In queste ore che si susseguono ancora all’insegna dell’incertezza ma appena toccate da un po’ di speranza, nessuno sa se davvero Mario Monti ce la può fare, se l’incubo del fallimento è superato.
L’incertezza è comprensibile in un Paese come l’Italia provato dagli anni di un presidente del consiglio votato all’ inganno: se ne va davvero e cosa chiede o chiederà in cambio, magari all’ultimo momento?
Difficile dunque sottrarsi a questo sentimento di timore. Ma fatta questa premessa, confesso di non capire coloro che comunque si oppongono a questo governo di emergenza e chiedono elezioni anticipate subito.
Cerco, dopo questi terribili 17 anni, di fare il conto delle cose positive che le dimissioni di Berlusconi comportano.
Lui, intanto, se ne va. Dove non ci interessa: a curare gli affari delle sue aziende, oppure soltanto a curare le sue piante esotiche in qualche villa in qualche isola dell’oceano.
Lui non ci sarà più e non ci saranno più leggi contro l’autonomia della magistratura o manovre contro l’informazione. Inoltre sarà stato fatto un passo avanti per cercare di risalire la china del disastro economico.
Non dovremo più preoccuparci di un capo del governo che va in giro raccontando barzellette e pagando giovani donne.
Forse avremo meno dibattiti televisivi fatti di urla e voci stridule e false, di parte berlusconiana che hanno mortificato purtropp0o anche coloro che opponendosi cercavano di tener testa. Non se ne può più, vorremmo più cultura e una politica seria e non gridata e più inchieste.
Forse avremo anche meno intrighi e meno corruzione, meno piduisti in giro e più verità che possono finalmente venire alla luce.
Forse avremo anche meno attacchi alla Costituzione e più rispetto per la nostra Storia.
Forse i giovani potranno cominciare a sperare che i privilegi e le ingiustizie avranno fine.
Forse…. Certo, c’è da attendersi di tutto e lo sappiamo: Letta alla vicepresidenza? Alfano o Nitto Palma o chi per loro alla Giustizia?
E qui, chi fa le trattative e le consultazioni, per primi Mario Monti e il presidente Napolitano, sanno che molto si può chiedere, nel nome di un recupero di credibilità e dunque di un salvataggio in extremis. Ma non di rinunciare a un recupero della legalità perduta. Cominciamo a ricostruire da questo principio fondamentale perché è stato proprio per averlo calpestato ed abbandonato che siamo arrivati nel precipizio.
Vale dunque la pena di imboccare la strada del governo Monti, per difficile che sia. E bisogna crederci, senza retro pensieri. Bisogna aver fiducia che taglierà i privilegi. E che ci porterà alle urne, fra un anno e mezzo, con una legge elettorale giusta e rispettosa della volontà dei cittadini. Lo dico anche a quella sinistra e agli amici dell’Italia dei Valori con i quali in questi anni ci siamo trovati fianco a fianco nelle proteste e nella richiesta di dimissioni.
È una partita difficilissima. Ricordiamoci di quando, prima ancora che finisse del tutto la guerra, gli italiani furono chiamati a darsi governi e organizzazione dello Stato per cominciare a ricostruire: nell’emergenza più drammatica seppero trovare i motivi per collaborare per un breve periodo, sapendo che dopo avrebbero avuto gli strumenti per dividersi ancora e combattersi politicamente e democraticamente.
Salvato il Paese, le elezioni ci faranno uscire davvero per sempre dagli anni di Berlusconi.