domenica 14 agosto 2011

Tremonti chiuderà la Crusca La presidente: «Come possono?» - di Stefano Miliani













accademia crusca 304
L'Accademia della Crusca è l'istituto, ospitato in una villa medicea presso Firenze, che cura e vigila sulla lingua italiana dal 1612. Per i 150 anni del nostro paese si sono sprecate le affermazioni sull'importanza dell'italiano come elemento che ha legato un territorio diviso. Ora la Crusca rischia di venir soppressa con la manovra: è tra gli enti con meno di 70 dipendenti insieme all'Istituto per l'Africa e l'Oriente, quel che rimane del Coni e altri istituti: LEGGI QUI la notizia.

Nicoletta Maraschio, docente universitaria e presidente dell'Accademia, è incredula: “Non posso credere che la cancelleranno”.

Professoressa, stando alla manovra voi siete candidati a sparire.

Non posso credere che lo faranno davvero. Non si sapeva se l'Accademia era davvero nell'elenco, invece pare di sì. Nel 2009 Brunetta e Calderoli la salvarono tirandola fuori dall'elenco degli enti inutili, ora non se si farà riferimento a un decreto legge di dicembre che ne riprende uno del 2009. Fatto sta che siamo tra gli enti non economici con meno di 70 dipendenti.

Quanti siete?

Abbiamo 6 dipendenti, tre in biblioteca e tre in segreteria. Poi gli accademici che saranno più di 50 studiosi di tutto il mondo, e che lavorano a titolo gratuito, come me. Poi abbiamo i collaboratori che vivono in condizioni di totale precarietà con contratti a progetto in base ai soldi che troviamo. Variano da 20-30 persone e sono quelli che concretamente mantengono il sito, digitalizzano le opere, aggiornano l'archivio e così via.

Cosa vi servirebbe?

Da tre anni cerchiamo di avere una legge apposita che definisca una nostra natura giuridica pubblica e preveda una dotazione ordinaria, finora non ci siamo riusciti. Noi e i Lincei di Roma siamo le uniche accademie pubbliche italiane: non credo loro abbiano 70 dipendenti ma hanno una legge che forse li tutela. Non posso credere che il governo cancelli un'istituzione secolare come la Crusca legata al nostro vocabolario, che è un riferimento fondamentale per l'italiano dal 1612 a e oggi siamo un istituto di ricerca attivo in tutti i settori. Vedremo se hanno il coraggio di farlo.

Quale è il vostro ruolo?

Tutti i paesi del mondo hanno un'istituzione che si occupa della lingua nazionale. Questo è nostro ruolo da secoli e abbiamo fatto da modello per gli altri paesi. Cancellare la Crusca cosa significa? Nel 2011 si è detto e ridetto che la lingua è il collante fondamentale e l'identità in un paese diviso socialmente e linguisticamente. E si cancella l'istituzione che è garante della lingua?

Siete un ente che spreca soldi?

(scoppia in una sonora risata, ndr). Passo il tempo in accademia, non prendo un euro, è un lavoro volontario come quello degli accademici. Dal ministero dei Beni culturali riceviamo circa 190mila euro. Tutti gli altri soldi, oltre un milione di euro, li dobbiamo trovare noi attraverso rapporti con enti, istituzioni, grazie all'associazione degli Amici della Crusca, con una convenzione con Cnr, con il contributo annuale della Regione (per il 2011 darà 200mila euro). Attraverso un lavoro enorme nostro ci procuriamo soldi per sopravvivere ma senza poter programmare il futuro: sono sicura dei soldi fino al 31 dicembre ma dopo non so cosa succederà. Se mi arrivassero solo i fondi del ministero, allora non importerebbe nemmeno fare il decreto, chiuderemmo.



sabato 13 agosto 2011

Da contratti aziendali a contributo di solidarietà ecco la manovra bis.


Tremonti

Roma - (Adnkronos) - Tutti i contenuti deldecreto da 45,5 miliardi approvato dal Cdm.Berlusconi: apprezzamento dai leader europei. Pd-Idv-Udc: porteremo le nostre proposte ma no alla fiducia. Bersani: testo da cambiare. Le proposte'democratiche'. Tremonti e la cravatta Yale.Unioncamere: oltre 5mila imprese nella galassia dei Enti locali. Cgia: per Regioni ed Enti tagli per quasi 15 mld. Addio a 36 province.

Roma, 13 ago. (Adnkronos) - "Abbiamo fatto domanda di ammissione ai lavori usuranti, per tutti". Esordisce con una battuta il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti nella conferenza stampa sulla manovra da 45,5 miliardi approvata ieri dal Consiglio dei ministri.

Il decreto, ha spiegato Tremonti, è in corso di "bollinatura da parte della Ragioneria dello Stato", poi verrà inviato al Qurinale e "dalla mezzanotte di domani sarà in Gazzetta ufficiale". ''Saggia'' secondo Tremonti la decisione di non chiedere la fiducia perché si tratta di un provvedimento "serio e impegnativo, da impegnare tutta la classe politica e tutto il Parlamento su interessi di carattere generale, cercando di chiedere fiducia su questi numeri e dal Paese, data la criticità della situazione che ha questo Paese".

Quindi il titolare dell'Economia si è soffermato sulla crisi che ''è evidente che non riguarda solo il nostro Paese ma - ha sottolineato Tremonti - come una quota enorme del pil dell'Europa. La crisi - ha ammonito - può riguardare anche altri Paesi dell'Europa''. Per questo secondo il titolare dell'Economia la soluzione maestra sarebbero stati gli eruobond: ''Non saremmo arrivati a oggi se ci fossero stati''. Per Tremonti, ''è fondamentale un maggiore grado di consolidamento delle finanze pubbliche in Europa''.

''Ho l'impressione - ha aggiunto - che ci sia una grande attesa per il vertice franco-tedesco della settimana prossima. Molto dipende dalle scelte che potranno essere fatte sull'Europa e per l'Europa nei prossimi giorni''.

Quindi il ministro sintetizza i pilastri della manovra che si compone di ''tre parti: i costi degli apparati burocratici e politici e la loro riduzione, la parte relativa allo sviluppo e quella relativa alla finanza pubblica''. "Si tratta - ha spiegato - di un secondo decreto aggiuntivo che si integra con l'altro".

ENTI PUBBLICI - Soppressi tutti gli enti con meno di 70 addetti.

CNEL - In base alle previsioni della manovra i membri del Cnel scenderanno da 121 a 70.

RIDUZIONE POLITICI ENTI LOCALI - Con le riduzioni già realizzate e quelle previste dall'attuale manovra, consiglieri e assessori degli Enti locali scenderanno complessivamente da 140mila a 53 mila, con un rapporto che dall'attuale 1 per ogni 428 abitanti passa a 1 ogni 1.100. La manovra prevede che le Regioni debbano ridurre i consiglieri del 20%, per cui si passerà da un numero complessivo di 775 consiglieri a 610. E' inoltre prevista la riduzione degli assessori e degli stipendi e l'istituzione dei revisori dei conti anche per le Regioni.

ACCORPAMENTO PICCOLI COMUNI - Saranno 1970 i Comuni sotto i mille abitanti soggetti alle unione di municipi previste dalla manovra.

RIFORMA COSTITUZIONALE - Nel processo di riduzione dei costi degli apparati istituzionali "il punto di caduta definitivo - spiega il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli - sarà il disegno di legge costituzionale approvato dal Consiglio dei ministri, che porterà al dimezzamento del numero dei parlamentari, ma attraverso la fine del bicameralismo perfetto i tempi verranno dimezzati e conseguentemente le spese dell'attività legislativa".

CONTRIBUTO DI SOLIDARIETA' - Il contributo sarà del 5% per i reddito da oltre 90mila euro fino a 150mila e del 10% da 150mila in su. Per quanto riguarda i parlamentari sarà il doppio di quello previsto per il pubblico impiego. Il contributo riguarderà comunque tutti; i lavoratori pubblici lo pagheranno al posto del taglio in busta paga previsto con la manovra già varata nei mesi scorsi dal governo già nel 2011, per i lavoratori privati scatterà per il 2012 e 2013.

CONTRATTAZIONE AZIENDALE - Gli accordi di Pomigliano e Mirafiori saranno estesi a tutti i lavoratori. E' uno tra gli effetti delle nuove norme in materia di lavoro inserite nella manovra e spiegate dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. "E' prevista l'estensione verso tutti i dipendenti di quegli accordi che sono coerenti con l'intesa interconfederale realizzati prima di questa intesa e validati dal consenso maggioritario dei lavoratori. Penso a Mirafiori e Pomigliano ma devono essere accordi coerenti con l'intesa interconfederale", ha spiegato Sacconi.

LICENZIAMENTI - La contrattazione aziendale inserita nella manovra potrà stabilire e derogare a quella nazionale su tutto ciò che definisce l'organizzazione della produzione e del lavoro fino ai licenziamenti senza giusta causa, tranne quelli discriminatori. "La norma che risponde alla sollecitazione della Bce - ha spiegato Sacconi - rafforza la contrattazione di prossimità, quella aziendale e quella territoriale. Non interviene invece su minimi contrattuali ma - ribadisce Sacconi - ha una capacità compiuta su tutto ciò che è organizzazione della produzione e del lavoro anche in deroga ai contratti nazionali, dall'orario di lavoro al mansionamento, dai rapporti lavoro fino alle consequenze del licenziamento senza giusta causa con l'esclusione dei licenziamenti discriminatori". Comunque "l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori non è stato modificato. Non l'abbiamo toccato. Abbiamo solo previsto la possibilità che con accordi aziendali si possano definire accordi in materia di licenziamenti senza giusta causa".

TREDICESIME PI - Nessun taglio delle tredicesime per i dipendenti pubblici degli enti che non rispettano gli obiettivi di riduzione della spesa ma possibile slittamento della loro erogazione. ''Non è un taglio ma - spiega Tremonti - è uno slittamento nell'erogazione''.




La manovra.




L’ex assessore regionale campano Sica “Ecco come ricattai Berlusconi”. - di Marco Lillo


L'ex assessore campano avrebbe avuto un ruolo decisivo nella compravendita per far cadere Prodi. Le ammissioni nei verbali della P3: "Io e Cosentino volevamo tagliare le gambe a Caldoro".

Nicola Cosentino ed Ernesto Sica

Berlusconi è stato ricattato da Ernesto Sicaattraverso rivelazioni imbarazzanti. Per questo ha fatto nominare il sindaco di Pontecagnano assessore regionale. Voleva evitare che spifferasse in giro il suo segreto: quello che aveva fatto e promesso il Cavaliere nell’estate del 2007. Lo conferma ai magistrati lo stesso sindaco di Pontecagnano, eletto nel Pdl dopo essere stato il consigliere regionale più votato della Margherita nel 2005, prima del grande salto del 2007 nelle braccia del Cavaliere. Sica però non ammette che il segreto della sua nomina sia lacompravendita dei parlamentari del centrosinistra. I pm napoletani però su questo punto non gli credono e gli contestano le dichiarazioni accusatorie del suo ex amico Arcangelo Martino.Sica è stato sentito nell’inchiesta napoletana sul ricatto a Berlusconi e al presidente Caldoro, svelata dal Fatto mercoledì 10 agosto. Messo alle strette, ha raccontato i suoi viaggi ad Arcore e a Villa Certosa, gli aperitivi a tre con Berlusconi e l’imprenditore Davide Cincotti. Il re degli imballaggi di Battipaglia che – subito prima dell’annuncio dell’abbandono di Prodi da parte di Lamberto Dini – ha elargito un finanziamento registrato di 295 mila euro al partitino dell’ex ministro del centrosinistra. Sica soprattutto racconta con disarmante sincerità di avere trafficato in dossier con Nicola Cosentino per “tagliare le gambe” (proprio così dice lui) a Stefano Caldoro.

Il sindaco di Pontecagnano viene convocato dai pm Alessandro Milita e Giuseppe Narducci(pochi mesi dopo divenuto assessore alla sicurezza della giunta De Magistris) il 4 aprile del 2011. che informano l’indagato delle prove a suo carico: “le intercettazioni del caso P3, le dichiarazioni rese in due distinti interrogatori da Arcangelo Martino, più le dichiarazioni rese, da Stefano Caldoro, Italo Bocchino e Mara Carfagna”.

L’interrogatorio è teso e dura quattro ore. “Nell’estate 2007 ero consigliere regionale del partito della Margherita… andai in Sardegna a Porto Rotondo a casa del mio amico Davide Cincotti e, grazie a lui e a una signora di nome Consuelo che ha una agenzia immobiliare, riuscii ad avere un incontro per un aperitivo con il Presidente Berlusconi …Dopo l’incontro per l’aperitivo tra me, Cincotti, Berlusconi e altre persone presenti alla villa sarda del Presidente del Consliglio a circa 15 giorni di distanza seguì un lungo incontro solo tra me e Berlusconi, sempre a villa La Certosa… io offrii a Silvio Berlusconi la mia pronta disponibilità ad abbandonare il partito della Margherita e transitare nelle fiIe di Forza Italia. In cambio Berlusconi mi assicurò che sarei entrato a far parte dello staff di segreteria della nascente formazione politica Popolo delle Libertà che di li a poco sarebbe stata annunciata …avrei lavorato a Palazzo Grazioli”.

A questo punto è utile ricordare che la Procura di Napoli indaga Sica per il ricatto a Berlusconi e Caldoro e sospetta che abbia effettuato alla fine del 2007 un’attività di compravendita di parlamentari del centrosinistra sulla base soprattutto di un verbale inedito, reso da Arcangelo Martino il 22 ottobre del 2010. L’ex assessore arrestato per la P3 e per il dossier Caldoronell’inchiesta di Roma racconta ai pm: “Sica diceva sempre di tenere in pugno Berlusconi per i favori che gli aveva reso e cioè in particolare per la famosa storia dell’acquisto dei voti dei parlamentari che avevano garantito la caduta del governo Prodi nel 2008.

Quando il 26 e 27 gennaio 2010 parlo con lui al telefono e sollecito Sica a preparare con urgenza e a consegnarmi la relazione e parlo anche esplicitamente di dossier vi rispondo che queste telefonate fanno riferimento non al dossier su Caldoro. In verità io sollecito Sica a farmi avere al più presto in anteprima la famosa denuncia che lui diceva di poter preparare e voler presentare sul conto di Berlusconi ed in particolare su come lui Sica, per conto di Berlusconi, nel 2008, aveva comprato il voto di alcuni parlamentari inducendoli a votare la sfiducia al governo Prodi. Poiché io avevo informato Denis Verdini circa questa attività di Sica e poiché anzi lo stesso Sica aveva detto ai vertici nazionali del Pdl che lui poteva presentare questa denuncia, io ero stato sollecitato da Verdini affinché mi facessi consegnare da Sica il racconto che poi sarebbe confluito nella denuncia. I vertici del Pdl, in altri termini, volevano verificare la natura e la consistenza delle accuse che Ernesto Sica avrebbe potuto fare nei confronti di Silvio Berlusconi allo scopo, evidentemente, di contenere o neutralizzare la denuncia stessa. … Sica aveva detto a me che i soldi serviti per la operazione di acquisto del voto dei parlamentari erano stati forniti da un imprenditore di grande rilievo, suo amico nonché amico di Berlusconi, imprenditore che operava nel settore dei supermercati. Non conosco il nome di questo imprenditore…. Sica, quindi, aveva un potere ricattatorio di non poco conto e la sua finalità era quella di intimidire Berlusconi al fine di ottenere per sé la carica di candidato governatore”.

Sica nega. Ma i pm sospettano che l’imprenditore possa essere proprio il suo amico Davide Cincotti, presentato a Berlusconi ma contributore per Dini.
Davide Cincotti non conosceva, prima di quell’incontro dell’agosto Silvio Berlusconi…dopo il periodo delle festività natalìzie della· fine 2007 inizio 2008”, prosegue Sica che racconta le continue promesse non mantenute da Berlusconi. Prima non lo porta a Palazzo Grazioli, poi non lo candida. Sica vuole riscuotere anche se ai pm puntualizza: “non ho avuto alcun ruolo in operazioni di cosiddetta compravendita di parlamentari per la caduta di Prodi”. I magistrati napoletani però non la bevono: “mi si chiede delle operazioni di finanziamento effettuate alle forze politiche dal mio amico e vi rispondo che fu Cincotti a dirmi che aveva versato un contributo al gruppo di Dini”. Sica non sapeva nulla, nonostante avesse presentato il suo amico, fulminato sulla via di Lamberto, al Cavaliere. Ammette solo il patto scellerato con Cosentino contro Caldoro. “L’accordo tra me e Cosentino, sostenuti nel convincimento da Arcangelo Martino, era quello di lavorare attraverso la preparazione e la successiva divulgazione del dossier per tagliare le gambe a Stefano Caldoro”. Purtroppo non riescono nell’intento. Caldoro è il candidato del Pdl e Sica è sempre più teso. Vola a Viareggio e incontra Denis Verdini minaccia di raccontare “tutto da ferragosto 2007” e dice che non farà “la fine della “puttana di Bari”. Ai pm dice: “ho ricevuto assicurazioni da Berlusconi in persona circa il fatto che sarei stato dimenticato e che avrei avuto un posto nella futura, Giunta Regionale. … aggiunse che ne aveva già parlato con Caldoro ricevendo l’assenso di quest’ultimo”. Caldoro però il 15 maggio 2010 gli concede solo la misera delega all’avvocatura. Il giorno dopo Sica vola ad Arcore con la fidanzata. “Intorno alle 18,30 Berlusconi telefonò a Caldoro e io ascoltai”, racconta ai pm, “la conversazione essendo stato inserito il viva voce del telefono. Berlusconi disse a Caldoro che si poteva pensare anche di assegnarmi un assessorato più impegnativo. Caldoro rispose a Berlusconi che … in futuro si sarebbe di nuovo potuto tornare a parlare di un altro mio incarico”. Quando gli contestano le telefonate minacciose, Sica dice: “chiedevo il “conto morale e politico· di tutto” quello che avevo tatto per il partito di cui ho parlato in precedenza”. Sica nega però che il piano B del quale parla con Martino riguardi “le mie conoscenze sull’acquisto dei senatori per la caduta del governo Prodì”. L’unica minaccia che ammette è quella “di esporre pubblicamente il fatto che il Cavaliere aveva tradito gli accordi dell’agosto 2007”. Tanto sarebbe bastato per terrorizzare Berlusconi. Sica ammette: “Berlusconi ovviamente non voleva che io divulgassi alcuna notizia sulla storia del nostro accordo del 2007 e ricordo bene che in quella circostanza mi disse che lui non tradiva mai gli impegni e che anche io alla fine sarei stato gratiticato”.


Non sono un'economista, ma...


Premetto di non essere un'economista, ma semplicemente una persona che ama ragionare con la propria testa.
E proprio perchè ragiono con la mia testa, in base all'esperienza vissuta e utilizzando la logica, mi sorge spontanea una domanda: la manovra varata dal governo che manovra è?
E' una manovra che cerca solo di recuperare e racimolare soldini e che non ha nulla a che fare con la tanto agognata crescita economica del paese.
Se si vuole far crescere un paese bisogna mettere soldi nelle tasche dei cittadini e dar loro la possibilità di spenderli per comprare ciò che viene prodotto.
Se si tolgono i soldi dalle tasche dei cittadini, ciò che viene prodotto resta invenduto, le fabbriche si fermano, il lavoro diminuisce, la crisi aumenta.
Che senso ha, allora, accorpare le festività alle domeniche? Noi non abbiamo, allo stato attuale, bisogno di aumentare le produzioni, abbiamo bisogno di venderle, di farle comprare per poi continuare a produrle.
E che senso ha legalizzare i licenziamenti? E con quali criteri?
Rendere legale un licenziamento è un'arma a doppio taglio; sappiamo, noi che abbiamo lavorato, quali criteri adottano i capi per premiare o per punire i lavoratori, non certo un criterio correlato alla meritocrazia, ma, piuttosto, alla simpatia o antipatia, alla raccomandazione, al servilismo.
Dobbiamo pensare, allora, che si vuole mandare tutto a puttane?
O dobbiamo pensare che il governo che ci amministra è composto da persone incapaci di pensare e di amministrare?
E se chi ci amministra è incapace, perchè continuare a tenerlo in carica senza ribellarci?
Ripeto, non sono un'econimista, ma seguendo la logica di amministratrice di una casa, di una famiglia, mi rendo conto che non è così come fa il governo che si amministra una nazione.

Cettina de Giosa.


P3, Dell’Utri: “I bonifici di Berlusconi? Ho ristrutturato casa, ero senza quattrini”.


In un'intervista al Corriere il senatore azzurro dà la sua versione riguardo ai versamenti per 8 milioni di euro ricevuti dal presidente del Consiglio: "Ho dei problemi, vivo come un nobile decaduto". Insomma, i soldi sono serviti per ristrutturare la villa di Torno che, a breve, sarà venduta "per problemi finanziari".


“Mi hanno ridotto a corto di quattrini. Ho dei problemi. Non riesco a mantenere più questa villa”. Così Marcello Dell’Utri, intervistato oggi da Il Corriere della Sera, spiega l’origine dei versamenti per dieci milioni di euro ricevuti da Silvio Berlusconi, e finiti agli atti dell’inchiesta P3come rivelato ieri da Il Fatto Quotidiano (Leggi). Il riferimento è alla magnifica dimora di Torno, sul lago di Como. Che ora il senatore vorrebbe vendere, racconta, ma prima deve ristrutturarla. Da qui l’esigenza di “chiedere un prestito a un amico”. Berlusconi, appunto.

Appare molto nervoso, Marcello Dell’Utri, nello spiegare l’ennesimo caso giudiziario che lo coinvolge. Si tratta di “miei affari personali e privati”, afferma, “anche quando si parla di ristrutturare, comprare o vendere una casa, chi mesta nel torbido ci voglia sempre mettere lo zampino. Capisco certi giornali, ma che c’entra il Corriere con questa rottura di c…?”. E ancora: “Ognuno di noi in questo Paese non è più libero di fare una trattativa, di chiedere un prestito a un amico, di fare un lavoro a casa, di avere un guaio? Tutto deve diventare di dominio pubblico, senza un minimo di riserbo? E questa non è secondo lei una rottura di c…?”.

Ma poi, incalzato, il senatore azzurro cede e racconta la sua versione dei fatti: “Va bene, basta, lo dico: sto vendendo casa. Ecco la verità. Non subito. Ma ho dato voce. E’ necessario fare dei lavori importanti. Ristrutturo e poi vendo tutto. Perché io ho da pagare c… e ramurazzi (ravanelli,ndr)». E’ una parte nuova da recitare per Dell’Utri, quella del “poveraccio” a corto di quattrini: «Ho dei problemi. Non riesco a mantenere più questa villa. Troppo grande. E’ stato un sogno. Mi rendo conto che nella vita c’è chi sale e chi scende. E io vendo casa… ». Insomma, Dell’Utri come un nobile decaduto: “Appunto, nobiltà decaduta. Ero anch’io un principe. E non lo sono più”. E a cosa attribuire le responsabilità di questo stato di indigenza se non ai processi? “Colpa della persecuzione”.

Non sembra appartenere alla sua mentalità il fatto che chi ricopre cariche pubbliche sia tenuto a dare spiegazioni ai cittadini specie se in ballo, come raccontato dal Fatto, ci sono 8 milioni di euro incassati direttamente dal presidente del Consiglio. Milioni che diventano 18 se si contano anche i versamenti fatti a Denis Verdini dal senatore del Pdl nonché editore di Libero e RiformistaAntonio Angelucci (Leggi). Versamenti di cui si ha notizia dalle carte appena depositate nell’indagine sull’associazione segreta (P3) che mirava a condizionare gli organi costituzionali e giudiziari e gli enti pubblici nazionali e regionali.

Ma nell’intervista al Corriere, messo di fronte a quello che il giornalista chiama “il retro pensiero dei malpensanti”, e cioè che “Berlusconi potrebbe averlo pagato per mantenere un segreto o per non dire qualcosa magari con riferimento a qualche processo”, il senatore siciliano risponde con veemenza: “Menti disturbate possono pensare queste cose, ma io non mi voglio disturbare e vorrei starmene tranquillo”.

E proprio per starsene in tranquillità, lontano dalle “rotture di c.”, Dell’Utri corre intorno alla sua villa sul lago: “Sì, corro attorno a casa mia. O meglio cammino veloce, diciamo 5 all’ora, giusto per mantenermi in esercizio. Ma ora passa la voglia di tutto con questi sospetti sul niente“. Il senatore corre anche per “controllare la pressione del cuore”. Colpa dei processi che gli rovinano l’umore: “Debbo controllarla. Sale quando penso a queste camurrie dei processi. Appena penso ad altro scende che è una bellezza». Già, perché Dell’Utri si sente “un perseguitato” dalla giustizia: “Ho visto tanti perseguitati morire di infarto o di cancro. Meglio la mia educazione arabo-fatalista. Forse mi salvo e arrivo all’11 settembre». Il giorno del suo 70esimo compleanno.


La villa da ristrutturare:
http://www.nessimajocchi.it/portfolio_dettaglio.asp?ID=11&IDTESTA=261


In pasto ai cannibali del mercato. - di Piero Sansonetti.




Il mercato è il colpevole della crisi che sta travolgendo l’Occidente. L’Occidente però, invece di porsi il problema di come imbrigliare il mercato, e riformarlo, e imporgli delle regole, ha deciso di affidare al mercato la soluzione della crisi. Lo ha fatto prima sconfiggendo Obama negli Stati Uniti e poi estendendo a tutta l’Europa la sua idea paradossale, e cioè quella di affidare all’assassino le indagini sull’omicidio.

In Italia tutto questo si è tradotto in una iniziativa di esautoramento del governo e del parlamento e nel trasferimento della sovranità nazionale in sede europea (in sede di finanza europea). La nuova autorità ha deciso misure severissime di taglio del welfare, in particolare delle pensioni delle donne e dei meno ricchi, e di aiuti alle imprese. L’idea è quella di accentuare le diseguaglianze sociali e concentrare ulteriormente la ricchezza (fino a misure odiose come quella, un po’ nazista, di togliere le pensioni di reversibilità alla vedove senza reddito).

Poi si è andati un passo avanti: con la richiesta di abolire l’articolo 41 della Costituzione (quello che pone un limite alla sregolatezza dell’iniziativa privata) e di introdurre, sempre in Costituzione, un articolo che imponga il pareggio di Bilancio; si è deciso in questo modo di rendere stabile il “disarmo della politica”, togliendogli, definitivamente, ogni diritto di influenzare o disciplinare l’economia. L’obbligo del pareggio di Bilancio significa impedire alla politica di governare le risorse necessarie per la propria iniziativa sociale. Quindi escludere la politica dall’iniziativa sociale. E dunque porre fine al compromesso socialdemocratico sul quale, dopo la seconda guerra mondiale, era stata costruita l’Europa. La Costituzione perde tutto il suo spirito originario e diventa una specie di gabbia che certifica la sospensione della democrazia, o comunque il suo essere un fatto accessorio e non più indispensabile nel governo delle nostre società.

L’aspetto più drammatico di tutto questo è che il nostro centrosinistra brancola nel buio. In parte addirittura sembra soddisfatto di questa drastica svolta autoritaria e reazionaria, e speranzoso di poter essere chiamato a partecipare al governo di questa stretta, in sostituzione dei gruppi dirigenti “riottosi” del berlusconismo. Per ora, comunque, il comando è stato assegnato a una piccola lobby che ha sede in via Solferino. Il Corriere della Sera ha preso il posto del Parlamento ed esercita la sua nuova funzione – bisogna ammetterlo – con molta liberalità.

http://www.glialtrionline.it/home/2011/08/13/in-pasto-ai-cannibali-del-mercato/