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sabato 1 agosto 2020

Borsa italiana sul mercato, ipotesi di cordate 'nazionali'. - Vittoria Vimercati

Borsa italiana sul mercato, ipotesi di cordate 'nazionali'


Da gennaio ha perso circa 100 miliardi di capitalizzazione per colpa del Covid19, ma è ancora un 'asset' da 530 miliardi di euro, circa il 30% del Pil italiano. Sarà per questo che in Italia le banche d'affari si stanno muovendo sulla Borsa di Milano già da diversi mesi, preparando piani e valutazioni sul prezzo. Da quando, cioè, era chiaro che la maxi-operazione Lse-Refinitiv, da 27 miliardi di euro, avrebbe avuto un impatto su Piazza Affari e Mts. Entrambe sono controllate dal London Stock Exchange e sono tra i beni considerati alienabili per sminare eventuali problemi Antitrust.

Da ieri, sono ufficiali le "discussioni esplorative" del Lse, che attenderebbe offerte non vincolanti già a settembre-ottobre, secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore. Sicuramente si farà avanti Euronext, il gruppo che controlla diverse piazze finanziarie europee - Parigi, Amsterdam, Lisbona, per citarne alcune - e che già a inizio anno era uscito allo scoperto manifestando l'interesse per Milano a Londra.
Trascorsi alcuni mesi e ascoltate le banche di investimento, il Governo avrebbe ben chiara la posta in gioco, soprattutto sul fronte Mts, il mercato all'ingrosso dei Titoli di Stato, fondamentale per le emissioni dei bond del Tesoro. Secondo le indiscrezioni, Borsa italiana insieme a Mts potrebbe valere dai tre ai quattro miliardi di euro, ed è tra le società considerate strategiche dall'Esecutivo, nell'elenco di quelle da tutelare con la disciplina del Golden Power.
Per questo, dalla Lega al Movimento 5 Stelle, si sono già alzate voci di avvertimento per sensibilizzare il Governo a preparare un'offerta o alternative valide a una cessione che passi sopra la testa del Paese.
Le opzioni sono due: che intervenga direttamente lo Stato, con il Mef, ipotesi altamente improbabile, oppure che si formi una cordata di banche e istituzioni finanziarie, capitanate da un soggetto pubblico come la Cdp o il Fondo strategico, che presenti un'offerta.
L'ipotesi darebbe forza negoziale all'Italia e potrebbe consentire in futuro una cessione di Borsa, con condizioni più favorevoli, ai grandi gruppi internazionali che controllano i listini. Oppure un'ipo, una quotazione della stessa Borsa. Per ora, sottolineano fonti vicine alla Cassa, non c'è nulla sul tavolo. Una risoluzione in questo senso è stata depositata dal Movimento 5 Stelle in Commissione Finanze alla Camera. L'obiettivo sarebbe coinvolgere Cdp e assicurare che ci siano "sufficienti garanzie a tutela dell’interesse nazionale nella prospettiva di Borsa Italiana". I tempi, a negoziati iniziati, sono molto stretti e oggi ne sono tutti più consapevoli.

mercoledì 25 marzo 2020

L’economia – Conte, Macron e altri 7 leader Ue chiedono i coronabond. Berlino: “Nostra idea non cambia. Sì al Mes con le regole in vigore”. Centeno: “Entro il 5 aprile dettagli su come usarlo”.

L’economia – Conte, Macron e altri 7 leader Ue chiedono i coronabond. Berlino: “Nostra idea non cambia. Sì al Mes con le regole in vigore”. Centeno: “Entro il 5 aprile dettagli su come usarlo”

Lettera congiunta di nove capi di Stato in vista del vertice di domani. Ci sono anche Spagna, Belgio, Portogallo e Irlanda. Ma il governo tedesco frena. Le borse Ue, che avevano aperto positive, cambiano rotta. Lo spread tra Btp e Bund resta a 187 punti. La fiducia delle aziende tedesche ai minimi dal 2009.
Dopo averlo ufficialmente proposto allo scorso vertice dei capi di Stato, rendendolo pubblico con un’intervista al Financial Times, il premier Giuseppe Conte rilancia l’idea dei “coronabond“. E il fronte dei favorevoli, che già comprendeva la Francia e la Spagna oltre alla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, si allarga. Sono infatti nove i leader che hanno firmato una lettera congiunta indirizzata al presidente del Consiglio d’Europa Charles Michel (Leggila qui) in cui – in vista della nuova videoconferenza in agenda domani – chiedono il varo di uno “strumento di debito comune emesso da una Istituzione dell’Ue per raccogliere risorse sul mercato sulle stesse basi e a beneficio di tutti gli Stati Membri”. Oltre alle firme di Conte e del presidente francese Emmanuel Macron, ci sono quelle dei capi di Stato di Francia, Portogallo, Slovenia, Grecia, Irlanda, Belgio e Lussemburgo. Ma Berlino continua a fare muro contro l’ipotesi di un’emissione di bond con rischi condivisi. “Sugli eurobond l’idea del governo tedesco e della cancelliera non è cambiata: anche in tempi di crisi è ancora necessario che controllo e garanzia restino nella stessa mano”, ha detto il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert.
La pandemia è “uno shock senza precedenti”, scrivono i leader Ue. Per questo, “abbiamo bisogno di intraprendere azioni straordinarie che limitino i danni economici e ci preparino a compiere i passi successivi. Questa crisi globale richiede una risposta coordinata a livello europeo”. Per i leader è necessario attivare “tutti i comuni strumenti fiscali a sostegno degli sforzi nazionali”, in particolare “lavorare su uno strumento di debito comune emesso da una Istituzione dell’Ue per raccogliere risorse sul mercato sulle stesse basi e a beneficio di tutti gli Stati Membri, garantendo in questo modo il finanziamento stabile e a lungo termine delle politiche utili a contrastare i danni causati da questa pandemia”, si legge ancora nella lettera. “Questo strumento di debito comune dovrà essere di dimensioni sufficienti e a lunga scadenza, per essere pienamente efficace e per evitare rischi di rifinanziamento ora come nel futuro”.
Berlino dal canto suo ritiene che si stia mettendo in piedi “già una considerevole serie di misure per contrastare gli effetti economici del Coronavirus” a livello europeo. “Anche l’enorme pacchetto in via di approvazione al Bundestag darà degli effetti anche per gli altri Stati europei”, ha rimarcato, rimandando poi all’efficacia del Mes. Anche sul fondo salva Stati non sono mancate puntualizzazioni riguardo ai contenuti della lettera inviata dal presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno ai capi di Stato e di governo: “Il governo tedesco ritiene che il Mes possa essere uno strumento utile, se fosse necessario, per elargire sostegno veloce agli Stati, con le regole in vigore“, ha rimarcato Seibert.
Centeno, nella sua missiva, scrive che c’è “ampio sostegno” a un ‘Pandemic Crisis Support’ nell’ambito del Mes attraverso le linee di credito condizionali Eccl, “in un modo coerente con la natura esterna e simmetrica dello choc da Covid-19″. Il sostegno del fondo “sarà usato per i costi collegati all’epidemia, sanitari ed economici. Nel lungo periodo, gli Stati dovranno assicurare un percorso sostenibile“. “Propongo di sviluppare le necessarie specificazioni tecniche prima della fine della settimana prossima“, è la conclusione.
Con l’elevarsi della tensione tra le cancellerie hanno girato di nuovo in territorio negativo le Borse europee, che avevano aperto in forte rialzo spinte dal rally di Wall Street che ha segnato il maggior rialzo dal 1933 e dall’intesa trovata negli Usa sul pacchetto di misure da 2mila miliardi di dollari per l’economia americana. Il cambio di segno si è registrato dopo le 12, anche sull’onda dell’emotività scatenata dal contagio del principe Carlo. Lo spread tra Btp e Bund, che aveva aperto a 187 punti con il rendimento del decennale italiano all’1,54%, rimane quasi invariato.
Intanto dal mondo delle imprese arrivano pessimi segnali. La fiducia delle aziende tedesche è crollata ai minimi dal 2009, ossia dai tempi della crisi finanziaria globale, dopo le chiusure di aziende e attività per rallentare la diffusione del virus. L’indice Ifo, che misura la fiducia delle imprese in Germania, è sceso a 86,1 a marzo da 96 di febbraio. “L’economia tedesca è sotto shock”, commenta il presidente dell’Ifo Clemens Fuest prevedendo un calo della produzione totale tra l’1,5% e il 6% quest’anno a seconda della durata delle restrizioni.