venerdì 17 giugno 2022

Nibiru, mistero vicino ad una svolta. - Roberto Mattei

 Potrebbe essere un pianeta o una stella nana bruna o rossa. I suoi abitanti? Creatori della razza umana.

Nibiru, il corpo celeste che i Sumeri associavano al dio Marduk, la divinità protettrice dell’antica città di Babilonia, potrebbe non essere un racconto simbolico o mitologico. Ad affermarlo, questa volta, non sono i paranoici sostenitori delle teorie apocalittiche legate al calendario Maya o i soliti studiosi revisionisti alla ricerca di popolarità e da sempre contestati dalla comunità scientifica, ma due autorevoli astrofisici americani.

Stiamo parlando di John Matese Daniel Whitmire, emeriti professori di fisica presso la University of Louisiana a Lafayette,  che, nel novembre 2010, hanno pubblicato uno studio sulla rivista scientifica Icarus, concernente la possibile esistenza di un enorme corpo celeste in prossimità della nube di Oort, un ipotetico alone sferico che si estende fino ai confini dell’influenza gravitazionale del Sole, tra le 20 mila e 100 mila unità astronomiche (da 0,32 a 1,58 anni luce), costituito da milioni di nuclei di comete e per questo paragonabile a un grosso “serbatoio”.

Cosa ci sia di preciso in quella zona ai margini del nostro sistema solare ancora non lo sappiamo con certezza, ma  l’ipotesi è che laggiù ci sia qualcosa di mastodontico, un pianeta o una stella nana, bruna o rossa, con una massa  pari a circa quattro volte quella di Giove, che interferirebbe nelle orbite delle comete avvicinandole alla nostra stella. L’idea che il nostro sistema solare sia di tipo binario, cioè composto da due diverse stelle che ruotano una intorno all’altra, non è una cosa nuova. Già nel 1984, David M. Raup e John J. Sepkoski Jr, paleontologi della University of Chicago, presentarono sulla rivista Nature il risultato di una loro indagine statistica, che rivelava una periodicità costante nelle estinzioni di massa avvenute durante gli ultimi 250 milioni di anni. La causa di questi eventi, che scientificamente assumono la denominazione di transazioni biotiche, sarebbe da imputare a un corpo celeste sconosciuto che ogni 26 milioni di anni attraverserebbe la nube di Oort, disturbando col suo campo gravitazionale l’orbita delle comete ivi presenti, alcune delle quali finirebbero per colpire la Terra.

Le conseguenze di tale impatto porterebbero ogni volta al sovvertimento dell’intero ecosistema terrestre, con la conseguente scomparsa di un grande numero di specie viventi e la sopravvivenza di altre che diventerebbero dominanti; la scomparsa dei dinosauri, che recenti studi hanno dimostrato essere tra gli animali più intelligenti della preistoria, e il prosieguo dell’esistenza umana, potrebbero essere un valido sostegno a questa teoria. La prova del nove di tutta questa storia, tanto affascinante quanto incredibile, risiederebbe nella datazione di alcuni crateri meteoritici lunari e terrestri (solo sul nostro pianeta se ne contano oltre 190), il cui impatto si sarebbe verificato in coincidenza con le estinzioni di massa. Di opinione completamente diversa è lo scienziato Coryn Bailer-Jones del Max Planck Institute for Astronomy,  che, dopo aver notato alcuni errori commessi dai suoi predecessori nella fase di acquisizione dati, avrebbe esaminato nuovamente la cronologia dei crateri ed elaborato le informazioni raccolte con l’ausilio delle più moderne tecniche statistiche. Il risultato di tale studio evidenzierebbe che non esiste una frequenza costante degli eventi calamitosi ma solo un  lieve incremento degli impatti di asteroidi e comete negli ultimi 250 milioni di anni, un fenomeno ancora tutto da spiegare, almeno per noi uomini dell’era spaziale.

Si perché per i nostri antenati vissuti all’alba dei tempi, quando il cielo si scrutava ancora ad occhi nudi, questi fatti non sembravano affatto rappresentare un mistero. Sulle pagine di 2duerighe ci siamo già occupati in passato di fatti curiosi come questo. Storie affascinanti e misteriose, spesso ai limiti della credibilità, capaci di mettere in crisi la visione delle cose che la scienza ritiene di avere ormai acquisite e che comunque non possono non essere considerate come portatrici di almeno un po di verità. E’ proprio alla luce di queste considerazioni che abbiamo deciso di indagare su Nibiru partendo dalle origini, da quel giorno in cui nella più grande biblioteca dell’antichità, quella del re Assurbanipal, a Ninive (odierna Kuyunjik in Kurdistan, nelle vicinanze di Mossul), vennero alla luce circa 25000 tavolette d’argilla scritte in caratteri cuneiformi, alcune delle quali lasciarono attoniti gli addetti ai lavori, facendo sorgere seri dubbi sulla reale storia dell’uomo. In alcuni documenti, vecchi di circa seimila anni, viene descritta la nascita del nostro sistema solare; altri manufatti, datati intorno al 2000 a.C., descrivono in maniera completa e minuziosa i pianeti della via Lattea indicandone dimensioni e caratteristiche, peculiarità, queste, acquisite dall’astronomia solo in epoche decisamente più vicine a noi. E’ il caso dell’incisione sumera conservata presso il Vorderasiatische Museum di Berlino, catalogata con la sigla VA/243, che raffigurerebbe in scala tutti i principali corpi celesti del nostro sistema solare.

Ciò che intriga anche gli scettici più incalliti è proprio l’elevato grado di sviluppo tecnologico raggiunto da questa civiltà, che già 4000 anni prima di Cristo utilizzava un sistema di stampa a caratteri mobili. Leggi, precetti e documenti di cui era necessario dimostrarne l’autenticità, venivano realizzati con dei cilindretti in pietra su ciascuno dei quali era inciso in rilievo un pittogramma. Questi “caratteri tipografici” venivano infine impressi sull’argilla bagnata e servivano per scrivere, comunicare, tramandare ai posteri usi, consuetudini e notizie di fatti accaduti. Se consideriamo che l’invenzione della stampa viene attribuita al tedesco Johann Gutenberg intorno alla metà del 1400 e che i primi rudimenti di questa tecnica risalgono intorno all’anno mille per opera dei cinesi, c’è da chiedersi come facciano ancora certi storici a giudicare nella norma simili conoscenze. Considerando il grado di sviluppo intellettuale e tecnologico posseduto da questa civiltà, pur assumendo per semplicità di calcolo che ci sia stato nel tempo un progresso lento ma costante della ricerca scientifica, oggi dovremmo essere qui non a pianificare un viaggio su Marte ma a preparare la colonizzazione di altri pianeti al di fuori del nostro sistema solare! I Sumeri, per chi ancora non lo sapesse, avevano delle conoscenze matematiche sbalorditive, basate non sul sistema decimale, quello che noi uomini dell’era spaziale utilizziamo nella vita di tutti i giorni, ma su quello sessagesimale, oggi impiegato per le misure temporali, astronomiche, angolari e geografiche (coordinate).

Le cognizioni di matematica complessa permettevano loro di costruire edifici di ogni genere. Non capanne fatte di erba secca e fango, ma costruzioni di alto livello ingegneristico realizzate con mattoni cotti al forno, quei laterizi che essi stessi producevano e poi essiccavano in sofisticatissime fornaci alimentate a petrolio. Petrolio? Si, avete capito bene signori miei, “l’oro nero”, il combustibile per eccellenza delle nostre automobili, che i sumeri estraevano  dai giacimenti petroliferi di cui la loro terra era ricca. Insomma, penso abbiate capito da soli che ci troviamo realmente di fronte ad un popolo che presenta un bagaglio culturale notevole, senza eguali nella storia dell’umanità. Dopo una lunga parentesi riprendiamo il filo del discorso dal punto in cui l’avevamo lasciato e cioè dal sigillo cilindrico VA/243, conservato presso il museo di Stato di Berlino. Osservando il bassorilievo si notano delle forme tondeggianti in rilievo concentrate tutt’intorno ad una stella. Questa rappresentazione ha scatenato per anni un putiferio tra le spiegazioni dell’archeologia tradizionale, che le vuole delle stelle e precisamente la costellazione delle Pleiadi, una delle formazioni astronomiche più rappresentate dall’arte sumera, e le teorie dello scrittore e archeologo Zecharia Sitchin, secondo il quale quei “pallini” sarebbero in realtà i pianeti del nostro sistema solare.

Nonostante il letterato abbia dedicato tutta la sua vita allo studio delle lingue semitiche e sia un esperto di civiltà Sumera, tanto da essere considerato uno dei pochi studiosi al mondo capace di decifrare le iscrizioni scritte in caratteri cuneiformi che ricoprono i bassorilievi e le tavolette d’argilla ritrovate in tutto il Medio Oriente, le sue affermazioni vengono giudicate inattendibili dal mondo scientifico per l’assenza di prove a sostegno. Sitchin sostiene che circa 4,5 miliardi di anni fa, quando il nostro sistema solare era ancora in fase di formazione, un corpo celeste vagante nello spazio venne catturato dal campo gravitazionale di Nettuno che ne deviò la traiettoria verso l’interno. Giunto in prossimità di Giove, la forza di attrazione del “colosso gassoso” lo fece sobbalzare su un’orbita ancora più interna e uno dei sette satelliti naturali dell’oggetto venne a trovarsi sullo stesso percorso di Tiamat, un pianeta che allora esisteva tra Marte e Giove. L’impatto tra i due corpi celesti fu inevitabile. Nello scontro, una parte dei frammenti di Tiamat vennero catapultati nello spazio dando origine alle comete, altri andarono a formare la cintura di asteroidi oggi presente tra Marte e Giove. Ciò che rimase dell’astro originò il sistema Terra-Luna. Da allora, l’oggetto celeste portatore di morte e distruzione ripercorrerebbe l’antico tragitto ogni 3500 anni, seguendo un’orbita ellittica molto ampia. Il suo nome è Nibiru, che in lingua accadica significa “punto di attraversamento”. Anche se come abbiamo detto all’inizio questa teoria di Sitchin è fortemente contrastata da storici e ricercatori, che la ritengono il frutto di una sua personale interpretazione, le ultime scoperte scientifiche sulla formazione della Luna avvalorerebbero il suo pensiero. La datazione isotopica dei campioni di roccia lunare portati a Terra dagli astronauti, evidenzierebbe che il nostro satellite risale a circa 4,5 miliardi di anni fa, lo stesso periodo in cui si suppone sia nata la Terra. Inoltre, analizzando la composizione della Luna è emerso che questa è pressoché identica a quella del mantello terrestre privato degli elementi più leggeri, evaporati per la mancanza di un’atmosfera e della forza gravitazionale necessarie a trattenerli.

E non finisce qui! Infatti Nibiru potrebbe essere quella compagna del Sole, tanto decantata da Matese e Whitmire, nota con il nome di Nemesis. Se così fosse, però, il periodo orbitale dell’astro sarebbe di circa 26 milioni di anni e non di 3500 come supposto da Sitchin! Di conseguenza, potremmo finalmente ammettere di aver sfatato un po di bufale che da tempo circolano in rete sulla fine del mondo attesa per il 21 dicembre 2012, visto che l’incontro-scontro con Nibiru-Nemesis sarebbe rimandato di qualche milione di anni. Nel frattempo gli scienziati della NASA, grazie al telescopio spaziale infrarosso Wide-Field Infrared Survey Explorer (WISE), scandagliano il cielo alla ricerca di nuovi corpi celesti e chissà se prima o poi, dopo la scoperta di WISE 1828+2650, la stella nana bruna più piccola e fredda mai osservata prima, possano finalmente annunciare al mondo che il “pianeta dell’attraversamento”esiste realmente. Ma c’è un ultimo aspetto che vorrei toccare a proposito del caso Nibiru, e riguarda i suoi abitanti menzionati in molti testi epici e religiosi della Mesopotamia. Dopo aver tradotto l’Enuma Elish, il poema mesopotamico sul mito della creazione, Zecharia Sitchin si sarebbe reso conto che quelli  che venivano rappresentati come degli dei dall’archeologia ufficiale, erano in realtà dei pianeti o esseri viventi di altri mondi: i sumeri li chiamavano Anunnaki. Erano gli abitanti di Nibiru, una razza tecnologicamente avanzata molto simile a quella umana ma di statura più alta, arrivati sulla Terra circa 450 mila anni fa, con l’intento di instaurare un cantiere per l’estrazione dell’oro indispensabile per la sopravvivenza del loro pianeta. Nell’Africa meridionale e centro-orientale trovarono le zone ideali per scavare le proprie miniere. Il minerale una volta trasformato in polveri sottili e rilasciato nell’aria avrebbe riparato i danni arrecati all’atmosfera: dall’eccessivo calore del Sole, nel punto in cui la distanza tra i due corpi celesti diventa minima e dall’aumento di velocità che Nibiru subiva nella parte più stretta della sua traiettoria ellittica.

Durante la loro permanenza terrestre gli alieni, attraverso un’operazione di ingegneria genetica avrebbero dato vita all’Homo Sapiens, incrociando la loro razza con gli abitanti primitivi (ominidi) della Terra. Il nuovo essere doveva servire per coadiuvare gli Anunnaki, essenzialmente come forza lavoro, nelle operazioni di prelievo dei metalli dalle miniere. Mentre la scienza si chiede quale film di fantascienza abbia visto Sitchin per arrivare a fare simili affermazioni, qualcosa di veramente sconcertante noi di 2duerighe abbiamo appreso dalle Sacre Scritture e precisamente dal capitolo 6, versetti 1-8 del libro della Genesi: «1 Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, 2 i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. 3 Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni». 4 C’erano sulla terra i Giganti a quei tempi – e anche dopo – quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi. 5 Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male. 6 E il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. 7 Il Signore disse: «Sterminerò dalla terra l’uomo che ho creato: con l’uomo anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito d’averli fatti». 8 Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore.» E’ possibile che i figli di Dio fossero gli Anunnaki, angeli caduti dal cielo, asessuati, in grado di assumere sembianze umane e replicare la sessualità dell’uomo a fini riproduttivi? Se così fosse, chi erano invece i giganti?

Di loro troviamo traccia non solo nella mitologia mesopotamica ma anche in quella romana e greca, dove venivano descritti come creature prodigiose e abili conoscitori dell’arte della lavorazione del ferro. Come si può dimenticare il celebre combattimento biblico tra Davide e Golia o lo scontro tra Ulisse e Polifemo nel poema omerico dell’Odissea? La risposta a tutte le nostre domande è contenuta nel misterioso Libro di Enoch, un testo apocrifo di origine giudaica e dai contenuti sconcertanti risalente al I secolo a.C., rinvenuto   nel 1773 dall’archeologo scozzese James Bruce, in una grotta del sito archeologico di Qumran (ebraico: קומראן, arabo: خربة قمران – Khirbet Qumran), sulla riva nord-occidentale del Mar Morto. In tutti i 108 capitoli che compongono l’opera vengono affrontati temi incredibili, da lasciare a bocca aperta anche gli scienziati più integerrimi. Infatti, oltre a tipiche descrizioni narrative e parabole, l’autore parla di visioni apocalittiche e metafisiche, viaggi in cielo, concetti di astronomia e astrologia. Tutto ebbe inizio quando un gruppo di “angeli ribelli” capeggiato da Samyaza, un angelo di rango elevato, decise di scendere sulla Terra sotto sembianze umane per studiare da vicino gli altri figli di Dio (gli esseri umani) e insegnare loro ad amare. Ma durante la loro permanenza gli angeli vollero strafare e spiegarono: agli uomini lo studio delle costellazioni, dei pianeti e la costruzioni delle armi; alle donne l’arte della seduzione e della bellezza. Alla fine furono proprio loro ad adulare le femmine umane accoppiandosi con esse  e dando origine a delle creature ibride: i giganti o Nephilim. Per aver dato ai loro “fratelli umani” conoscenze nuove e proibite gli angeli caduti furono puniti da Dio. E’ chiaro a questo punto che i famigerati Anunnaki non erano giganti bensì angeli.

Nel suo libro dei segreti, Enoch li descrive come uomini grandissimi come mai ne aveva visti prima: il viso lucente come il sole, gli occhi ardenti come lampade, le  braccia simili a delle ali d’oro. Impaurito dalla loro imponenza l’uomo restò impietrito, immobile, con lo sguardo pieno di paura. E’ facile immaginare come questi esseri non fossero in realtà delle divinità ma degli alieni in carne ed ossa con tanto di tute spaziali; gli antichi vedendoli scendere dal cielo li scambiarono per degli dei e da qui presero forma i miti, le leggende e i testi sacri di tutto il mondo.  Chi ha orecchie per intendere, intenda.

Roberto Mattei

25 febbraio 2012

https://www.2duerighe.com/le-colonne-d-ercole-miti-e-misteri/4477-nibiru-mistero-vicino-ad-una-svolta.html

ESCLUSIVO: “Tesoro alieno” di 7.000 anni trovato in Messico.


Un antico tesoro scoperto in una grotta in Messico confermerebbe che una civiltà aliena ha vissuto sulla Terra per migliaia di anni.

Nel video (sotto), Klaus Dona mostra un certo numero di artefatti , risalenti a oltre 7.000 anni fa, che raffigurano figure come alieni con musi lunghi con occhi rotondi accanto ad UFO che volano sopra la terra.

Il video è stato realizzato in Messico e pubblicato sul canale UFOmania …

Una persona ha commentato nel video:

“Non ho mai visto questi artefatti prima, ma nessuno di loro mi sorprende. C’è molto altro in arrivo.”

Un altro aggiunto:

“Prove incredibili per sostenere che gli extraterrestri hanno vissuto sulla Terra per molto tempo.”

Un terzo scriveva ancora:

“Hanno vissuto sulla Terra per oltre 7.000 anni e hanno creato l’uomo.”

Naturalmente vi terremo informati su questa vicenda, sempre che non sia un falso…..

https://www.hackthematrix.it/?p=18793&feed_id=126415&_unique_id=62ab0da9dae7e&fbclid=IwAR1t1juUXrqmRIkO8WPb1Qxborfb_HjrxcfRFrkC9SfHEsxLfA6F6bsiD_o




Storia Le geometrie nascoste del tempio più antico del mondo.

Il sito archeologico di Göbekli Tepe si trova nell'odierna Turchia, al confine con la Siria. Wikimedia Commons

Undicimila anni fa, un gruppo di cacciatori raccoglitori della Turchia eresse il tempio di Göbekli Tepe seguendo un piano architettonico ben preciso.

Il tempio in pietra più antico del mondo, nel sito archeologico di Göbekli Tepe (Turchia) potrebbe essere stato eretto seguendo un preciso piano architettonico basato su motivi geometrici. Di per sé non sarebbe un fatto così sorprendente, se non fosse che il complesso megalitico fu costruito circa 11.500 anni fa, prima che agricoltura e allevamento diventassero attività economiche stabili: a progettarlo fu probabilmente una popolazione di cacciatori-raccoglitori, molto più avanzata di quanto si credesse. 

SIGNIFICATO RELIGIOSO. Il tempio di Göbekli Tepe, da molti considerato il più antico santuario costruito dall'uomo, precede Stonehenge di 6.000 anni. Consiste in una serie di recinti circolari in pietra grezza delimitati da enormi pilastri calcarei e da una quarantina di pietre assemblate a forma di T, alcune delle quali alte anche cinque metri e pesanti 50 tonnellate. Parte di questo materiale è decorato con incisioni e sculture di ispirazione animale, prodotte tra 9.600 e 8.200 anni prima di Cristo. Poiché attorno al sito non c'è traccia di insediamenti umani, si pensa che Göbekli Tepe ("collina tondeggiante", in turco, "sacre rovine", in curdo) fosse una sorta di cattedrale sopraelevata, un luogo sacro su una collina.

I recinti principali del sito di Göbekli Tepe sono disposti a formare un triangolo equilatero. © Gil Haklay/AFTAU

GEOMETRIE INATTESE. Un gruppo di archeologi dell'Università di Tel Aviv e dell'Israel Antiquities Authority ha sfruttato una tecnica di analisi basata su algoritmi spaziali per misurare il piano architettonico di Göbekli Tepe. È emerso che le tre strutture principali del complesso, i recinti B, C, D, sono "legate" da un motivo geometrico preciso: i loro centri formano un triangolo equilatero praticamente perfetto, nonostante dimensioni e posizioni dei recinti siano apparentemente causali. Muretti e pilastri sarebbero stati disposti secondo un progetto unitario e - al contrario di quel che si pensava - sarebbero stati eretti nella stessa epoca. 

Nessuno tra gli archeologi si aspettava questo livello di pianificazione in una cultura distante millenni dalle invenzioni della scrittura. Perseguire forme così precise implicava una conoscenza almeno rudimentale dei sistemi di calcolo e della geometria, e la possibilità di tracciare mappe geometriche sul suolo.

IL RIFLESSO DI UN CAMBIAMENTO? L'edificazione contemporanea dei tre recinti "portanti" implica anche un maggiore apporto di manodopera e forza lavoro: un livello di organizzazione sociale più gerarchico e stratificato di quello che attribuiremmo a una popolazione di cacciatori-raccoglitori. Letta in questa chiave, la costruzione del tempio di Göbekli Tepe potrebbe testimoniare un primo tentativo di esercizio del potere da parte di una figura centrale, e la nascita di una società più disuguale.


https://www.focus.it/cultura/storia/le-geometrie-nascoste-del-tempio-piu-antico-del-mondo?f&fbclid=IwAR2-y3HLaS-3NCkaTZWHddQNecU4XTqzz8UEzfvUhgC0jfqmUQMo7X8zpSA

giovedì 16 giugno 2022

Un misterioso “Disco” trovato in Egitto contraddice tutta la nostra storia.

 

Sabu, era probabilmente il principe dell’enigmatica città “Stella della Famiglia di Horus”. Tuttavia, la cosa più misteriosa di questo personaggio è stata la reliquia che è stata trovata nella sua tomba: uno strano disco di 5.000 anni fa.

Il 10 gennaio 1936 Bryan Emery , un egittologo britannico, si interessò a scavare nelle aree intorno al fiume Nilo, dove trovò la tomba di un misterioso principe di nome Sabu, in essa trovò un misterioso disco che contraddice la storia stessa .

IL DISCO NELLA TOMBA DEL PRINCIPE SABU.

Dopo aver iniziato gli scavi a Saqqara , a circa 1,7 chilometri a nord della piramide di Djoser, Emery si imbatté in una tomba funeraria a 7 camere . Nella più grande, Sabu fu sepolto insieme a vari oggetti funerari.

Tuttavia, ciò che ha attirato maggiormente l’attenzione è stato un misterioso disco che, in quel momento, era rotto. Dovevano stare molto attenti durante la ricostruzione, poiché il materiale era molto fragile . Tuttavia, il lavoro è stato ripagato.

Per prima cosa era fatto di scisto, una roccia molto porosa e fragile , quindi la tecnica usata deve essere precisa e molto attenta.

Per gli esperti, è estremamente incredibile e, persino, improbabile, che gli egiziani di 5.000 anni fa abbiano potuto scolpire quell’oggetto. Soprattutto per i dettagli molto particolari , impossibili da fare a mano.

Si pensa che fosse una specie di girante per una pompa centrifuga . Ha cercato di sostenere la sua teoria mettendolo in un alloggiamento e pulsando ad alta velocità. Nell’asse centrale, l’acqua scorreva facilmente.

C’è anche il fatto che, ad un certo punto della storia antica, l’Egitto era totalmente dipendente dall’irrigazione . Tuttavia, neanche questa ipotesi è stata confermata.

C’è un’altra ipotesi altrettanto valida, ma molto più controversa; il famoso teorico, Erich von Däniken , dichiarò che avrebbe potuto essere una replica egiziana del propulsore di un’astronave aliena . O un modello in scala di un disco volante.

UN OGGETTO DI UN ALTRO MONDO?

Sebbene questa teoria abbia portato molte polemiche, diversi esperti hanno cercato di dare una spiegazione logica al disco di pietra, ma nessuno è stato davvero in grado di verificare nessuna delle sue teorie.

Se scolpito nella roccia porosa, ha una grande tendenza a sbucciarsi o se una tecnica o uno strumento viene usato in modo sbagliato, si sgretolerebbe completamente. Questo è ciò che la scienza deve risolvere.

Chi ha scolpito quel disco in questo modo?

Il canone tradizionale ci dice che la ruota fu introdotta in Egitto alla fine del Medio Regno , nel 1840 a.C. Con l’invasione degli Hyksos , che lo usarono nei loro carri da guerra.

Com’è possibile che questa ruota o questo disco sia apparso 1.000 anni prima ? E la cosa più strana in una tomba?

Il foro nel mezzo fa pensare che facesse parte di un meccanismo complesso , a cui si aggiunge che la sua costruzione e il suo design dovevano essere all’epoca sconosciuti.

Le ipotesi suggeriscono che si trattasse di un tentativo di replicare un oggetto metallico osservato, inoltre, doveva essere di grande importanza. È l’unico motivo che spiega perché fosse nella tomba di un principe.

Gli esperti continuano a cercare di capire cosa fosse e come l’hanno costruito. Intanto continuano ad apparire teorie e ipotesi: cos’era veramente quel disco di 5000 anni fa?

https://www.hackthematrix.it/?p=36759

mercoledì 15 giugno 2022

Il Papa insiste: “La Nato ha abbaiato alla Russia”. Ma il dialogo è in stallo. - Francesco A. Grana

 

Papa Francesco non ci sta a continuare ad assistere all’invasione della Russia in Ucraina. Bergoglio è tornato a condannare con maggiore fermezza il Cremlino: “La guerra in Ucraina è venuta ad aggiungersi alle guerre regionali che in questi anni stanno mietendo morte e distruzione. Ma qui il quadro si presenta più complesso per il diretto intervento di una ‘superpotenza’, che intende imporre la sua volontà contro il principio dell’autodeterminazione dei popoli. Si ripetono scene di tragica memoria e ancora una volta i ricatti reciproci di alcuni potenti coprono la voce dell’umanità che invoca la pace”. Parole calibrate attentamente dalla Segreteria di Stato vaticana e che rispecchiano l’attuale posizione del Papa e della Santa Sede visto il prolungarsi del conflitto senza alcuna possibilità di mediazione.

Quella in Ucraina è stata definita da Francesco “una nuova sciagura” che è “destinata a imporre al mondo uno scenario diverso”. Una condanna netta: “Quanti poveri genera l’insensatezza della guerra! Dovunque si volga lo sguardo, si constata come la violenza colpisca le persone indifese e più deboli. Deportazione di migliaia di persone, soprattutto bambini e bambine, per sradicarle e imporre loro un’altra identità”. Da Casa Santa Marta, residenza di Bergoglio, fanno sapere di essere ben consapevoli che una condanna così netta della Russia non può, al momento, aprire spiragli di dialogo con la Santa Sede che pure il Papa ha cercato e auspicato fin dall’inizio della guerra. Ma da parte del Cremlino le risposte, finora, sono sempre state molto tiepide.

Quasi un mese fa, il 19 maggio scorso, ricevendo in Vaticano a porte chiuse i direttori delle riviste culturali europee dei gesuiti, Francesco è stato molto chiaro: “Qualcuno può dirmi a questo punto: ma lei è a favore di Putin! No, non lo sono. Sarebbe semplicistico ed errato affermare una cosa del genere. Sono semplicemente contrario a ridurre la complessità alla distinzione tra i buoni e i cattivi, senza ragionare su radici e interessi, che sono molto complessi. Mentre vediamo la ferocia, la crudeltà delle truppe russe, non dobbiamo dimenticare i problemi per provare a risolverli”.

Bergoglio aveva raccontato anche che “un paio di mesi prima dell’inizio della guerra ho incontrato un capo di Stato, un uomo saggio, che parla poco, davvero molto saggio. E dopo aver parlato delle cose di cui voleva parlare, mi ha detto che era molto preoccupato per come si stava muovendo la Nato. Gli ho chiesto perché, e mi ha risposto: ‘Stanno abbaiando alle porte della Russia. E non capiscono che i russi sono imperiali e non permettono a nessuna potenza straniera di avvicinarsi a loro’. Ha concluso: ‘La situazione potrebbe portare alla guerra’. Questa era la sua opinione. Il 24 febbraio è iniziata la guerra. Quel capo di Stato ha saputo leggere i segni di quel che stava avvenendo”. Parole che il Papa aveva rivelato in un colloquio, anch’esso privato, con il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, pubblicato il 3 maggio scorso: “Forse l’abbaiare della Nato alla porta della Russia ha indotto il capo del Cremlino a reagire male e a scatenare il conflitto”. Una posizione, come rilevano nei sacri palazzi, espressa più volte dall’ex cancelliere tedesco Angela Merkel.

Un ampio estratto del colloquio del Papa con i gesuiti è stato pubblicato sulla Stampa suscitando la protesta del direttore della Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, che ne ha curato la trascrizione riportata integralmente sul sito della sua rivista. Su Twitter, infatti, il sacerdote ha rivelato di aver protestato con il quotidiano per il titolo: “Il Papa, preghiera per la pace. ‘Ma la Nato ha provocato Putin’”. “Purtroppo quel titolo virgolettato è fasullo. Ho protestato con La Stampa. Nella conversazione non c’è infatti”. Trascrizione, precisano tra le sacre mura, che è sfuggita ai normali controlli della diplomazia vaticana che si è sempre mossa su binari ben diversi, cercando di tenere aperti i canali con la Russia e l’Ucraina. Francesco auspica, inoltre, un nuovo faccia a faccia con il Patriarca di Mosca Kirill: “Spero di incontrarlo in occasione di un’assemblea generale in Kazakistan, a settembre. Spero di poterlo salutare e parlare un po’ con lui”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/06/15/il-papa-insiste-la-nato-ha-abbaiato-alla-russia-ma-il-dialogo-e-in-stallo/6627454/?utm_content=marcotravaglio&utm_medium=social&utm_campaign=Echobox2021&utm_source=Facebook&fbclid=IwAR2hlP91-ZbQe1MnGjrexrTn1CfngK0mhoNdjld1QofnBETuEjKszLnQhkM#Echobox=1655275193

“ Un ritrovamento straordinario e di grande tenerezza quello della ragazza Inca rimasta ibernata per 500 anni “. Giuseppe Moscatelli

 

“Gli Inca avevano queste usanze, sacrificavano i bambini perché considerati più puri”.

E’ quanto riferisce l’archeologo statunitense e membro della spedizione Johan Reinhard.
“Ho sentito un brivido lungo la schiena quando per la prima volta osservai le sue mani, perché sembrano quelle di una persona viva”.

The Maiden, questo è il nome che gli è stato dato, è stata trovata sul Monte Llullaillaco, in Cile, a circa 6.000 metri di altezza, vicino un vulcano.
Si è conservata così bene perché è stata congelata durante il sonno e tenuta in una condizione di freddo secco. 

https://www.facebook.com/photo?fbid=7576484445726737&set=gm.1124215321494852

Brindano gli impresentabili: due consiglieri, uno assessore. - Saul Caia

 

PREFERENZE - Voti pure ai due arrestati. La Dc di Cuffaro prende il 5,6%.

Sono stati marchiati come “impresentabili” dalla commissione nazionale antimafia, perché a processo per concussione, corruzione e riciclaggio. Eppure gli elettori palermitani li hanno premiati consegnandogli uno scranno nell’aula consiliare di Palazzo delle Aquile, nelle stesse elezioni in cui la Dc del pregiudicato Totò Cuffaro ha messo insieme il 5,6 per cento, superando la soglia di sbarramento.

Tra i più votati c’è Giuseppe Milazzo, che ha ottenuto 1822 preferenze con Fratelli d’Italia, mentre è imputato per concussione. “Non ho nulla di cui vergognarmi e non ritengo assolutamente di essere impresentabile – ha detto Milazzo –, anche perché sono stato rinviato a giudizio per un reato non grave, e senza mai essere stato condannato in primo grado”. Siederà in consiglio anche Giuseppe Lupo, per tre volte deputato regionale e già componente della Commissione antimafia siciliana, che in questa tornata ha raccolto 1406 preferenze con il Pd. Lui invece è sotto processo per corruzione.

Nella squadra di governo del neo sindaco Roberto Lagalla dovrebbe trovare un posto Totò Lentini, già tre volte deputato regionale e legato politicamente all’ex governatore autonomista Raffaele Lombardo. Lentini è capolista di Alleanza per Palermo con la quale ha racimolato 764 voti. Su di lui pende un’imputazione per concussione in una vicenda iniziata nel 2015. “Confido con la massima serenità di poter dimostrare la mia totale innocenza”, auspica Lentini. Non troverà spazio invece Francesco La Mantia, l’ultimo “impresentabile” inserito nell’elenco stilato dalla commissione presieduta da Nicola Morra. Non sono bastati i 242 voti con Noi con l’Italia. “È un errore clamoroso – ha detto La Mantia –, per me un impresentabile è una persona che ha avuto delle condanne per mafia o per reati contro la Pubblica amministrazione”. Il candidato centrista è stato condannato in primo e secondo grado per riciclaggio, ma la Cassazione ha annullato la sentenza di appello rinviando gli atti. Bisognerà rifare il processo bis, con l’udienza fissata il prossimo 17 novembre.

Non ha invece battuto ciglio Lagalla, che nel giorno del trionfo ha sminuito la presenza degli “impresentabili” nella sua coalizione. “Non hanno commesso reati gravi – ha detto il neo sindaco – Avrei chiesto ai partiti le dimissioni di quanti, eventualmente eletti, risultino avere legami con la mafia. Non mi sembra che nella mia coalizione ci sia qualcuno che abbia commesso reati riconducibili a rapporti con la criminalità organizzata”.

Chi avrebbe intrattenuto rapporti con la mafia è stato arrestato a pochi giorni dalle elezioni dalla Dda di Palermo coordinata da Paolo Guido. Eppure, anche dal carcere, i candidati hanno raccolto oltre 200 preferenze. Appena 57 voti sono andati a Pietro Polizzi di Forza Italia, accusato di voto di scambio politico-mafioso con il boss Agostino Sansone di Passo di Rigano. Proprio in quel quartiere, alcuni presidenti di seggio hanno rinunciato all’incarico. “Se sono potente io… siete potenti voi altri!”, aveva detto Polizzi nell’incontro del 10 maggio scorso al boss Sansone, per poi fare un passo indietro durante l’interrogatorio di garanzia: “Mi ritiro dalla competizione elettorale, non sono più in corsa, nell’ipotesi remota di una elezione non accetterei”. Altre 147 preferenze invece sono andate ad Adelaide Mazzarino, non coinvolta nell’inchiesta ma travolta dalla polemica perché correva alle urne in tandem con Polizzi. Anche lei ha deciso di ritirarsi prima del voto, pur essendo ormai impossibile cancellare formalmente la candidatura.

Qualche preferenza in più è stata raccolta dal geometra Francesco Lombardo di Fratelli d’Italia, nonostante sia detenuto per essere andato il 28 maggio a Brancaccio dal boss Vincenzo Vella a chiedergli “una ventina di voti”. Dopo l’arresto, le figlie Giulia e Federica hanno pubblicato un messaggio sui social difendendo il padre e chiedendo comunque di votarlo, “per dimostrare realmente che persona è”. L’appello però non è bastato a farlo entrare in Consiglio, dato che Lombardo si è fermato a 161 voti.

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