sabato 23 gennaio 2021

Governo: Tensione sui responsabili, 'Non rimpasto, ma nuovo esecutivo'.

 

Bruno Tabacci.

Italia Viva, 'Stallo istituzionale serve una soluzione politica'. Di Battista: 'Allontanare il renzismo dalla politica'.

Non si scioglie il nodo della crisi. In vista del voto di mercoledì sulla giustizia e il ministro Bonafede, la maggioranza è a caccia dei numeri al Senato.

Tra i responsabili, anche chi ha votato la fiducia martedì, come la senatrice Lonardo, ora chiede 'garanzia' prima di dire sì al Guardasigilli.

Tabacci, che lavora a nuovi gruppi centristi, va da Di Maio a Palazzo Chigi e chiede un Conte-ter: 'Rafforzare la maggioranza si può, ma serve un governo nuovo, non basta un piccolo rimpasto. Conte è l'unico punto di equilibrio di questa legislatura', dice. Intanto, Italia Viva apre, ma chiede 'una soluzione politica di respiro'

I deputati e i senatori di Italia Viva osservano "con preoccupazione lo stallo istituzionale di questi giorni, la difficile situazione sanitaria e i drammatici dati economici del nostro Paese" e "ribadiscono con forza la necessità, già espressa nel dibattito parlamentare, di una soluzione politica che abbia il respiro della legislatura e offra una visione dell'Italia per i prossimi anni". E' quanto si legge in un documento di Iv, che l'ANSA ha visionato, che conferma che "si muoveranno tutti insieme in modo compatto e coerente in un confronto privo di veti e pregiudizi, da effettuarsi sui contenuti nelle sedi preposte". Nel documento, approvato al termine della lunga assemblea notturna dei gruppi Iv e che porta la firma di tutti i deputati e i senatori, si ringrazia "Teresa Bellanova, Elena Bonetti, Ivan Scalfarotto per la straordinaria dimostrazione di coraggio, libertà e spirito di squadra che hanno dato e stanno dando in questi giorni lottando per le idee e gli ideali non solo di Italia Viva". 

"Leggiamo dichiarazioni e interviste di esponenti politici ancora convinti che ci sia spazio per ricucire con Renzi. Questo nonostante le mie e le nostre affermazioni nei giorni precedenti siano state chiarissime in tal senso. Allora lo ribadisco, a scanso di ogni equivoco: per il Movimento non ci sono margini per ricucire con Renzi, la porta è definitivamente chiusa". Lo sottolinea, interpellato al telefono dall'ANSA, il capo politico M5S Vito Crimi. "Non torneremo con chi è inaffidabile fino a questo punto: con chi si è reso responsabile di una crisi in un momento tanto drammatico per il Paese", aggiunge.

"Ho sempre ritenuto che la mancata revoca" di Autostrade "durante il Conte I fosse imputabile alla pavidità di Salvini. Al contrario ritenevo che il Conte II avrebbe trovato le stesse identiche difficoltà per la contiguità di taluni esponenti del pd con determinati gruppi industriali italiani. E mi riferivo, soprattutto, alla compagine renziana, trombettieri del peggior establishment del Paese. Oggi che allontanare definitivamente il renzismo dalla scena politica italiana non è affatto impossibile, credo sia un dovere morale andare fino in fondo". Così Alessandro Di Battista in un editoriale su Tpi.it rilanciato su Fb. "Non dimentico le parole che l'Ing. De Benedetti disse al suo broker il 16 gennaio 2015: "Faranno un provvedimento. Il governo farà un provvedimento sulle popolari". E ancora: "Passa, ho parlato con Renzi ieri, passa". Poco dopo il governo Renzi fece il provvedimento e l'Ingegnere incassò centinaia di migliaia di euro di plusvalenze. Non dimentico il #Ciaone lanciato dal renziano Carbone per irridere milioni di italiani che si stavano recando alle urne per votare al referendum sulle trivelle. Non dimentico lo strisciante liberismo che si nascondeva dietro le leggi renziane sul lavoro", ricorda l'ex deputato M5S. "Non dimentico le offensive da borghesucci che si sentono élite contro il reddito di cittadinanza, oltretutto avanzate da chi, nel 2019, ha dichiarato un reddito di oltre un milione di euro. Non dimentico, sebbene la stragrande maggioranza dei media sembra averlo fatto, le indagini che coinvolgono i principali esponenti del giglio magico: Renzi, Boschi, Carrai, l'avvocato Bianchi. Tutti indagati nell'ambito dell'inchiesta che riguarda la Fondazione Open. L'indagine che coinvolge Bonifazi riguarda un'altra fondazione, la Eyu. Sono tutti, ovviamente, innocenti per queste inchieste ma sono colpevoli le loro politiche. 

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2021/01/22/italia-viva-e-stallo-serve-soluzione-politica-di-respiro-_cf427a6e-be1a-4328-a1de-7f2c1ef28170.html

Il Sistema Solare si è formato in due tappe.

 

Il Sistema Solare si è formato in due tappe: è l'ipotesi suggerita da nuovi dati e una simulazione, capace di spiegare la diversità fra i pianeti rocciosi più interni, Mercurio, Venere, Terra, Marte e quelli gassosi, come Giove. Il risultato, pubblicato sulla rivista Science, si deve ai ricercatori coordinati da Tim Lichtenberg, dell'università britannica di Oxford.

"Il Sistema Solare interno, che si è formato prima ed è più asciutto, e il Sistema Solare esterno, che si è formato più tardi ed è più umido, sono diversi a causa di due diversi percorsi evolutivi" ha rilevato Lichtenberg. Questo, ha aggiunto, "apre nuove strade per comprendere le origini delle atmosfere di pianeti simili alla Terra".

Recenti osservazioni sui dischi di polveri e gas che si formano intorno alle stelle appena nate hanno mostrato che nella regione del disco dove nascono i pianeti possono esserci livelli di turbolenza tali che le interazioni tra i grani di polvere nel disco e l'acqua possono innescare due differenti esplosioni di formazione di mattoni di pianeti.

La prima avviene nelle regioni più interne del sistema planetario e la seconda avviene successivamente in una regione più lontana. I due distinti episodi di formazione determinano differenti modalità geofisiche di evoluzione: nella regione interna e più vicina alla stella i mattoni dei pianeti subiscono una rapida disidratazione, mentre nella regione più esterna si mantengono più umidi.

Per provarlo, i ricercatori hanno messo a punto una simulazione sulla formazione del Sistema Solare, mostrando che effettivamente la differenza fra i pianeti rocciosi interni e quelli gassosi esterni si può spiegare se questi pianeti sono nati in due fasi diverse. "I giovani pianeti del Sistema Solare Interno - ha osservato Lichtenberg - divennero molto caldi, svilupparono oceani di magma interni, formarono rapidamente nuclei di ferro e il loro iniziale contenuto di elementi volatili evaporò, portandoli a diventare dei pianeti asciutti".

(foto: Rappresentazione artistica della formazione del Sistema Solare in due fasi (fonte: Mark A Garlick / markgarlick.com)

https://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/spazio_astronomia/2021/01/22/il-sistema-solare-si-e-formato-in-due-tappe_f8575961-8a57-4e35-b9e3-28b5975b7c8b.html

venerdì 22 gennaio 2021

Cesa, la pasionaria cattolica Binetti e il Recovery fund. - Peter Gomez

 

Dopo le perquisizioni in casa di Lorenzo Cesa per associazione per delinquere aggravata dal metodo mafioso, la senatrice Udc Paola Binetti dice di sentirsi “come una persona ferita che vuole stare accanto al suo segretario”. La vicinanza umana e spirituale con chi è in difficoltà non può essere criticata. In genere in politica, a meno che non ti chiami Berlusconi, Dell’Utri o Verdini, appena traballi tutti scompaiono. Ma Paola Binetti non è di quella pasta. Ex parlamentare di centrosinistra, poi eletta a Palazzo Madama con Forza Italia e ora forse in procinto di sostenere il governo Conte, la pasionaria cattolica è anzi sicura dell’innocenza di Cesa (“escludo categoricamente il suo coinvolgimento”); ha fiducia, come si dice sempre in questi casi, nella magistratura, anche se, da politica navigata qual è, sa bene come “Lorenzo in qualità di segretario sia esposto a incontrare gente di ogni tipo”.

Anche noi come Binetti siamo garantisti. Cesa come ogni altro indagato o imputato è innocente sino a prova contraria. E il fatto che non sia stato arrestato, a differenza del potente assessore regionale calabrese Francesco Talarico, amico del segretario, fa anzi capire come, secondo i magistrati, contro di lui, per il momento, vi siano solo indizi.

La vicenda però dovrebbe spingere politici, giornalisti e opinionisti a una franca riflessione sulle nostre classi dirigenti. Una riflessione non più rimandabile visto che, se il governo riuscirà a reggere, il nostro Paese sarà presto inondato da centinaia di miliardi targati Ue.

Cesa, infatti, come molti sanno, ma in tanti fanno finta di non sapere, non è un normale leader di partito. È invece un tangentista miracolato dal codice di procedura penale. È un tizio salvato da quella giustizia malata, forte con i deboli e debole con i forti, che proprio l’Europa ci chiede da anni di riformare. Breve promemoria per i finti smemorati. Arrestato nel 1993 quando ancora era un semplice consigliere comunale di Roma, Cesa in carcere confessa. Ammette di essere uno dei tramiti tra i vertici della Dc e gli imprenditori che versano tangenti per gli appalti Anas. Il suo primo verbale sembra quello di Pietro Gambadilegno. “Intendo svuotare il sacco” esordisce prima di svelare decine di mazzette. Il suo referente era il ministro Giovanni Prandini, all’epoca soprannominato “Prendini”. Gli imprenditori si rivolgevano a Cesa e lui andava dal ministro. Un esempio tra tanti: “Gli chiesi cosa dovevo riferire e mi sentii rispondere che dovevo chiedere il 5 per cento sull’importo dell’appalto”. Il futuro segretario Udc racconta con dovizia di particolari di “borse di plastica”, “cartellette rigide”, “buste sigillate” tutte contenenti denaro. Risultato: Cesa, dopo la “sua ampia confessione”, viene condannato in primo grado a 3 anni e 3 mesi. Nel 2003, però, la Corte di Appello annulla le condanne per un cavillo procedurale: nel frattempo è uscita una sentenza della Corte costituzionale che ha di fatto stabilito come il Tribunale dei ministri fosse competente non solo per Prandini, ma anche per i coimputati. Il processo deve ricominciare, ma per il giudice gli atti compiuti sono ormai “inutilizzabili”. Nel 2005 il Gip ordina il “non luogo a procedere”. Così, sebbene abbia ammesso tutto, viene più volte candidato e spesso eletto.

E qui arriviamo alla riflessione. Anzi alla domanda: davvero si può pensare che spenderemo bene i soldi del Recovery fund se chi rappresenta i cittadini non è in grado di selezionare i suoi compagni di strada? Si attende, dalla senatrice Binetti e da tutti gli altri, una cortese risposta.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/22/cesa-la-pasionaria-cattolica-binetti-e-il-recovery-fund/6074558/

IL MINUS ROSATO E I 5 STELLE. - Roberta Labonia

 

La crisi di governo l'ho seguita, pressoché tutta, dall'ospedale. E caso ha voluto che proprio ieri l'altro, mentre Conte incassava la seconda fiducia in Senato, venissi dimessa. Un covid messo all'angolo e un Conte ancora saldo al governo, tutto in un giorno: che vuoi di più dalla vita? 😜

Tanto è stato già detto delle 48 ore che hanno segnato questa incomprensibile crisi al cardiopalma, forse già tutto, forse anche troppo. Per questo voglio soffermarmi su un episodio che, pur avvenuto in quelle ore, guarda oltre la crisi di governo. A mio avviso non è stato pienamente colto nella sua gravità né stigmatizzato quanto avrebbe meritato. Per dirla come la grande Liliana Segre, me ne sono sentita profondamente indignata.

Mi riferisco alle parole pronunciate durante il suo intervento alla Camera dall'italomorto Ettore Rosato.
Castronerie se ne sono ascoltate tante ( basta pensare all'abbietto intervento del leghista Borghi), ma la frase che ho sentito pronunciare da questo individuo ha toccato la vetta dell'ignominia e farebbe ridere, se non fosse tragico, constatare che le ha proferire pensando di tributare chissà quale elogio ai 5 Stelle. Rosato ha detto in aula, testuale :

"... Io conosco i colleghi del M5s ormai da 8 anni, tra loro ci sono molte persone che stimo, hanno la capacità di DISCERNERE le cose… LE CAPISCONO COME LE CAPIAMO NOI, non c’è differenza da questo punto di vista”.

Uno svarione da andarsi a sotterrare dalla vergogna se solo avesse avuto quel minimo quoziente intellettivo da fargliene percepire tutta la portata offensiva. Ma troppo tardi: il "minus" Rosato si è accorto che qualche cosa non girava solo grazie alla fragorosa risata con cui i pentastellati hanno accolto le sue parole.

Potremmo archiviare l'incidente come uno dei tanti teatrini a cui ci ha abituato certa politica di bassa cucina non fosse che, suo malgrado, le parole di Ettore Rosato hanno scoperchiato il comune sentire di buona parte dei personaggi del partitone unico che da decenni "okkupano" le nostre Istituzioni.

Lui le ha pronunciate come fosse lo scemo del villaggio ma è ciò che nell'intimo pensano, ma si guardano dal dirlo pubblicamente, i suoi colleghi parlamentari di lungo corso.

Gente che il Parlamento lo ritiene cosa propria, gente ben lontana da quello spirito di servizio verso la collettività che dovrebbe guidarla.

Questa genia, a distanza di quasi 10 anni, vive ancora come un oltraggio, è evidente, l'invasione pentastellata: comuni cittadini, dei parvenu', degli "scappati di casa", che nel 2018, per una strana congiunzione astrale, hanno osato sedere nei banchi del Governo con idee rivoluzionarie: servire la collettività e NON, servirsi della collettività.

Mi tocca rispolverare il termine "casta" per esprimere ciò che percepisco dietro le parole di Rosato (vi ricordo: porta il suo nome la legge elettorale con cui il Parlamento tutto, nell'ottobre 2017, cercò di sbarrare la strada al Movimento). Quello che ha detto questo misero figuro, non a caso succube inconsapevole delle smanie di grandeur che pervadono il suo sfigatissimo capo bastone, tradisce l'intimo pensiero di questi mestieranti del far politica: gente collusa, scafata, ricattabile, che si nutre delle rendite di posizione acquisite negli anni col mestiere, con la furbizia, quasi mai con intelligenza.

Di compromesso in compromesso gran parte di loro sono stati nominati, non eletti e si sentono depositari di un diritto acquisito che fa carne di porco di quel ruolo nobile di rappresentanza popolare che dovrebbero incarnare. Genia che si sente unica depositaria di cultura (e pensare che sono del MoVimento il maggior numero di laureati oggi in Parlamento!).
Una "intellighenzia" autoreferenziale, spocchiosa, portatrice di malcelato disprezzo verso chiunque non riconosca del suo mondo.

Non mi aspetto che un Ettore Rosato qualsiasi comprenda la portata, la gravità delle parole pronunciate ma, da irriducibile ottimista quale sono, mi aspetto che le donne e gli uomini di buona volontà di questo Paese sappiano cogliere il senso di quelle parole per rendersi conto che l'entrata del MoVimento 5 Stelle nelle Istituzioni, fra i tanti meriti, ne ha avuto uno non banale: ha scoperchiato la vergogna di un Parlamento che di legislatura in legislatura, aveva smarrito se stesso.

Blog di Stelle e dintorni.

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Mafia Capitale, i giudici d'appello confermano la condanna a sei anni per Alemanno: "Fu corruzione". - Maria Elena Vincenzi

 

Le motivazioni della sentenza di secondo grado: "I finanziamenti alla Fondazione Nuova Italia erano richiesti dall'ex sindaco ed erano parte integrante degli accordi". La vicenda è un filone dell'inchiesta sul Mondo di Mezzo in cui si ipotizza che l'allora primo cittadino abbia "piegato la sua funzione" agli interessi di Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, ottenendo in cambio, secondo l'accusa, oltre 220mila euro.

Non ha dubbi la Corte d'Appello: Gianni Alemanno è "evidentemente colpevole" di corruzione. Lo mettono nero su bianco i giudici della Terza sezione penale nelle motivazioni della sentenza pronunciata lo scorso 23 ottobre che aveva condannato l'ex sindaco di Roma a sei anni per uno stralcio di Mafia Capitale. Si è trattato di una conferma in realtà: la stessa pena era stata comminata in primo grado.

La vicenda è un filone dell'inchiesta sul Mondo di Mezzo in cui si ipotizza che Alemanno abbia "piegato la sua funzione di sindaco" agli interessi dei "corruttori" Salvatore Buzzi, l'ex "ras" delle cooperative, e dell'ex Nar Massimo Carminati, ottenendo in cambio, secondo l'accusa, circa 223.500 euro, considerato il prezzo del reato di corruzione, che sarebbe avvenuta tra il 2012 e il 2014. Un'impostazione confermata dalla Corte d'Appello che in un provvedimento di 118 pagine ripercorre tutta la storia e le testimonianze. Non ha dubbi la Corte che i finanziamenti da parte di Buzzi alla Fondazione Nuova Italia fossero stati richiesti espressamente dall'allora sindaco, denaro che era "parte integrante dei patti corruttivi relativi agli interventi volta per volta posti in essere da Alemanno in favore delle Cooperative". Quei soldi, si legge, destinati proprio a lui per agire sull'amministrazione e sulle aziende a questa legate, in particolare Ama ed Eur Spa.

"Alemanno - si legge - risponde di corruzione perché è pubblico ufficiale e, quale corrispettivo dell'aggiudicazione della gara di cui al bando 18/011 e degli interventi diretti per lo sblocco dei crediti delle cooperative nei confronti di Ama Spa ed Eur Spa, ha ricevuto utilità diverse ed ulteriori rispetto alle tangenti ricevute da Panzironi, ossia le rilevanti somme di denaro versate dalle cooperative alla Fondazione Nuova Italia specie in occasione delle cene elettorali, nonchè gli altri favori (claque ai comizi e agli eventi, assunzione di persone gradite al sindaco)".

Non è tutto. "Il presente giudizio - scrive ancora il collegio presieduto da Aurora Cantillo - insegna e conferma che purtroppo nella pratica le competenze di direzione amministrativa dipendono dalla direzione politica, e ciò può portare al degrado e alla distorsione dell'attività della p.a. che emergono a piene mani dagli atti del processo". I giudici sottolineano "straordinaria gravità delle condotte criminose che in quegli anni hanno letteralmente funestato il rapporto tra imprenditori, cooperative e politica, inquinando in modo sistemico i gangli della vita amministrativa della città di Roma".

Riferendosi alla decisione della Cassazione che ha fatto cadere l'accusa di associazione mafiosa nel processo principale, la Corte non usa mezzi termini nel definire Mafia Capitale: "L'attenzione generale è stata focalizzata sull'esclusione del reato di cui all'articolo 416 bis e della corrispondente aggravante 'mafiosa' contestata, esclusione che è stata diffusamente spacciata come il più rilevante risultato dell'accertamento giudiziale. E' invece rimasta in secondo piano l'esistenza di due associazioni a delinquere, almeno una delle quali (quella che faceva capo a Salvatore Buzzi e Massimo Carminati) impegnata nel più rilevante sistema corruttivo mai accertato nel territorio del Comune di Roma, con lo stabile e ben remunerato asservimento di pubblici ufficiali a tutti i livelli - meri dipendenti, dirigenti di servizi, consiglieri comunali ed assessori, dirigenti di aziende a capitale pubblico - agli interessi di Buzzi e delle sue cooperative".

E ancora: "Il dato oggettivo da sottolineare a questo punto è che la quasi totalità delle condotte criminose in questione furono poste in essere nel quinquennio (2008-2013) in cui fu sindaco l'odierno imputato". Gli avvocati di Alemanno già annunciano il ricorso in Cassazione: "Anche le motivazioni - dicono Filippo Dinacci e Cesare Placanica - confermano una sentenza appiattita su una ricostruzione fallace, in fatto e diritto, punitiva finanche oltre le richieste della pubblica accusa e in qualche modo gia'  posta in discussione nella sentenza definitiva del procedimento principale. Abbiamo molti argomento da proporre al giudice di Cassazione che sapra' sottrarsi alle suggestioni che hanno condizionato, in tutta questa vicenda, i giudizi del merito".

https://roma.repubblica.it/cronaca/2021/01/20/news/mafia_capitale_i_giudici_d_appello_quella_di_alemanno_fu_corruzione_-283516598/

Giallo sulla bambina soffocata a Palermo. TikTok "sulla piattaforma non c'è la blackout challenge". - Giuseppe Marinaro

 

La piccola di Palermo si era avvolta una cinta al collo per la famigerata 'blackout challenge'. I genitori hanno autorizzato l'espianto degli organi. Il social però replica: sulla piattaforma non c'è traccia di video con la sfida letale.

AGI - È morta la bambina di 10 anni di Palermo che si era avvolta una corda attorno al collo, secondo gli inquirenti per partecipare a una 'sfida di soffocamento estremo sul social TikTok. La piccola del quartiere Kalsa la sera di mercoledì 20 gennaio era stata portata dai genitori disperati all'ospedale "Di Cristina" dopo un arresto cardio-circolatorio: i medici del pronto soccorso erano riusciti a riavviare il battito dopo diversi tentativi.

I tentativi di rianimarla.

I medici avevano riferito che era caduta in "coma profondo per un'encefalopatia post-anossica prolungata" e l'avevano ricoverata in terapia intensiva ma le sue condizioni erano apparse subito critiche. Poi è stata dichiarata la morte cerebrale e i genitori hanno acconsentito all'espianto degli organi per la donazione multipla. 

Sequestrato lo smartphone.

Sulla vicenda indaga la polizia che ha sequestrato lo smartphone. I genitori disperati che l'hanno trovata esanime per terra dopo l'assurda prova di resistenza nota come 'blackout challenge'. I medici del pronto soccorso sono riusciti a riavviare il battito dopo diversi tentativi e hanno eseguito diversi esami diagnostici per verificare i danni agli organi in seguito all'asfissia.

La ricostruzione.

Secondo le prime ricostruzioni fornite dal padre, la bambina stava giocando nel bagno di casa. La piccola aveva l'estremità di una accorda stretta attorno al collo e l'altra parte attaccata alla barra porta-asciugamani, come se fosse impiccata. Accanto a lei lo smartphone. Per liberarla è stato necessario tagliare la corda, ma la piccola non dava segni di vita dopo l'assurda prova di resistenza

Sul caso indaga la Polizia che ha sequestrato lo smartphone della bambina. Dopo il decesso sono iniziate le procedure di accertamento previste dalla legge da parte dell'apposita commissione di clinici, in raccordo con l'autorità giudiziaria.

La richiesta di norme più severe.

Immediate le reazioni di sdegno per l'episodio e le richieste di un giro di vite contro i giochi estremi promossi attraverso i social. "Servono regole severe che impediscano l'accesso a chi non ha l'eta' stabilita e che sanzionino in modo efficace chi pubblica e condivide contenuti che istigano alla violenza e all'autolesionismo", ha detto l'avvocato Elisabetta Aldrovandi, presidente dell'Osservatorio nazionale sostegno vittime, che aggiunge: "Come mai una bambina di dieci anni aveva un profilo o accesso a TikTok, dato che si tratta di un social che, in base alle sue regole, consente l'iscrizione a partire dai 13 anni? Regole però non soggette a controlli particolari, e così basta mentire sull'età e ci si iscrive. Non si vuole capire che i social non sono giocattoli per bambini, ma mondi virtuali in cui, spesso senza i dovuti controlli, vengono caricati video e immagini assolutamente non idonei a menti acerbe che non possono capire né i contenuti ne' le conseguenze cui vanno incontro partecipando a certe assurde sfide. E i genitori o gli adulti dovrebbero controllare, sempre, sia chi seguono i loro figli, sia i loro follower". 

La replica di TikTok.

TikTok replica assicurando di non aver "riscontrato alcuna evidenza di contenuti che possano aver incoraggiato" alla 'blackout challenge'.

"Siamo davanti ad un evento tragico e rivolgiamo le nostre piu' sincere condoglianze e pensieri di vicinanza alla famiglia e agli amici di questa bambina" ha dichiarato un portavoce di TikTok, "La sicurezza della community TikTok è la nostra priorità assoluta, per questo motivo non consentiamo alcun contenuto che incoraggi, promuova o esalti comportamenti che possano risultare dannosi".

"Utilizziamo" ha aggiunto il portavoce, "diversi strumenti per identificare e rimuovere ogni contenuto che possa violare le nostre policy. Nonostante il nostro dipartimento dedicato alla sicurezza non abbia riscontrato alcuna evidenza di contenuti che possano aver incoraggiato un simile accadimento, continuiamo a monitorare attentamente la piattaforma come parte del nostro continuo impegno per mantenere la nostra community al sicuro. Siamo a disposizione delle autorità competenti per collaborare alle loro indagini".

foto: © Maria Laura Antonelli / AGF -  ambulanza (AGF)

https://www.agi.it/cronaca/news/2021-01-21/sfida-soffocamento-tik-tok-bambina-in-fin-di-vita-11106307/

L’Uscita del bullo è una benedizione per il Paese. - Lorenza Carlassare*

 

Quando accendo la televisione e vedo Matteo Renzi la spengo subito. La sua uscita dal governo è una benedizione per l’Italia e Conte ne esce rafforzato perché non ha più una opposizione interna. È assurdo che il politico più impopolare d’Italia voglia buttare giù quello più popolare: dal punto di vista della democrazia è una cosa spaventosa. Se gli Stati Uniti avevano Donald Trump, noi abbiamo il bulletto di provincia Renzi. Adesso il governo deve andare avanti il più possibile trovando convergenze in Parlamento sui provvedimenti, per esempio sulla legge elettorale che non è stata ancora modificata: per questo la strada delle elezioni sarebbe disastrosa. Conte deve tener duro fino alla fine della legislatura: si mostri forte e responsabile. Se tutti gli altri non lo saranno, prima o poi ci sarà una resa dei conti con i cittadini.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/22/luscita-del-bullo-e-una-benedizione-per-il-paese/6074553/

*Lorenza Carlassare è una giurista, costituzionalista e accademica italiana, professoressa emerita di diritto costituzionale all'Università degli Studi di Padova.