Più la seconda ondata peggiora, più si comprende il vero motivo dell’esistenza in vita della destra italiana: tenerci allegri. Fontana, dopo aver sistemato tutta la famiglia (tranne forse la seconda figlia, che bisognerà prima o poi piazzare da qualche parte per un fatto di equità), attende l’ok di Salvini per firmare il ridicolo coprifuoco dopo le 23, come se prima il virus riposasse. Però ha scoperto di poter chiudere territori per emergenza sanitaria in base alla legge 833/ ’78: l’avesse scoperto prima, ci saremmo risparmiati centinaia di morti nella Bergamasca. Gallera, che incredibilmente è ancora assessore e ancora parla, “rivendica” i premi dati ai manager della cosiddetta sanità lombarda che hanno tagliato i posti Covid negli ospedali. Più disastri combina, più rivendica. I contagi raddoppiano nella Regione modello? Lui rivendica: “Situazione meno critica che altrove”. Il Cts lombardo chiedeva il lockdown totale a Milano da venerdì: lui non l’ha fatto manco ieri, però rivendica. E poi ora – udite udite – “riapriremo i reparti alle Fiere di Milano e di Bergamo”. Quello di Bergamo ha 48 posti, ergo quello di Milano dovrebbe averne 152 (senza bagni, ma che sarà mai). Ma il Giornale parla di 53. Strano: a marzo Gallera ne aveva annunciati “600 in sei giorni”. Però rivendica. Intanto il commissario Arcuri attende notizie sui 2900 ventilatori per terapie intensive già comprati ma inutilizzati dalle Regioni. Però Gallera rivendica.
Per completare la clownterapia, mancava giusto il terzo del trio: Bertolaso. Che si rifà vivo per candidarsi un’altra volta a sindaco di Roma. Lo vuole B., o quel che ne resta: “È l’uomo giusto per il Covid”, forse perché l’ha già avuto. Ma allora tanto vale candidare Fabrizio Corona o Paolo Brosio. Sgarbi la prende male: “A questo punto, meglio Zalone”, che però il Covid non l’ha fatto. L’ideale sarebbe se corresse a sindaco della Maddalena, così potrebbe spiegare agli isolani l’utilità del mega-Centro Congressi di cristallo a strapiombo sul mare e di altre opere imperiture costate mezzo miliardo – il doppio dei preventivi – per un G8 mai fatto, perché dirottato in extremis a L’Aquila. Oppure ecco: potrebbe candidarsi a L’Aquila, dove lo ricordano tutti commossi, ma con un lievissimo prurito alle mani. Però non vanno trascurate le messi di voti che assicurerebbe nei paraggi del Salaria Sport Village, specie fra le massaggiatrici brasiliane specializzate in cervicale. E poi garantisce buonumore, merce rara di questi tempi. Già pregustiamo i teleconfronti con Calenda: chiacchiere contro chiacchiere, distintivo contro distintivo. A riprova di una vecchia ma sempre attuale teoria di Paola Taverna: “A Roma c’è un complotto per far vincere la Raggi”.
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