Una leggina molto ambigua potrebbe abolire il reato di 'falso prospetto parlamentare'. Azzerando le inchieste sui soldi pubblici rubati, come quella sul leghista Belsito. L'allarme lanciato dal procuratore aggiunto di Milano, Alfredo Robledo.
Il rischio di un nuovo colpo di spugna, che potrebbe cancellare le inchieste sullo sperpero dei fondi pubblici concessi ai partiti e usati per comprare persino yacht, vacanze, auto di lusso. Come l'indagine sui soldi girati da Francesco Belsito a Umberto Bossi e ai suoi familiari. E quelle simili aperte dalle procure di molte città.
L'allarme è stato lanciato durante "I dialoghi de l'Espresso" dal procuratore aggiunto di Milano, Alfredo Robledo: «Indagando sui falsi prospetti e rendiconti al Parlamento presentati da un partito padano di cui non farò il nome, abbiamo scoperto una nuova norma che stiamo esaminando attentamente. A luglio dell'anno scorso è stata approvata una legge poco chiara che potrebbe interpretarsi come un'abolizione proprio del reato di falso prospetto parlamentare, sostituito con una contravvenzione amministrativa punita con una semplice multa. E' stata varata a larga maggioranza, ma sembra che nessuno se ne sia accorto».
E prosegue, confermando i timori sul colpo di spugna: «La norma non è chiarissima, ma il rischio è quello. Se venisse confermata questa interpretazione della legge, saremmo di fronte a un'ulteriore espressione di quella che con felice dizione è stata chiamata casta».
Nella stessa occasione, Piercamillo Davigo ha analizzato il crollo delle condanne per tangenti in Italia: «Le riforme si sono fatte, eccome: contro le indagini e i processi.
Un dato: siamo passati da 1.714 condanne per corruzione e concussione nel 1996 a sole 263 condanne nel 2010. Qualche cialtrone ne deduce che avremmo meno corrotti della Finlandia, mentre il problema è che le nuove norme sulla prescrizione, l'azzeramento delle prove, la modica quantità di evasione fiscale, falso in bilancio, fondi neri e fatture false, stanno garantendo l'impunità a moltissimi colpevoli».
Entrambi i magistrati hanno criticato l'ultima legge anticorruzione varata dal governo Monti. «Mi pare una cura omeopatica. Serve a niente. Anzi, ha introdotto una serie di stravaganze», ha dichiarato Davigo: «Come il reato di traffico d'influenza punito meno del millantato credito, forse per stroncare la concorrenza sleale di chi finge di dovere pagare tangenti. O lo sdoppiamento della concussione, con una riduzione della pena per il reato di "induzione" che ha prodotto un solo brillante risultato certo: garantire la prescrizione al Penati di turno. Ma siccome l'ex ministro proponente è un giurista, dubito che questi siano errori. Vuol dire che era il massimo che poteva passare nel precedente Parlamento. E questo resti a disdoro dei suoi componenti».
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