martedì 6 maggio 2014

Il latte fa bene o fa male?

10 ragioni per eliminare latte e formaggi.



1. Il prodotti caseari distruggono le ossa.
I paesi del mondo in cui si beve più latte hanno PIU’ osteoporosi e fratture del bacino. Di pari passo con l’aumento del consumo di latte/latticini e di calcio aumentano anche i fattori di rischio per l’osteoporosi e le fratture ossee. Gli alti livelli di sodio e proteine animali procurano all’organismo acidosi metabolica (in pratica il sangue diventa acido). Per compensare questo, l’organismo estrae i minerali dalle ossa (tra cui il calcio, appunto) – per sfruttare il loro grande effetto alcalinizzante – e poi li elimina nell’urina. In sintesi: più latte e latticini si assumono, più si hanno perdite ossee.
2. Ci sono eccellenti fonti vegetali di calcio che non provocano acidosi metabolica;
anzi, sono alcalinizzanti e aiutano la salute delle ossa. I broccoli, il cavolo, gli altri ortaggi a foglia verde, i semi di sesamo, il tahini, il tofu con aggiunta di calcio e i latti vegetali e succhi di frutta fortificati hanno quantità adeguate di calcio che soddisfano il fabbisogno giornaliero.
3. Il fattore in assoluto più importante per la salute delle ossa è il movimento.
Per aumentare e mantenere la densità ossea, è necessario porre sotto tensione le ossa regolarmente. Per aumentare la massa e prevenire l’osteoporosi introducete allenamenti di resistenza e qualche attività come il camminare o lo jogging. Questo fattore è di gran lunga più importante di qualsiasi componente nutrizionale.
4. La caseina – la principale proteina del latte – provoca dipendenza psicologica.
Avete notato che più formaggio si mangia, più se ne desidera? Nel cervello, quando si beve latte o si mangiano formaggi, si formano le casomorfine. Si tratta di sostanze simil-oppiacee che producono euforia, e fanno sentire il bisogno di ingerire altro latte/formaggi. L’unico modo per interrompere questo ciclo di dipendenza è smettere completamente.
5. La caseina è un potente cancerogeno.
Il dott T. Colin Campbell, autore di The China Study, in decenni di ricerche ha scoperto che la caseina è un potente promotore del cancro.
6. I prodotti caseari producono alti livelli di grassi saturi e colesterolo, note cause l’aterosclerosi.
Questa conduce alla cardiopatia.
7. Anche la vitamina D ha un importante ruolo nella salute delle ossa.
Indipendentemente dalla quantità di calcio che si consuma, per assorbirlo serve la vitamina D. Inoltre, il 70-97% della popolazione ha livelli di vitamina D insufficienti o carenti. Domandate al vostro medico un esame della 25-idrossivitamina D, e se il livello risulta essere al di sotto di 35-50 ng/mL, aggiungete una dose giornaliera di luce solare (basta qualche minuto nelle ore centrali della giornata senza filtri solari). Se questo non migliora i vostri livelli di vitamina D, c’è bisogno di un integratore.
8. Noi siamo l’unica specie che beve le secrezioni della lattazione di un’altra specie.
NONCHE’ l’unica specie che continua a bere latte dopo lo svezzamento.
9.  Oltre ad essere in sé poco salutari e a favorire malattie,
i prodotti caseari sono pieni di pesticidi, antibiotici, ormoni (anche se provenienti da allevamento biologico), steroidi, metalli pesanti e altre tossine somministrate ai bovini per aumentare la produzione di latte.
10. Il 70% della popolazione mondiale è intollerante al lattosio.
Il fatto che la maggior parte degli esseri umani reagisca con dolorosi sintomi gastrointestinali al consumo di prodotti caseari, dimostra che l’organismo umano non è fatto per il consumo di latte e latticini. Attualmente medici e dietisti spingono per l’uso dell’enzima lattasi e di altri medicinali che alleviano i sintomi per assicurare “adeguata” assunzione di prodotti caseari. Ma se dobbiamo forzare il nostro corpo ad accettare qualcosa che non vuole, non è forse segno che c’è qualcosa di sbagliato?
FonteVegSource, 10 Reasons to Ditch Dairy, 20 novembre 2010

Il latte fa male alle ossa? Si, ma solo se sei iscritto a Facebook.


Il latte fa male alle ossa? Si, ma solo se sei iscritto a Facebook

Da un po' di tempo circola in rete, e soprattutto su FaceBook, la notizia che bere latte e consumare formaggio faccia male alle ossa, ma siamo sicuri che sia proprio vero? E cosa accadrebbe se lo fosse?

Prima o poi Mark Zuckerberg, il fondatore di FaceBook, dovrà rispondere se non a Dio almeno alla sua coscienza per aver creato il più grosso sistema di diffusione di stupidaggini mai esistito. Una volta le sciocchezze viaggiavano lente, spesso circoscritte a piccole aree geografiche. Raramente si diffondevano in un'intera nazione e, quando accadeva, potevano essere facilmente derise e sconfessate. Chi ha qualche anno in più di sicuro ricorderà di tutti gli automobilisti che viaggiavano con un CD appeso allo specchietto retrovisore per sfuggire agli autovelox. Una bufala che si diffuse presto ma altrettanto presto scomparve. Con FaceBook è diverso, perchè il numero di stupidaggini che ogni giorno invade il social network è enorme, e per diffonderle basta cliccare su "condividi", non serve neppure avere un'automobile! Rincorrere ogni sciocchezza sarebbe una lotta persa in partenza, spiegare le ragioni è spesso noioso, e le persone preferiscono cliccare link che riportano poche frasi ad effetto.
Qualcuna di queste apocalittiche notizie merita però di essere approfondita, fermarla temo sia impossibile, ci piace troppo credere nei complotti! In questo caso mi riferisco alla storia che bere latte faccia male, addirittura farebbe male alle ossa, inducendo una loro demineralizzazione, proprio il contrario di quello che invece si è sostenuto sino a pochi anni fa, vale a dire che bere latte fosse importante per preservare le ossa in salute. Da qui l'allarme su FaceBook a fare attenzione, e a diffondere la notizia prima che sia troppo tardi, anzi prima che venga censurata. In genere più è grande la stupidaggine, più frequentemente ricorre l'invito a diffonderla prima che venga censurata! Censurata da chi non si sa bene... ma questo richiederebbe uno sforzo mentale troppo grande per l'utente medio.
Vediamo dunque per quale ragione, secondo questa teoria, il latte provocherebbe la decalcificazione delle ossa. Quello che viene affermato è che il latte contiene una quantità molto elevata di proteine, le quali indurrebbero acidità e quindi provocherebbero il rilascio di calcio dalle ossa che svolge un effetto tampone rispetto all'ambiente acido. E fin qui ci sarebbero anche degli elementi corretti, ossia l'acidità indotta da un eccesso proteico realmente può sfruttare il ruolo tampone del calcio. Infatti le stupidaggini che più facilmente si diffondono sono quelle dotate di un fondo di verità, solo che l'informazione corretta viene distorta più o meno volutamente allo scopo di creare clamore.

Il latte e la decalcificazione ossea

Innanzitutto occorre considerare che la quantità di calcio in tutto il liquido extracellulare è di circa 1grammo, va da se che indurre una perdita o una integrazione di calcio anche minima in un breve lasso di tempo esporrebbe il soggetto a condizioni di grave ipo o ipercalcemia. Per questa ragione esistono tutta una serie di azioni messe in atto dal corpo per evitare simili variazioni. Non solo, ma le variazioni nella concentrazione di calcio riguardano soprattutto la quota di calcio cosiddetta "scambiabile" ossia composti di calcio e fosfato amorfi che hanno un legame labile con l'osso e che sono in equilibrio reversibile con gli ioni calcio e gli ioni fosfato del liquido extracellulare. Questi sali scambiabili si depositano o vengono rimossi dall'osso in maniera rapida, pressochè immediata. Non è finita, anche mitocondri, fegato ed intestino contengono cospicue quantità di calcio scambiabile per un totale di circa 10grammi cui si sommano altri 5-10grammi di calcio scambiabile attraverso le ossa(1). Questo processo è attivo non solo qualora vi sia necessità di tamponare una condizione acida o di carenza ma, in senso inverso (quindi favorendo l'assorbimento) anche nel caso in cui la concentrazione di calcio dovesse salire a causa del calcio introdotto. L'accelerazione del processo di fissaggio e assorbimento si attiva per variazioni piccolissime, di anche solo 0,3grammi di calcio proprio perchè è fondamentale che la quantità in tutto il liquido extracellulare resti costante. Per contro carenze prolungate nell'introduzione di calcio portano ad attivare il rilascio di paratormone che, nel lungo periodo rischia di impoverire gravemente le ossa del loro elemento costituivo principale.
Cosa significa tutto questo? Che le ossa sono il naturale "serbatoio" del calcio, studiate (anche attraverso il controllo ormonale) affinchè il calcio possa agevolmente essere fissato o rilasciato. Per indurre un incremento di calcio tale da attivare immediatamente il processo di fissazione è sufficiente bere un bicchiere di latte. Come si può quindi ritenere che bere del latte possa determinare da una parte l'urgenza di fissare calcio sulle ossa (per evitare ipercalcemia), e dall'altra un suo rilascio dalle ossa per tamponare l'acidità? E inoltre, posto che vi sia bisogno di rilasciare calcio, perchè prelevarlo gravemente dalla ossa mediante l'intervento ormonale quando si può accedere ad una enorme quantità di calcio scambiabile? Infine, sempre volendo prendere per buona l'affermazione che l'eccesso proteico del latte determina decalcificazione, che dire nel momento in cui si mangia della carne o del pesce, magari in grandi quantitativi? Dovrebbe essere ben più rischioso (ed infatti lo è in tutti i casi in cui l'apporto proteico, a prescindere dalla fonte, è molto elevato).

Assumere troppo calcio può essere pericoloso?

L'altro allarme che pone in cattiva luce il latte e i derivati, vede come imputato proprio il calcio, e sfrutta uno studio condotto di recente e pubblicato sul British Medical Journal lo scorso febbraio(2) . Da questo articolo emergerebbe un incremento di casi di mortalità nelle donne che hanno assunto grandi quantità di calcio per periodi di tempo prolungati. Occorre però chiedersi di quali quantitativi di calcio stiamo parlando e per che periodi di tempo. Nell'articolo si precisa che sono stati analizzati regimi alimentari che prevedevano dosi di almeno 1400mg di calcio al giorno, compiendo lo studio su un periodo di tempo di quasi 20 anni! Ora, a leggere questi dati con la leggerezza che FaceBook ci regala nei tanti allarmistici messaggi si fa presto a pensare che se troppo calcio espone a tali rischi, alimentarsi con latte e derivati sia pericoloso, quindi meglio starne alla larga. Ma a leggere meglio la ricerca innanzitutto si scopre che non è stato individuato un nesso di causalità tra l'assunzione del calcio e le condizioni patologiche che hanno portato alla morte, e già qui, per usare un termine giuridico si passa dalla colpevolezza all'ipotesi di colpevolezza (ed è cosa ben diversa), in secondo luogo occorre chiedersi quanto latte occorra bere per raggiungere i livelli di 1400mg al giorno. Considerato che 100g di latte contengono circa 180mg di calcio, per raggiungere i livelli ritenuti di rischio occorre bere circa 800g di latte al giorno per un periodo adeguatamente lungo, che se non vogliamo ritenere di 20 anni, possiamo anche accorciare a 4 o 5. Il latte però non è una bevanda ma un alimento a tutti gli effetti, e francamente dubito che qualcuno possa bere quasi un litro di latte al giorno, ogni giorno, per 4 anni. Se lo facesse, prima ancora di una ricerca scientifica, dovrebbe essere il buon senso a fargli comprendere che è in errore, e non solo per via del contenuto di calcio!
Semplificare il concetto secondo cui bere un litro di latte al giorno per 4 anni è pericoloso trasformandolo in "attenti a non bere latte perchè fa male" crea una bella differenza. Un po' come, sul versante opposto, qualche anno fa venne lanciato il messaggio che bere vino faceva bene in quanto contenente resveratrolo, il resveratrolo è effettivamente un tannino con numerose virtù, peccato che per acquisirne i vantaggi partendo dal vino occorre berne dai 3 ai 5 litri al giorno. Insomma a semplificare le ricerche si corre il rischio di lanciare messaggi completamente distorti anche in presenza di un dato di partenza che è corretto.

Cosa accadrebbe se il latte fosse veramente pericoloso?

Infine, se non ci si vuole perdere in complesse analisi sui meccanismi fisiologici, è possibile fare ricorso a qualcosa di più semplice. Anche in questo caso continuiamo a dare per buone le teorie legate ai rischi connessi all'assunzione di calcio. Se così fosse occorre tenere presente che in Italia si consumano mediamente 56 litri di latte l'anno per ciascun abitante (fonte: AdnKronos), cui occorre sommare il consumo di yogurt e formaggi, tutti alimenti ricchi di proteine e calcio. Ovviamente le statistiche tengono conto anche di chi latte e derivati non li assume per nulla. Ma questo significa che c'è una fetta della popolazione che ne introduce ancora di più dei 56 litri annui, e quindi corre un rischio ancora più grave. Se il latte provocasse realmente problemi alle ossa dovremmo avere un numero di casi di osteoporosi elevatissimo mentre, stando alle statistiche, il numero di Italiani colpiti da osteoporosi è pari a poco meno di 5 milioni, di cui però l'80% è rappresentato da donne in post-menopausa (quindi con cause riconducibili all'assetto ormonale proprio di questa fase della vita), resta quindi 1 milione di altri casi non connessi alla menopausa(3) . Su una popolazione totale di oltre 60 milioni di abitanti significa che il numero di persone colpite da osteoporosi rappresenta appena l'1,6% della popolazione. In considerazione delle quantità di latte consumato invece, se davvero creasse problemi di demineralizzazione, dovremmo avere un numero di casi certamente maggiore! Non dico una epidemia, ma quasi! Per non parlare di quegli Stati in cui l'uso del latte è assai maggiore, per esempio nel Regno Unito, la quota procapite è di circa il doppio rispetto a quella Italiana, ma si registra il 23% di casi in meno di fratture ossee(4), non dovrebbe forse essere il contrario?

Non bisogna bere latte perchè gli animali adulti non lo fanno!

Infine, quelli che mi fanno più ridere (o piangere) sono quelli che sostengono che il latte faccia male, e la prova è rappresentata dal fatto l'uomo è l'unico animale che lo utilizza anche da adulto e impiega perfino quello di un'altra specie. Dico io, va bene tutto, ma non vi viene in mente che l'uomo sia l'unico a usare quello di un'altra specie perchè è l'unico animale che conosce il concetto di allevamento e mungitura? Il fatto che le altre specie animali non bevano il latte da adulti sarebbe la prova che il latte fa male? Ma scusate vi risulta allora che gli altri animali mangino la pizza margherita o lo sformato di verdure? Avete mai visto un castoro correre per dimagrire o una giraffa allenarsi per diventare più muscolosa? Avete mai sentito di un gorilla che prende integratori di proteine o di creatina, o di un coniglio che beve il chinotto? Il fatto che gli animali non facciano qualcosa (il che è tutto da verificare come dimostra il video a fondo pagina) non significa che facendola si stia correndo un rischio per la propria salute o che sia innaturale!
Se poi volete proprio prendere esempio da quello che fa una mucca, un cane o un gatto, cancellate il vostro profilo su Facebook, è una cosa innaturale, nessun altro animale lo fa!

Latte, allarme disinformazione sul web.
La ricerca: "Alla salute fa solo bene"- Monica Rubino

Latte, allarme disinformazione sul web.  La ricerca: "Alla salute fa solo bene"

Lo la lanciato Andrea Ghiselli, medico e dirigente di ricerca del Cra-Nut: "In rete si legge di tutto. Circolano notizie che demonizzano questo alimento prive di ogni fondamento scientifico". Ma in Italia se ne consuma troppo poco.

ROMA - Il latte è il primo alimento che la natura offre per i primi mesi di vita dell’uomo e di ogni altro mammifero. Ma fa bene continuare a berlo anche da adulti? In rete circolano moltissime opinioni diverse. Si può dire che sia in corso una vera e propria diatriba sugli effetti positivi e negativi che questo alimento può avere sulla nostra salute. I detrattori lo accusano di favorire la produzione di muco, di causare allergie, alcuni persino il cancro. Altri sostengono che provochi gonfiore o faccia ingrassare. Per fare chiarezza, l'ex Inran (Istituto nazionale per la ricerca e la nutrizione), che oggi si chiama Cra-Nut (Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura), ha presentato uno studio che dimostra tutti i benefici del latte all'interno di una sana e corretta alimentazione.

"E’ in corso una preoccupante campagna di disinformazione sul latte che sta creando allarme nei consumatori italiani. Nei media e soprattutto in rete si legge di tutto, senza però alcun fondamento scientifico", spiega Andrea Ghiselli, medico e dirigente di ricerca Cra-nut e promotore del convegno "Il latte oggi: dalla ricerca al consumatore", che si è svolto ieri a Roma. "Invece, - prosegue Ghiselli- le evidenze della ricerca ci dicono che non solo il latte resta una fonte privilegiata e difficilmente sostituibile di calcio, ma che il suo consumo nell’ambito delle raccomandazioni, è associato a benefici per la nostra salute che vanno ben al di là del semplice contributo allo scheletro. Quindi, dovremmo senz’altro consumarne di più, anche perché in Italia siamo ben al di sotto delle quantità raccomandate".

I risultati della ricerca. Lo studio del Cra-Nut dimostra che il consumo regolare di latte e derivati nelle quantità raccomandate costituisce un fattore protettivo nei confronti di osteoporosi, ipertensione, diabete, malattie cardiovascolari e persino alcuni tipi di cancro. Inoltre chi consuma ogni giorno una quantità adeguata di latticini nel lungo periodo prende meno peso (circa la metà) rispetto a chi ne consuma di meno .

La ricerca riporta anche i dati di uno studio francese durato 14 anni, che ha rilevato una minor incidenza di mortalità in chi seguiva una dieta equilibrata, ricca in frutta, verdura, cereali, latte e derivati.

Il calcio, poi, gioca un ruolo importante nella prevenzione dell’obesità: favorisce la lipolisi, ossia la degradazione dei grassi della cellula e aumenta l’escrezione dei grassi. Negli anziani il latte contribuisce notevolmente alla salute dei muscoli. Ed è un alimento perfetto anche per gli sportivi. Oltre che reidratare l’organismo e a fargli recuperare le riserve energetiche, permette  infatti di ripristinare le proteine muscolari danneggiate.

Il consumo in Italia. In Italia se ne consuma veramente poco. Tra latte e yogurt arriviamo a stento a una porzione al giorno (125g), contro le 2-3 raccomandate. Ma si tratta di medie nazionali, che vengono tenute alte dai bambini che, ovviamente, ne bevono di più. Invece, un uomo adulto ne prende solo 100 grammi circa al giorno. Ma ne dovremmo consumare almeno il doppio. Le "Linee Guida per una sana alimentazione italiana", infatti, consigliano 250-375 grammi di latte o yogurt nella popolazione adulta.

E' vero che il calcio è presente anche in molti vegetali, oltre che nel latte e derivati, ma questi ultimi restano la fonte privilegiata. Circa il 50% dell’apporto quotidiano di calcio deriva dai prodotti lattiero caseari. Oltretutto si tratta di un calcio a buon mercato, infatti, ci costa poco sia sotto il profilo delle calorie, sia in termini di portafoglio. E proprio sul vantaggioso rapporto tra qualità dei nutrienti forniti e convenienza del prezzo si è pronunciata anche la FAO, che, in un recente rapporto, afferma che "latte e prodotti lattiero-caseari detengono un enorme potenziale per migliorare la nutrizione e il sostentamento di centinaia di milioni di poveri in tutto il mondo".

Sfatare le dicerie. Perché, allora, diverse persone sono convinte che faccia male? "Difficile dire perché - conclude Ghiselli - . In prima fila ci sono vegani ed animalisti ad esortare la popolazione a boicottare tali prodotti. Certamente sono mossi da motivazioni etiche, ma il problema si crea quando ammantano le loro legittime scelte etiche di valenze salutistiche. E non esistono invece motivi salutistici che suggeriscano di rinunciare ai latticini. Oltre alle motivazioni etiche, però, moltissimi altri si schierano contro il latte per motivi invece banali come 'l’uomo è l'unico animale adulto che continua a bere latte da adulto' o ancora: 'quando si è evoluto il sistema metabolico umano gli uomini non si nutrivano di latte, grano e legumi'. Altri ancora - prosegue Ghiselli - lo ritengono non compatibile con determinati gruppi sanguigni. Ci si aspetta che sorga un movimento che lo ritenga non idoneo per l'ariete con ascendente capricorno. Ma, come abbiamo dimostrato, tutte queste opinioni non hanno alcun fondamento scientifico. Quanto a chi ritiene di avere problemi digestivi, oggi è possibile assumere i benefici nutrizionali del latte nella forma a ciascuno più gradita: dalle diverse tipologie di latte con ridotto contenuto di grassi o di lattosio, allo yogurt ai formaggi".

Animali particolari - ragno gioiello (Thwaitesia) - Maria Rosa Ferrero

Queste creature sono uno stupefacente esempio della bellezza della natura. Vivono nelle foreste di eucalipti vicino a Enoggera Creek, nello Stato del Queensland, in Australia. Seguendo i link agli articoli originari si trovano altre foto di questi luccicanti aracnidi.

Foto: Robert Whyte - Thwaitesia nigro nodosa
Thwaitesia nigro nodosa.
La parte dorsale dell'addome presenta un motivo dorato e nero o marrone scuro; la parte laterale dell'addome presenta invece un motivo a ciottoli di color argento. L'addome si appuntisce verso la sua estremità.
Sia il motivo presente sulla superficie superiore dell'addome che quello presente ai lati riflette il sole come una serie di specchietti. 
Questi ragni costruiscono piccole reti tra la vegetazione in cui vivono.

Foto: Robert Whyte - Thwaitesia argentiopunctata
L'animale presenta dei motivi dorati ed argentati sull'addome con la presenza talvolta di punti neri lungo la superficie.
Può presentare anche motivi a ciottoli e questi disegni riflettono anch'essi la luce del sole facendo luccire l'animale. Altre foto sono presenti nell'articolo originale.

Assunzione di Disoccupati: lavoro per chi ha tra i 18 e i 64 anni.



La Provincia di Terni ha pubblicato il nuovo bando 2014 per le work experience, gestito dal Centro per l’impiego e finalizzato all’occupazione nelle imprese del territorio. Sono oltre 80 i posti disponibili per chi ha tra i 18 e i 64 anni. Il bando prevede un periodo di tirocinio di 6 mesi a 800 euro mensili in un’azienda del territorio. L’impresa si impegna ad assumere il tirocinante al termine del periodo dei 6 mesi. Se non rispetta tale impegno, sarà esclusa da altri futuri bandi work experience. Per le imprese che rispettano l’impegno ed assumono, sono previsti specifici incentivi economici.

Quello delle work experience è probabilmente il provvedimento più valido ed efficace che sia stato attuato negli ultimi anni dagli enti locali. “La validità dello strumento della Provincia di Terni – spiega una nota di Palazzo Bazzani – è confermata dai dati delle precedenti edizioni che hanno registrato un tasso di occupazione di circa il 62%. I risultati conseguiti finora hanno inoltre permesso alla Provincia di Terni di essere inserita dal ministero del Lavoro nell’elenco nazionale delle Buone Pratiche”.


Persone che possono partecipare a work experience:

Disoccupati, inoccupati e precari che siano domiciliati o residenti nella provincia di Terni e si trovino nella seguente condizione:
  • che siano in età lavorativa
  • che abbiamo assolto l’obbligo scolastico / diritto-dovere all’istruzione
  • che siano iscritti ai Centri per l’Impiego della Provincia di Terni
  • che abbiano effettuato il primo colloquio di orientamento presso i Centri per l’impiego della Provincia di Terni (previsto dal D. Lgs. 181/00 e successive modifiche e integrazioni)
  • che nell’ambito del colloquio di orientamento abbiano dichiarato la disponibilità alla frequenza di percorsi di tirocinio formativo / work experience per specifici ambiti professionali e mansioni, con relativo aggiornamento della disponibilità semestrale (e pertanto della validità del proprio curriculum) nella banca dati dei Centri per l’Impiego. La disponibilità già dichiarata ai Centri per l’Impiego, per essere valida, deve necessariamente essere rinnovata ogni 6 mesi.

Gli iscritti precari, che, seppur lavorando, hanno diritto alla conservazione dello stato di disoccupazione secondo quanto previsto dalla normativa vigente, possono partecipare a condizione che svolgano un’attività lavorativa che, per la modalità di svolgimento della stessa (orario, luogo di lavoro, esclusività, etc.) sia compatibile con l’esperienza di work experience. Il suddetto requisito deve essere posseduto al momento dell’attivazione della work experience e mantenuto per l’intera durata della work experience stessa.

Aziende che possono presentare domanda: 

In linea generale possono presentare domanda di inserimento nell’elenco delle imprese ospitanti, le aziende aventi almeno una sede operativa nel territorio della provincia di Terni e iscritte alla camera di commercio (o in possesso di partita Iva). Le aziende devono essere in grado di realizzare le finalità del provvedimento: l’assunzione del beneficiario al termine della work experience con una tipologia contrattuale prevista dalla normativa vigente e una retribuzione lorda superiore ad euro 8.000,00 su base annua. Per essere inseriti nell’elenco è obbligatoria la formalizzazione da parte dell’impresa dell’impegno all’assunzione al termine della work experience.

Caratteristiche della work experience

Durata: La work experience ha una durata fissa di 6 mesi per tutti i profili. Non sono possibili proroghe. Il monte ore mensile deve essere compreso tra il massimo delle ore riferite al contratto di lavoro applicato dall’impresa ai propri dipendenti e l’80% delle stesse, con un tetto massimo di 8 ore giornaliere.

L’impegno settimanale deve essere assolto, di norma, nelle fasce diurne e nei giorni feriali. Nei casi in cui la specifica organizzazione dell’azienda ospitante preveda lo svolgimento della work experience con altre modalità e in altre fasce orarie, compreso quella serale, in relazione all’attività dell’impresa, l’articolazione oraria dovrà essere debitamente motivata ed assicurando anche la compresenza del tutor. Tale modalità, comunque, dovrà essere preventivamente autorizzata dalla Provincia di Terni. E’ altresì obbligatorio che dopo 6 ore consecutive sia effettuata una pausa di almeno 30 minuti.

Assegno di frequenza: La work experience è accompagnata da un assegno di frequenza erogato dalla Provincia di Terni al beneficiario (disoccupato/inoccupato/precario), di importo pari a 800 euro mensili al lordo degli oneri previsti dalla normativa vigente. L’assegno non si configura come retribuzione da lavoro di qualsiasi natura, non instaurandosi un rapporto di lavoro né con la Provincia di Terni né con l’impresa ospitante.

Numeri di soggetti ospitabili: Il numero di beneficiari di work experience che possono essere ospitati dalle imprese nello stesso periodo temporale disoccupati/inoccupati/precari, (ferma restando la garanzia piena da parte dell’impresa ospitante, attraverso titolari e/o personale dipendente, del supporto, assistenza, tutorato ai beneficiari della work experience durante tutto il periodo di durata della stessa) sono:

  • Una unità per le imprese con numero di dipendenti compreso tra zero e cinque dipendenti a tempo indeterminato;
  • Due unità per le imprese con numero di dipendenti a tempo indeterminato compreso tra sei e 19;
  • Fino ad un massimo di tre unità per le imprese con numero di dipendenti a tempo indeterminato pari o maggiore a 20, fermo restando il limite massimo del 10% dei suddetti dipendenti ;

Fra il beneficiario e l’impresa ospitante non devono esserci stati rapporti di lavoro nei 6 mesi precedenti l’attivazione della work experience, inclusi eventuali periodi di servizio civile. Il soggetto ospitante non può ospitare in qualità di beneficiario i lavoratori licenziati dallo stesso nei ventiquattro mesi precedenti.

Obbligo di assunzione: L’assunzione a cui le imprese dovranno adempiere al termine del percorso di work experience dovrà prevedere la sottoscrizione con il beneficiario di una delle tipologie contrattuali di lavoro di seguito elencate:

  • Contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, a full o part time, purché tale da far perdere comunque al beneficiario lo stato di disoccupazione per superamento dei limiti di reddito. In tale fattispecie rientra anche il contratto di apprendistato.
  • Contratto di lavoro subordinato a tempo determinato con durata prevista minimo 24 mesi purché tale da far perdere comunque al beneficiario lo stato di disoccupazione per superamento dei limiti di reddito
  • Altre forme contrattuali, collaborazioni – minimo 24 mesi, purché tale da far perdere comunque al beneficiario lo stato di disoccupazione per superamento dei limiti di reddito

Si precisa che, alla luce delle possibilità contrattuali che l’Impresa richiedente può valutare e scegliere al momento della richiesta di inserimento nell’Elenco delle imprese ospitanti, il tipo di contratto per il quale l’Impresa stessa si impegna ad assumere non potrà in alcun modo essere cambiato e/o ridotto in termini di tipologia e durata, nella fase di effettiva attivazione del rapporto di lavoro al termine del percorso di work experience, al fine della valutazione del collegato impegno all’assunzione. L’assunzione deve essere formalizzata entro e non oltre 60 giorni dalla data della conclusione della work experience

Qualora al termine del percorso di work experience l’impresa ospitante che si era impegnata formalmente all’assunzione non provveda entro il suddetto termine ad attivare a favore del/dei beneficiario/i il/i rapporto/i di lavoro per il quale si era impegnata in fase di richiesta, la stessa impresa verrà esclusa dall’elenco e non potrà più ospitare né tirocini né work experience finanziate per l’intera durata del POR FSE 2014-2020 per le attività di competenza della Provincia di Terni.

Work experience in studi professionali: Gli studi professionali, devono avere sede operativa in provincia di Terni ed il titolare deve essere iscritto all’albo professionale di competenza. L’esperienza di work experience non può in alcun caso riguardare percorsi formativo/professionali connessi al periodo di praticantato obbligatorio per l’iscrizione ad ordini e/o albi professionali.

Vincoli per le imprese: Le imprese ospitanti devono inoltre:

  • non aver proceduto, nei 12 mesi precedenti l’attivazione della work experience, all’interruzione di rapporti di lavoro subordinato e/o parasubordinato con personale avente il medesimo profilo richiesto per la work experience stessa
  • rispettare per il personale dipendente e non le vigenti disposizioni normative e contrattuali, ivi comprese quelle in materia di sicurezza dei luoghi di lavoro e salute
  • essere in regola con gli obblighi nei confronti degli enti assistenziali e previdenziali
  • conoscere la normativa comunitaria, nazionale e regionale che regola la gestione del FSE
  • non trovarsi in periodi temporali in cui l’attività dell’impresa risulti sospesa, in tutto o in parte, per l’accesso alla Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria, Straordinaria e/o in deroga (in quest’ultimo caso, se l’impresa risulta autorizzata per gli ammortizzatori sociali in deroga per l’anno 2014, la richiesta non potrà essere attivata per tutto l’anno solare 2014)
  • non trovarsi in periodi temporali in cui l’impresa stia effettuando procedure di mobilità ai sensi della legge n. 223/91 (artt. 4 e 24), mobilità in deroga e/o contratti di solidarietà difensivi di cui alla legge n. 863/84
  • nel caso di Istituti di credito gli stessi non devono trovarsi in periodi temporali in cui facciano ricorso al Fondo di solidarietà di settore di cui all’art.2 comma 28 della legge n.662/1996.

Vincoli per le persone: L’assegno di frequenza non è compatibile con:

  • retribuzioni di lavoro di qualsiasi natura, che superino i limiti di reddito previsti per il possesso dello stato di disoccupazione;
  • borse di studio di natura pubblica o privata o interventi ad esse assimilati derivanti da dottorati di ricerca, tirocini formativi, stage o work experience ad eccezione di quelle a titolo gratuito o che non superino i limiti di reddito previsti per il possesso dello stato di disoccupazione;

I frequentanti la work experience:

  • devono essere inoccupati/e o disoccupati/e o e precari/e e, ove abbiano già stipulato il patto di servizio presso i Centri per l’Impiego, siano destinatari di un progetto di azione individuale di inserimento lavorativo.
  • non devono avere alcun grado di parentela e affinità, nonché di coniugio con il legale rappresentante o i soci o il titolare di impresa o soggetto ad essa assimilabile presso i quali realizzano la work experience.
  • non devono essere né legali rappresentanti, né soci, né titolari dell’impresa o soggetto ad essa assimilabile dove si svolge la work experience
  • non devono aver avuto rapporti di lavoro con l’impresa ospitante nei 6 mesi precedenti l’attivazione della work experience inclusi eventuali periodi di servizio civile
  • non devono essere stati beneficiari di misure individuali finanziate a valere sulle risorse POR Umbria FSE 2007-2013 – Asse occupabilità erogate dalla Provincia di Terni

Rispetto obblighi di legge 68/99: Le imprese richiedenti devono essere in regola, se applicabili, con gli obblighi di legge riguardanti il collocamento dei disabili(Legge 68/99 e successive modificazioni e integrazioni).

Assistenza e tutorato del beneficiario: L’impresa ospitante deve garantire, per tutto il periodo di durata della work experience supporto e tutorato al beneficiario.

Criteri delle valutazioni delle richieste: La valutazione dei progetti presentati dalle Imprese per l’inserimento nel Elenco, ai fini della realizzazione successiva delle work experience, sarà effettuata dal Settore, una volta rispettati i requisiti soggettivi ed oggettivi per l’ammissione delle imprese richiedenti, sulla base dei criteri di seguito riportati, con attribuzione di punteggi in riferimento alla tipologia dei contratti di assunzione previsti al termine della work experience, alle caratteristiche del beneficiario individuato ed all’ordine cronologico di presentazione della domanda.

Criteri di assegnazione:
1. Tipologia di assunzione del beneficiario prevista al termine della work experience con contratto a tempo indeterminato, nella cui fattispecie rientra anche il contratto di apprendistato [a full o part time purché tale da far perdere comunque al beneficiario lo stato di disoccupazione per superamento dei limiti di reddito]

Punteggio attribuito: 80/100
2. Tipologia di assunzione del beneficiario prevista al termine della work experience con contratto a tempo determinato – durata minima 24 mesi [a full o part time purché tale da far perdere comunque al beneficiario lo stato di disoccupazione per superamento dei limiti di reddito]

Punteggio attribuito: 75 /100
3. Tipologia di assunzione del beneficiario prevista al termine della work experience con altre forme contrattuali: COLLABORAZIONI – durata minima 24 mesi [collaborazione coordinata e continuativa, a progetto, altre forme contrattuali DIVERSE dal lavoro dipendente a tempo indeterminato/determinato purché di DURATA almeno BIENNALE e tale da far perdere comunque al beneficiario lo stato di disoccupazione per superamento dei limiti di reddito e tempo – in tal senso sono ESCLUSE forme di collaborazione occasionale e/o di prestazione professionale a partita IVA, lavoro a chiamata, ecc.]

Punteggio attribuito: 70/100
4. Caratteristiche del beneficario individuato: Disoccupati /inoccupati /precari con età superiore a 50 anni [compiuti alla data di scadenza del presente avviso]. Il punteggio prioritario è attribuito in attuazione di quando disposto dalla Deliberazione del Consiglio Provinciale di Terni n. 23 del 09 maggio 2013]

Le caratteristiche del beneficiario richieste dall’impresa sono vincolanti: in considerazione che per la scelta di over 50 è attribuito un punteggio aggiuntivo, si precisa che nel caso in cui l’impresa si impegni a selezionare un disoccupato/inoccupato/precario over 50 non potrà ospitare beneficiari privi di tale requisito.

Punteggio attribuito: 20/100
La graduatoria sarà redatta sulla base del punteggio complessivo attribuito secondo i criteri. i sopra citati. A parità di punteggio complessivo, la graduatoria sarà ordinata secondo l’ordine cronologico di presentazione della domanda (spedizione all’indirizzo di posta elettronica certificata – rilevabile dalla Ricevuta di accettazione rilasciata dal sistema di Posta Elettronica certificata). La graduatoria resterà valida fino ad esaurimento delle risorse disponibili, da approvare con atto formale.

Selezione dei potenziali beneficiari e assegnazione dei finanziamenti: Le imprese inserite nell’Elenco riceveranno dai Centri per l’Impiego della Provincia di Terni un elenco di potenziali candidati alla work experience oppure comunicheranno il nominativo del candidato se individuato autonomamente, purché in possesso dei requisiti previsti.

Dal momento della ricezione delle liste dei candidati preselezionati, le imprese ospitanti devono procedere all’individuazione del/dei candidato/i entro un termine massimo di 15 giorni, prorogabile solo in casi eccezionali a discrezione degli stessi Centri per l’Impiego: in caso di mancato ingiustificato riscontro entro tale termine la richiesta di ospitare work experience si considererà rinunciata.

Termini e modalita’ di presentazione della domanda:

Progetto di work experience: L’impresa che intende candidarsi per l’inserimento nell’elenco delle imprese ospitanti presso cui realizzare esperienze lavorative deve presentare un progetto per la realizzazione della work experience utilizzando la modulistica prevista. La presentazione delle richieste di work experience a cura delle Imprese ospitanti tramite Posta Elettronica Certificata dovrà avvenire inderogabilmente a pena di esclusione, entro il 30 maggio 2014. Le richieste spedite tramite posta elettronica al di fuori del periodo temporale previsto non saranno ammesse a valutazione.

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Barbecue Bruce.



Chi dice che alle ringhiere bisogna mettere solo fioriere e cestini da mollette?

Il Barbecue Bruce è un progetto di Henrick Decker.


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lunedì 5 maggio 2014

Renzi: c’è una batost@ per te, “mandatemi una mail”. - Anna Lombroso

Senigallia

Sarò prevenuta e disfattista, ma io non noto una gran differenza tra le risate degli ilari imprenditori che si telefonano nella notte del terremoto dell’Aquila e il saluto benedicente del presidente del consiglio planato in elicottero su Senigallia ferita a morte e che si accomiata dai cittadini prostrati dell’emergenza, incoraggiandoli alla Petrolini “ la città risorgerà più belle a splendente che pria “ e poi con una frase che suona oltraggiosa più che inopportuna “mandatemi delle mail”.

Mi auguro che la sua casella di posta e il suo hashtag Renzi # sprezzantebastardo siano inondati di messaggi, che alle prossima scadenza elettorale non la passi liscia, che quelli che pensano che sia ineluttabile, inevitabile, inesorabile, fatale firmare l’ennesima cambiale in bianco a favore di lui, del partito unico, frutto di una alleanza di ferro con il promoter di quegli imprenditori ridanciani, della larga intesa che mette d’accordo chi sbeffeggia esodati, giovani disoccupati, cinquantenni licenziati, condannandoli alla precarietà come gli alluvionati sui tetti, ebbene se ne ricordi di quel “mandatemi una mail”, provocazione di un bullo senza scrupoli, di un ragazzino che falsifica la firma dei genitori, di un teenager che lascia la morosa con l’emoticon triste sul cellulare.

Anche il mio pc è stanco di scrivere che ogni pioggia diventa un’alluvione, che ogni temporale si converte in catastrofe. E che alla fonte c’è una irresponsabilità globale, quella dei governi che negano il cambiamento climatico che produce eventi estremi, con la stessa proterva e dissennata determinazione con la quale continuano a chiamare fenomeni naturali le conseguenze dell’incuria combinata con la corruzione, il malgoverno, l’inadeguatezza e l’incompetenza. Le scelte del governo Renzi sono chiare, dietro e davanti le promesse, dietro e davanti la rivendicazione “non ci sono quattrini”. E non prevedono investimenti per la tutela e il risanamento del territorio, anzi in nome della guerra alla burocrazia e per favorire al “semplificazione” e lo snellimento delle burocrazie per lasciare maggiore libertà alle imprese e ai privati, lo smantellamento del sistema di controlli e autorizzazioni. Mentre per le grandi opere, che quel territorio lo devastano senza ripercussioni positive, economiche o sociali sui cittadini, i soldi si trovano, dietro il simulacro illusorio della “partecipazione”, del project financing , cui nessuna azienda, regolare o criminale, pensa davvero di partecipare preferendo le formule largamente parassitarie favorite dai governi che si sono succeduti anche andando molto in là negli anni e che si fanno sempre più sofisticate.
Perché, ridendo o no, non usufruire di quel sistema che scarica, attraverso una trama a cascata di appalti e subappalti, la competizione verso il basso e induce, anche nella piccola e media impresa, una competizione tutta fondata sullo sfruttamento del lavoro nero, grigio, precario, atipico. Perché la classe dirigente politica e imprenditoriale non dovrebbe, visto che a questo scopo sono state create tutte le condizioni favorevoli, scaricare sul debito pubblico le risorse necessarie alla realizzazione o in alcuni casi anche solo alla profittevole progettazione, di interventi largamente inutili, quando non dannosi? Il progetto Tav ha costituito un modello, un laboratorio finanziario e contrattuale di questo sistema, così come la cordata del Mose, così come saranno i canali, per ora solo virtuali, che produrranno esiti catastrofici sull’equilibrio della Laguna di Venezia, con il ricorso all’istituto del contratto di concessione, nel quale la funzione del committente si trasferisce al privato e l’elemento finanziario diventa fondamentale. Così che il regime “personale”, come in politica, ed il fattore finanziario sono dominanti e si rendono inutilizzabili o di impossibile applicazione le norme di contrasto della mafia, della corruzione o di tutela del lavoro, che sono state concepite e codificate per procedure di affidamento tradizionali, in particolare per l’appalto tipico.
È l’economia informale, questa, che facilmente sconfina nell’illegittimità e nell’illegalità, e che nel caso delle “catastrofi naturali”, che senza nessuna naturalezza si abbattono con tragica e ricorrente puntualità sul Paese, sono aiutate dall’abitudine ormai secolare di lasciare decantare crisi in modo che diventino emergenze da affrontare con misure eccezionali, commissari ad hoc, poteri speciali, repressioni di chi rivendica la potestà di intervenire sulle scelte che riguardano le vite di tutti noi. Mandiamogli una mail, si ricordi che le nostre vite, i nostri beni, le nostre decisioni ce le riprendiamo.

Artemisia Annua: ecco l’erba capace di uccidere il 98% delle cellule tumorali.

MF2-A010
Il suo nome è “Artemisia Annua” ed è una pianta che attualmente sta riscuotendo un successo a dir poco incredibile in tutto il mondo, per via delle sue proprietà benefiche..
Fin dall’antichità è sempre stata utilizzata dalla medicina cinese come rimedio sovrano per tantissime malattie come ad esempio la malaria e, attualmente, è tornata alla ribalta dal punto di vista oncologico.
Pare infatti che, anche in tempi addietro, il solo utilizzo dell’erba avesse il potere di ridurre le cellule tumorali del polmone del 28%, e perfino di distruggere completamente il cancro se assunta in combinazione con del ferro.
Quest’ultimo deve essere utilizzato assieme alla pianta per poter permettere alla molecola contenuta nella pianta,  artemisinina, di distruggere solo le cellule malate.
Il dottor Len Saputo, dell’Università della California, ha affermato di essere in presenza di una “Bomba Intelligente contro il Cancro”: la pianta sarebbe riuscita a distruggere  in sole 8 ore il 75% delle cellule del cancro al seno arrivando poi al 100% dopo soltanto 24 ore.
Inoltre, a tal proposito, è intervenuto persino Marco Pierotti, direttore scientifico dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, che ha precisato:
“Si tratta di studi interessanti e che hanno un fondamento. Anche se a prima vista si potrebbe pensare ad una di quelle notizie da lasciar perdere, esistono studi in proposito fin dal 2001, mentre quello più recente risale al 2011, quando sono stati condotti esperimenti in vitro.
Non resta che aspettare, perché la cura con l’erba Artemisia non è al momento una cura disponibile: possiamo considerarlo come un farmaco in via di sviluppo, una goccia di speranza, dal momento che ogni giorno in Italia si diagnosticano mille casi di cancro”.