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giovedì 13 febbraio 2020

Alitalia, 21 indagati eccellenti: tra loro Montezemolo e Colaninno. Per i pm 600mila euro per eventi e cene di gala.

Luca Cordero di Montezemolo e Roberto
Luca Cordero di Montezemolo e Roberto Colaninno


Le ipotesi di reato, a vario titolo, sono bancarotta fraudolenta aggravata, false comunicazioni sociali e ostacolo alle funzioni di vigilanza.


Rischiano il giudizio in 21 tra vertici, ex componenti del cda, commissari e consulenti che si sono susseguiti negli anni nell’amministrazione di Alitalia. La Procura di Civitavecchia ha chiuso le indagini sulla gestione della compagnia di bandiera notificando il 415 bis agli indagati. 
Le ipotesi di reato, a vario titolo, sono bancarotta fraudolenta aggravata, false comunicazioni sociali e ostacolo alle funzioni di vigilanza.
Tra gli indagati ci sono anche Luca Cordero di Montezemolo e Roberto Colaninno. Poi l’attuale ad di Unicredit Jean Pierre Mustier, la vicepresidente di Confindustria Antonella Mansi e l’ex commissario di Alitalia e liquidatore di Air Italy, Enrico Laghi. Nel procedimento - oltre ai nomi già conosciuti di Montezemolo, Ball Cramer e Hogan - risulta indagata anche la società Alitalia Sai per responsabilità amministrativa degli enti. A condurre le indagini, il Nucleo di polizia economico finanziaria del comando provinciale della Guardia di Finanza di Roma.
L’inchiesta ‘copre’ quasi 3 anni di gestione Alitalia, dal 2014 al febbraio 2017: in particolare, Mustier e Mansi sono indagati in qualità di membri dell’allora Cda mentre Laghi in qualità di consulente nonché di amministratore di ‘Midco’, la società che deteneva il 51% del capitale di Alitalia Sai.
I tre, assieme ad altri 16 indagati, sono responsabili secondo la procura della bancarotta di Alitalia poiché “con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso” avrebbero commesso tutta una serie di falsi per l’approvazione del bilancio del 2015. “In tal modo - si legge nell’avviso di chiusura indagine - fornendo indicazione di dati di segno positivo difformi dal vero e consentendo il progressivo aumento dell’esposizione debitoria, cagionavano o comunque concorrevano a cagionare il dissesto della società, anche aggravandolo”.
Laghi risulta inoltre indagato anche per falso in atto pubblico: “nell’autodichiarazione resa in accettazione dell’incarico di Commissario straordinario di Alitalia Sai al Mise - scrivono i pm - dichiarava falsamente...di non aver prestato attività di collaborazione professionale nei confronti della società Alitalia Sai nei due anni antecedenti alla dichiarazione dello stato d’insolvenza, nonostante avesse, nel settembre 2015, emesso parere su incarico della citata società”.
Mustier, Laghi e Mansi, inoltre, sono accusati in concorso con altri di “Ostacolo all’esercizio delle funzioni di vigilanza” di Enac, esponendo “fatti materiali non rispondenti al vero sulla situazione economica patrimoniale o finanziaria della società” e “occultando con mezzi fraudolenti fatti che avrebbero dovuto comunicare”.
Tra le contestazioni che la procura di Civitavecchia rivolge a tre ex amministratori delegati (Silvano Cassano, Luca Cordero di Montezemolo e Marc Cramer Ball) e al Cfo Duncan Naysmith, ci sono quasi 600mila euro di Alitalia che sarebbero stati utilizzati per catering e cene di gala. I quattro avrebbero “distratto e dissipato” risorse della società per complessivi 597.609 euro: 133.571 “per spese di catering verso la società ‘Relais Le Jardin’” in occasione delle riunioni del Cda, 5.961 per “cene di gala in favore dalla società ‘Casina Valadier’” e 485.077 per organizzare 4 eventi aziendali che, seppur pagati inizialmente da Ethiad, sono poi stati indebitamente addebitati a Alitalia ‘Sai’”.

martedì 8 gennaio 2013

Alitalia: beffa agli italiani sotto la regia di Corrado Passera. - Gianluca Paolucci



Che fine hanno fatto "i patrioti" che nel 2009 avevano promesso di salvarla per conservarne l'italianità? Tutti grandi buffoni, che con il tempo, per un motivo o un altro, si sono dileguati.

ROMA (WSI) - Parliamo quando avremo tutti gli elementi, dice il ministro dello sviluppo economico Corrado Passera a proposito della cessione della compagnia che fu di bandiera ad Air France. Passera che, nella sua precedente vita di banchiere, è stato anche il gran regista dell’operazione che portò i «patrioti» a controllare la compagnia con la benedizione del governo Berlusconi lasciando fuori l’invasore francese. 

In effetti, a quattro giorni dalla scadenza degli accordi che imponevano di non vendere, tra i «patrioti» che nel 2009 hanno tenuto a battesimo la nuova Alitalia, in più d’uno ha dovuto passare qualche guaio e molti sarebbero felici di vendere. Iniziando dagli unici che hanno già detto addio, i fratelli Fratini, alle prese con una forte esposizione debitoria del loro gruppo che spazia dagli outlet al turismo di lusso. 

La loro finanziaria Fingen ha venduto nel 2011 alla Ottobre 2008, società controllata da Intesa Sanpaolo che ha portato così la sua partecipazione sopra al 10%. Sopra Intesa, socio e gran regista dell’operazione Cai realizzata ai tempi della gestione di Corrado Passera, ci sono i Riva con il 10,6%. 

Il caos Ilva ha portato una raffica di mandati d’arresto per gli esponenti del gruppo, mentre il vicepresidente Fabio Riva è ufficialmente latitante. 
Primo azionista è invece Air France. Le voci di un suo acquisto della compagnia sono state smentite ieri. Anche a Parigi, malgrado un mandato esplorativo assegnata a Lazard per studiare le opportunità, non se la passano tanto bene. 

Tra i patrioti di quell’inizio 2009 c’erano anche i Ligresti. Caduti nel frattempo in disgrazia, con penosa scia di indagini della magistratura, per i troppi debiti fatti e l’eccessiva leggerezza gestionale delle società quotate del loro gruppo.

Fondiaria Sai, titolare diretta della partecipazione in Alitalia, è così passata ai neo-patrioti di Unipol. E che dire di Francesco Bellavista Caltagirone, patron di Acqua Marcia? Dopo una lunga carcerazione preventiva terminata in dicembre è ancora indagato per truffa per le vicende del porto d’Imperia. 

Ma il suo gruppo immobiliare continua ad avere problemi di debito e liquidità, malgrado i vari piani di riassetto che si sono susseguiti dal 2010 in avanti. Poi c’è Antonio Angelucci, reuccio delle cliniche romane, editore e senatore Pdl. Da portantino a patriota, con qualche inciampo con la giustizia Se cercate informazioni su di lui non rivolgetevi a Wikipedia: la pagina è bloccata «per minaccia di azioni legali». 

Più recenti i fatti relativi all’immobiliarista Achille D’Avanzo, (Solido Holding): è indagato a Napoli dal novembre scorso, insieme all’ex numero uno del Sismi, Nicolò Pollari, per uno stralcio dell’inchiesta sulla P4. 

Tra i guai minori, da segnalare le liti di Marco Tronchetti Provera (Pirelli) con i soci Malacalza e il gruppo Gavio che nel frattempo ha perso il controllo di Impregilo, soffiata alla famiglia piemontese dai romani Salini, dopo una lunga battaglia non priva di colpi bassi. Chi di certo ci ha guadagnato è stato il gruppo Toto. Incassati 300 milioni per AirOne, continua ad incassare per girare gli Airbus prenotati dalla sua vecchia compagnia. 

Un buon affare, forse perfino troppo, dato che la nuova Alitalia ha avviato un contenzioso chiedendo indietro 20 milioni per una serie di magagne, emerse dopo l’acquisizione di AirOne da parte della compagnia. Chi sorride è Colaninno: la sua Piaggio ha chiuso il 2012, incrementando vendite e quota di mercato malgrado la crisi. La sua holding Immsi da ieri sorride un po’ di più. A mercati chiusi, ha smentito i contatti con Air France. Troppo tardi per frenare gli acquisti in Borsa, che nel frattempo avevano portato Immsi a guadagnare il 18%.