venerdì 14 agosto 2020

“C’è stata frode”: i deputati non avevano diritto al sussidio. - Patrizia De Rubertis

“C’è stata frode”: i deputati non avevano diritto al sussidio
Hanno chiesto legittimamente all’Inps il bonus da 600 euro per sostenere co.co.co e partite Iva durante l’emergenza Covid nonostante uno stipendio da parlamentari di quasi 14 mila euro. Alle 12 Tridico metterà quei nomi a disposizione della Camera, alleviando la pruriginosa questione etica e morale. Ma quella giuridica? Il garante della Privacy ha chiesto all’Istituto guidato da Pasquale Tridico di spiegare chi, come e perché abbia profilato i nomi dei politici anche se la frode non c’è stata. Eppure per l’ex presidente dell’Inps Tito Boeri e il giuslavorista ed ex politico Giuliano Cazzola l’operato della direzione centrale antifrode, anticorruzione e trasparenza, da cui è partita l’indagine, è stato corretto: “Deputati e consiglieri regionali non ne avevano diritto”. Per capire come si è arrivati fin qui, e di cosa si sta parlando, bisogna ripartire dalla legge.
Il "cura Italia" e il dl "Rilancio" hanno dato la possibilità di richiedere il bonus di 600 euro senza richiesta di prove ma a una condizione: il lavoratore autonomo non doveva essere titolare di pensione e avere altre forme obbligatorie di previdenza obbligatoria diverse dalla Gestione separata presso l’Inps. Un limite che, se superato, diventa oggetto di controllo non solo da parte delle sedi Inps, ma soprattutto della direzione antifrode che, tra i suoi compiti, ha quello di intercettare situazioni di prestazioni a sostegno del reddito e assistenziali non spettanti o dubbie. “E i deputati – ha spiegato Boeri in un’intervista tv – hanno di fatto una contribuzione obbligatoria”. I parlamentari sono, infatti, iscritti a un’altra forma di previdenza, perché devono versare per poi avere i vitalizi. “Quindi l’antifrode ha correttamente controllato queste posizioni, così come lo ha fatto con altre migliaia di liberi professionisti”, ha sottolineato ancora Boeri.
“Lo stesso criterio dovrebbe valere anche per i consiglieri regionali”, conferma il giuslavorista Cazzola, spiegando che però per i 2 mila amministratori locali minori occorre valutare la loro specifica posizione professionale e previdenziale e non quanto percepiscono dalla istituzione di cui fanno parte”.
Il passaggio successivo è cronaca: una volta che è stato rilevata l’anomalia dei politici che potenzialmente non avevano diritto al bonus, la direzione antifrode l’ha comunicato alla presidenza dell’Inps. In mattinata si conoscerà il colpevole.

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