venerdì 23 settembre 2011

Berlusconi agonizza, Mediaset crolla in Borsa. di Vittorio Malagutti




Titolo al minimo storico, in un anno ha perso il 60 per centro (oltre un miliardo di 


euro), contro il 34 per cento perso in generale da piazza Affari. Così i mercati 


scaricano le aziende del Cavaliere.

L’interminabile agonia politica del suo governo è già costata a Silvio Berlusconi più di un miliardo di euro. A tanto ammonta la perdita di valore in Borsa delle quote azionarie del premier in Mediaset e Mondadori negli ultimi nove mesi. Cioè da quando, il 14 dicembre scorso, il governo riuscì a salvarsi in Parlamento grazie ai voti di Scilipoti e compagnia. Da allora intercettazioni a luci rosse, scandali sessuali, processi e manovre finanziarie a vanvera hanno fatto precipitare la già scarsa credibilità del premier-imprenditore tra gli investitori internazionali.

In questi giorni la fiducia, misurata con il termometro del mercato azionario è precipitata al minimo storico. Da quando è sbarcata in Borsa, nell’ormai lontano luglio del 1996, la quotazione di Mediaset non era mai caduta così in basso. Ai bei tempi tra il 2005 e il 2006, quando la bolla finanziaria assicurava grassi profitti a tutti, i titoli viaggiavano tra i 9 e i 10 euro.

Ieri invece le azioni del gruppo televisivo hanno chiuso la seduta borsistica con un ribasso del 6,9 per cento a 2,18 euro (e questa mattina Mediaset perde ancora). Significa che la quota di proprietà di Berlusconi, pari al 40 per cento circa del capitale di Mediaset, vale ormai poco meno di un miliardo, per l’esattezza 995 milioni. Il giorno del fatidico sì di Scilipoti quella medesima quota aveva fatto segnare un prezzo di 2,1 miliardi. Poi c’è Mondadori che nello stesso arco di tempo si è ristretta del 40 per cento. Un ribasso che si traduce in una perdita (per ora solo teorica) di 140 milioni nei bilanci della holding Fininvest.

Brutta storia di sicuro per il Cavaliere, che però, nonostante il crollo delle quotazioni, continua a navigare nell’oro e a comandare nelle aziende di famiglia. La musica è diversa per i risparmiatori che hanno avuto la sfortunata idea di puntare i loro soldi sulle società berlusconiane. Negli ultimi 12 mesi il titolo Mediaset ha perso quasi il 60 per cento. In altre parole, 10 mila euro investiti a settembre del 2010 adesso sono diventati poco più di 4 mila. È vero, nel frattempo tutto il mercato azionario si è ristretto. E di molto. Nell’ultimo anno però l’indice di Borsa è arretrato solo (si fa per dire) del 34 per cento contro il 60 per cento di Mediaset.

Il fatto è che gli investitori sono sempre più pessimisti. Temono che la debolezza del governo Berlusconi e la sua eventuale prossima caduta si traducano in un colpo pesante per gli affari del premier. E così il fattore B adesso è diventato un boomerang. Il conflitto d’interessi che in passato aveva garantito il successo delle aziende targate Fininvest ora le condanna a una spirale di ribassi in Borsa. Lo scenario futuro, in effetti, appare tutt’altro che rassicurante. Con il Pdl all’opposizione niente più leggi ad azienda come la famigerata Gasparri, giusto per ricordare il caso più clamoroso. Ma per fare un altro esempio si può citare la norma, varata un anno fa, che ha consentito a Mondadori di estinguere una sua vertenza fiscale pagando solo il 5 per cento di quanto preteso dall’Erario. Un obolo di soli 8,6 milioni, come denuncia il senatore del Pd, Giuliano Barbolini, contro i 173 milioni pretesi dall’Agenzia delle Entrate.

Mediaset, in effetti, non se la passa granché bene già per i fatti suoi. La crisi economica frena gli investimenti pubblicitari, che sono la benzina delle televisioni. E allora ricavi e profitti non corrono più come una volta. L’ultima semestrale di Mediaset ha deluso gli analisti e le prospettive per quest’anno non sono esaltanti. Discorsi simili, però, valgono anche per gli altri grandi gruppi del settore media, come la Rcs Corriere della Sera o L’Espresso. E infatti entrambi i titoli hanno perso molto terreno in Borsa. Per loro, però, il ribasso nell’arco di un anno è compreso tra il 30 per cento (Espresso) e il 41 (Rcs). Mediaset invece è crollata del 60 per cento. A fare la differenza è il fattore B.


Dati confermati, superata velocita' luce.

Superata la velocita' della luce


I neutrini dal Cern al Gran Sasso sono piu' rapidi di 60 nanosecondi.


ROMA - E’ arrivata la conferma ufficiale: la velocita’ della luce e’ stata superata. I dati, resi noti questa mattina, dimostrano che le i neutrini viaggiano ad una velocita’ di circa 60 nanosecondi superiore a quella della luce, il limite della velocità nel cosmo. Il risultato e’ stato ottenuto nell’esperimento Cngs (Cern Neutrino to Gran Sasso) e le anomalie sono state osservate dal rivelatore Opera, che ha analizzato il fascio di neutrini che dal Cern di Ginevra vengono lanciati verso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).
Il risultato si basa sull'osservazione di oltre 15.000 neutrini tra quelli che, una volta prodotti dall’acceleratore del Cern Super Proton Synchrotron, percorrono i 730 chilometri che separano il Cern dal Gran Sasso e i dati del rivelatore Opera, che saranno presentati oggi a Ginevra, dimostrano che i neutrini impiegano 2,4 millisecondi per coprire la distanza, con un anticipo di 60 miliardesimi di secondo rispetto alla velocita’ attesa. L’analisi dei dati, raccolti negli ultimi tre anni, dimostra che i neutrini battono di circa 20 parti per milione i 300.000 chilometri al secondo ai quali viaggia la luce. Il risultato e’ stato ottenuto con una serie di misure ad altissima precisione, fatte in collaborazione con gli esperti di metrologia del Cern e di altre istituzioni.  La distanza tra l'origine del fascio di neutrini e il rivelatore Opera e’ stata misurata con un'incertezza di 20 centimetri sui 730 chilometri del percorso e il tempo di volo dei neutrini e’ stato determinato con una precisione di meno di 10 nanosecondi, utilizzando strumenti molto sofisticati, come sistemi Gps progettati appositamente per l’esperimento e orologi atomici.
‘’Abbiamo sincronizzato la misura dei tempi tra il Cern e il Gran Sasso con un'accuratezza al nanosecondo e abbiamo misurato la distanza tra i due siti con una precisione di 20 centimetri’’, ha detto Dario Autiero il ricercatore oggi pomeriggio presentera’ i dati al Cern. ‘’Nonostante le nostre misure abbiano una bassa incertezza sistematica e un'elevata accuratezza statistica – ha aggiunto - e la fiducia riposta nei nostri risultati sia alta, siamo in attesa di confrontarli con quelli provenienti da altri esperimenti”. Il Cern stesso rileva in una nota che ‘’considerando le straordinarie conseguenze di questi dati,  si rendono necessarie misure indipendenti prima di poter respingere o accettare con certezza questo risultato. Per questo motivo la collaborazione Opera ha deciso di sottoporre i risultati a un esame piu’ ampio nella comunita’’’. I dati saranno quindi presentati oggi pomeriggio in un seminario nel Cern di Ginevra e lunedi’ in un seminario nei Laboratori del Gran Sasso. 
“Quando un esperimento si imbatte in un risultato apparentemente incredibile e non riesce a individuare un errore sistematico che abbia prodotto quella misura, la procedura standard e’ sottoporlo a una piu’ ampia indagine’’, ha osservato il direttore scientifico del Cern, Sergio Bertolucci. “Se questa misura fosse confermata – ha aggiunto - potrebbe cambiare la nostra visione della fisica, ma dobbiamo essere sicuri che non esistano altre, più banali, spiegazioni. Cio’ richiederà misure indipendenti’.


Immunità totale: la proposta di legge firmata da Papa e Milanese per l'impunità della casta.

Le mie foto


Alfonso Papa è ancora rinchiuso in carcere.
L'onorevole Marco Milanese, ex-braccio destro di Giulio Tremonti, oggi ha dovuto sudare  prima di avere l'autoassoluzione dai suoi amici parlamentari .
"Roma ladrona, la Lega non perdona", gridavano fino a pochi giorni fà i leghisti:e invece ancora una volta i vari Bossi e Maroni hanno perdonato.

Ora basta, sbottano Berlusconi e la sua cricca.
Per impedire che un domani qualche magistrato continui a perseverare nell'assurda pretesa di giudicare i parlamentari come ogni normale cittadino, un folto numero di deputati ha depositato una proposta di modifica costituzionale.
La proposta è molto semplice: bisogna chiedere preventivamente l'autorizzazione alla Camera non più solo per eseguire un mandato di cattura, ma anche semplicemente per aprire un'indagine nei confronti di un parlamentare. 
In questo modo nessun deputato verrà più indagato e intercettato: nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a procedimento penale, senza l'autorizzazione della camera.
Cosa cercano di ottenere è facilmente prevedibile: l'impunità totale della casta.
Vergogna!
s.t.

XVI LEGISLATURA CAMERA DEI DEPUTATI - ATTO N. 2954  
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE
d'iniziativa dei deputati
MOFFA, ANTONINO FOTI, VINCENZO ANTONIO FONTANA, ABELLI, GIOACCHINO ALFANO, ANGELI, ARACRI, ARACU, BARANI, BARBA, BARBARESCHI, BARBARO, BARBIERI, BELLOTTI, BERARDI, BERGAMINI, BERNARDO, BOCCIARDO, CARLUCCI, CASTELLANI, CASTIELLO, CATANOSO GENOESE, CATONE, CAZZOLA, CECCACCI RUBINO, CENTEMERO, CERA, CESARO, CICCIOLI, CONSOLO, COSTA, CRISTALDI, DE ANGELIS, DE CAMILLIS, DE GIROLAMO, DE LUCA, DE NICHILO RIZZOLI, DEL TENNO, DELLA VEDOVA, DELL'ELCE, DI BIAGIO, DI CAGNO ABBRESCIA, DI CATERINA, DI CENTA, DI VIRGILIO, DIMA, D'IPPOLITO VITALE, FAENZI, FORMICHELLA, FUCCI, GALATI, GARAGNANI, GERMANÀ, GIAMMANCO, GIBIINO, GIRLANDA, GOLFO, GOTTARDO, HOLZMANN, IANNARILLI, LABOCCETTA, LAFFRANCO, LAMORTE, LANDOLFI, LAZZARI, LEHNER, LISI, LO PRESTI, LORENZIN, LUNARDI, MANNUCCI, GIULIO MARINI, MAZZOCCHI, MAZZONI, MAZZUCA,MILANESE, MINASSO, MISTRELLO DESTRO, MOTTOLA, MUSSOLINI, OSVALDO NAPOLI, NICOLUCCI, NIZZI, NOLA, PAGANO, PALUMBO, PAPA, PATARINO, PELINO, PETRENGA, PILI, PISO, PITTELLI, POLIDORI, PORCU, PROIETTI COSIMI, PUGLIESE, RAISI, REPETTI, LUCIANO ROSSI, MARIAROSARIA ROSSI, SAMMARCO, SANTELLI, SBAI, SCALERA, SCANDROGLIO, SILIQUINI, SISTO, SPECIALE, STASI, STRACQUADANIO, TAGLIALATELA, TORRISI, VELLA, VENTUCCI, VERSACE, VIGNALI, ZACCHERA
Modifica dell'articolo 68 della Costituzione, concernente le immunità dei membri del Parlamento

PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE
Art. 1.
      1. L'articolo 68 della Costituzione è sostituito dal seguente:
      «I membri del Parlamento non possono essere perseguiti per le opinioni espresse e per i voti dati nell'esercizio delle loro funzioni.
      Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a procedimento penale, né può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale o sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, salvo che sia colto nell'atto di commettere un delitto per il quale è obbligatorio il mandato o l'ordine di cattura.
      Analoga autorizzazione è richiesta per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o di comunicazioni e a sequestro di corrispondenza.
      Eguale autorizzazione è richiesta per trarre in arresto o per mantenere in detenzione un membro del Parlamento in esecuzione di una sentenza anche irrevocabile».

Il testo è reperibile anche nella banca dati della Camera dei Deputati.



Il satrapo e le macerie: così il mondo ride di noi.




Michele Serra commenta le vignette su Berlusconi pubblicate da siti e giornali di 


tutto il mondo. Con una premessa: 'Rido a denti stretti di questo Nerone. Nessun 


capo di stato da duecento anni a questa parte, tra donnine e leggerezza, ha dato 


di sé un'immagine così squallida'. E con una conclusione: 'Questo premier, oltre 


alla crisi economica, ci butta in una crisi depressiva'.



giovedì 22 settembre 2011

Milanese salvo per 3 voti, irritazione Berlusconi.





Bossi e Berlusconi



Salvo per una manciata di voti: Montecitorio ha evitato l'arresto all'ex collaboratore del ministro Tremonti con soli tre voti in più rispetto a quelli che servivano. I contrari all'arresto sono stati 312, la maggioranza richiesta era di 309. I favorevoli all'arresto si sono fermati a quota 305, che in realtà erano 306, perché il voto del vicesegretario del pd Enrico letta non è stato registrato per un errore tecnico. La maggioranza può tirare un sospiro di sollievo, ma la votazione non è stata facile: sono 7, secondo i tabulati delle votazioni, i franchi tiratori che hanno votato con le opposizioni per l'arresto. Il dato emerge analizzando le presenze dell'aula: l'opposizione schierava 299 deputati, mentre i sì all'arresto sono stati 306. I banchi della maggioranza, altro segno di disagio, non erano al completo. Mancavano otto deputati: sei del Pdl, uno della Lega, uno di Noi sud. E non tutti erano assenti giustificati.
BERLUSCONI IRRITATO IN AULA, ''SOLO 7 VOTI?' - ''Solo sette voti?''. E' la domanda che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi rivolge quasi incredulo e visibilmente irritato al ministro della Difesa, Ignazio La Russa, al momento della proclamazione dei voti che hanno negato l'arresto - appunto con sette voti di differenza tra maggioranza e opposizione - a Marco Milanese. La scena è stata 'catturata' da una telecamera dalle tribune e pubblicata sul sito di Repubblica. Malumore nel gruppo del Pdl per l'assenza del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, in volo per Washington, dove prendera' parte alla riunione del Fondo monetario internazionale. A quanto si apprende, alcuni deputati pidiellini avrebbero giudicato 'immorale' l'assenza del titolare del Tesoro
BOSSI, DIMOSTRATO CHE SIAMO ALLEATI LEALI - "Lo avevo detto che la Lega non avrebbe fatto cadere il governo. Abbiamo dimostrato di essere alleati leali'.  Così Umberto Bossi commenta l'esito del voto. 'Silvio Berlusconi ieri a palazzo Grazioli non ha chiesto consigli a Umberto Bossi sull'opportunita' o meno di dimettersi. E' lo stesso leader leghista a precisarlo in risposta ad una domanda dei cronisti. ''Non mi ha chiesto niente'', ha detto Bossi smentendo cosi' quanto viene riferito da alcuni retroscena giornalistici. 'Vedremo giorno per giorno", ha poi  risposto a chi gli chiedeva una previsione sulla tenuta del governo fino a fine legislatura. Bossi ha escluso poi di aver parlato con Berlusconi - così come invece riportato da alcuni quotidiani - della possibilità di un voto anticipato al 2012: "non abbiamo parlato di questo".
BERLUSCONI, IO SERENO MAI FATTO NIENTE DI MALE - Arrabbiato? "Io non sono mai arrabbiato. Anzi sono sereno, sono sempre sereno perché non ho mai fatto niente di male in vita mia. Anzi, quando posso faccio il bene degli altri". Così il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, parlando con i cronisti a Montecitorio dopo il voto sull'arresto di Marco Milanese. Il governo va avanti? "E come no. Stiamo lavorando per il meglio". Così il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi parlando con i cronisti a Montecitorio dopo il voto sull'arresto di Marco Milanese. ''Dobbiamo andare avanti con le riforme. Abbiamo la responsabilita' di portare il Paese al riparo dalla crisi internazionale''. E' quanto avrebbe detto, secondo quanto si apprende, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nel corso del vertice di maggioranza . ''Dobbiamo lasciare un chiaro segno del nostro governo di centrodestra'', avrebbe aggiunto il premier.
SANTANCHE' ATTACCA TREMONTI, ASSENZA VERGOGNOSA - "E' umanamente vergognoso che il ministro Tremonti oggi non fosse in aula. Nella vita, come in politica, bisogna essere uniti nella buona e nella cattiva sorte. Noi ci abbiamo messo la faccia in nome del garantismo e in difesa delle prerogative del Parlamento. Non abbiamo visto la sua ed è ingiustificabile". Lo afferma Daniela Santanché, sottosegretario all'Attuazione del programma, commentando l'assenza del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti.


http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2011/09/20/visualizza_new.html_701135441.html

Male le borse europee, Milano chiude a -4,5%. Record dello spread, chiusura a 397




Standard&Poor's, dopo aver declassato sette istituti di credito 


italiani, mette sotto osservazione anche Poste Italiane. Intanto il titolo 


Fiat sprofonda a -6,44 per cento, Tenaris in caduta libera a -8 per cento.

Alla giornata negativa per tutti i mercati europei, compreso quello di piazza Affari, si aggiunge per l’Italia un’altra brutta notizia: Standard&Poor’s, l’agenzia di rating che ieri ha declassato sette banche, adesso ha messo sotto stretta osservazione il rating di Poste Italiane con “implicazioni negative”. La notizia è stata resa nota nella tarda mattinata. S&P ha confermato il rating A sul lungo termine e A-1 nel breve termine nei confronti delle Poste. Ma non ha nascosto che, dopo il declassamento degli istituti di credito, la decisione del creditwatch negativo potrebbe portare ad un altro downgrade.

Intanto tutti le borse europee sono contrassegnate dal segno meno: pesano le parole di ieri della Fed secondo cui “ci sono significativi rischi al ribasso sulle prospettive di crescita”. Il Fondo monetario internazionale aveva quantificato in 200-300 milioni di euro l’impatto della crisi sugli istituti di credito del vecchio continente. L’indice peggiore è Parigi, che perde il 5,25 per cento. Piazza Affari comincia la seduta seduta a – 2,96%. Nelle prime ore della mattinata il Ftse Mibrecupera punti, ma poi torna a cedere terreno (-4,52%). L’All Share chiude a – 4,62%.

A palazzo Mezzanotte vanno male tutti i titoli, dopo la decisione di ieri dell’agenzia di rating Standard&Poor’s di declassare da A+ ad A sette istituti di credito italiani e rivedere a negativo il loro outlook (le aspettative future): Intesa Sanpaolo in apertura cede il 3,88%, Mediobanca il 2,09% e Unicredit il 6,2 per cento. E’ debole tutto il settore, cedono terreno anche i titoli non coinvolti dal downgrade di S&P, come Mps (-2,66%), Bpm (-1,54%), Banco Popolare (-2,20). Controcorrente solo Bpm che guadagna oltre sei punti percentuali. In difficoltà tutto il settore auto, con Fiat che cede il 4,55% e Fiat Industrial -5,73%.

Vanno male anche le borse asiatiche: il Nikkei di Tokyo perde il 2,07 per cento, mentre l’indice continentale Msci Asia Pacific che raccoglie le principali piazze orientali (tranne il Giappone) segna il -4,5 per cento, il livello minimo da 14 mesi. Alle 9.15 italiane l’Hang Seng di Hong Kong segnava un ribasso del 4,3 per cento. Shanghai ha chiuso a -2,78 per cento e Jakarta addirittura a oltre sette punti percentuali di ribasso. Apertura in calo per la borsa di New York, influenzata dal tonfo delle piazze europee. L’indice Dow Jones perde lo 0,98% a 11.016,24 punti.

LA CRONACA ORA PER ORA

17.30 – Milano chiude in forte calo

Chiusura in forte calo in piazza Affari per il Ftse Mib, a 13.481,59 (-4,52%). La peggiore è Parigi (-5,25%). Il Dax di Francoforte perde il 4,96%. Londra arretra del 4,67%, Madrid -4,62%. Lo spread tra Btp-Bund chiude a 397.

16.15 – Spread Btp-Bund a 399

I titoli italiani scendono sotto quota 400 punti. Lo spread tra i btp decennali e il bund tedesco stamane è salito fino a quota 413,43 punti, mentre ora è sceso a 399,01 punti.

16.00 – Mosca chiude in calo

Tonfo della Borsa russa: in chiusura l’indice Rts ha perso quasi l’8%, mentre il Micex, denominato in rubli, ha lasciato il 7,35%. Secondo gli analisti si tratta della reazione alle ultime mosse della Federal Reserve e alla decisione dell’agenzia Moody’s di abbassare il rating di tre importanti banche Usa.

15.32 – Dow Jones apre in calo

Apertura in calo per la borsa di New York, influenzata dal tonfo delle piazze europee. L’indice Dow Jones perde lo 0,98% a 11.016,24 punti.

15.00 – Borse europee restano negative

Restano pesanti le principali piazze europee in attesa dell’avvio di Wall Street. Maglia nera a Parigi (-5,19%). Madrid (-5,22%), Londra (-4,89%), Bruxelles (-4,87%), Francoforte (-4,33%), Lisbona (-4,18%), Milano (-3,79%) e Zurigo (-3,50%).

14.00 – Chiude in calo anche la borsa di Mumbai 

Vanno male anche le borse del resto del mondo: il Sensex, l’indice principale della borsa indiana, ha chiuso a -4,13 per cento.

13.35 – A metà seduta le borse scendono ancora 

Peggiorano in territorio negativo tutte le piazze del vecchio continente: il Ftse Mib tocca quota -4 per cento, poi scende di nuovo lievemente. Precipita Parigi che cede il 5,04 per cento, mentre Londra è a -4,73 per cento. In affanno anche Francoforte e Madrid.

12.30 – Giù i futures di Wall Street 

Ribasso per i futures sugli indici della Borsa di New York. Il contratto sul Dow Jones cede l’1,4 per cento.

11.50 – Borse europee ancora in forte ribasso 

La peggiore è Parigi che cede oltre 4 punti percentuali. Male anche Londra a quota – 3,86 per cento, Francoforte meno 3,72 per cento.Il ribasso di piazza Affari è costante ma contenuto: il Ftse Mib cede quasi 3 punti percentuali.

10.45 – Tenaris in caduta libera, resiste in positivo Bpm

Eccesso di ribasso per Tenaris che segna il -8,02 per cento. L’unico titolo in positivo è Bpm che guadagna il 7,32 per cento. Ma c’è grossa preoccupazione anche per il differenziale tra i titoli di stato italiani e tedeschi, che in mattinata ha raggiunto i 412 punti, il livello massimo da quando la Bce ha iniziato a comprare il nostro debito pubblico. in attesa dell’incontro di oggi tra i segretari generali dei principali sindacati del credito e il vice direttore generale della Banca d’Italia, Anna Maria Tarantola, per discutere sulla governance della popolare milanese e in particolare sulle ipotesi di ingresso di nuovi azionisti.

10.35 – Titoli Fiat ancora in calo

Fiat perde il 6,78 per cento, Industrial il 4,16 per cento. Tra i bancari, il peggiore è Mediolanum che perde il 4 per cento, ma restano negativi anche Mps, Intesa San Paolo e Unicredit.

10.10 – Lo spread risale a 406 punti 

Dopo l’acquisto di titoli di Stato italiani da parte della Bce il differenziale con i bund tedeschi è a 406 punti. Lo riferiscono alcuni operatori all’agenzia Bloomberg senza però indicare i volumi degli interventi. Lo spread dei Bonos spagnoli con i titoli tedeschi si posiziona poco sotto i 370 punti.

10.00 – Le piazze europee accelerano al ribasso

Dopo l’apertura con il segno meno i principali titoli del vecchio continente continuano a perdere terreno. In rosso Francoforte, che tocca il -3,6 per cento. Ftse Mib ancora a -2,80 per cento.

9.48 – In perdita anche i titoli del comparto industriale 

Come nei giorni precedenti, anche oggi Fiat è in territorio negativo, segnando il – 4,6 per cento. Male anche gli altri titoli del comparto industriale: Exor -4,8 per cento, Pirelli -3,8 per cento. Male anche i titoli energetici: Eni -2,4 per cento, Enel -2,8% per cento.

9.29 – Differenziale a 412 punti

Sale ancora lo spread, che tocca il massimo storico dei 412 punti.

9.22 – Male i titoli bancari

Dopo il declassamento da parte di S&P, sono in perdita tutti i titoli bancari italiani: peggior performance per Unicredit che perde il 3,03 per cento. Mediolanum cede il 2,98 per cento, seguito da Mps a-2,18% per cento e Ubi banca a -2,09%. Mediobanca cede l’1,73 per cento

9.10 – Negative tutte le piazze europee

A Parigi il Cac 40 perde il 2,66 per cento a 2.857 punti, a Londra l’indice principale cede il 2,54 per cento a 5.153. In rosso Francoforte che segna il -3,24 per cento e Amsterdam a -2,40 per cento.

9.09 – Spread Btp-Bund a 411 punti

Il differenziali tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi raggiunge i 411 punti, toccando un nuovo record.

9.03 – Piazza Affari apre la seduta in forte ribasso

All’avvio dei mercati il FtseMib cede il 2,96% a 13.694 punti e il Ftse All Share il 2,63% a 14.589 punti.



Quattro motivi per cui Giorgio Napolitano può sciogliere le camere. di bogie




PRIMO MOTIVO Lo prevede la Costituzione all'art.88
"Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse"
Lo scioglimento delle Camere è a tutti gli effetti un potere che il PdR può esercitare a patto di consultare preventivamente i presidenti delle assemblee.

SECONDO MOTIVO Il successivo art.89"Nessun atto del Presidente della Repubblica è valido se non è controfirmato dai ministri proponenti, che ne assumono la responsabilità"  non può in alcun modo limitare o azzerare quanto previsto dall'art.88. Lo scioglimento delle camere infatti non è un atto (non prevede alcun "ministro proponente" né tanto meno un presidente del consiglio proponente), non essendo prevista tra le funzioni dei ministri quella di proporre lo scioglimento delle camere.
Non è un atto avente valore legislativo perchè non da luogo ad alcun testo di legge. E non è un atto indicato dalla legge: lo scioglimento come detto è uno dei poteri del PdR e si basa su una dinamica di rapporti che coinvolge solo Quirinale, Parlamento e i 2 presidenti delle Camere (non a caso "seconda e terza carica" dello stato) escludendo ogni tipo di relazione subordinata a pareri dell'esecutivo, vuoi dei suoi ministri che del PdC.
Inoltre chi sostenesse che l'art.89 impedirebbe la validità e l'attuazione dell'art.88 avrebbe una prima risposta già solo nell'assurdità del suo ragionamento (un articolo della costituzione che ne "blocca" un altro?); e poi dovrebbe riflettere sul fatto che questo non è certo il solo caso in cui la costituzione dà luogo a "eccezioni": si pensi ad es. all'art.3 che stabilisce che "TUTTI i cittadini sono uguali davanti alla legge"; ebbene, all'art.68 ("Nessun membro del Parlamento può essere arrestato senza autorizzazione della camera di appartenenza") si ha un chiaro caso di eccezione alla regola stabilita dall'art.3. Un altro caso di "eccezione" è stabilito ad es. dagli artt.49 ("Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti") e all'art.98 ("[...] Si possono con legge stabilire limitazioni al diritto d'iscriversi ai partiti politici per i magistrati, i militari [...]).

TERZO MOTIVO Il potere di scioglimento delle camere da parte del PdR, anche nel caso in cui l'esecutivo facesse mancare la controfirma, non configurerebbe in alcun modo uno sconfinamento dei poteri assegnati al capo dello Stato dalla Carta nè una forma di ingerenza autoritaria nella vita politica del paese: è semplicemente uno dei modi in cui democraticamente e secondo le procedure costituzionali, il presidente restituisce la parola al corpo elettorale.
Perchè se e quando il PdR sciogliesse le camere, deve anche indire le elezioni del nuovo parlamento (se ciò non avvenisse si potrebbe parlare di colpo di stato). Art. 61 "Le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro settanta giorni dalla fine delle precedenti."; art. 87 "Il Presidente della Repubblica è il capo dello Stato e rappresenta l'unità nazionale. Può inviare messaggi alle Camere. Indice le elezioni delle nuove Camere e ne fissa la prima riunione"

QUARTO MOTIVO Quando anche (e per assurdo) lo scioglimento delle camere senza controfirma volesse considerarsi un abuso (e non lo è), non si saprebbe come sanzionarlo: il Presidente della Repubblica infatti non e' responsabile degli atti commessi nell'esercizio delle sue funzioni (art.90) tranne che per alto tradimento o attentato alla Costituzione. Ora è lampante che sciogliere le camere sia proprio una delle funzioni del Presidente della Repubblica (ce lo dice l'art.88) e quindi non possa in alcun modo essere motivo di incriminazione.
Infine è altrettanto palese che, in presenza di un Parlamento paralizzato da veti contrapposti interni alla stessa maggioranza (maggioranza per modo di dire, nel caso attuale) e che non assolve la sua funzione di produrre testi di legge ma serve solamente a garantire una risicata fiducia numerica nominale al capo dell'esecutivo, sciogliere le camere e rimandare i cittadini alle urne (ossia permettere lo svolgimento di libere elezioni) non potrebbe mai e poi mai considerarsi un alto tradimento o un attentato alla costituzione stessa, ma piuttosto un legittimo tentativo del capo dello Stato di ripristinare una nuova maggioranza parlamentare in grado di assicurare la fiducia e quindi dar vita ad un nuovo esecutivo finalmente in grado di governare.