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venerdì 19 giugno 2015

Pasticcio Ice: conti pignorati per pagare gli ex dipendenti Buonitalia. - Anna Morgantini

Pasticcio Ice: conti pignorati per pagare gli ex dipendenti Buonitalia

Ufficiali giudiziari all'attacco presso Monte dei Paschi e Poste italiane. Dove l'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane hai suoi depositi. E' l'ultimo atto della querelle giudiziaria avviata dopo la chiusura della società del ministero delle Politiche agricole. Avvenuta in seguito all'allegra gestione dell'era Zaia.

Ufficiale giudiziario in azione e conti pignorati per mezzo milione di euro. E siamo solo all’inizio: il pasticcio Buonitalia – in breve, 19 persone che verranno pagate per non lavorare – rischia di costare ai contribuenti italiani almeno un paio milioni. Merito dell’Ice-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane (nota ai più come ex Ice, il vecchio Istituto per il commercio estero), sottoposta ai poteri di indirizzo e vigilanza del dicastero dello sviluppo economico. Due settimane fa l’ufficiale giudiziario ha bussato al Monte dei Paschi di Siena, filiale di via Franz Liszt 21, e alla sede di Poste Italiane, in viale Europa, dove l’Agenzia dispone di conti correnti e fondi di investimento, e ha consegnato i primi atti di pignoramento per conto di tre ex dipendenti Buonitalia. E per la gioia di Riccardo Maria Monti, il presidente dell’Agenzia-Ice, altri costosi decreti ingiuntivi sono in arrivo nei prossimi giorni.
La storia è surreale. Buonitalia era la società creata dal ministro An all’Agricoltura Gianni Alemanno per la promozione all’estero dei prodotti agroalimentari italiani. E’ stata chiusa nel 2011 per via della gestione allegra all’epoca di Luca Zaia, ma il decreto di soppressione prevedeva il trasferimento di funzioni, fondi e personale all’Agenzia-Ice. L’Ice era un altro carrozzone di Stato soppresso da Giulio Tremonti nel 2011 e resuscitato da Corrado Passera nel 2012, che gli ha cambiato nome e ha poi messo a dirigerlo Monti, un suo vecchio amico di famiglia. Bene: soldi e funzioni di Buonitalia Monti se li è presi, ma i 19 dipendenti, nonostante la carenza di organico lamentata dall’Agenzia e nonostante la loro evidente specializzazione nel made in Italy agroalimentare, li ha lasciati a spasso.
E a spasso sono tuttora. Così, mentre l’Agenzia procedeva a nuove assunzioni senza gare o concorsi (ilfattoquotidiano.it ha segnalato anche il caso anomalo di un portavoce da 105 mila euro) i 19 hanno dato il via a una vera e propria guerra giudiziaria: il 31 luglio 2013 il tribunale del lavoro di Roma ha dichiarato l’illegittimità del loro licenziamento; il 13 gennaio 2014 il Tar del Lazio ha accertato l’inadempienza dei ministeri competenti condannandoli a “provvedere entro 60 giorni” all’assunzione dei “buonitaliani”, previa verifica della loro idoneità; il 28 gennaio 2014 l’Agenzia-Ice è stata condannata a “dare immediata attribuzione alle disposizioni illegittimamente disattese e ad assumere i ricorrenti”, come spiega in un’interrogazione il senatore Aldo Di Biagio (AP). Il 7 ottobre il giudice del Lavoro Capaccioli ha dato ragione, per l’ennesima volta, a cinque ex dipendenti di Buonitalia, imponendo all’Ice di immetterli in ruolo e risarcirli degli stipendi mancati. Risultati? Zero.
Nessuna risposta neanche ai decreti ingiuntivi (rispettivamente per 100 mila euro, 150 mila e 250 mila euro) presentati da tre ex dipendenti. La palla è così passata all’ufficiale giudiziario, che ha pignorato presso le banche «conti correnti e/o titoli e/o azioni e/o obbligazioni e comunque qualsiasi altra somma dovuta, a qualsiasi titolo, a Ice-Agenzia (…) fino alla concorrenza della somma precettata».
Ma la somma rischia di lievitare ancora. I risarcimenti di cui sopra, infatti, riguardano solo il periodo intercorso tra il decreto di trasferimento del personale e l’avvio della «procedura di idoneità selettiva» nel dicembre 2014. Una specie di concorso, diciamo. Ma secondo quanto denunciato in due diverse interrogazioni dal senatore Di Biagio e dal deputato Massimo Fiorio (Pd), la Commissione ha dichiarato “non ammissibili” tutti i candidati provenienti da Buonitalia. Da qui: nuovi ricorsi al Tar, nuovo lavoro per gli avvocati, nuovo calvario per i senza lavoro. E, oltretutto, nuove spese in arrivo per i contribuenti. Totale previsto, a spanne, sui 2 milioni di euro. Soldi pubblici. Con un paradosso finale: “Tali somme saranno corrisposte dall’Ice a fronte di nessuna prestazione di lavoro”, commenta amaro Di Biagio. Insomma, gli ex dipendenti di Buonitalia, alla fin fine, verranno pagati per non aver potuto lavorare, nonostante ci abbiano provato a tutti i costi. Dirà qualcosa, la Corte dei Conti, al momento di approvare il bilancio dell’Agenzia? E, soprattutto, chiederà conto a qualcuno dell’eventuale danno erariale?

lunedì 30 settembre 2013

Intesa, uscita lampo per Cucchiani. Lascia la banca con 7 milioni.

Intesa, uscita lampo per Cucchiani. Lascia la banca con 7 milioni


L'istituto di credito anticipa i consigli di sorveglianza e di gestione dopo che le incertezze sulla guida del gruppo sono costati cari in Borsa. Carlo Messina è dato in pole per sostituire l'ad, mentre è smentito da più parti un possibile ritorno di Corrado Passera.

Uscita lampo di Enrico Cucchiani dal vertice di Intesa Sanpaolo. Nemmeno due anni di sua gestione e l’ex numero uno di Allianz è stato accompagnato alla porta della banca. Una parabola che si è consumata in fretta e con un’accelerazione nelle battute finali, durata soltanto cinque giorni da quando sono uscite le prime indiscrezioni su diversi siti, riprese e ampliate poi anche dal Financial Times.
Le previsioni indicavano che la partita si sarebbe chiusa martedì con le riunioni dei consigli (sorveglianza e gestione) già convocati. Ma i vertici capitanati dal presidente Giovanni Bazoli hanno capito che bisognava fare in fretta, anche perché le incertezze sulla guida della banca sono costati cari in Borsa, dove il gruppo ha bruciato 2 miliardi di capitalizzazione in poche sedute in un momento difficile per il settore, complicato dalla crisi politica.
E così la scelta di cambiare il vertice, legata soprattutto alle tensioni sorte all’interno degli organi di comando, e che peraltro dovrebbe portare nelle tasche di Cucchiani circa 7 milioni di euro tra stipendi mancati e buonuscita, è stata varata in tempi lampo. L’ormai ex consigliere delegato, tornato sabato da New York, ha incontrato nel pomeriggio di domenica Bazoli e Gian Maria Gros-Pietro (presidente del consiglio di gestione) per un chiarimento e per la consegna della lettera di dimissioni. A seguire, i consigli si sono riuniti in seduta straordinaria per prendere atto del passo indietro e nominare il nuovo consigliere delegato.
Scelta che dovrebbe ricadere nella persona di Carlo Messina, attuale direttore generale vicario e numero uno della rete di Intesa Sanpaolo, nota all’interno del gruppo col nome di Banca dei territori. Un manager che ha maturato la sua esperienza a Bnl e al Banco Ambrosiano, prima di arrivare a Intesa, nella quale dal 2008 ricopre anche il ruolo di direttore finanziario. E’ stato smentito da più parti, invece, un possibile ritorno di Corrado Passera, che pagherebbe gli insuccessi proprio dell’operazione Telecom, ma anche quella di Alitalia, che in Intesa non sono state dimenticate e peseranno sui bilanci dei prossimi mesi.
Cucchiani è accompagnato alla porta da Bazoli prima che esploda la bomba dei prestiti senza garanzia all’amico Romain ZaleskiIntesa, negli anni del boom finanziario, ha prestato 1,8 miliardi al finanziere franco-polacco per giocare in Borsa, di cui una cifra tra 800 milioni e un miliardo senza nessuna garanzia. Soldi ormai pressoché persi, tanto che nell’ultima semestrale Intesa ha passato 800 milioni nella colonna degli “incagli” che sono l’anticamere dalla perdita secca.
Pare che il manager con il passare dei mesi avesse creato parecchi malumori interni alla banca, e non solo nei rapporti con il top management. Tensioni interne, che poi hanno trovato un nuovo acme nelle settimane scorse quando Cucchiani al forum Ambrosetti venerdì 6 settembre ha dichiarato: “Zaleski è stato finanziato non soltanto da noi ma anche da altre banche. Io nel 2008 non ero neanche in Italia ma il punto fondamentale è quello di assicurarsi il miglior recupero di tutte le posizioni con rigore e sano pragmatismo“. E ha aggiunto: “Certamente andiamo avanti e ragionevolmente troveremo un accordo, una soluzione ragionevole. Per chi fa il mio mestiere l’importante è andare avanti e non giudicare il passato“.
Proprio l’assenza di Cucchiani lunedì scorso, mentre si decidevano i destini di Telecom attraverso il riassetto di Telco favore di Telefonica, contrapposta all’attivismo di Bazoli, avevano accelerato e dato fiato ai rumors sull’uscita di scena del manager.
Voltata la pagina su Cucchiani, Intesa avrà nuove importanti decisioni da prendere. In primis quella sulla governance. Tema che potrebbe essere già affrontato domani dai presidenti delle fondazioni azioniste del gruppo, che dovrebbero incontrarsi in giornata. Dopo diverse pressioni della Banca d’Italia, fatte proprie dalla Compagnia di San Paolo, primo azionista di Cà de Sass, i tempi sembrerebbero maturi per tornare alla governance tradizionale, in sostituzione del sistema duale nato in seguito alla fusione sull’asse Milano-Torino.

giovedì 8 novembre 2012

Passera: “Io indagato? Non c’è incompatibilità con ruolo di ministro nè con quello che farò”.


Passera: “Io indagato? Non c’è incompatibilità con ruolo di ministro nè con quello che farò”


L'ex banchiere rompe il silenzio sull'inchiesta di Biella: "Sono stato chiamato in causa oggettivamente come amministratore di una società del gruppo. Non è una responsabilità soggettiva ma oggettiva. Non è in alcun modo assolutamente incompatibile con quello che faccio oggi o potrei fare in futuro".

La posizione di indagato del ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, per il suo precedente ruolo di amministratore delegato di Intesa Sanpaolo non è incompatibile con l’attuale ruolo governativo o con altri incarichi futuri. Lo ha detto oggi lo stesso ex banchiere rompendo oltre quattro mesi di silenzio sul suo coinvolgimento nell’inchiesta che a fine giugno ha visto la Procura di Biella iscriverlo nel registro degli indagati per le presunte irregolarità fiscali del gruppo Intesa – da lui guidato per quasi un decennio fino allo scorso anno – nel 2006-2007.
“Sono stato chiamato in causa oggettivamente come amministratore di una società del gruppo. Non è una responsabilità soggettiva ma oggettiva. Io ero l’amministratore delegato della holding – ha detto – Non è in alcun modo assolutamente incompatibile con quello che faccio oggi o potrei fare in futuro”. All’interlocutore che di conseguenza gli ha chiesto se intende candidarsi alle prossime elezioni, Passera ha glissato con un: “Ne parlerò al momento giusto”. 
Un caso che potrebbe non essere isolato e nelle carte dell’indagine si legge di “sospette complicità” nell’istituto di credito con Marco Bus, forse il manager più importante della rete estera di Intesa, che è indagato per concorso in riciclaggio. Secondo quanto scriveva il 22 giugno scorso il gip Vincenzo Tutinelli, “Si ha motivo di ritenere che tale sistema sia messo a disposizione dei grandi gruppi economici italiani da funzionari ed ex funzionari del gruppo Banca Intesa Lussemburgo – con la probabile complicità della banca – per costituire fondi neri nel Granducato di Lussemburgo ed ivi riciclarli”.
Argomenti, quindi, piuttosto delicati, sia per un banchiere, che per un ministro della Repubblica e sui quali Il Fatto Quotidiano l’8 luglio scorso in un editoriale aveva chiesto almeno “qualche spiegazione” al ministro. Passera, però, sull’argomento fino ad oggi è stato piuttosto parco di spiegazioni. Tra le rare esternazioni sul tema, un laconico “per me ha già commentato la Procura”, in risposta alle domande di un cronista delFattoquotidiano.it che lo interpellava sull’indagine fiscale di Biella a ridosso dalla notizia.