sabato 14 settembre 2013

Il micidiale "sinistro" della canocchia pavone. - Elisabetta Intini

Predatrice a riposo. La canocchia pavone è osservabile preferibilmente di notte, quando esce allo scoperto per andare a caccia di crostacei, piccoli pesci e molluschi. Photo credit: © Dave Fleetham/Design Pics/Corbis

Predatrice a riposo. La canocchia pavone è osservabile preferibilmente di notte, quando esce allo scoperto per andare a caccia di crostacei, piccoli pesci e molluschi. Photo credit: © Dave Fleetham/Design Pics/Corbis


Con i colpi spacca-gusci degli arti raptatori può arrivare a sfondare anche il vetro di un acquario. Ma come fa questo crostaceo tropicale a non automutilarsi? Una ricerca lo svela.

La livrea multicolore e gli occhi fuori dalle orbite potrebbero far pensare a un simpatico e innocuo gamberetto. Invece imbattersi in una canocchia pavone (Odontodactylus scyllarus) è un'esperienza tutt'altro che piacevole, soprattutto se hai un guscio come casa e vivi sui fondali marini. ll temibile crostaceo d'acqua salata - anche noto come "spacca pollici" - diffuso nelle scogliere coralline indopacifiche, ha infatti una strategia predatoria piuttosto "manesca": per rompere i gusci delle sue vittime utilizza gli arti raptatori come fossero clave, con le quali sferrare ganci mortali.

Vetri in frantumi

Il piccolo stomatopode (dai 3 ai 18 centimetri di lunghezza) è provvisto di appendici a martello lunghe appena 5 millimetri, ma che possono sferrare colpi alla velocità di 23 metri al secondo e generare una forza di 500 Newton: quanto basta per rompere il vetro di un acquario, e per mandare ko molluschi, crostacei, lumache di mare e pesci di taglia superiore alla sua.
Come è possibile che la canocchia sferri attacchi così micidiali senza rimetterci gli arti? Un articolo appena pubblicato su Science analizza le caratteristiche delle sue infallibili armi.

Dalla canocchia-pugile al gambero pistolero: guarda il video

Non perderti la fotogallery sulle creature più buffe degli abissi

Un'arma a tre strati

Un team di ricercatori del Wyss Institute for Biologically Inspired Engineering dell'Università di Harvard ha analizzato le appendici al microscopio elettronico, scoprendo che la loro efficacia dipende non solo dal materiale che le costituisce, ma anche dalla sapiente disposizione dei vari strati che le compongono. Lo strato più esterno, quello più a rischio fratture, è formato da cristalli di idossiapatite, un minerale che è anche tra i componenti principali delle ossa. Lo strato intermedio prevede invece un'alternanza di fibre di chitosano, un polisaccaride tipico dell'esoscheletro dei crostacei, disposte a strati alternati per attutire i colpi ed evitare a eventuali fratture di estendersi. Lo strato più interno, a minore contenuto di minerali, è più soffice e ha la funzione di assorbire l'energia liberata dai colpi.

Sapevi che esiste un crostaceo "peloso"? E un calamaro che sorride?

Altre ventimila creature sotto i mari

Possibili applicazioni

Lo studio di questi materiali potrebbe servire a ideare, con l'aiuto delle nanotecnologie, nuove superfici altamente resistenti in grado di subire forti urti senza rompersi. Del resto, anche gli antichi Romani utilizzavano, per difendersi dai nemici, scudi lignei multistratificati, con fibre disposte secondo orientamenti alternati. Gli arti a guantone da box, comunque, non sono l'unica arma della canocchia pavone, che vanta anche una vista in grado di percepire la luce polarizzata circolarmente (leggi per approfondire) e chemorecettori nelle antenne che individuano le prede con estrema facilità.
Guarda anche la canocchia ripresa mentre si lancia all'attacco... di un coltello.

Nessun commento:

Posta un commento