne designato dalla fondazione Compagnia di San Paolo, primo azionista di Intesa Sanpaolo, per la presidenza della banca. Sembrava fatta, poi la cosa inciampò su una lotta di potere. Il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, difese oscuramente Siniscalco: “Sembra prevalere una logica dettata da poteri forti e autoreferenziali”. Oggi Chiamparino è presidente della Compagnia di Sanpaolo, e sta gestendo la conferma al vertice di Intesa di Giovanni Bazoli, lanciato verso i trent’anni di presidenza. Mentre Siniscalco è rientrato nei ranghi: da presidente della prima banca italiana a designatore di cani da guardia “indipendenti”. A Telecom Italia ha mandato il futuro ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, per l’Eni ha scelto il banchiere Alessandro Profumo. Controllori e controllati, una faccia una razza, per dirla alla greca. Dove ci stanno portando questi profeti della democrazia economica.

sabato 30 marzo 2013

Buona Pasqua.




Nuovo governo, ecco le schede dei dieci saggi nominati da Napolitano.


I SAGGI DELLA NOMENKLATURA


Il presidente della Repubblica sceglie dieci personalità per mettere a punto le riforme istituzionali. Tutti uomini nessuna donna. E tutti legati alla vecchia nomenkaltura del potere che ha portato il nostro Paese sull'orlo del baratro.


Nessuna donna e alcuni over 70 tra i saggi scelti da Giorgio Napolitano. Scegliendo le dieci personalità anche da BankitaliaIstat e Antitrust, il presidente della Repubblica mostra di affidarsi alle istituzioni. Ma la mancanza di una figura femminile ha suscitato molte polemiche
LE SCHEDE DEI DIECI SAGGI
Luciano Violante
Nato a Dire Daua (Etiopia), 71 anni; nell’ambito della trattativa Stato-mafia è stato interrogato dalla Procura di Palermo riguardo a quando nel 1993, in veste di presidente della commissione antimafia aveva richiesto all’allora ministro dell’Interno Nicola Mancino (oggi indagato per falsa testimonianza nell’ambito dell’indagine sulla trattativa) la trasmissione della relazione elaborata dagli analisti della Dia il 10 agosto del 1993 sulle stragi di via Palestro a Milano e di San Giovanni a Velabro a Roma. Relazione che Mancino gli trasmise prontamente il 14 settembre, accompagnandola con una nota in cui specificava come si trattasse di materiale “riservato” su cui vigeva il regime della “vietata divulgazione”. Nel 2003, da capogruppo Ds alla Camera, parlando di Salvatore Cuffaro, allora presidente della Regione Sicilia, ha detto: “Noi lo contestiamo perché governa male, il problema delle incriminazioni riguarda lui, i suoi avvocati e i giudici”. Diventato celebre il suo discorso alla Camera nel 2003 in cui ricordò che la sinistra non fece la legge sui conflitti d’interesse e non dichiarò ineleggibile Berlusconi. 
Valerio Onida
Nato a Milano, 77 anni; giudice costituzionale dal 1996 al 2005, attualmente è professore di Diritto Costituzionale presso l’Università degli Studi di Milano. Dal 22 settembre 2004 al 30 gennaio 2005 è stato presidente della Corte Costituzionale. Nel 2010 si è candidato alle primarie del centrosinistra per le elezioni a sindaco di Milano, arrivando terzo con il 13,41% dei voti, dietro a Giuliano Pisapia e Stefano Boeri. È stato presidente dell’Associazione Italiana dei Costituzionalisti ed è presidente del comitato direttivo della Scuola Superiore della Magistratura.
Mario Mauro
Nato a San Giovanni Rotondo (Foggia), 51 anni; prima Forza Italia, poi Pdl e attualmente capogruppo al Senato di Scelta Civica, è uno dei nomi di punta di Comunione e liberazione, vicinissimo a Roberto Formigoni. Laureato in filosofia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, è stato vicepresidente del Parlamento europeo e presidente dei deputati del Pdl a Bruxelles.
Gaetano Quagliariello
Nato a Napoli, 52 anni; senatore Pdl, è stato il secondo firmatario del disegno di legge sul processo breve. Nel gennaio 2011 ha firmato, insieme a Roberto Formigoni, una lettera aperta per chiedere ai cattolici italiani di astenersi da qualsiasi giudizio morale nei confronti di Silvio Berlusconi, imputato (all’epoca indagato) per concussione e prostituzione minorile nel processo Ruby. Ha recentemente accusato i magistrati del processo contro Nicola Cosentino: “Nei confronti di Nicola Cosentino la magistratura ha dato prova di una notevole capacità di contorsionismo: prima Cosentino doveva andare in carcere in quanto parlamentare e/o candidato, ora pur non essendo parlamentare deve andare in carcere lo stesso”.
Enrico Giovannini
Nato a Roma, 55 anni; dal 2009 è presidente dell’Istat, dal gennaio 1997 al dicembre 2000 ha assunto la direzione del Dipartimento delle Statistiche economiche. Nel 2001 aè stato nominato Chief Statistician e Direttore della Direzione statistica dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE).
Giovanni Pitruzzella
Nato a Palermo, 53 anni; dal 29 novembre 2011 è presidente dell’Antitrust, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato. La sua nomina ha suscitato le polemiche visto che colui che dovrebbe, tra le altre cose, vigilare sul conflitto d’interessi di Silvio Berlusconi, è un amico di Schifani: consigliere, avvocato, socio di famiglia. Dal 1998 è professore ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Palermo dove è anche docente nella Scuola di specializzazione in Diritto europeo. Esperto nel diritto dei pubblici appalti, in giustizia costituzionale, nel diritto pubblico regionale e nel diritto pubblico dell’economia, ha ricoperto numerosi incarichi fra cui quello di consulente giuridico presso la presidenza del Consiglio dei ministri durante i governi Ciampi e Dini e presso la presidenza della Regione siciliana per le giunte Capodicasa, Cuffaro e Lombardo.
Salvatore Rossi
Nato a Bari, 64 anni; è vice direttore generale del direttorio della Banca d’Italia e membro del direttorio integrato dell’Ivass, l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni. Dal 2011 fa parte del Consiglio di presidenza della Società italiana degli economisti. Dal maggio 2012 è membro del Consiglio di amministrazione della fondazione del Centro internazionale di studi monetari e bancari (ICMB) di Ginevra. Dal gennaio 2013 è membro del Comitato strategico del Fondo strategico italiano.
Giancarlo Giorgetti
Nato a Cazzago Brabbia (Varese), 46 anni; parlamentare alla Camera dei deputati dal 1996 con la Lega. Sino al 2004 ha ricoperto la carica di sindaco di Cazzago Brabbia. Nel 2001 è il principale promotore della Legge 40 sulla procreazione assisistita. Capogruppo per la Lega Nord alla Camera dei Deputati per la XVII legislatura e segretario nazionale della Lega Lombarda dal 2002 al 2012. Dal 2001 al 2006 ha ricoperto il ruolo di presidente della Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione. Durante il Governo Berlusconi II è stato, dal 12 giugno al 21 giugno 2001, Sottosegretario alle infrastrutture e ai trasporti. Il suo nome era comparso nelle carte dell’indagine Antonveneta, dove, però, non risultò tra gli indagati.
Filippo Bubbico
Nato a Montescaglioso (Matera), 59 anni; senatore Pd ed ex sottosegretario del governo Prodi, indagato per abuso d’ufficio perché nel 2005, quando faceva parte dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale della Basilicata, ha affidato all’’esterno, per 23.869 euro, una consulenza sulla riorganizzazione del Consiglio che, secondo la procura, le risorse interne avrebbero potuto portare a termine senza alcun problema «in considerazione –del titolo di studio posseduto e della figura professionale rivestita». Ora dovrà risponderne davanti ai giudici della Corte dei Conti della Basilicata e anche davanti al Tribunale ordinario dove rispondono di abuso d’ufficio.
Enzo Moavero Milanesi
Nato a Roma, 58 anni; è il ministro per gli Affari Europei del governo Monti. E’ stato giudice di primo grado presso la Corte di giustizia dell’Unione europea in Lussemburgo e ha collaborato con la Commissione europea in qualità di direttore generale del Bureau of european policy advisors. Durante il primo governo Amato si è occupato di risanamento degli enti pubblici. Nel 1994 Ciampi lo ha nominato sottosegretario agli Affari europei. Dal 1995 al 2000 è stato scelto da Mario Monti, al tempo commissario europeo, come capo gabinetto, prima alla concorrenza e poi al mercato interno. Dal 2002 al 2005 è stato vice segretario generale della Commissione europea.