martedì 3 dicembre 2013

Usura, ora c'è chi denuncia. - Lirio Abbate

Usura, ora c'è chi denuncia


Piaga antica del nostro sistema economico, è andata aumentando in tempi di protesti finanziari, fallimenti e crisi del commercio. Ma il dato positivo è che sono sempre più numerose le vittime che denunciano i loro aguzzini. E riescono a ottenere un aiuto economico dallo Stato.

Si presenta con il volto dell’amico, dell’uomo che nel momento di difficoltà economica può aiutarlo a salvarsi dai debiti. E invece nell’arco di un breve periodo è colui che lo strangolerà, gettandolo sul lastrico, rovinandolo con protesti bancari, pignoramenti e fallimenti. Così si distrugge un’attività economica, un’impresa, una famiglia. Sono centinaia i casi di usura che le vittime denunciano ogni anno e negli ultimi mesi sono sempre più in crescita.

Strangolati dai debiti e dai fallimenti si ribellano, ma non tutti, e denunciano in particolare negli ultimi anni più di quanto lo possa fare una vittima di estorsione. In un Paese che secondo i dati Istat sta scivolando all’indietro, provocando un divario sempre maggiore fra benessere e indigenza, con una grave situazione di crisi e difficoltà economiche progressivamente crescenti, la criminalità organizzata la fa da padrona inquinando l’economia legale di molti territori. E l’usura travolge migliaia di persone.

E così se in diverse città del meridione calano da gennaio a ottobre le denunce di estorsione, aumentano in modo esponenziale quelle per usura al Nord. Piccoli artigiani e commercianti, ristoratori e imprenditori denunciano i loro strozzini che hanno prestato soldi con tassi di interessi superiori alla legge e quindi ad usura, facendoli fallire. In questa ribellione fanno la voce grossa, in maggioranza, le donne.

Questi dati emergono dalla relazione annuale del prefetto Elisabetta Belgiorno, Commissario straordinario per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, che dipende dalla presidenza del Consiglio e dal ministero dell’Interno, che nei primi dieci mesi di quest’anno ha deliberato quasi 30 milioni di euro a sostegno delle vittime dell’usura e delle estorsioni. Di questa somma quasi 20 milioni sono andati alle vittime dei “cravattari”, raddoppiando il denaro destinato alle vittime dell’usura l’anno precedente.

La crisi dunque colpisce gli operatori economici e chi la fa da padrona sono i criminali che hanno tanta disponibilità di denaro liquido. Quelle elargite dal Commissario straordinario sono somme gestite dal Fondo di solidarietà per le vittime dell’usura istituito presso l’ufficio del Commissario per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura del Viminale. Il Fondo eroga mutui senza interessi a favore di chi esercita attività imprenditoriale, commerciale, professionale, artigianale o comunque economica, i quali dichiarino di essere vittime di usura e risultino parti offese nel procedimento penale.
Due gli obiettivi: sostenere finanziariamente le vittime dell’usura e incentivarle a collaborare con la magistratura denunciando l’usuraio. Ma non tutti quelli che denunciano chiedono di aver accesso al fondo. C’è ancora una gran parte di questo mondo sommerso, di vittime che hanno paura e non denunciano. Dalla documentazione processuale che arriva al Comitato emerge il profilo di donne che hanno dimostrato che «per riuscire a farcela bisogna vincere la paura, donne che, non hanno marginalizzato la propria dimensione familiare per il lavoro.

Dagli atti emergono pure vicende personali riguardanti la fatica quotidiana di conservare piccole imprese individuali, artigianali o a conduzione familiare, con una determinazione tutta femminile», persone perbene che, nonostante le difficoltà, hanno continuato a lavorare onestamente e come scrive il prefetto Belgiorno «a credere nella legalità e nella libertà di impresa, facendo la scelta giusta: denunciando».

Il dato più alto del 2013 si registra in Emilia Romagna (126 denunce segnalate al Comitato da gennaio a ottobre, come dimostra la tabella a pagina 60), segue la Lombardia, il Lazio e la Puglia, il Trentino Alto Adige e il Veneto. In Liguria nei primi dieci mesi di quest’anno non si è registrata alcuna istanza al Comitato da parte di vittime delle estorsione, mentre ve ne sono 21 che hanno chiesto aiuto perché spremuti dai “cravattari”. Stessa situazione in Sardegna e Umbria.

A Roma, dove è forte il fenomeno dell’usura, una delle vittime, Salvatore, di 39 anni, commerciante, testimone d’accusa in un processo ancora in corso, racconta come è finito nelle mani dei “cravattari” che gli avevano portato via il bar e gli appartamenti di famiglia per aver ottenuto un prestito di 13 mila euro. L’uomo ha denunciato gli usurai romani e poi è stato aiutato a riprendere la sua attività commerciale grazie all’aiuto e al sostegno dei volontari di uno sportello antiusura che aderisce alla Fai, la Federazione antiracket e antiusura di cui è presidente onorario Tano Grasso.

Salvatore racconta di aver sempre lavorato nel bar dei suoi genitori in un quartiere nella zona Nord di Roma. Un locale che pochi anni fa è stato ristrutturato dalla famiglia spendendo tanti soldi. Poi, per una gestione disattenta del bar, nel 2009 il commerciante non riusciva più a pagare i creditori. «Mi sono rivolto prima alle banche, poi non riuscendo ad ottenere un prestito ho chiesto aiuto al proprietario della casa in cui vivevo, il quale si vantava di avere amicizie importanti in alcuni istituti di credito tanto da assicurarmi l’apertura di un conto corrente con uno scoperto di 13 mila euro.

Il proprietario dell’appartamento si è rivelato un usuraio e mi ha fatto da garante in banca però ha preteso da me un assegno di 21 mila euro, con scadenza posticipata al mese successivo, che avrebbe dovuto restituirmi una volta saldato lo scoperto. Ma così non è stato. L’usuraio ha incassato l’assegno mandandomi in protesto e aprendo il calvario che mi ha portato via il bar e altre proprietà».

Salvatore quando si è trovato senza più nulla ha denunciato tutto alla polizia e poi si è rivolto allo sportello antiusura che lo ha aiutato a recuperare ciò che gli era stato tolto, bloccando il pignoramento. Con l’accesso al fondo di solidarietà per le vittime dell’usura ha ottenuto un mutuo con il quale ha pianificato la riapertura del bar.

In tempi di crisi sono tante le storie come quelle di Salvatore. Anche al Nord. Ad Alessandria il titolare di una ditta di costruzione edile è stato vittima di diversi episodi di usura, soprattutto a causa degli elevatissimi interessi corrisposti da un altro imprenditore che forniva tutto il materiale edile. La situazione debitoria in cui si era cacciato lo ha portato nel 2010, mentre era a un passo dal fallimento, a denunciare quello che gli era accaduto. Un’inchiesta è stata aperta sull’usuraio piemontese e nel 2012 il giudice delegato al fallimento ha autorizzato l’imprenditore a svolgere una nuova attività mentre il Comitato di solidarietà gli ha concesso il ristoro del danno provocato.

Grazie alle somme del Fondo per le vittime ha ripreso la sua attività una commerciante di Parma, città dove sono tante le denunce arrivate negli ultimi due anni. Nel 2010 la negoziante di articoli per la casa ha denunciato gli usurai ai carabinieri. Che hanno aperto un’inchiesta. La donna continua tra mille difficoltà economiche la sua attività, fino a quando riceve a un anno dalla denuncia una prima tranche di mutuo concesso dal Comitato. Con questi soldi riesce a portare avanti il negozio e a liberarsi degli strozzini, finiti sotto processo.

Le «ripercussioni sul fragile tessuto economico-produttivo e diffuso disagio sociale costituiscono terreno fertile soprattutto per la criminalità organizzata, che ormai delocalizzata rispetto ai territori di origine, si propone, attraverso i prestiti usurai, come una sorta di “sportello bancario parallelo”», scrive nella relazione Belgiorno. La documentazione a sostegno delle richieste di accesso al Fondo mette in luce che le “prede” sono in particolare commercianti, imprenditori, artigiani, che registrano un calo del volume di affari e «le cui attività si trasformano, via via, in vere e proprie “lavanderie”» del denaro sporco. 

Tristi verità.



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Affari d'oro con le case degli emigrati due truffatori smascherati alle Eolie.

Affari d'oro con le case degli emigrati due truffatori smascherati alle Eolie


La Guardia di finanza ha notificato misure cautelari a due persone indagate per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e ha sequestrato 13 immobili nelle isole di Filicudi, Alicudi e Salina.

Un gruppo di truffatori riusciva a intestarsi con vari espedienti nelle isole Eolie case di isolani emigrati in Australia negli anni '50 e '60 e non più tornati per poi rivenderle con lucrose transazioni. 
Lo ha scoperto la Guardia di Finanza che nell'indagine sui "ruderi d'oro" ha notificato misure cautelari a due persone indagate per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e ha sequestrato 13 immobili ubicati nelle isole di Filicudi, Alicudi e Salina. 
L'inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore di Messina Maria Pellegrino, è durata per oltre tre anni e ha messo in luce anche la complicità di alcuni professionisti. 
Gli indagati utilizzavano illecitamente le procure loro conferite dagli  emigrati e ricorrevano all'usucapione o ad altre procedure di successione, secondo l'accusa senza averne titolo, per acquisire la proprietà degli immobili e quindi rivenderli.

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2013/12/03/news/affari_d_oro_con_le_case_degli_emigrati_due_truffatori_smascherati_alle_eolie-72577234/

Esortazione inconfutabile e condivisibile.



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Spagnolo inventa lampadina che dura 100 anni ma viene minacciato di morte.

la lampadina di Benito Muros

Guardate la foto qui sopra. Nell’immagine è evidenziata apparentemente una semplice e comune lampadina. Ma questa lampadina ha una particolarità che la rende praticamente “immortale”: è stata sviluppata con una tecnologia (per il momento non nota) che, al contrario delle normali lampadine, non è sottoposta al fenomeno dell’obsolescenza programmata”. Cosa significa questo termine? Solitamente tutto ciò che troviamo in commercio ha una scadenza propria, una fine “programmata” che permette alle industrie di immettere sul mercato mondiale prodotti tecnologicamente sempre più avanzati e di livello superiore, a scapito di quelli già presenti.
Questo avviene nell’economia industriale, soprattutto per prodotti di origine elettrica (come appunto le lampadine) o elettronica. In pratica le industrie produttrici utilizzano appositamente materiali di qualità inferiore o componenti facilmente deteriorabili che accorciano la vita del prodotto rendendolo obsoleto o inutilizzabile dopo un certo periodo di tempo, spesso in prossimità dell’uscita sul mercato di prodotti simili ma tecnologicamente più aggiornati.
Tutto questo, ovviamente, serve esclusivamente ad aumentare i fatturati commerciali. Ora però questa torbida tattica industriale sta per essere messa a rischio dall’invenzione di un giovane impiegato, Benito Muros, che lavora presso l’OEP Electrics come responsabile di un programma appositamente ideato per combattere l’obsolescenza pianificata. In pratica l’uomo ha ideato un tipo di lampadina che arriva a risparmiare dal 70% al 95% dell’energia normalmente utilizzata da una normale lampadina. Ciò vuol dire che sei voi utilizzaste una di queste lampadine per la vostra camera da letto essa sopravvivrebbe anche alla vostra dipartita, continuando a funzionare nel tempo. In più (e non è cosa da poco) essa possiede anche la caratteristica di non scottare al tatto e di non bruciarsi se sottoposta a ripetute accensioni. Un’intervista a Benito Muros:
Per completezza d’informazione, vi informiamo che esiste anche un’intervista a tale Leon, un presunto ex socio di Muros che cerca di denigrare l’invenzione in questione spiegando che la lampadina ideata da Muros non sarebbe “infinita” ma facilmente riparabile a basso costo. Inoltre si allude a spostamenti finanziari non poco chiari da parte dell’ideatore del progetto. Non sappiamo se queste dichiarazioni corrispondano al vero ma la cosa curiosa è che questa seconda intervista è stata fatta dallo stesso sito web che ha intervistato Muros circa un mese prima. Ecco il link:
www.vice.com/es/read/entrevista-ferran-leon-benito-muros
Ad ogni modo esiste un sito ufficiale del prodotto disponibile al seguente indirizzo: www.oepelectrics.es

9 mesi a 5 stelle.

Vauro e Dario Fo - botta e risposta



QUESTA È LA LETTERA CHE Vauro HA SCRITTO A Dario Fo che POI risponde...!!!!!

Caro Dario,

ma che ci facevi su quel palco?
"Dobbiamo vincere e vinceremo". Che brutte parole. Sì, certo, c'era anche la parola "rivoluzione" che ti piace e piace anche a me. Però non è rivoluzione strillare che tutti sono morti, cadaveri. E se lo è non mi piace. Non mi piacciono i portatori di verità assolute ed indiscutibili, non mi piace chi non ha dubbi e non mi piacciono nemmeno le piazze quando non sanno che ripetere le parole del capo. Ecco sì, le parole del capo. Condivido rabbia e sdegno ma non posso condividere parole macabre e di macabra memoria.

Tu credo mi possa comprendere perché sai meglio di me quanto le parole siano anche contenuto. Allora scusami Dario per quello che ti chiedo. Ti chiedo di scendere da quel palco Compagno Dario. Scendi per favore.

Con l'affetto e la stima di sempre,
Vauro




Caro Vauro,

le parole più brutte le ho sentite pronunciare da chi si spaccia per uomo di sinistra, gente come Renzi, D'Alema, Bersani ecc... le piazze, gli "spacciatori" di sinistra non le riempono più nemmeno pagando, figuriamoci in una giornata di tramontana gelida a Genova. Caro Vauro, apri gli occhi e respira a pieni polmoni, stiamo già vincendo e i giornali e i media lo dimostrano con le loro campagne demigratorie quotidiane... per quello che riguarda invece la Rivoluzione, è già iniziata ma forse per accorgersene dovresti svegliarti e guardare OLTRE! Ti chiedo di scendere da quel carro, sta affondando nel fango dell'ipocrisia, la falce e il martello sono lontani ricordi, la bandiera non è più nemmeno rossa e mai più trionferà. Scendi per favore.

Con Stima e affetto di sempre.
Dario


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