sabato 27 ottobre 2012

Raid dell'Fbi dal "socio occulto" di Berlusconi. - Paolo Biondani e Luigi Ferrarella



Perquisito da 50 agenti della polizia federale. Trovati a Los Angeles i timbri per simulare le firme dei contratti ad Hong Kong.

MILANO — Dall'Italia, la Procura di Milano chiede aiuto. E gli Stati Uniti lo danno, schierando in forze l'Fbi. Perché la risposta, alla richiesta di collaborazione giudiziaria formulata dai pm milanesi che indagano sulla compravendita all'estero dei diritti cine- tv del gruppo Fininvest- Mediaset, è una perquisizione molto «americana»: il procuratore distrettuale di Los Angeles, Jason Gonzales, ha infatti spedito in Sunset Boulevard 7655, dove lavora il produttore di Hollywood Frank Agrama, più di 50 agenti della divisione «reati dei colletti bianchi» della polizia federale. A sequestrare 10 computer, a svuotare ogni cassetto dei tre piani di uffici e a rovistare in tutti gli angoli della sua villa californiana in Canyon Back Road. L'«attorney» Gonzales ha ordinato il raid dopo essere stato convinto dagli elementi di prova fornitigli dai magistrati italiani e riassunti in un «affidavit» americano (che equivale a un mandato di perquisizione) che definisce Agrama «socio occulto di Silvio Berlusconi». È la stessa accusa ipotizzata dai pm De Pasquale e Robledo nel processo, aperto ieri a Milano, dove Berlusconi e Agrama sono imputati di frode fiscale, falso in bilancio e appropriazione indebita per i contratti cine-tv intermediati appunto dallo stesso Agrama.
DALLA SVIZZERA AGLI USA — Il 75enne produttore cinematografico di origine egiziana già un anno fa era stato al centro del più grande sequestro di denaro mai eseguito all'estero per un'indagine italiana. Da allora infatti la Svizzera gli ha «congelato», sempre su richiesta dei pm di Milano, oltre 140 milioni di franchi su conti intestati a società offshore, come la «Wiltshire Trading», in apparenza gestita da amministratrici di Hong Kong, come Paddy Yiu Mei Chan e Katherine Chun May Hsu. Fino a un anno fa, i magistrati americani e italiani si scambiavano lettere di fuoco. I primi polemizzavano: «Ci dispiace che il nostro carico di lavoro non ci permetta di spiegarvi nei dettagli i vostri numerosi errori e omissioni». E i milanesi reagivano: «Ci dispiace che il vostro "carico di lavoro" vi impedisca di adempiere pienamente al vostro dovere di collaborazione internazionale». Ora, con Berlusconi non più premier in Italia e Bush indebolito dal voto di metà mandato, i due apparati giudiziari hanno ritrovato sintonia.
I TIMBRI SEQUESTRATI — Forse proprio di quel gelo ora dissolto si era fidato troppo Agrama, se è vero che nella sede della sua società, la Harmony Gold, l'Fbi ha sequestrato uno scatolone che rischia di costargli molto caro, benché contenga soltanto un pugno di timbri. Timbri con firme proprio di Paddy Chan, cioè della manager che in apparenza risultava firmare a Hong Kong i contratti sui diritti cine-tv, mentre Agrama se ne poteva così dichiarare semplice intermediario esterno. Adesso questi timbri, oltre a confermare i dubbi della Procura sulla genuinità grafica delle firme della Chan, accreditano un altro sospetto, grave soprattutto negli Stati Uniti: se i contratti venivano in realtà «fabbricati» a Los Angeles, allora anche i relativi redditi non erano prodotti a Hong Kong, come Agrama ha sempre sostenuto per sfuggire al fisco americano, ma negli Usa. Le stesse autorità giudiziarie e fiscali americane a questo punto potrebbero aprire un procedimento autonomo per evasione contro Agrama, anziché limitarsi ad «assistere» l'inchiesta italiana. Secondo rischio: siccome le identiche firme di quei timbri compaiono sui conti elvetici congelati, ora per Agrama potrebbe aggravarsi anche l'accusa in Svizzera e di certo si allontana la speranza di far dissequestrare i cento quaranta milioni di franchi.
LA DIFESA — All'epoca il difensore di Berlusconi, Niccolò Ghedini, aveva ribadito: «Agrama non è mai stato socio di Berlusconi». Oggi il legale italiano di Agrama, Astolfo Di Amato, commenta: «La perquisizione è sproporzionata, anche perché in Italia è già stata dichiarata la prescrizione di gran parte delle accuse. Comunque non abbiamo paura: l'Fbi non può aver sequestrato ad Agrama documenti compromettenti, perché non ne esistono».

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