mercoledì 7 settembre 2011

Da www.mentecritica.net.


Giudica Chi ha Governato l’Italia. La Seconda Tornata di Imputati


L’Italia è sull’orlo del fallimento. Al disastro democratico derivato dall’abolizione del diritto di voto e all’attacco concentrico al diritto del lavoro si è aggiunta la catastrofe economica aggravata dalla crescita incontrollata della spesa pubblica e dalla devastante evasione fiscale.
Di chi è colpa? E come pagherà?
Abbiamo iniziato a giudicare gli uomini e le donne che hanno gestito il potere in questi ultimi anni. Leggi il post a questo link e giudica gli imputati. Se qualcuno pensa di cavarsela andando in pensione tranquillamente per scrivere le sue memoria non si deve fare illusioni.
Giudica e condividi!

Default Italia, 65 Giorni al Fallimento. Dar Via il Culo per Salvare Silvio

65 giorni? Stamattina sembrano davvero tanti. Le cose si sono messe male. I tedeschi iniziano a svegliarsi e a chiedersi per quale cazzo di motivo debbano tassarsi per aiutare gli italiani a fare i pulcinella. L’Italia sarà anche una potenza industriale, ma al momento il suo peggiore problema non è la produzione, il valore che i cittadini (evasori e no) riescono a creare, ma la sua credibilità come stato.
Quale nazione partner, quale investitore può sentirsi garantito nel prestare soldi o investire in un paese nelle mani di un ridicolo fantoccio ormai incapace di pensare alla pur minima fesseria che non lo riguardi direttamente? Quale credito può avere un popolo che tollera ancora di rimanere prigioniero di un sistema “politico” che gli ha tolto ogni rappresentanza affidandola in toto a delle associazioni private che si definiscono partiti.
 
Nel vortice di una crisi economica mondiale, l’Italia spicca per la sua ridicola situazione istituzionale. Il Presidente della Repubblica interpreta il suo mandato con atteggiamento pontificale. Non agisce, ma suggerisce, invita e, nei fatti latita. La Lega, il famoso movimento con una grande base popolare, è due volte prigioniera. Prigioniera di un leader allo sfascio fisico ed intellettuale il cui declino è tristemente documentato dal disperato tentativo di servirci un deficiente come leader solo perché conduce il suo stesso codice genetico. Ed ancora prigioniera perché il leader che ormai si esprime a monosillabi e grugniti sa bene che se cade Silvio anche lui è perduto e continua a sostenerlo per evitare di essere sopraffatto.
Dov’è l’esercito di padroncini padani che doveva impugnare i centomila fucili per liberarsi di Roma ladrona? Possibile che si siano fatto comprare dai ministeri di Monza? No, semplicemente sono solo l’ennesimo bluff di una nazione che non è stata più capace di produrre un concetto politico intellegibile ormai da decenni.
Questo per non parlare di un’opposizione collusa e organica al sistema di corruzione e sfruttamento delle risorse comuni. Solo chi non vuole non scorge le complicità con i “gemelli diversi” di confindustria, con l’imprenditoria rapace e oscura che in Italia non ha mai pensato a creare valore, ma solo utile: molti, maledetti e subito.
Non esistono alternative. Se volete salvare il culo di Silvio, dei suoi amici e dei suoi presunti oppositori sacrificando il vostro e quello dei vostri figli, accomodatevi maledizione. Vorrà dire che se e quando verrà il momento sul banco degli imputati salirete anche voi. Perché se qualcuno si illude che da questa storia si riuscirà ad uscire con tutti le penne asciutte, per l’ennesima volta non ha capito un cazzo. Ci bagneremo tutti, è meglio che lo sappiate e non sarà solo acqua.
Chi può e vuole si prepari. Il freddo è arrivato e chi non si è ancora ammalato di anarchia è veramente perso. Per sempre.

Alfano Boccia le Primarie nel Pdl

Secondo Alfano è inutile fare le primarie per la scelta del leader del Pdl quando si sa che il popolo Pdiellino sceglierà comunque Berlusconi perché è lui il catalizzatore del partito e solo in lui vedono la leadership, pertanto sarà lui a presentarsi alle prossime elezioni.
Questo, in sintesi il ragionamento del segretario del Pdl Angelino Alfano.
Dopo le polemiche all’interno del partito tra coloro che vogliono le primarie e chi no, il segretario da una linea chiara e definitiva: niente primarie che, tra l’altro, definisce “un sacrificio organizzativo inutile”.

 

Dunque, dopo un tenue spiraglio di democrazia interna, ecco che il delfino scelto da Berlusconi alla dirigenza del partito pone una condizione primaria per la sopravvivenza del partito stesso: senza Berlusconi si muore! Condizione che spegne, praticamente ancora sul nascere, qualsiasi sintomo malsano di democrazia interna o di rinnovamento. Questo significa quello che si sa da sempre: il Pdl esiste nella misura in cui esiste Berlusconi? O serve al nuovo segretario a porre le basi per la sua futura leadership nel partito?
Probabilmente tutte e due. Se si considera il partito come un organismo chiuso e statico, come è stato considerato da Berlusconi, è facile intravvedere nella decisione del segretario di sopprimere le primarie come mezzo di assicurarsi la successione a Berlusconi. Eliminando le primarie come metodo per la scelta del leader, il segretario del Pdl lancia l’avviso a quanti vorrebbero “modernizzare” il partito in senso liberale(?) che ciò non è possibile.
L’impossibilità deriva dal fatto che il Pdl, in realtà, non è un partito ma un’associazione, un organismo politico, nata per la difesa di interessi particolari, pertanto, non può funzionare come un qualsiasi partito. A questo, bisogna aggiungere che, ruotando, il partito, intorno a un solo personaggio che fa da fondatore, coadiutore e decisionista, inserire un metodo democratico per la sua scelta sarebbe come uccidere il principio base del partito stesso, ovvero, il partito come proprietà!
Il leader, dunque, non può essere l’espressione di una corrente interna – perché non possono esistere correnti – e neanche essere soggetto al volere di un’assemblea. pertanto, essendo il segretario scelto dal fondatore Berlusconi, diventa lecito presupporre che sarà, in futuro, il prossimo padrone del partito.
Fonte notizia: la repubblica.it

Default Italia, 65 Giorni al Fallimento. E’ Venuto il Giorno del Giudizio

 
L’Italia è sull’orlo del fallimento. Al disastro democratico derivato dall’abolizione del diritto di voto e all’attacco concentrico al diritto del lavoro si è aggiunta la catastrofe economica aggravata dalla crescita incontrollata della spesa pubblica e dalla devastante evasione fiscale.
Di chi è colpa? E come pagherà?
Decidilo tu assumendoti le tue maledette responsabilità come giudice popolare. Immagina che dopo il cataclisma, al quale arriveremo in meno di due mesi, si instauri un nuovo governo democratico che, per rompere definitivamente col passato, decida di processare la vecchia classe dirigente ripristinando la pena di morte per reati contro la Nazione. Tu sei un giudice popolare e hai il dovere di dare la tua sentenza. Incominciamo con questi imputati qui. Se l’iniziativa ha successo li processeremo tutti: politici, giornalisti, economisti, opinionisti, scrittori, intellettuali, soubrette.
Prima o poi toccherà fare questo lavoro. Iniziamo subito, così sanno che cosa li aspetta. Giudica e fai giudicare i tuoi amici condividendo questo post su Facebook. Grazie
Aggiungi nei commenti la motivazione della tua sentenza.


1 commento:

  1. Il grido di allarme l'ho recepito e condiviso quasi totalmente. Non condivido la valutazione delle prerogative del Capo dello Stato e che Egli le esercita. Probabilmente, chi l'ha scritto è digiuno di diritto costituzionale, sicuramente tutti vorremmo un capo dello Stato più incisivo e determinato, ma io lo per averlo studiato all'università che egli non può fare di più. Il Presidente della Repubblica è un organo di garanzia, un organo terzo, non esercita attività politica, non può, glielo vieta al Costituzione. Egli è diverso dal Presidente della repubblica francese, l'Italia è una repubblica parlamentare perfetta (nel senso che ha Senato e Camera dei deputati che esercitano le stesse funzioni legislative, le leggi debbono essere approvate da entrambi i rami del Parlamento; quella francese è una repubblica semi-presidenziale, nel senso che il Presidente della repubblica francese esercita funzioni politiche.

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