lunedì 7 settembre 2020

La peste del linguaggio. Quando il detenuto diventa una “persona privata della libertà”. - Nando dalla Chiesa


La peste del linguaggio | Sussurri obliqui

Ma benedetti figli, non ce l’hanno un linguista? Non dico un Tullio De Mauro, ma una persona di buon senso che conosca l’italiano? Mi riferisco a chi in Parlamento, nei ministeri o altrove maneggia con straordinario sprezzo del ridicolo la nostra lingua per sfornare leggi e norme. Stavo giusto meditando su quale persona o situazione scegliere per queste Storie italiane quando un telegiornale della sera ha rivoluzionato tutto. Parlando dello scandalo primaverile delle cinquecento scarcerazioni in massa di boss e trafficanti, il notiziario ha nominato un “Garante delle persone private della libertà”. Che una volta era prima di tutto garante dei detenuti. I quali, a quanto pare, annoverano ora tra i loro diritti quello di non essere più chiamati tali. Una nuova, classica operazione di travestimento semantico. A volta queste operazioni hanno un senso, come quando la domestica è diventata “collaboratrice domestica”. Altre volte sono ridicole, come quando il netturbino (già diverso dallo spazzino) sarebbe dovuto diventare operatore ecologico. Altre volte sono tragicomiche, come in questo caso. Che cosa vuole dire “persone private della libertà”? Si rendono conto gli sprovveduti di quel che scrivono?
Purtroppo non c’è più un Calvino che deplori, quando arriva, “la peste del linguaggio”. Ma qui la peste del politicamente corretto colpisce davvero senza pietà. Perché a essere privati della libertà non ci sono solo i detenuti, che ogni persona assennata continuerà a chiamare tecnicamente, e senza intenti offensivi, “detenuti”. Ma ci sono altre numerose schiere di persone.
Per esempio le donne – mogli, fidanzate e figlie – degli uomini di mafia. Ne stiamo leggendo ormai una quantità di storie raccapriccianti. Vere forme di schiavitù, rispetto alle quali la libertà di azione e di parola di un detenuto diventa quasi un miraggio. Oppure ci sono i testimoni di giustizia, anch’essi privati della loro libertà e in più, spesso, anche del nome. Sono di fatto dei “fine pena mai”, perché non ci sarà mai un medico o un giudice, per quanto corrotto o codardo, capace di restituirli a vita libera. E di quale libertà godono poi i minori che si affastellano negli opifici cinesi, tra il posto di lavoro e la branda, senza poterne uscire per anni? E ancora, ma si potrebbe continuare a lungo: di che libertà godono le giovani prostitute vittime di tratta a sedici, diciassette anni, tenute come bestie-bancomat dalle organizzazioni che le sfruttano? E infine, pietra di paragone massima: e gli ostaggi dei sequestri di persona? Se le parole hanno un senso il Garante delle “persone private della libertà” deve occuparsi anche di tutti costoro, deve scovare i luoghi in cui i loro diritti vengono conculcati e poi difenderne la domanda di giustizia, trattandosi per di più non di “presunti colpevoli” ma di esseri certamente innocenti. Anzi: da che parte starà questa figura mitologica di garante, dovesse mai essere chiamata a scegliere tra i diritti di questi innocenti “privati della libertà” e quelli di chi, avendogliela tolta, incorresse poi nella punizione dello Stato? Quesito interessante e imbarazzante.
Già immagino qualcuno sorridere, con aria di superiorità. “Ma il garante mica deve pensare a tutte queste persone. Pensa ai diritti dei detenuti”. Appunto, e torniamo al punto di partenza. Se alla parola conseguono i fatti, tutto cambia (e forse non sarebbe male, visto che le categorie di cui abbiamo parlato sono totalmente indifese). Se le parole sono invece maquillage che toglie a una società i suoi significati, siamo alla truffa, o alla barzelletta. E significa che c’è il Covid ma c’è anche la peste del linguaggio. E a proposito. Quello che viene giustamente invocato è il distanziamento “fisico”. Contro le distanze sociali è da più di due secoli che ci battiamo. Ribadisco: dategli un linguista.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/07/la-peste-del-linguaggio-quando-il-detenuto-diventa-una-persona-privata-della-liberta/5922900/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=commenti&utm_term=2020-09-07

Ma mi faccia il piacere. - Maco Travaglio


L’amuleto. “Berlusconi se ne frega del virus e lavora anche con febbre e dolori. Il leader azzurro dà l’esempio, rimboccandosi le maniche si batte il Corona: farò campagna elettorale. Silvio rassicura tutti: ora sto meglio” (Renato Farina, poche ore prima del ricovero di Berlusconi al San Raffaele per polmonite bilaterale, Libero, 4.9). E niente, l’agente Betulla è proprio il suo portafortuna.
L’ossimoro. “Sul sito di Repubblica nasce TrUE per combattere le fake news” (Repubblica, 23.6). Uahahahahahah.
Fratelli d’Itaglia. “(Travaglio a Conte) sulla Russia farà domande dure e spietate! Qual’è la sua marca preferita di vodka? Cosa pensa del caviale russo? Perché Gazprom non fa pubblicità su qualche quotidiano italiano?” (Guido Crosetto, FdI, Twitter, 5.9). Ma soprattutto: perché Crosetto non chiede notizie della Russia ai suoi compari Berlusconi e Salvini, ottimi amici di Putin, e notizie di come si scrive “qual è” a qualcuno che conosca la lingua italiana?
Sardine che scrivono. “…In ultimo i toni, direttore: basta con questo paternalismo spicciolo, figlio di una presunta superiorità di cui, francamente, non se ne ravvede la necessità e l’urgenza…” (lettera aperta delle Sardine ad Antonio Padellaro, reo di averle criticate sul Fatto, 4.9). Di cui non se ne ravvede (che poi sarebbe ravvisa)?! Va bene cambiare la politica, ma lasciateci almeno la lingua italiana. Grazie.
Prendete nota/1. “Io voto No. Il taglio è un favore ai padroni dei partiti” (Giuseppe Guzzetti, ex senatore D, ex presidente della Regione Lombardia, ex presidente della Fondazione Cariplo, Repubblica, 6.9). Parola del padrone delle banche.
Prendete nota/2. “’Il taglio è un attacco alla democrazia, altro che maggiore efficienza’. Il Parlamento è come la salute, si apprezza quando non c’è… Di qui il mio No” (Paolo Cirino Pomicino, due volte condannato per Tangentopoli, Il Riformista, 2.9). La nostalgia è una cosa tenera: la prima tangente non si scorda mai.
Prendete nota/3. “La svolta di Berlusconi: ‘Referendum demagogico. Riduce la libertà e la democrazia’” (il Giornale, 31.8). Grazie, Silvio, di aver dissipato i nostri ultimi dubbi.
L’Apocalisse. “Prevedo l’autunno più infernale di sempre. Il governo scricchiola. Pd e M5S danno l’idea di fare cose da pazzi. La nostra democrazia è dentro uno stagno. Sento aria di elezioni” (Paolo Mieli, La Verità, 2.9). E le cavallette niente?
L’intrepido. “Il coraggio di dire No” (l’Espresso, copertina, 6.9). In effetti ci vuole un bel coraggio a sostenere una tesi così scomoda e censurata dall’intera stampa nazionale, a parte l’Espresso, la Repubblica, La Stampa, il Secolo XIX, il Giornale, Libero, Il Messaggero, il Mattino, il Gazzettino, il Giorno, la Nazione, il Resto del Carlino, il manifesto, il Riformista, il Dubbio e pochi altri.
Qualificazioni. “Io dico: riduciamoli i parlamentari! Se ne parla da anni. Ma cerchiamo di metterci persone qualificate” (Iva Zanicchi, ex eurodeputata di FI, Repubblica, 31.8). Lei, per dire, era talmente qualificata che l’abbiamo esportata in Europa.
La differenza. “Taglio dei parlamentari. Tutto il potere così finisce in mano ai capi e ai padroni” (Aldo Tortorella, ex Pci, Il Riformista, 1.9). Ora invece, com’è noto, decidono tutto i cittadini.
Poveri Draghetti. “Conte, la risposta sbagliata. La rivalità con Draghi… vista la sua battuta maliziosa e gratuita sulla stanchezza del presunto rivale… Una risposta non proprio nel merito e non molto elegante, tradisce un certo nervosismo” (Stefano Cappellini, Repubblica, 6.9). “Quei giorni della proposta all’ex governatore buttata un po’ a caso… l’idea di un premier dal peso non rilevante…” (Francesco Verderami, Corriere della sera, 6.9). Povere stelline, si sono offese tutt’e due per conto Draghi: e adesso come facciamo?
Lacrime. “Ma quanto ho pagato quelle lacrime!” (Elsa Fornero, ex ministro del Lavoro del governo Monti, Sette-Corriere della sera, 4.9). Pensa noi.
Numeri civici. “I manifesti di Salvini per Roma. Centrodestra, caccia al civico” (Repubblica-cronaca di Roma, 2.9). Ricomincia a citofonare?
Giovanno d’Arco. “Sgonfiate tutte le accuse alla Lombardia” (Attilio Fontana, Lega, presidente Regione Lombardia, Libero, 31.8). Pover’uomo, ora sente le voci e ha pure le visioni.
Degno erede. “Ho dato la mia disponibilità per correre da sindaco a Varese se non si troverà qualcuno di giovane e capace” (Roberto Maroni, Lega, ex ministro, ex presidente Regione Lombardia, Corriere della sera, 2.9). Dopo Fontana, a Varese non si butta più via niente.
Il titolo della settimana. “La condanna di Raggi. A ottobre parte il processo d’Appello che può cambiare la corsa elettorale a Roma”, “Raggi condannata, Pd e Ms sognano la soluzione giudiziaria per le comunali” (il Foglio, 2.9). Il processo parte a ottobre, ma il Foglio ha già la sentenza. Miracoli dal garantismo.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/07/ma-mi-faccia-il-piacere-201/5922877/

Catania, aule del tribunale nell’immobile dei Leonardi, i “re dei rifiuti”: sequestrata società a cui venivano pagati i 35mila euro d’affitto. - Smone Olivelli

Catania, aule del tribunale nell’immobile dei Leonardi, i “re dei rifiuti”: sequestrata società a cui venivano pagati i 35mila euro d’affitto

Antonello e Salvatore Leonardi sono stati arrestati a giugno nell'inchiesta su tangenti e rifiuti smaltiti in modo illecito. La loro Leonhouse Immobiliare ha incassato dal ministero della Giustizia migliaia di euro ogni mese per l'uso di parte dei locali situati in via Guardia della Carvana, dove ha sede la sezione Lavoro del tribunale.
Centinaia di migliaia di euro che ogni anno finivano sui conti dei fratelli Leonardii re dei rifiuti siciliani arrestati a giugno dalla guardia di finanza. A pagarli, sotto forma di affitto, era il ministero della Giustizia che, per la sezione Lavoro del tribunale di Catania, usa gli immobili di proprietà della Leonhouse Immobiliare. La società è tra quelle sequestrate nel secondo troncone dell’indagine Mazzetta Sicula che ha scoperchiato il sistema di corruzione con cui Antonello e Salvatore Leonardi si sarebbero garantiti, grazie alla complicità di alcuni funzionari, la possibilità di abbancare i rifiuti in discarica senza rispettare le prescrizioni in maniera ambientale.
Stando ai dati diffusi a inizio anno dall’Organismo congressuale forense (Ocf), la Leonhouse incassa dal ministero oltre 35mila euro al mese per l’uso di parte dei locali situati in via Guardia della Carvana. Tra i proprietari dell’immobile ci sono anche la Femacar, la Leocam e la Centro Turistico La Scogliera, tutte società (non sequestrate, ndr) riconducibili ai Leonardi che, negli anni, hanno deciso di investire nel mattone e non solo nella gestione della spazzatura. Nel complesso, secondo i calcoli effettuati dall’Ocf, l’importo complessivo dell’affitto a carico del ministero supera i 740mila euro. La notizia del sequestro e della nomina di un amministratore giudiziario, che garantirà il prosieguo dell’udienze, riporta l’attenzione sul tema dell’uso delle locazioni di immobili privati da parte della giustizia catanese. In totale in città si spende più di un milione e mezzo all’anno, anche se le cose potrebbero cambiare dopo la costruzione della nuova cittadella giudiziaria di cui è stato già approvato il progetto.
Il caso di via Guardia della Carvana aveva già fatto discutere nel 2013. La scelta dell’immobile in cui trasferire gli uffici arrivò fino in consiglio comunale, dove si dibatté sull’opportunità di fare svolgere i processi in aule situate in un piano seminterrato. Qualche anno dopo, invece, al centro dell’attenzione finì il tentativo di sfratto operato proprio dai Leonardi, nel frattempo subentrati nella proprietà dello stabile. I re dei rifiuti, infatti, lamentavano l’eccessiva morosità del Comune, all’epoca incaricato a far fronte all’affitto per poi chiedere in un secondo momento il rimborso delle spese al ministero.
Ma il motivo per cui nei mesi scorsi la Leonhouse – e con essa anche la Eta Service, l’altra società posta sotto sequestro – è finita sotto la lente degli uomini del Gico è un altro: i mezzi dell’impresa sono stati notati all’interno della discarica. Anzi, dagli accertamenti è emerso che era proprio la Leonhouse a lavorare nelle fasi di abbancamento dei rifiuti. Un contributo che per i magistrati è stato determinante nella commissione dei reati ambientali di cui sono accusati i fratelli Leonardi. Ma c’è di più: il rapporto tra la Leonhouse e la Sicula Trasporti, titolare della mega-discarica di Lentini, sarebbe stato viziato da escamotage che avrebbero garantito alla seconda la creazione di fondi neri. “I servizi forniti dalla Leonhouse Immobiliare (trasporto e noleggio mezzi) sono risultati sovrafatturati di almeno il 30 per cento – si legge nel decreto – In questo modo, la Sicula Trasporti, contabilizzando costi fittizi con queste fatture gonfiate, ha potuto creare disponibilità occulte di denaro”. Somme che, secondo gli inquirenti, gli imprenditori avrebbero sfruttato anche per remunerare i funzionari corrotti. Sono due quelli che sono stati arrestati a giugno: un dipendente dell’ex Provincia e un funzionario in servizio all’Arpa, l’agenzia deputata alla protezione ambientale. Entrambi sarebbero venuti meno ai propri doveri, garantendo controlli blandi e comunicando in anticipo le date delle ispezioni nella discarica. A poca distanza da dove la guardia di finanza ha trovato interrato oltre un milione di euro in contanti.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/09/07/catania-aule-del-tribunale-nellimmobile-dei-leonardi-i-re-dei-rifiuti-sequestrata-societa-a-cui-venivano-pagati-i-35mila-euro-daffitto/5920550/

Governo di incapaci. - Massimo Erbetti

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Si mandiamo a casa questo governo di incapaci...e da chi cominciamo? Ma si dai, cominciamo dalla Azzolina...
"La Azzolina è il ministro più incapace che la scuola italiana ricordi negli ultimi decenni"
Ah si? Ma è davvero così? Chissà se il capitano coraggioso (?!) che sfugge al confronto, proprio con la Azzolina, ricorda chi è il ministro dell'istruzione "più incapace" degli ultimi decenni? Beh glielo ricordo io:
Dieci miliardi di tagli al bilancio di scuola e università tra il 2008 e il 2012. Otto miliardi e cinquecento milioni di tagli alla scuola (il 10,4 per cento del budget complessivo) e 1,3 miliardi di euro all'università (su un totale di 7,4 miliardi nel 2007, 9,2%), per la precisione. 
A tanto ammonta il salasso delle politiche dell'austerità volute dall'ex ministro dell'Economia Tremonti per rispondere all'imperativo del pareggio di bilancio. Questo tesoro espropriato all'istruzione è servito a finanziare i «capitani coraggiosi» che, secondo Berlusconi, avrebbero salvato l'Alitalia dall'acquisizione di Air France...ops..ma non è la Azzolina che ha tagliato alla scuola, non è colpa della Azzolina se mancano i professori, non è colpa della Azzolina se non ci sono banchi, se le scuole sono fatiscenti. La colpa è del centro destra...ma tanto chi vuoi che si ricordi di quanto accaduto 10 anni fa...i banchi con le rotelle...ecco quale è il problema...i banchi con le rotelle, mica il taglio fatto da un governo con all'interno la Lega.
E sapete chi era Ministro dell'istruzione dal 2008 al 2011? Era una certa Gelmini...quella Gelmini che disse: "Alla costruzione del tunnel tra il Cern ed i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l’esperimento, l’Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro"
Capito? Quella del tunnel dei neutrini...
Vabbe lasciamo perdere, altrimenti dovrei parlare del plexiglass che non è mai stato contemplato, ma che il capitano continua ad aver in testa e altre amenità varie...
Vogliamo parlare dell'economia? Del MES che secondo il centro destra, questo governo ha richiesto nell'ultimo anno almeno 10 volte...ma forse anche 15 e tutte le volte lo ha fatto di notte, di nascosto, senza dirlo a nessuno...nelle segrete stanze...morale della favola? Il MES non è stato mai richiesto...in cambio però, questo governo di incapaci, ha ottenuto miliardi di euro, moltissimi dei quali a fondo perduto...shhhhh...ma non lo dite a quelli del centro destra...altrimenti li distogliete dal compilare le loro geniali ricette per risollevare l'economia. Come? Non sapete quali sono le "geniali ricette"? Ma siete proprio disinformati eh!!!:
1) tassare al 15% il fatturato
2) tagliare gli stipendi dei dipendenti pubblici.
Geniale...tutto ciò è geniale...mettiamo che un azienda fatturi 100€, se deve pagare il 15%, su quei 100 pagherà 15 di tasse...giusto? Peccato però che 100 non è il reddito, di solito il reddito è circa il 20% (quando va molto bene) del fatturato, per cui facendo un rapido calcolo, sarebbero 20€...e cosa vorrebbe fare il "genio"? Fargli pagare 15 su 20 così all'imprenditore rimarrebbero 5€..fantastico...anzi no allucinante, ma Vabbe, chi vuoi che si accorga della stupidaggine...andiamo avanti...
Governo di incapaci...mandiamo a casa questo governo di incapaci...ok ma come? Come facciamo? Che ci inventiamo? Con i veri temi non ci riusciamo...zitti..zitti tutti, ho io la soluzione: le Mascherine, il distanziamento, la museruola, le discoteche chiuse, ci vogliono tappare la bocca, il virus non esiste, ci vogliono spaventare, gonfiano i dati...ma siamo sicuri che sia il governo ad essere incapace?

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domenica 6 settembre 2020

Dall’uveite al virus “morto”: vita da medico personale. - Gianni Barbacetto

Dall’uveite al virus “morto”: vita da medico personale

È primario di anestesia e rianimazione, Alberto Zangrillo, ma il suo intervento medico più notevole, a favore del suo paziente più notevole, ha riguardato l’uveite, che è una malattia degli occhi. “Ne soffro da quando mi hanno scagliato in faccia una statuetta del Duomo”, dichiara nel 2014 Silvio Berlusconi, l’ur-paziente dell’esimio professore anestesista e rianimatore. Si presenta in pubblico con degli occhialoni neri che fanno dimenticare perfino la bandana che nel 2007 aveva giovanilisticamente coperto il lavoro di un altro medico, il professor Piero Rosati, insigne tricologo, che gli aveva eseguito un trapianto di capelli. Nel novembre 2014, dunque, Zangrillo apre le porte del San Raffaele di Milano, dov’è primario, a un Berlusconi con gli occhiali scuri: “Non sarà un ricovero brevissimo, almeno una settimana, perché faremo anche un controllo generale delle condizioni di salute del paziente”. Ma allora: “È solo uveite?”, chiesero i malfidenti. “Non c’è niente di non detto. È un problema oftalmico”, assicurò l’anestesista Zangrillo, “il ricovero l’ho deciso dopo essermi consultato con l’oftalmologo Francesco Bandello”.
Il bello è che l’anno prima, l’8 marzo 2013, occhialoni, uveite e ricovero al reparto D del San Raffaele erano serviti a Silvio per saltare le udienze del processo Ruby. Con conseguente visita fiscale disposta dai giudici del Tribunale e superprotesta dei suoi allora molti parlamentari, che avevano marciato sul palazzo di giustizia e tentato di occupare l’aula del processo. Medicina e politica si incrociano sempre, sul corpo di Silvio. Zangrillo cerca di districarle come può. Una volta ha perfino sbattuto la porta alla politica: nell’inverno del coronavirus 2020, quando viene invitato a una riunione in Regione Lombardia dal presidente Attilio Fontana e dall’assessore Giulio Gallera per far partire il progetto del super-ospedale Covid alla Fiera di Milano. Zangrillo non la ritiene una buona idea, l’Astronave nel deserto, slegata e distante dalle specialità (pneumologiche, cardiovascolari, nefrologiche, neurologiche…) di un ospedale: “Una rianimazione non può essere svincolata, anche in termini di spazi, da una struttura ospedaliera”. Boccia senza appello l’ideona di Fontana e Gallera. I fatti (21 i milioni spesi, non più di 20 i pazienti ricoverati) gli daranno poi ragione. È proprio in quei giorni che comincia a circolare la notizia che Zangrillo potrebbe candidarsi a sindaco di Milano. Lui smentisce con decisione, ma chissà.
Nato nel 1958 sotto il segno dell’ariete, si laurea in Medicina e chirurgia a 25 anni, alla Statale di Milano. Si specializza in anestesia e rianimazione. Fa pratica al Queen Charlotte Hospital di Londra, all’Ospital de la Santa Creu Pau di Barcellona, al Centro Cardiotoracico di Montecarlo, all’Hetzer Deutsche Herzzentrum di Berlino. Poi si ferma al San Raffaele, dove diventa primario. Ma è noto soprattutto per essere il medico personale di Berlusconi, che assiste anche nei momenti più neri e difficili. Il 13 dicembre 2009, quando un ragazzo instabile gli scaglia in faccia la statuetta. Nel 2016, quando viene sottoposto a un complesso intervento a cuore aperto. Nei mesi del Covid va tutto bene finché Silvio resta confinato in Francia. Il 31 maggio 2020, però, Zangrillo dichiara in tv che “il virus, dal punto di vista clinico, non esiste più”. Anche il suo paziente zero allenta le precauzioni. Si trasferisce in Sardegna. Incontra Flavio Briatore, poi positivo al Covid-19, anche se gli interessati escludono che possa essere stato lui l’untore. Il patron del Billionaire, diventato un cluster dell’infezione, lo precede comunque al San Raffaele, dichiarando però che il suo problema è, se non un’uveite, una prostatite. Pochi giorni dopo, Silvio risulta positivo al coronavirus e viene ricoverato per polmonite bilaterale. Zangrillo alla fine è costretto a fare autocritica. Ritratta, come Galileo. “Sollecitato provocatoriamente, ho usato in tv un tono forte, probabilmente stonato. Ma fotografava quello che osservavamo e continuiamo a osservare”. Conclusione: “L’umore di Berlusconi non è dei migliori. Neanche il mio”. Chissà se ha ripensato anche alla sua fantacandidatura sospesa a sindaco di Milano.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/05/dalluveite-al-virus-morto-vita-da-medico-personale/5921017/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=ore-19&utm_term=2020-09-05

Senato, i 5Stelle depositano la legge contro gli editori impuri. - Matteo Petri

Senato, i 5Stelle depositano la legge contro gli editori impuri

Ridurre i conflitti di interessi degli editori per garantire una stampa più libera. È con questo obiettivo, che diversi senatori 5Stelle (primo firmatario, Primo Di Nicola) hanno depositato in Parlamento la proposta di legge per ridurre al 10% il peso nelle società editoriali dei soggetti privati che hanno anche altre attività economiche con un fatturato eccedente 1 milione di euro all’anno. Il fine sarebbe quindi quello di normare definitivamente il rapporto tra due principi costituzionalmente garantiti: la libertà di iniziativa economica e la libertà di manifestazione di pensiero. “La commistione e i conflitti di interessi hanno raggiunto livelli tali di criticità da richiedere al Parlamento un intervento chiaro e risolutivo”, si legge nella relazione introduttiva della proposta. “Vogliamo assicurare l’equilibrio necessario tra la libertà di impresa e la tutela di una informazione credibile, plurale e completa. Ci sono vari esempi che mostrano come i gruppi economici con interessi prevalenti in altri settori tentino costantemente di orientare l’opinione pubblica”.
La proposta riguarderebbe tutti i tipi di editori, dalla tv alla carta stampata, alle testate online, e riguarderebbe anche le quote detenute dalla più ristretta cerchia famigliare: figli, coniugi, fratelli o sorelle degli stessi editori. Qualora fosse approvato, il disegno di legge avrebbe una valenza retroattiva, concedendo un periodo transitorio di tre anni per far adeguare le società alla nuova normativa. Gli editori con grandi patrimoni economici provenienti da altre attività dovranno quindi ridurre la quota eccedente il limite di legge: al 45 per cento entro un anno, al 25 per cento dopo due anni e poi al 10 per cento delle quote della società editoriale, entro il terzo anno dall’approvazione della nuova legge. Se approvata, la legge avrebbe effetti dirompenti: i maggiori gruppi editoriali italiani sono infatti detenuti da gruppi attivi in altri settori, da Fca (Repubblica e La Stampa) a Caltagirone (Il Messaggero).
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/06/senato-i-5stelle-depositano-la-legge-contro-gli-editori-impuri/5922081/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=oggi-in-edicola&utm_term=2020-09-06

Il dilemma etico su Silvio: ricordare chi è stato o esercitare la “pietas”? - Daniela Ranieri

Berlusconi positivo, gli esami e la speranza di rientrare a casa subito  dopo: così si è deciso il ricovero dell'ex premier al San Raffaele - Il  Fatto Quotidiano

Dramma - C’è qualcosa di emblematico e triste nell’ultimo “incidente” dell’ex premier.
Ancora una volta le vicende biografiche e sanitarie di Berlusconi hanno l’effetto di produrre attorno alla sua persona un dilemma etico. Esercitare la pietas, con cadute spesso ipocrite nella melassa assolutoria, o approfittarne per ricordare chi è stato e cosa ha rappresentato Berlusconi per l’Italia degli ultimi 30 anni? Alludere alla fine di un’epoca, arrotare i coccodrilli, chiedersi se sia più importante il Silvio-simbolo o il Silvio-persona, ben occultato sotto la coltre cosmetica e la volontà di potenza tricologica con cui lui ha negato la sua normalità, la sua umanità e in definitiva il tempo?
Stavolta c’è qualcosa di triste e di emblematico nell’ultimo incidente che gli è occorso. Il suo medico di fiducia, il prof. Zangrillo, sua imprescindibile spalla mediatica (nel 2016: “il Presidente ha rischiato la vita”), è stato uno dei volti più popolari in questi mesi di tele-Covid ed è stato lui più di altri il liberatore, l’alleggeritore, colui che ha ridimensionato la tragedia e concesso agli italiani il respiro dopo mesi di angoscia; e adesso per ironia della sorte ha due tra i suoi più famosi assistiti in deficit di respiro. Con la differenza che mentre il contagio di Briatore, grottescamente negato dal suo entourage fino all’inverosimile, è parso una specie di contrappasso alla spavalderia dell’imprenditore scettico e vitalista allo spasimo, quello di Berlusconi pare una beffa. Le cronache ci hanno raccontato un Berlusconi recluso per mesi in un eremitaggio dorato, autore di poche dichiarazioni caratterizzate da una saggezza inedita per i suoi standard e sconosciuta ai suoi due alleati, che hanno chiamato in piazza la folla in piena emergenza, esponendosi ogni giorno alla mattanza dei selfie non protetti, e pure Renzi andava da Giletti a dire che era della “scuola Zangrillo” e voleva riaprire tutto già a maggio…
Questo inibisce ogni esultanza, anche nei più accaniti detrattori, per il dramma che sta vivendo la famiglia Berlusconi, e autorizza a diffidare dell’ottimismo del suo medico, che ha esposto il suo assistito a una specie di caccia al tesoro collettiva, tale che se se lo fosse preso lui, ciò avrebbe significato anche la disfatta della sua sicumera, esibita in Tv nel momento dell’ovvia discesa dei contagi dopo mesi di lockdown. Stavolta non c’è ironia anti-berlusconiana, e nemmeno la nota (finta) autoironia pop e sottovalutazione del proprio caso biologico allo scopo di innalzare la propria natura simbolica dunque sovrabiologica; non aspettiamo che si affacci alla finestra per consegnare ai già corposi annali uno dei suoi gloriosi gesti – un saluto con le corna, un commento malizioso su un’infermiera – e nemmeno, come in occasione dell’ultimo ricovero nella stanza di 300 mq al San Raffaele, disegnini sui giornali di cosa sia e come funziona una valvola aortica (nel caso noi, sprovvisti di dottor Zangrillo, ce la dovessimo sostituire da soli), a parte il secco e triste bollettino cui ci ha abituato questa malattia. Hai voglia a dire “il mio paziente è asintomatico”, proprio come Briatore, a riprova della bontà della teoria del virus clinicamente morto (intanto com’era prevedibile i ricoveri in terapia intensiva stanno proporzionalmente crescendo coi contagi), quando a smentirti è proprio Berlusconi, dicendo di non avere più febbre e tosse, quindi di averle avute, e sviluppando da ultimo una polmonite bilaterale.
Il medico primario che lancia un messaggio deresponsabilizzante (“Basta paura! Riprendete a vivere più di prima!”) proprio quando alcune norme di base erano state interiorizzate, è sconfessato suo malgrado dal paziente più mediaticamente potente d’Italia. E colpisce che lo specialista sia tornato sulla frase definendola “stonata” e parlando ancora di “isteria” e “panico” (numero di morti per isteria e panico: zero; numero di morti per Covid: 35mila e 534), come se non fosse normale adesso per la famiglia di un signore di 84 anni provare panico; come se non fosse, la paura della Covid, la paura primaria che i nostri cari più fragili muoiano da soli in ospedale, come successo a migliaia di nostri connazionali. Ecco, il corpo di Berlusconi, che è sempre stato bino come quello di tutti i sovrani, ha adesso un’ulteriore dimensione sacrificale: dimostrare che il proprio medico aveva torto.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/06/il-dilemma-etico-su-silvio-ricordare-chi-e-stato-o-esercitare-la-pietas/5922067/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=commenti&utm_term=2020-09-06