mercoledì 24 ottobre 2018

Italia? No, è la Francia il Paese più indebitato dell’area euro. - Vito Lops

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Nella classifica del debito pubblico in rapporto al Pil (che in Italia fa 130%, in Francia e Usa 100%, e nella media dell’Eurozona 90%) l’Italia ne esce, da tempo, come tra le economie più “a leva” del pianeta. Ma se si amplia lo sguardo al debito aggregato, ovvero ai livelli di indebitamento di tutti gli attori economici (Stato, imprese, banche e famiglie) l’Italia si rivela d'emblée un Paese nella media, senza grossi problemi di debito.
Sempre seguendo questa classifica - che però al momento non fa parte delle griglie con cui l’Unione europea giudica l’operato dei suoi membri - si scopre che è la Francia il Paese più esposto finanziariamente; il Paese che ricorrendo al debito sta vivendo l’oggi più di tutti con i mezzi del domani. È vero, il debito pubblico in rapporto al Pil è più contenuto rispetto all’Italia ma se si somma l’esposizione delle società (circa 160% del Pil), delle banche (90% ) e delle famiglie (60%) vien fuori che il sistemaFrancia viaggia con una leva enorme, che supera il 400% del Pil, pari a 9mila miliardi di debiti cumulati. L’Italia, sommando tutti gli attori economici, supera di poco il 350% a fronte del 270% della Germania.
Questi numeri devono far riflettere, in particolare i tecnocrati europei che elaborano le soglie che stabiliscono se un Paese è virtuoso o no. Ignorare - o non pesare come probabilmente meriterebbe - il debito privato è un doppio errore. Sia perché c’è una stretta correlazione storica tra debito pubblico e debito privato (è dimostrato che laddove i Paesi sono chiamati a ridurre il debito pubblico con forme di austerità, sono quasi costretti ad andare a “pescare” la crescita attraverso l’aumento della leva privata). E sia perché, se con l’introduzione del bail-in (che stabilisce che i privati partecipano con i propri risparmi ai salvataggi delle banche) passa il principio che il risparmio privato è un “asset istituzionale”, allora forse sarebbe più logico considerare tale anche il debito privato.

Fonte: mobile.ilsole24ore del 31/8/2017

Parma, arrestato per corruzione e truffa il sindaco di Polesine Zibello Andrea Censi.



Le indagini coordinate dalla Procura della città emiliana hanno coinvolto anche un noto imprenditore avicolo e altri vertici dell'amministrazione che avrebbero falsificato le delibere di Giunta e truccato un concorso pubblico per alti dirigenti.

Andrea Censi, sindaco di Polesine Zibello, nella bassa parmense, è stato arrestato con l’accusa di corruzione, falso, truffa e peculato. La misura cautelare è scattata martedì mattina all’alba ed è stata eseguita dai carabinieri di Parma. L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica della città emiliana ha permesso di scoprire un “pervicace sistema di gestione della cosa pubblica, assolutamente asservito agli interessi privatistici del sindaco”. Il primo cittadino, eletto nel 2016 in una lista civica appoggiata dal Pd, si trova ora gli arresti domiciliari.
Deve rispondere del reato di corruzione anche un noto imprenditore del settore avicolo che, secondo le ricostruzioni, avrebbe pagato per ottenere agevolazioni ampliare il sito del proprio allevamento. Dalle indagini è emerso il coinvolgimento anche di altri tre amministratori ritenuti responsabili di aver falsificato numerose delibere della giunta, violando i principi di trasparenza e collegialità e di aver truccato un concorso pubblico per l’assunzione di uno degli alti dirigenti del Comune.
Nell’operazione sono stati inoltre sequestrate decine di migliaia di euro, soldi provenienti dalle violazioni contestate e versati agli istituti di credito delle province di Parma e Piacenza. Sequestri e perquisizioni anche negli uffici comunali, dove gli inquirenti cercano ulteriori prove dei reati contestati.
Andrea Censi è il sindaco della provincia con all’attivo il maggior numero di mandati amministrativi. Nel 2004 viene eletto per la prima volta sindaco di Polesine Parmense, poi riconfermato nel 2009. Nel 2014 si candida alla guida del comune di Zibello, vincendo e proponendo nel 2015 il referendum per la fusione dei comuni di Polesine Parmense e Zibello. Il 5 giugno 2016, l’ex Pd, viene eletto primo cittadino del neonato comune, candidandosi a capo di una lista civica.
Fonte: ilfattoquotidiano del 23/10/2018

Le gigantesche Teste di un popolo venuto forse dalle Stelle.



Lungo la costa del Golfo del Messico all’inizio del secondo millennio a.C., vide la luce la civiltà più antica e misteriosa perduta di tutti i tempi: gli Olmechi. Questo popolo, raggiunse il massimo splendore intorno al 1500/1200 a C.

A loro si devono le prime forme di scrittura glifica, il sistema di numerazione fatto di punti e linee, le prime iscrizioni relative al calendario di Lungo Conto, con la misteriosa data d’inizio nel 3113 a.C.
I primi esempi di grande scultura artistica e monumentale; il primo utilizzo della giada; le prime raffigurazioni di armi o utensili; i primi centri cerimoniali; i primi orientamenti celesti… tutto questo fu opera degli Olmechi.
Con tutti questi primati, non sorprende che qualcuno abbia paragonato la civiltà olmeca a quella dei Sumeri che vanta primati simili in Mesopotamia. Tra l’altro, entrambe le civiltà apparirono improvvisamente nella storia. Nei loro testi, i Sumeri parlavano della loro civiltà come di un dono ricevuto dagli dèi, i visitatori della Terra che potevano vagare per i cieli e che perciò venivano spesso rappresentati come esseri alati.
Ma chi era questo popolo? Stranieri in una terra straniera, provenienti dall’altra parte del mare, addirittura da un altro continente? Forse sì. Essi lasciarono dietro di sé monumenti in pietra che ancora oggi lasciano senza parole e che ritraggono proprio loro stessi.
Davvero uniche sotto tutti gli aspetti, sono delle enormi teste in pietra scolpite con incredibile maestria e con strumenti che non conosciamo, raffiguranti i vari capi olmechi. Il primo a vedere una di queste teste, fu J. M. Melgar y Serrano nel 1869, che così le descrisse: “un’opera d’arte… una scultura stupenda che rappresenta stranamente un etiope”.
Nel 1925, gli studiosi occidentali confermarono la scoperta di altre teste enormi, una delle quali era alta 2,5 metri per m. 6,5 di circonferenza e pesava circa 24 tonnellate. Non vi è dubbio che raffiguri un negroide africano con un elmetto in testa.
Ad oggi sono circa 16 le teste ritrovate: vanno da una altezza di un metro e mezzo a tre metri, e pesano fino a 25 tonnellate. Ognuna raffigura un individuo diverso e anche gli elmetti sono tutti diversi. L’esame al radiocarbonio le ha datate al 1200 a.C. circa, ma non si esclude che possano essere più antiche, in quanto l’esame prende in considerazione lo strato organico presente sul sito del ritrovamento.
Tutte le pietre basaltiche usate per le teste, vennero portate dal luogo di origine fino al luogo dove poi sarebbero state scolpite, e talvolta la destinazione definitiva si trovava anche ad un centinaio di chilometri di distanza dal luogo di origine, e per giunta la distanza da percorrere era costituita da giungla ed acquitrini. Come sia stato, quindi, possibile trasportare i giganteschi massi e infine scolpire e levigare queste enormi statue, resta ancora oggi un vero mistero.

Fonte: conoscenzealconfine del 24/10/2018

martedì 23 ottobre 2018

Francia sfora sul deficit, nel 2014 al 4,4% del Pil. “Sotto il 3% solo nel 2017”. - RQuotidiano

Francia sfora sul deficit, nel 2014 al 4,4% del Pil. “Sotto il 3% solo nel 2017”

Il dato è molto più alto rispetto alle previsioni. Immediata la reazione di Bruxelles: "Non conforme alle raccomandazioni, adottare misure credibili per ridurlo". E l'ex ministro Moscovici, appena nominato commissario agli Affari economici, promette severità: "Nessuna deroga, sospensione o eccezione".

Parigi non rispetterà nemmeno quest’anno i paletti del Patto di stabilità. Di per sé non è una sorpresa, perché il fatto che i conti pubblici del Paese non fossero sotto controllo era noto. Ma a stupire è la portata dello sforamento: Michel Sapin, il ministro delle Finanze, ha annunciato mercoledì che il deficit francese si attesterà nel 2014 al 4,4% del Pil, un dato superiore dello 0,2% rispetto a quello dello scorso anno e molto più alto di quanto previsto (intorno al 3,8 per cento). Con il risultato che la Francia, proprio nel giorno in cui l’ex ministro dell’Economia Pierre Moscovici incassa la nomina a commissario europeo agli Affari monetari, deve chiedere per la terza volta di rinviare il rientro nei parametri Ue. Il rientro nel limite del 3% non sarà centrato nel 2015, né nel 2016. Occorrerà aspettare il 2017, anno delle elezioni presidenziali. 

“Quello che voglio rivolgervi oggi è un discorso di verità”, ha detto Sapin, storico compagno di studi di Francois Hollande, in conferenza stampa. Per poi spiegare che, contrariamente a quanto promesso in passato e vista la “situazione eccezionale” nella zona euro, la Francia “non riuscirà a raggiungere per quest’anno i suoi obiettivi”. “E’ chiaro che questo non è conforme alle raccomandazioni fatte dalla Commissione europea alla Francia”, ha subito replicato, chiedendo “misure credibili” per ridurre il deficit,Simon O’Connor, portavoce dell’attuale commissario agli Affari monetari ad interim. Quel Jyrki Katainen scelto da Jean-Claude Juncker come vicepresidente e coordinatore di tutti i portafogli economici della Ue. In pratica un “controllore” che veglierà sul rigore dei conti con il compito di scongiurare inopportune concessioni alla flessibilità. Che appaiono però molto improbabili, se lo stesso Moscovici si è subito premurato di dichiarare a Les Echos che “prima di tutto dobbiamo applicare le regole, tutte le regole e nient’altro che le regole” ed “è escluso che si possa concedere una qualsiasi derogasospensione o eccezione per la Francia”. 

Sapin ha inoltre annunciato una revisione al ribasso delle stime di crescita: il prodotto interno lordo della Francia è ora visto crescere solo dello 0,4% nel 2014 rispetto al +1% della precedente stima. 
Fonte: ilfattoquotidiano del 10/9/2014

Giulietto Chiesa: L’Europa di Bruxelles ha dichiarato guerra all’Italia.



L'ultimo attacco all'Italia, che potrebbe configurare il reato aggiotaggio, è arrivato da Jeroen Dijsselbloem, presidente del MES, di cui l'Italia è tra i maggiori finanziatori europei. E' ormai evidente la necessità di ripensare l'Unione Europea dalle sue fondamenta, attraverso la definizione di principi e regole che siano realmente condivisi tra i popoli che ne fanno parte.

Fonte: youtube

Chiesto giudizio per la moglie e le figlie di De Mita.




Anna Maria Scarinzi accusata di truffa e malversazione.

La Procura di Avellino ha chiesto il rinvio a giudizio per Anna Maria Scarinzi, moglie dell'ex presidente del Consiglio, Ciriaco De Mita, e per le sue due figlie, Simona e Floriana, finite insieme ad altre sette persone nell'inchiesta Aias-Noi con Loro, coordinata dal Procuratore aggiunto D'Onofrio, indagate a vario titolo per peculato, riciclaggio, malversazione e truffa aggravata nei confronti dello Stato. L'udienza preliminare è fissata per il 6 marzo del prossimo anno davanti al Gup.In particolare, Anna Maria Scarinzi, nella sua qualità di presidente dell'Associazione "Noi con Loro", è accusata di truffa per una serie di fatture per 817 mila euro che sarebbero state pagate ad un bar e ad una società di informatica, per i cui titolari è stato anche chiesto il rinvio a giudizio, senza che vi fosse alcuna corrispondenza con i servizi offerti. Alle due figlie dei coniugi De Mita, sarebbero state invece liquidate fatture per consulenze ritenute dall'accusa inappropriate e mai portate a termine.

Fonte: ansa del 22/10/2018

UNA LEOPOLDA DA QUATTRO GATTI. - Franco Bechis

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BECHIS: “POTEVA SEMBRARE UN'ASSEMBLEA AFFOLLATA DELL'ASSOCIAZIONE COMBATTENTI E REDUCI - ASSAI POCO SI È VISTO ANCHE SOLO PER CORTESIA DEL GRUPPO DI POTERE CHE HA AVUTO IN MANO L'ITALIA LA SCORSA LEGISLATURA - OLTRE I CONFINI DELLA LEOPOLDA RENZI, IL CAPO DELLA COMPAGNIA TEATRALE, NON RIESCE A VENDERE PIÙ UN BIGLIETTO. SE VEDONO LUI, I CLIENTI GIRANO ALLA LARGA...”

Non fosse stato per quei tre ragazzini (scelti come i cartigli dei baci Perugina: un maschietto e due femmine, una di colore), quelli che secondo Matteo Renzi hanno fatto saltare sulla sedia un suo amico, «Ma dove siete, su Disney Channel», la Leopolda n. 9 poteva sembrare un' assemblea affollata dell' associazione combattenti e reduci. Avevano il complesso dei reduci gli ultimi colonnelli di Matteo, e fin dal primo giorno non l' hanno nemmeno nascosto.

simona bonafe alla leopoldaSIMONA BONAFE ALLA LEOPOLDA
Davide Faraone, renziano siciliano: «Credo che questa Leopolda9 sia più partecipata rispetto al passato perché ripulita da opportunisti e voltagabbana. Ne facciamo a meno di quelli che sono leopoldini solo quando si governa». Stessa frase sui voltagabbana sfuggita ieri a Teresa Bellanova, la grintosa regina dei reduci. E anche lo stesso Renzi non l' ha celata: «Quando si perde, ti giri e la stragrande maggioranza di chi ti stava intorno dice "Renzi? Mai visto prima". È la sindrome del beneficiato rancoroso che caratterizza un po' del gruppo dirigente, gente che fino al giorno prima è lì e poi dice oh, io lo dicevo che sbagliava».

renzi alla leopolda 9RENZI ALLA LEOPOLDA 9
E in un altro passaggio del suo discorso di chiusura di ieri l'ex premier del Pd ha ironizzato sulle critiche che alti dirigenti del suo partito hanno fatto più volte al suo carattere: «Ma finché avevano la poltrona da ministro quel mio carattere non era un problema per nessuno».

SALA-BOMBONIERA.
Certo la kermesse fiorentina della corrente renziana ha visto lunghe code fuori dalla stazione Leopolda, che assai piccina e tiene poco più del pubblico di un grande teatro. Per intenderci, quella Leopolda piena aveva più o meno un decimo dei partecipanti alla festa del M5s al circo Massimo, che essendo enorme sembrava però vuoto.

renzi alla leopolda 9RENZI ALLA LEOPOLDA 9
L'immagine dei fan di Renzi si può vendere bene grazie alla sala-bomboniera, ma la realtà dei numeri è quella e i numeri reali pesano sul mercato della politica. Per quanto più viva, vivace e ben confezionata di quel che resta fuori di lì del Partito democratico (poco, senza fantasia e assai sbrindellato), la Leopolda 9 ha dato più l'impressione della riunione nostalgica e anche piena di bei ricordi dei reduci di una stagione certo finita e chissà se cancellata dalla storia della politica.

Quattro amici al bar della stazione, con vistosi buchi di partecipazione, perché in effetti assai poco si è visto anche solo per cortesia del gruppo di potere che ha avuto in mano l' Italia la scorsa legislatura. Dei ministri, viceministri e sottosegretari del suo governo solo i fedelissimi, quelli dello sparuto e pure agguerrito gruppo renziano sbarcato in Parlamento nel lontano 2013.

renzi alla leopolda 9RENZI ALLA LEOPOLDA 9
Eppure il leader stesso nel 2018, l'anno della grande batosta elettorale, nel palazzo ne ha portati assai di più: poco riconoscenti a vedere le loro copiose assenze nella kermesse fiorentina. Il giglio magico e poco più: Maria Elena Boschi, Luca Lotti, Ivan Scalfarotto, Matteo Richetti, la Bellanova e Faraone, Valeria Fedeli, Emanuele Fiano, Gianni Pittella, Debora Serracchiani, Simona Bonafè, Raffaella Paita, Roberto Giachetti ed Ettore Rosato...

Non molto di più di quella truppa. In platea si è visto anche un altro ex ministro, Giuliano Poletti, che però ci ha tenuto a dire di fidarsi ciecamente del segretario Maurizio Martina. Come dire: «Ho dovuto essere qui, ma...».

renzi alla leopolda 9RENZI ALLA LEOPOLDA 9
Cosa che mi ha ripetuto anche qualche dirigente locale renziano doc: «Non avevo voglia di venire, ma l'ho fatto perché tutte le altre volte c'ero e se mancavo questa era più una rottura di scatole inseguire le polemiche sulla assenza che venire a Firenze qualche ora per amore di pace». Partecipazione freddina, ma almeno non è scappato come tanti altri ex fedelissimi di Matteo a Piazza Grande per arruolarsi nella corrente di Nicola Zingaretti.

LA SFILATA
Poi una incredibile sfilata di manager nominati da Renzi e deposti dai successori, ognuno a raccontare il personale dramma, qualcuno con dignità (Ernesto Maria Ruffini, ex capo della Agenzia delle Entrate), qualcuno senza vergogna come Renato Mazzoncini, ex capo delle Ferrovie con la lacrimuccia agli occhi rammentando le gaie riunioni di famiglia «con te Matteo e con Graziano», con toni che obiettivamente davano ragione e anche di più a chi lo ha fatto accomodare.

padoan e renzi alla leopoldaPADOAN E RENZI ALLA LEOPOLDA
È venuto pure un altro ex ministro che pure essendo stato scoperto in origine da Massimo D'Alema in politica deve tutto a Renzi: Pier Carlo Padoan. Ma è stato a mezzo servizio. Ha scodellato al leader per un teatrino pomeridiano una bozza di contromanovra economica.

Solo che Padoan l'aveva già fatto una settimana prima per il segretario del Pd, Martina, e la cosa è risultata un tantino grottesca: le due manovre di minoranza scritte dalle stesse mani sono diverse l'una dall' altra. E quella fatta per Renzi sfonda e di molto (2,1%) gli obiettivi di deficit (1,6%) che l'Italia - proprio con Padoan - aveva assicurato alla Ue: una comica.
maria elena boschi alla leopoldaMARIA ELENA BOSCHI ALLA LEOPOLDA

In effetti a Firenze i reduci volevano divertirsi un po', che è un modo anche per asciugare le lacrime della nostalgia. Di questa edizione della Leopolda 9 prima che aprisse i battenti aveva già capito tutto Maurizio Crozza, che aveva registrato una clip di Renzi che si truccava in camerino sulle note di «C'era una volta l'America» confessando che il suo sogno non era mai stato quello di entrare in politica, ma di fare il conduttore di talk show. I suoi miti non Tony Blair e Barack Obama, ma Barbara D'Urso e Maria De Filippi. E che quando lui lanciava «i Renzini, le praline dell' ovvio», stava provando i numeri del suo spettacolo.

renzi alla leopolda 9RENZI ALLA LEOPOLDA 9
Esattamente quel che si è visto a Firenze. Per confessione diretta di Renzi: «Ora posso finalmente realizzare il sogno della mia vita: fare il conduttore televisivo. Sono felicissimo». E via al talk show e alla sfilata dei suoi renzini - le praline dell' ovvio - da lanciare: il profeta dei vaccini Roberto Burioni, la sempre bella odiatrice araba di Matteo Salvini, Rula Jebreal, la giornalista in minigonna odiata dalla mafia di Ostia, Federica Angeli, i comitati civici per fare le pulci al «governo dei cialtroni».
maria elena boschi alla leopoldaMARIA ELENA BOSCHI ALLA LEOPOLDA

Volti e idee più o meno nuovi, che però si scontrano sempre con lo stesso problema che non si vuole vedere: c' è spazio anche nella nuova Italia gialloverde per un' area politica di questo tipo, che però ha una sola palla al piede: oltre i confini della Leopolda il capo della compagnia teatrale non riesce a vendere più un biglietto. Se vedono lui, i clienti girano alla larga...

leopolda 9LEOPOLDA 9maria elena boschi alla leopoldaMARIA ELENA BOSCHI ALLA LEOPOLDA
maria elena boschi alla leopoldaMARIA ELENA BOSCHI ALLA LEOPOLDA




Fonte: dagospia da "liberoquotidiano"