Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
venerdì 15 novembre 2013
Superfood: Ulu, il frutto dell'albero del pane sfamera' il mondo? - Marta Albè
Sentiamo spesso parlare di supercibi o superfood, cioè di alimenti particolarmente ricchi di sostanze nutritive fondamentali e di proprietà benefiche per la salute. Ora l'attenzione è puntata sul frutto dell'albero del pane. L'albero del pane, conosciuto anche con il nome di Ulu, fa parte della famiglia delle Moracee, piante che crescono spontanee nell'Asia tropicale e in Oceania.
Il frutto dell'albero del pane (Artocarpus altilis) presenta una scorza di colore verde chiaro e un polpa interna quasi completamente bianca. Il suo diametro è di almeno 10 centimetri, la forma è tonda o leggermente allungata. Il suo nome deriva dal sapore, che non ricorderebbe per nulla quello di un frutto, ma che sarebbe più vicino al gusto del pane appena sfornato o delle patate.
L'albero del pane cresce in alcune aree tropicali del mondo, che comprendono le Hawaii, Samoa e i Caraibi. Si tratta di un alimento ricco di carboidrati e povero di grassi. Conterrebbe da solo più potassio di 10 banane. Per le sue caratteristiche nutrizionali il frutto dell'albero del pane rappresenta un alimento base per le popolazioni locali, soprattutto nei cosiddetti Paesi in via di sviluppo.
Il frutto dell'albero del pane sfamerà il mondo? Ad ipotizzarlo è il National Tropical Botanical Garden, secondo cui più dell'80% della popolazione mondiale che soffre la fame vive in regioni tropicali o subtropicali, l'ambiente perfetto per la coltivazione e la crescita dell'albero del pane. Questi alberi sarebbero molto facili da coltivare e garantirebbero raccolti carichi di frutti per decenni.
E' bene inoltre ricordare che la coltivazione di nuovi alberi, soprattutto se condotta in modo sostenibile, rappresenta la creazione di nuovi polmoni verdi per il nostro Pianeta. Sarebbe dunque più vantaggiosi dal punto di vista ambientale nutrire i popoli grazie a frutti che crescono sugli alberi, piuttosto che espandere i terreni da destinare all'agricoltura intensiva con l'abbattimento di boschi e foreste.
Organizzazioni come Global Breadfruit e Breadfruit Institute hanno dunque iniziato a dedicare un ampio progetto alla coltivazione dell'albero del pane nelle aree del mondo in cui la necessità di sfamare la popolazione risulta maggiore. Ogni volta che un albero del pane viene piantato, si garantisce una nuova possibilità di procurarsi del cibo.
Il Breadfruit Institute ha lavorato per riprodurre nuove piante a partire dagli alberi del pane delle Hawaii, che verranno destinate alle aree più povere del mondo. L'operazione ha già avuto inizio ad Haiti, dove i nuovi alberi del pane stanno sfamando almeno 1000 bambini al giorno, grazie all'operato di Trees That Feed Foundation.
L'alimento che per secoli ha rappresentato la base dell'alimentazione degli abitanti delle Hawaii e della Polinesia ora potrebbe contribuire a sfamare i più poveri in modo sostenibile. L'albero del pane è un vero e proprio dono della Terra, come ricorda un'antica leggenda hawaiana, secondo cui una divinità di nome Ku aveva salvato la propria famiglia dal morire di fame sotterrandosi e rinascendo come albero carico di frutti.
Tegola Ue per Letta: “Debito italiano troppo alto, no flessibilità su investimenti”.
L'Ue boccia la Legge di Stabilità. Chiede a Letta e a Saccomanni di accelerare "i progressi" e dubita che il debito verrà ridotto nel 2014.
La mannaia di Bruxelles cala sul governo Letta. Non sarà concessa alcuna flessibilità sugli investimenti, il cosiddetto “bonus Ue” che aveva chiesto l’Italia, perché il debito italiano è troppo alto. La Commissione Ue dopo aver analizzato (e bocciato) la Legge di Stabilità ha infatti deciso che “l’Italia non ha accesso alla clausola per gli investimenti perché il debito non si è evoluto in modo favorevole”.
La notizia ha subito suscitato le reazioni dei mercati con i titoli di Stato italiani che hanno ricominciato a salire portando lo spead con il Bund tedesco a 240 punti base. Del resto le parole della Commissione pesano come macigni. “Per l’Italia c’è un rischio che, con i piani correnti, la regola della riduzione del debito non sarà rispettata nel 2014″, si legge ancora nella comunicazione sulla valutazione delle leggi di stabilità dei paesi dell’Eurozona. Bruxelles, quindi, “invita” le autorità italiane “a prendere le misure necessarie per assicurare che la Legge di Stabilità del 2014 rispetti pienamente il Patto di Stabilità e Crescita“.
Non solo. La Commissione chiede anche di “accelerare i progressi per attuare le raccomandazioni fiscali nell’ambito del semestre europeo”. Secondo le regole del Two-Pack, Bruxelles può chiedere un piano riveduto se ha individuato inosservanze particolarmente gravi negli obblighi della politica di bilancio previsti dal Patto di stabilità e crescita. Ma, si spiega dalla Commissione, “non è stato il caso in questo round”.
A questo punto la Commissione non può che far “molto” conto sugli impegni presi dal governo italiano in particolare “sulla spending review portata avanti da Carlo Cottarelli“, che Letta ha prelevato direttamente dalla terza gamba della Troika, il Fondo Monetario Internazionale (Fmi), dice il vicepresidente Olli Rehn parlando della situazione italiana. “Risultati chiari dalla spending review potrebbero permettere all’Italia di chiedere l’ammissione alla procedura per la clausola sugli investimenti, ha aggiunto il commissario Ue agli Affari economici.
”Non c’è bisogno di fare cambiamenti nella legge di bilancio”, ha risposto da Bruxelles il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, spiegando che “con le linee che abbiamo già programmato raggiungeremo il risultato” di ridurre il deficit 2014 al 2,5% ed essere in linea con i parametri. La Commissione Ue “non tiene conto di importanti provvedimenti annunciati dal governo, anche se non formalmente inseriti nella Legge di stabilità, e già in fase di attuazione per contrastare eventuali rischi su disavanzo e debito 2014″, ha aggiunto il dicastero dell’economia.
E ancora, le valutazione della Commissione secondo il Tesoro “discende da una stima di crescita del prodotto che, come è noto, non coincide con quella del governo italiano e comporta implicazioni per le proiezioni di finanza pubblica”. Via Nazionale sottolinea poi che “la crescita del debito in rapporto al Pil è la risultante della recessione che si è protratta fino al 2013 e del pagamento dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni (quasi 50 miliardi di euro in 12 mesi tra il 2013 e il 2014), operazione concordata con la Commissione europea. Anche il sostegno finanziario ai Paesi dell’area dell’Euro in difficoltà ha contribuito alla dinamica del debito”.
Quanto ai provvedimenti annunciati non formalmente inseriti nella Legge di stabilità e già in fase di attuazione, il ministero cita la spending review, “la riforma del sistema fiscale attraverso la delega che il Parlamento sta ormai per varare”, il programma di privatizzazioni, “il rientro dei capitali illecitamente detenuti all’estero”, la rivalutazione delle quote del capitale della Banca d’Italia. “Queste misure rafforzano il carattere innovativo della Legge di stabilità 2014 che, per la prima volta dopo diversi anni, avvia un percorso di riduzione della tassazione e di riqualificazione della spesa pubblica tagliando quella corrente ed aumentando la quota destinata agli investimenti, su un arco di tempo triennale, un periodo adeguato affinché gli interventi in essa contenuti possano estrinsecare pienamente i loro effetti”.
Il governo, in ogni caso, “condivide il giudizio della Commissione sull’esigenza di continuare a perseguire una strategia di consolidamento delle finanze pubbliche e di riduzione del debito e ritiene che le misure sopra indicate avranno effetti positivi sui conti pubblici, in linea con quanto richiesto dal Patto di Stabilità e Crescita, senza bisogno di ulteriori interventi”. Dopo il giudizio della Commissione, la Legge di stabilità sarà discussa dall’Eurogruppo il 22 novembre prossimo.
Vivere senza cibo: è davvero possibile? Qualche considerazione sul Soylent. - Lisa vagnozzi
Probabilmente avrete già sentito parlare del Soylent, un sostituto del cibo di cui anche greenMe.it si è occupato, ormai qualche mese fa. Nell'intento del suo creatore, Rob Rhinehart, un giovane ingegnere americano, il Soylent dovrebbe fornire all'organismo tutte le sostanze di cui ha bisogno per funzionare in modo corretto, in modo da eliminare la necessità di acquistare e preparare del cibo e determinando un notevole risparmio di tempo e denaro.
La formula del Soylent è stata rivista più volte, anche perché lo stesso Rhinehart ha fatto da cavia, testando su di sé gli eventuali effetti "collaterali" di diverse miscele, prima di giungere alla composizione attuale.
Il Soylent è una polvere che contiene amido, proteine del riso, olio di oliva e diversi nutrienti essenziali (sodio, potassio, magnesio, vitamine...). Viene ingerita dopo essere stata miscelata con acqua e da sola, senza la necessità di aggiungere altri alimenti,sarebbe in grado di soddisfare il fabbisogno giornaliero di sostanze e calorie di un essere umano adulto. Insomma, una caraffa di Soylent al giorno e addio cibo. E con una spesa minima, dato che una dieta a base di Soylent dovrebbe costare tra i 30 e i 40 dollari a settimana.
Secondo Rhinehart, che ha ricevuto diverse donazioni attraverso il crowdfunding per perfezionare e commercializzare il proprio prodotto, il Soylent potrà risolvere il problema della fame nel mondo: il nostro pianeta produce una quantità finita di risorse e, a lungo andare, complice la crescita della popolazione, il cibo finirà per scarseggiare, determinando carestie e denutrizione. Il Soylent potrà allora fornire i nutrienti essenziali a quanti rischiano di morire di fame.
[Se l'idea vi incuriosisce e volete approfondire il tema, ecco qui di seguito qualche link utile. Un volenteroso giornalista ha recentemente raccontato in un video e in un post la propria esperienza di cavia: per 30 giorni, accuratamente documentati, si è nutrito di solo Soylent. Tra l'altro, il progetto di commercializzazione della bevanda sembra essere in fase molto avanzata, visto che a gennaio 2014 dovrebbero partire i primi ordini.]
Per quanto mi riguarda, certo, nel 2050 il mondo sarà popolato più o meno da 9 miliardi di persone e il tema della scarsità delle risorse, in particolare di quelle alimentari, deve essere affrontato sin da ora con serietà e urgenza. Detto questo, l'idea di sostituire il cibo con una bevanda da assumere quotidianamente, eliminando l'esigenza di mangiare, mi lascia molto perplessa.
In primo luogo, il nome scelto da Rhinehart suona un po' sinistro. Il Soylent era il cibo di cui si nutriva l'umanità in un romanzo di fantascienza dal titolo Largo! Largo!, a cui si era poi vagamente ispirato il film del 1973 2022: i sopravvissuti, con Charlton Heston. Ebbene, nel film, in una Terra devastata da sovrappopolazione e inquinamento, si veniva a scoprire che il Soylent, le gallette colorate di cui ci si alimentava per sopravvivere, venivano fabbricato con resti umani. Insomma, conferire ad un nuovo prodotto un nome che rimanda neanche troppo velatamente al cannibalismo non mi sembra una grandissima scelta di marketing...
In secondo luogo, per quanto possa essere raffinata e studiata la formulazione di una bevanda nutritiva, temo che sia difficile pervenire ad una formula che riesca davvero a far fronte alle molteplici esigenze dell'organismo, tenendo anche conto del fatto che ogni persona ha caratteristiche proprie, per cui è impossibile che un unico prodotto possa andare bene per tutti.
Infine, è vero, mangiare comporta una spesa e una "perdita" di tempo: ma non riesco ad immaginare un mondo in cui, almeno una volta al giorno, non ci sieda intorno ad un tavolo per consumare un pasto. Il cibo non è solo una necessità per l'organismo, ma ha anche un valore sociale, conviviale e relazionale che non dovrebbe essere sottovalutato.
Queste sono le mie considerazioni da profana. E voi, cosa ne pensate? Trovate che l'idea di Rhinehart sia interessante, geniale o agghiacciante? O il tema vi lascia del tutto indifferenti?
12/12/12, Fatto in Tv. La disinformazione “made in Ilva” e i i giornali compiacenti. - Lorenzo Galeazzi
Secondo i magistrati di Taranto, gli uomini dell’Ilva sono in grado di condizionare le istituzioni, la politica e ovviamente anche la stampa. Lo dice anche Girolamo Archinà, ex capo delle relazioni esterne del Gruppo Riva, ora in carcere: “Io ho sempre sostenuto che bisogna pagare la stampa per tagliarli la lingua!”. Ma l’ingegnere fa molto di più. Scrive di proprio pugno articoli a firma di fantomatici esperti ambientali che non esistono e decide quali notizie pubblicare e quando farle uscire. Con lui una serie di direttori ed editori compiacenti. Tutti uniti non nell’informare la popolazione dei rischi ambientali e per la salute dell’Ilva, al contrario, per difendere gli interessi del gruppo.
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/12/12/121212-fatto-in-tv-sistema-archina-disinformazione-made-in-ilva-e-giornali-compiacenti/213937/
Ilva, audio choc di Vendola. La telefonata integrale con Archinà.
La registrazione integrale della conversazione fra il presidente della Regione Puglia e l’ex capo delle relazioni esterne dell’Ilva, Girolamo Arichinà. “Io e il mio capo di gabinetto abbiamo riso per un quarto d’ora”, dice Vendola commentando la “scena fantastica” dello “scatto felino”, con cui Archinà ruba il microfono a un cronista che chiedeva conto a Emilio Riva dei morti di cancro causati dall’Ilva. Il governatore, dopo le risate, fa sapere al dominus di tutti gli affari illeciti dell’azienda, che è a disposizione: “Dica a Riva che il presidente non si è defilato”.
di Francesco Casula e Lorenzo Galeazzi. Montaggio di Samuele Orini.
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/11/15/ilva-audio-choc-di-vendola-telefonata-integrale-con-archina/253454/
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