Sono giornate di trattative serrate. Si cerca una soluzione per andare avanti. A proporne una è il presidente di Centro democratico, Bruno Tabacci, tra i principali promotori dei "costruttori", per mezz'ora a Palazzo Chigi nel primo pomeriggio: "La possibilità di rafforzare la maggioranza c'è ma serve un governo nuovo, non basta un piccolo rimpasto. Io penso che Conte sia l'unico punto di equilibrio di questa legislatura", dice al termine del colloquio precisando di aver "incontrato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio". "Per concludere la crisi è necessario aprire a un ventaglio di forze più ampio. Renzi al Senato ha fatto un discorso di rottura ma credo che in Iv ci siano posizioni più concilianti. E poi c'è l'area dei liberal-democratici di FI", aggiunge.
Per aggirare l'ostacolo, a Conte resta ancora la carta Pd. Il partito di Nicola Zingaretti, infatti, sta incessantemente corteggiando i senatori renziani che a settembre del 2019 uscirono dal gruppo dem per seguire l'ex segretario in Italia viva. Intanto i senatori e deputati di Iv escono con una nota congiunta, in cui auspicano una "soluzione politica che abbia il respiro della legislatura". Ma al tempo stesso si riaffaccia l'ipotesi elezioni, prefigurata sia dai "tessitori" centristi come Bruno Tabacci, sia dallo stesso Pd, con il sottosegretario Andrea Martella che oggi afferma di non temere le urne.
Intanto, dopo la notizia del coinvolgimento dell'ormai ex segretario Udc Lorenzo Cesa (che in una lettera a De Poli annuncia le sue dimissioni) in un'inchiesta per 'ndrangheta, la "bomba" Udc piomba sulle trattative di governo a un passo dalla chiusura. Per Giuseppe Conte la partita sembrava avviata verso la conclusione, con la fase due del piano già impostata: entro lunedì sarebbe dovuto avvenire lo stacco dello Scudo crociato da Forza Italia, per dar vita a quel contenitore politico di centro in cui tenere insieme socialisti, liberali e democristiani. Da lì, poi, sarebbe nato il suo partito futuro. Ma la trattativa ora rischia di bloccarsi. Sul punto Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista sono stati chiari: "Mai il M5S potrà aprire un dialogo con soggetti condannati o indagati per mafia o reati gravi". Viceversa i cinquestelle, mentre chiudono la porta a Matteo Renzi, lasciano uno spiraglio aperto per i parlamentari di Iv, con i quali "si è sempre lavorato bene", come sottolinea il capogruppo M5S alla Camera Davide Crippa.
Il prossimo banco di prova per la tenuta del governo poi è la relazione sulla Giustizia del ministro Alfonso Bonafede, che verrà votata mercoledì al Senato e contro cui Renzi potrebbe mettersi di traverso. Ma non sarebbe il solo, visto che il documento suscita perplessità anche in qualche "responsabile", come Sandra Lonardo. A dirlo è suo marito Clemente Mastella: "Mia moglie non voterà contro, ma non credo a favore. A lei non piace l'idea che (Bonafede, ndr) ha fatto della giustizia, il giustizialismo fino alle estreme conseguenze".
Il fine settimana, dunque, si preannuncia di grandi manovre, a tutte le latitudini. Perché anche il centrodestra si muove. Non solo con il colloquio dei tre leader, Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani, al Colle, durante il quale hanno ribadito al capo dello Stato che "con questo Parlamento è impossibile lavorare". Ma soprattutto per la mossa di Mara Carfagna, che dando ragione a Giovanni Toti e Luca Zaia, "nella drammatica crisi sanitaria ed economica che stiamo vivendo" vede come "sola prospettiva patriottica in questo momento" un "governo di salvezza nazionale, con una guida autorevole e un sostegno largo, nel quale tutti remino nella stessa direzione".
Tabacci a Palazzo Chigi. E Polverini passa a Cd.
Un colloquio di circa mezz'ora a Palazzo Chigi, dove Bruno Tabacci ha incontrato il ministro degli Esteri. "Considero che il presidente Giuseppe Conte sia l'unico punto di equilibrio di questa coalizione, l'alternativa sono le elezioni", dice il presidente di Centro democratico dopo il colloquio, concetto che aveva già spiegato in mattinata ("Se la maggioranza non si rafforza il passaggio elettorale sarà inevitabile"), a 'Start' su Sky Tg24. "La possibilità di rafforzare la maggioranza passa per un governo nuovo, non credo basti un piccolo rimpasto", aggiunge. Mercoledì in Aula, per il voto sulla Relazione sulla Giustizia del ministro Alfonso Bonafede, ci sarà "una prova di fuoco, lì si vedrà. Io penso che c'è la possibilità di allargare la maggioranza, ma passa attraverso un governo nuovo. Per togliere qualsiasi equivoco, ritengo che il presidente Conte è l'unico punto di equilibrio di questa coalizione. L'alternativa sono le elezioni: se la maggioranza non c'è si va al voto".
Oggi il premier è stato impegnato con i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, nel primo di una serie di incontri con le parti sociali sul Piano nazionale di ripresa e resilienza finanziato con le risorse europee. Intanto Renata Polverini e Carmelo Lo Monte hanno formalmente aderito alla componente Centro democratico-Italiani in Europa di Tabacci del gruppo Misto della Camera. Polverini, che martedì scorso aveva votato la fiducia al governo Conte, formalizza così l'uscita da Forza Italia. Lo Monte, eletto con la Lega, era già nel Misto ma non era iscritto ad alcuna componente.
Martella: "Voto una delle opzioni possibili, non lo temiamo".
"Io penso che gli italiani non siano qui in questo momento a desiderare il voto tuttavia l'istanza del voto è sempre democratica e se questa crisi non si risolve con l'allargamento della maggioranza, ci affideremo alle valutazioni del capo dello Stato. Ma noi il voto non lo temiamo e penso che possa essere una delle evoluzioni di questa situazione", afferma il sottosegretario alla presidenza del consiglio e dirigente del Pd, Andrea Martella, su Rai news. Per Martella quella con Matteo Renzi e Iv è una "frattura scomposta, difficile da ricomporre", "non mi pare che la linea del Pd guardi all'archiviazione di quello che è successo come se niente fosse". "Ora - spiega il sottosegretario - si tratta di vedere se la maggioranza può essere allargata, verificando se si creano le condizioni di un'area liberale e democratica" in modo da siglare un nuovo patto di legislatura e ridefinire programma e squadra di governo. In ogni caso, ha sottolineato, "dobbiamo fare presto, non c'è dubbio. Se lei mi chiede un arco temporale io le dico qualche giorno".
Il capogruppo dem in Senato, Andrea Marcucci, su Twitter riassume la posizione del suo partito: "Reputo che tutto il gruppo dirigente del Pd sia consapevole che il ricorso alle elezioni anticipate non sia in alcun modo opportuno ma vista la situazione è un rischio che non si può escludere". Dello stesso parere, il ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli: se fallisce l'operazione 'costruttori' e con Renzi è chiuso il dialogo definitivamente, come ha detto oggi Crimi, restano le elezioni anticipate "non ci sono alternative", osserva.
Di Battista: "Allontanare renzismo da politica è dovere morale".
"Ho sempre ritenuto che la mancata revoca" di Autostrade "durante il Conte I fosse imputabile alla pavidità di Salvini. Al contrario ritenevo che il Conte II avrebbe trovato le stesse identiche difficoltà per la contiguità di taluni esponenti del Pd con determinati gruppi industriali italiani. E mi riferivo, soprattutto, alla compagine renziana, trombettieri del peggior establishment del Paese. Oggi che allontanare definitivamente il renzismo dalla scena politica italiana non è affatto impossibile, credo sia un dovere morale andare fino in fondo". Così Alessandro Di Battista coon un suo articolo rilanciato Facebook torna a schierarsi contro Matteo Renzi.
Crippa (M5S): "Renzi si è messo fuori da solo. Ma con i parlamentari di Iv si può parlare".
"Renzi ha portato avanti posizioni inconciliabili con il perimetro della maggioranza che sostiene il governo e si è messo da solo all'opposizione. Non ci sono margini per ricucire con lui". E' quanto ha affermato il capogruppo del MoVimento 5 Stelle alla Camera, Davide Crippa, a Rainews24. "Diverso è il discorso per i parlamentari di Italia Viva - ha proseguito Crippa - con cui abbiamo lavorato bene e con i quali si può discutere e può proseguire un discorso costruttivo".
I parlamentari di Iv: "Soluzione politica di respiro".
I deputati e i senatori di Italia Viva escono con una nota congiunta nella quale affermano di osservare "con preoccupazione lo stallo istituzionale di questi giorni, la difficile situazione sanitaria e i drammatici dati economici del nostro Paese". Ribadiscono con forza "la necessità, già espressa nel dibattito parlamentare, di una soluzione politica che abbia il respiro della legislatura e offra una visione dell'Italia per i prossimi anni. E confermano "che si muoveranno tutti insieme in modo compatto e coerente in un confronto privo di veti e pregiudizi, da effettuarsi sui contenuti nelle sedi preposte".
Comincini: "Ho firmato l'appello Iv, ora torni il dialogo".
Il senatore di IV Eugenio Comincini, uno tra i più "corteggiati" per un ritorno nel Pd, spiega di aver firmato convintamente l'appello dei parlamentari del suo partito e conferma l'apertura: "Serve riannodare i fili del dialogo e della leale collaborazione, come sostengo da giorni. Bisogna provarci, fino all'ultimo. Facciamolo intorno ad un tavolo, nelle sedi più opportune, politiche o istituzionali. Davanti agli italiani, con rispetto e senso di responsabilità".
Amendola: "Europeismo può allargare e unire".
"Sono molto contento che negli ultimi passaggi, dopo mesi in cui si criticava l'Unione europea, l'europeismo sia ora un valore di una larga fetta di partiti e parlamentari. È un elemento discriminante perché abbiamo una destra che ha sempre scommesso su fallimento dell'Ue", sostiene il ministro degli Affari europei Vincenzo Amendola a margine di un incontro con il rettore dell'università di Napoli Federico II Matteo Lorito. "L'europeismo - osserva - è nella nostra identità, non solo storica, ma anche per quello che stiamo facendo oggi sulla pandemia, sul Recovery e per dare forza a un'alleanza transatlantica nuova. L'europeismo può allargare e unire, penso a personalità come Napolitano e come quei valori stiano tornando a essere un elemento di forza per il Paese".
Cesa scrive a De Poli: "Mi dimetto, coinvolto in vicenda dolorosa".
Lorenzo Cesa ha recapitato la lettera di dimissioni da segretario al presidente del consiglio nazionale dell'Udc, senatore Antonio De Poli. ''Caro Antonio, in rispetto della nostra storia, dei nostri valori per la dedizione con cui i nostri militanti difendono i nostri valori mi impongono di rassegnare le mie dimissioni'', si legge nella lettera. Cesa aggiunge tra l'altro: ''mi sono sempre adoperato per garantire, nella nostra casa di vetro, la massima trasparenza e pertanto ti trasmetto la nota in cui ti sintetizzo la mia posizione affinché il consiglio nazionale possa fare una puntuale valutazione della vicenda che mi vede dolorosamente coinvolto''.
Minacce social alla ex di Fi, Rossi. "Attenta quando attraversi la strada".
''Ricevo insulti e minacce da giorni ma quello che davvero conta sono tutti quei messaggi di stima, di affetto e di sostegno ad andare avanti. Siete la mia forza''. Lo scrive sul suo profilo Instagram la senatrice Maria Rosaria Rossi che ha lasciato Forza Italia dopo aver votato la fiducia al governo Conte. La senatrice mostra uno dei messaggi ricevuti in cui si legge: "Ti auguro tutti i tipi di malattie possibili e immaginabili a te e i tuoi cari e fai attenzione quando attraversi la strada che le macchine corrono...".
Il neo 'responsabile', il senatore Andrea Causin, invece, assicura che non c'è lo zampino di Silvio Berlusconi dietro il suo sì al governo Conte. L'ex azzurro è sicuro di poter parlare anche per la sua collega Maria Rosaria Rossi, considerata una delle fedelissime del Cav. ''È stata una scelta sofferta e dolorosa, meditata e consapevole'', giura Causin. Che precisa: ''Nessuna ripicca personale e avallo da parte della leadership di Forza Italia, semplicemente abbiamo fatto una scelta consapevole e strettamente personale''.
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