Nel primo mese dell'anno i deputati regionali si sono riuniti solo cinque volte. E quasi sempre le sedute sono durate meno di mezz'ora. In compenso, sono stati ovviamente erogati stipendi, indennità e compensi. Per produrre? Nulla.
PALERMO - Tre ore di lavoro in un mese. In cambio, ecco 11.100 euro lordi per ogni deputato. Oltre, ovviamente, ai compensi per lo stuolo di consulenti, collaboratori, autisti. E senza contare le spese per un palazzo che negli ultimi trenta giorni è stato sostanzialmente inutile: utenze, spese varie, stipendi dei lavoratori.
Le tre ore di lavoro di gennaio a Palazzo dei Normanni sono costate ai siciliani la bellezza di cinque milioni. Tanto costa, al mese, l'Assemblea regionale. Se escludiamo dal conteggio spese come quelle riguardanti le pensioni, che poco hanno a che vedere con la produttività dell'Assemblea. Ma che porterebbero i costi a oltre dodici milioni al mese.
Ci siamo limitati, quindi, solo ai costi strettamente legati all'attività parlamentare. A cominciare, ovviamente, dalle indennità dei deputati. Questo inutile gennaio, infatti, l'Ars erogherà comunque circa un milione e mezzo agli onorevoli che di certo non si sono ammazzati di fatica. La spesa annua per gli stipendi dei deputati infatti è superiore ai 16 milioni di euro. Ma a questa, ovviamente, va aggiunta la spesa legata a tutto ciò che ruota attorno al parlamentare: personale di segreteria, consulenze, auto di servizio. In un anno all'Ars costano – i dati sono quelli dell'ultimo bilancio di previsione – 3,7 milioni di euro: in un mese, quindi, circa 300 mila euro. Ma insieme ai consulenti ecco i cosiddetti “portaborse” o, per meglio dire, i dipendenti dei gruppi parlamentari, la cui busta paga è garantita dalla voce “Contributi ai gruppi”: altri 6,2 milioni di euro, che in un mese fanno oltre mezzo milione.
Ma ovviamente, il silenzio di Sala d'Ercole non si traduce nella chiusura di un palazzo dove lavorano decine di dipendenti. Assolutamente “incolpevoli”, ovviamente, della inerzia dei politici. Gli stipendi dei dipendenti dell'Ars, però, la cui somma complessiva è notevolmente calata negli ultimi anni, costano ancora 26,7 milioni di euro l'anno. Più di due milioni al mese. Anche questo mese. Quello di gennaio in cui le sedute sono poche e – come vedremo – dalla brevità imbarazzante. Alle spese poi necessarie anche in questo mese di vacanza camuffata, ecco quelle riferibili al cerimoniale e all'attività istituzionale (2,5 milioni l'anno, quindi duecentomila euro al mese) e quella relativa alla manutenzione e alla fruizione di beni e servizi: altri 5,8 milioni annui, quindi quasi mezzo milione al mese.
Per un totale di circa cinque milioni di euro al mese. Tutte spese che l'Ars ha dovuto affrontare nonostante il risultato sia poco lusinghiero: a gennaio le sedute complessive dell'Aula saranno solo cinque. Nell'ultima, infatti, svolta martedì dopo quasi due settimane di “pausa di riflessione”, i parlamentari si sono dati appuntamento al due febbraio. E il numero delle sedute non rende nemmeno l'idea dell'immobilismo di Sala d'Ercole.
Così, è necessario entrare nel dettaglio. La seduta del sette gennaio, infatti, è durata, al netto delle pause, meno di un'ora. Una seduta-flash penserà qualcuno? No. Questa è la più lunga del mese. Le altre, infatti, raramente supereranno la mezz'ora. Il dodici gennaio, infatti, i deputati staranno tra gli scranni appena 25 minuti effettivi. È il caso di tralasciare, tra l'altro, il numero reale dei parlamentari in Aula. Un'Aula spesso vuota come una strada di periferia alle quattro del mattino. Il giorno dopo, si è fatto persino di meglio. I minuti stavolta sono ventiquattro. Del tutto inutili, tra l'altro, perché l'Aula, che avrebbe dovuto affrontare il tema di un disegno di legge rivolto ai lavoratori della Formazione, ha preso semplicemente atto dell'assenza del governo e ha rimandato tutto al giorno dopo. Quando invece la seduta toccherà la vertiginosa quota dei quarantaquattro minuti. Una maratona, insomma. Utile per vedere affossato dai franchi tiratori proprio quel disegno di legge.
Dopo quella faticata, il meritato riposo. L'Ars si è fermata per dodici giorni. “Un tempo utile per dare alle commissioni di merito il tempo di esaminare la legge Finanziaria”. Per carità. Peccato che dopo quei dodici giorni di studio matto e disperato, l'Assemblea si è accorta di aver concluso poco o nulla. Tanto è vero che la conferenza dei capigruppo convocata per martedì scorso, ha deciso l'arrivo della manovra a Sala d'Ercole solo per il 16 febbraio. Un mese e mezzo dopo l'approvazione dell'esercizio provvisorio. E a meno di due settimane dalla scadenza dello stesso. Una decisione, quella dei capigruppo, che è stata a quel punto ufficializzata in Aula. Poi, tutti a casa. Dopo 23 minuti. Appuntamento a febbraio. Per gennaio, in effeti, si è già fatto abbastanza.
Le tre ore di lavoro di gennaio a Palazzo dei Normanni sono costate ai siciliani la bellezza di cinque milioni. Tanto costa, al mese, l'Assemblea regionale. Se escludiamo dal conteggio spese come quelle riguardanti le pensioni, che poco hanno a che vedere con la produttività dell'Assemblea. Ma che porterebbero i costi a oltre dodici milioni al mese.
Ci siamo limitati, quindi, solo ai costi strettamente legati all'attività parlamentare. A cominciare, ovviamente, dalle indennità dei deputati. Questo inutile gennaio, infatti, l'Ars erogherà comunque circa un milione e mezzo agli onorevoli che di certo non si sono ammazzati di fatica. La spesa annua per gli stipendi dei deputati infatti è superiore ai 16 milioni di euro. Ma a questa, ovviamente, va aggiunta la spesa legata a tutto ciò che ruota attorno al parlamentare: personale di segreteria, consulenze, auto di servizio. In un anno all'Ars costano – i dati sono quelli dell'ultimo bilancio di previsione – 3,7 milioni di euro: in un mese, quindi, circa 300 mila euro. Ma insieme ai consulenti ecco i cosiddetti “portaborse” o, per meglio dire, i dipendenti dei gruppi parlamentari, la cui busta paga è garantita dalla voce “Contributi ai gruppi”: altri 6,2 milioni di euro, che in un mese fanno oltre mezzo milione.
Ma ovviamente, il silenzio di Sala d'Ercole non si traduce nella chiusura di un palazzo dove lavorano decine di dipendenti. Assolutamente “incolpevoli”, ovviamente, della inerzia dei politici. Gli stipendi dei dipendenti dell'Ars, però, la cui somma complessiva è notevolmente calata negli ultimi anni, costano ancora 26,7 milioni di euro l'anno. Più di due milioni al mese. Anche questo mese. Quello di gennaio in cui le sedute sono poche e – come vedremo – dalla brevità imbarazzante. Alle spese poi necessarie anche in questo mese di vacanza camuffata, ecco quelle riferibili al cerimoniale e all'attività istituzionale (2,5 milioni l'anno, quindi duecentomila euro al mese) e quella relativa alla manutenzione e alla fruizione di beni e servizi: altri 5,8 milioni annui, quindi quasi mezzo milione al mese.
Per un totale di circa cinque milioni di euro al mese. Tutte spese che l'Ars ha dovuto affrontare nonostante il risultato sia poco lusinghiero: a gennaio le sedute complessive dell'Aula saranno solo cinque. Nell'ultima, infatti, svolta martedì dopo quasi due settimane di “pausa di riflessione”, i parlamentari si sono dati appuntamento al due febbraio. E il numero delle sedute non rende nemmeno l'idea dell'immobilismo di Sala d'Ercole.
Così, è necessario entrare nel dettaglio. La seduta del sette gennaio, infatti, è durata, al netto delle pause, meno di un'ora. Una seduta-flash penserà qualcuno? No. Questa è la più lunga del mese. Le altre, infatti, raramente supereranno la mezz'ora. Il dodici gennaio, infatti, i deputati staranno tra gli scranni appena 25 minuti effettivi. È il caso di tralasciare, tra l'altro, il numero reale dei parlamentari in Aula. Un'Aula spesso vuota come una strada di periferia alle quattro del mattino. Il giorno dopo, si è fatto persino di meglio. I minuti stavolta sono ventiquattro. Del tutto inutili, tra l'altro, perché l'Aula, che avrebbe dovuto affrontare il tema di un disegno di legge rivolto ai lavoratori della Formazione, ha preso semplicemente atto dell'assenza del governo e ha rimandato tutto al giorno dopo. Quando invece la seduta toccherà la vertiginosa quota dei quarantaquattro minuti. Una maratona, insomma. Utile per vedere affossato dai franchi tiratori proprio quel disegno di legge.
Dopo quella faticata, il meritato riposo. L'Ars si è fermata per dodici giorni. “Un tempo utile per dare alle commissioni di merito il tempo di esaminare la legge Finanziaria”. Per carità. Peccato che dopo quei dodici giorni di studio matto e disperato, l'Assemblea si è accorta di aver concluso poco o nulla. Tanto è vero che la conferenza dei capigruppo convocata per martedì scorso, ha deciso l'arrivo della manovra a Sala d'Ercole solo per il 16 febbraio. Un mese e mezzo dopo l'approvazione dell'esercizio provvisorio. E a meno di due settimane dalla scadenza dello stesso. Una decisione, quella dei capigruppo, che è stata a quel punto ufficializzata in Aula. Poi, tutti a casa. Dopo 23 minuti. Appuntamento a febbraio. Per gennaio, in effeti, si è già fatto abbastanza.
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