venerdì 29 novembre 2013

Incidente ferroviario di Viareggio.

L'incidente ferroviario di Viareggio del 29 giugno 2009 è stato un grave[3] disastro ferroviario verificatosi in seguito al deragliamento del treno merci 50325 Trecate-Gricignano; a causa della fuoriuscita di gas da una cisterna contenente GPL perforatasi nell'urto si è subito innescato un incendio di vastissime proporzioni che ha interessato la stazione di Viareggio, qualche centinaio di metri a sud del fabbricato viaggiatori della stessa, e le aree circostanti.

Convoglio[modifica | modifica sorgente]

Il treno, composto da 14 carri cisterna, era trainato dalla Locomotiva E.655.175.[4] Il primo carro era immatricolato presso la compagnia ferroviaria polacca PKP ed era stato costruito nel 2004 e revisionato il 2 marzo 2009 da una società di Bozzolo (MN), la Cima Riparazioni,[5] mentre gli altri 13 presso le ferrovie tedesche Deutsche Bahn[Cosa, costruite o revisionate?].[6] I carri con il gas sono stati instradati lungo il binario del raccordo interno che collega la raffineria SARPOMa San Martino di Trecate (NO) alla rete ferroviaria convenzionale da FS Logistica, che prima avrebbe compiuto le operazioni di verifica della sicurezza dei 14 carri[7][8] e alla Stazione di Novara sono stati agganciati al convoglio[Perché oltre ai 14 carri cisterna il convoglio era formato anche da altri? Da quello detto prima non sembrerebbe] . Le cisterne del convoglio, tra cui quella da dove è fuoriuscito il gas che ha innescato l'incendio, appartengono alla multinazionale americanaGATX (sebbene rechino l'insegna KVG, la quale è una società austriaca di proprietà di GATX Rail[9]) e poi date in locazione a FS Logistica che ha utilizzato i carri per i servizi a Sarpom[10][11]. I treni erano diretti senza alcuna sosta a Gricignano di Aversa in provincia di Caserta, destinato all'Aversana Petroli della famiglia Cosentino di Casal di Principe, sempre in provincia di Caserta.

Cronologia[modifica | modifica sorgente]

La zona dell'esplosione, 14 luglio 2009
Alle 23:48 CEST del 29 giugno 2009, il treno merci 50325 Trecate-Gricignano, con il suo convoglio di quattordici carri cisterna contenenti GPL, deraglia per cause probabilmente legate al cedimento del carrello del primo carro cisterna, che trascina fuori dai binari altri quattro carri. Solo dal primo carro, la cui cisterna viene perforata da un elemento dell'infrastruttura, fuoriesce il gas GPL che al contatto con l'ossigeno e alla prima possibilità d'innesco si è incendiato. I danni sono immediati e 11 persone muoiono in pochi minuti, investite dalle fiamme o travolte dal crollo degli edifici; 2 altre persone sono stroncate da infarto e decine sono ferite; di esse molte rimangono gravemente ustionate, e la maggior parte muore, molti anche a distanza di diverse settimane dall'evento. I due macchinisti sono rimasti indenni: dopo aver dato frenatura al convoglio si sono messi in salvo dietro ad un muro che li ha protetti dalla fiammata del gas innescato.
Il deragliamento si è verificato in corrispondenza del sovrappasso pedonale che scavalca il fascio binari sud della stazione ferroviaria, collegando via Burlamacchi con via Ponchielli. Il gas sembra essersi propagato in direzione di quest'ultima via, nella cui area si registra infatti il maggior numero di vittime, feriti e di edifici crollati o danneggiati. Alcune abitazioni sono state poi abbattute su ordinanza delle autorità comunali perché non più agibili o per costi di riparazione superiori ad una ricostruzione ex novo. Nei giorni successivi è stato inoltre abbattuto anche lo storico sovrappasso ("La Passerella") per i gravi danni strutturali riportati dallo stress termico.
In totale si contano 31 morti[12] (33 contando i due deceduti per infarto) e 25 feriti. I funerali di Stato ai quali hanno partecipato almeno 30.000 persone si sono tenuti il 7 luglio[13] allo Stadio Torquato Bresciani per 15 vittime, altri 7 hanno ricevuto le esequie con rito musulmano in Marocco.[14] Due altri morti, avvenuti indirettamente per infarto, non sono stati messi nella lista ufficiale.

Probabili cause[modifica | modifica sorgente]

In attesa delle conclusioni ufficiali delle commissioni di inchiesta la probabile causa dell'incidente è attribuibile al cedimento strutturale di un'asse del carrello del primo carro-cisterna deragliato.[15] La prima foto pubblicata[16] sembra confermare che l'incidente sia stato provocato dalla rottura dell'asse per fatica (cricca della boccola), dato che la sezione fratturata mostra la classica superficie "marezzata" per il 90% della sua superficie. Questa modalità di rottura è tipica degli assili ferroviari e per prevenirla sono previste stringenti procedure cicliche di controllo, che nel caso di specie non sarebbero state rispettate.[senza fonte]

Vittime[modifica | modifica sorgente]

NazionalitàMorti
Italia Italiani23
Marocco Marocchini7
Ecuador Ecuadoriani2
Romania Romeni1
Totale33
Le persone decedute a causa del disastro sono state 33.[17][18]. Undici sono decedute nell'esplosione e nel seguente incendio[19] e altre venti per le ustioni, nei mesi successivi[20]. Vanno poi aggiunti due anziani deceduti per infarto presumibilmente causato dallo shock dello scoppio o dalla vista della scena del disastro[21].

Inchiesta giudiziaria[modifica | modifica sorgente]

A sei mesi dall'incidente ferroviario, l'indagine giudiziaria volta a individuare le responsabilità della strage non ha ancora visto alcun indagato. Il 29 dicembre 2009 si è quindi verificata un'azione dimostrativa che ha portato al blocco di un Eurostar diretto aGenova (ore 21:17) e di un InterCity diretto a Livorno (ore 21:56).
Nel novembre 2009, sia la società GATX sia le Ferrovie dello Stato hanno annunciato la volontà di liquidare i danni dell'incidente, manifestando l'intento a pervenire in tempi brevi ad offerte di risarcimento congiunte con i familiari delle vittime.[22] Solo un mese più tardi, tuttavia, la società GATX nega il risarcimento richiesto da quaranta parti lese[23]. A questa situazione si aggiungono le dichiarazioni espresse da Moretti in occasione di un'audizione al Senato, nel febbraio 2010: l'amministratore delegato delle ferrovie declassa la sciagura ad uno a spiacevole episodio[24]. D'altro canto, però, il 22 dicembre 2009 un treno adibito al trasporto di gpl si è incendiato nei pressi di Grosseto: tra le località in cui il convoglio è transitato vi è anche Viareggio[25] e, sebbene non vi siano state conseguenze, il fatto getta un'ombra sulla sicurezza del trasporto di materiale pericoloso su ferrovia.
Il 29 marzo 2010, dopo nove mesi dall'incidente e nessun indagato, i familiari, gli amici e alcuni concittadini delle vittime si recano davanti alla procura diLucca al fine di sollecitare le istituzioni a fare luce sulle responsabilità dell'incidente.[26]. I Comitati sorti all'indomani della tragedia hanno dato vita ad un sit-in che si è protratto per trentadue ore, trentadue come il numero delle vittime che l'incidente ha causato. Inoltre i Comitati hanno dato inizio ad una raccolta di firme per chiedere le dimissioni dell'AD di Trenitalia Moretti.
La svolta arriva il 21 aprile, allorché la Procura di Lucca rende noto che vi sono sette indagati.[27]. Non si conoscono tuttavia i nomi dei presunti responsabili.
Il 21 giugno 2010 la Procura di Lucca rende noto che l'inchiesta ha iscritto 18 persone nel registro degli indagati, sottolineando che "L'individuazione dei soggetti da sottoporre a indagine non può ritenersi allo stato conclusa" e che "il numero degli indagati potrebbe crescere "in rapporto ai vari profili di colpa identificati".[28] Di questi - riferiscono i quotidiani Corriere della Sera e Il Tirreno - si conoscono i nomi di quattro persone: i tedeschi Joachim Lehamann 42 anni, Andreas Schroter 44 anni, Uwe Kriebal 46 anni dell’officina Jungenthal di Hannover (dove fu controllato l'assile che rompendosi causò il deragliamento)[29] ed il mantovano Paolo Pizzadini, 44 anni, della Cima riparazioni di Bozzolo (MN).[30] Viene invece mantenuto il riserbo degli inquirenti sui nomi degli altri indagati. Lo stesso giorno, l'amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Mauro Moretti dichiara: "Non escludo che io stesso sia coinvolto. Ogni qualvolta nella storia ci sono state cose di questo genere tutti quanti sono stati compresi negli avvisi di garanzia."[31]
Il 16 dicembre 2010 la procura di Lucca ha emesso 38 avvisi di garanzia, in base ai quali risulta indagato lo stesso Moretti[32][33][34]. Il 7 marzo 2011 a Lucca, nell'ambito delle indagini condotte alla Procura della Repubblica per stabilire le cause degli eventi del 29 giugno 2009, si è svolta la prima udienza dell'incidente probatorio che dovrà ricostruire la dinamica del disastro ferroviario e cercare di fare chiarezza sulle cause attraverso varie prove tecniche. Alla prima udienza dell'incidente probatorio presieduto dal giudice per le indagini preliminari Simone Silvestri, hanno partecipato circa 200 persone tra avvocati e parti lese, non era presente nessuno dei 38 indagati. L'incidente probatorio si è concluso all'udienza del 4 novembre 2011. La perizia disposta dal giudice per le indagini preliminari ha individuato la causa dell'incidente nel cedimento "a fatica" dell'assile del primo carrello del primo carro cisterna. Ha altresì accertato che la "cricca", la cui propagazione ha determinato la frattura dell'assile, era già presente quando il pezzo di ricambio fu spedito dall'officina tedesca Jugenthal di Hannover all'officina italiana Cima Riparazioni di Bozzolo, che provvide alla sua installazione sul carro, circa tre mesi prima dell'incidente. Ha accertato infine che lo squarcio della cisterna fu provocato dall'impatto contro un elemento fisso dell'infrastruttura (la punta di una controrotaia dello scambio "piegata a zampa di lepre").
Il 4 giugno 2013 viene confermato il licenziamento del ferroviere Riccardo Antonini, motivato dalla "rottura del vincolo fiduciario tra azienda e dipendente": l'uomo era stato consulente delle famiglie delle vittime ed era stato querelato dal Moretti.[35] Solidarietà è stata espressa dal sindacalismo di base, che ne chiede l'immediato reintegro[36], e dalla Rete dei Comunisti.[37] L'11 giugno 2013 di fronte alla stazione di Viareggio si è inoltre svolto un presidio di solidarietà al ferroviere licenziato.[38]
Il 22 luglio 2013 la Commissione Ministeriale di Indagine del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti pubblica una relazione che ribalta completamente la tesi sostenuta dagli ingegneri di Ferrovie dello Stato e dei periti del GIP secondo cui la causa dello squarcio e quindi della fuoriuscita di GPL e dell'esplosione, è da addebitarsi all'impatto contro la cosiddetta "zampa di lepre". Nel rapporto della Commissione Ministeriale la causa dello squarcio è da addebitarsi invece all'urto contro un picchetto di regolazione curve. Il documento pubblicato sul sito del Ministero dei Trasporti include un filmato animato 3D in cui vengono valutate numerose ipotesi di dinamica dell'incidente. Nel filmato si evidenziano dei punti fondamentali dati per certi da tutti i periti incaricati della ricostruzione degli eventi. Tali punti vengono utilizzati per sostenere l'attendibilità o la non attendibilità delle varie ipotesi dinamiche prese in considerazione. Per la Commissione Ministeriale, verificata la compatibilità geometrica e la attendibilità di tutti i punti in questione, la causa più probabile è che il carro cisterna sia stato squarciato in seguito all'impatto con il picchetto n°24 posto in uscita dalla stazione di Viareggio, appoggiando la conclusione a cui sono arrivati anche i periti della Procura di Lucca e dai consulenti tecnici dei parenti delle vittime.
Il 18 luglio 2013 il GUP di Lucca Alessandro Dal Torrione decide per il rinvio a giudizio di 33 imputati, tra cui i vertici delle Ferrovie dello Stato, e fissa al 13 novembre 2013 la data di inizio della prima udienza del processo per la strage.

Ricostruzione[modifica | modifica sorgente]

Il 22 gennaio 2010 sono iniziati i lavori di ricostruzione dell'intera area distrutta.

Commemorazioni[modifica | modifica sorgente]

Monumento alle vittime dell'incidente nel Cimitero Comunale di Viareggio
Il 29 luglio 2009, ad un mese della strage, si tenne la prima commemorazione: una marcia silenziosa di circa 15.000 persone.
Il 14 luglio 2009 si è celebrata una partita in memoria della strage allo stadio dei Pini di Viareggio, il cui devoluto è andato in donazione al Comune di Viareggio.[39][40]
Il 29 giugno 2010 è stato il primo anniversario dell'incidente ferroviario. La commemorazione si è aperta con la scoperta della targa di fianco alla Croce Verde, uno dei luoghi simbolo della strage. Di seguito i partecipanti si sono spostati allo stadio dei Pini per partecipare a un momento di riflessione e di preghiera per poi dare il via a un lungo corteo (in testa i familiari delle vittime) per le strade della città. Quasi ventimila persone, con fiaccole e messaggi di solidarietà, hanno sfilato per i cinque chilometri di percorso, attraverso la passeggiata a mare, la stazione e la Croce Verde, fino ad arrivare in via Ponchielli. Qui, alle 23:48, tutte le sirene dei mezzi di soccorso hanno suonato contemporaneamente per un minuto, riportando la mente dei viareggini a quei terribili momenti e in seguito 32 rintocchi di campana hanno salutato le 32 vittime della strage. Tutti i treni in transito sulla adiacente ferrovia hanno partecipato al lutto e al ricordo fischiando 3 volte.
Negli anni successivi si sono svolte commemorazioni.  

giovedì 28 novembre 2013

Giancarlo Cancelleri Portavoce a 5 Stelle.



La caduta di Berlusconi viene oggi festeggiata da tutti come un grande avvenimento, eppure noi restiamo con l’amaro in bocca. 
Crediamo che questo debba essere un momento di riflessione e non di festa, perché a conti fatti, Berlusconi, ha governato/comandato per vent’anni. 

Venti lunghi anni in cui non ha mai avuto un’opposizione, venti anni in cui ha distrutto l’economia di un paese ma soprattutto la sua cultura, creando una società plasmata sui suoi modelli televisivi. 

Prima del suo avvento i nostri giovani volevano fare gli ingegneri o i medici, ora in molti sognano di fare i tronisti o le veline.

Il problema non è che oggi sia decaduto (ma lo è veramente?), ma più il fatto che il nostro sistema abbia permesso ad un uomo così potente ed influente di entrare nella cosa pubblica senza che nessuno abbia mai potuto contrastarlo.


Crediamo che solo grazie alla presenza del Movimento 5 Stelle si sia potuto raggiungere questo risultato, ma non è di certo qualcosa per cui rallegrarsi, perché di fatto, noi abbiamo deciso di entrare in politica per sopperire all’incapacità dell’attuale classe dirigente, e questo è già motivo di vergogna se ci pensate bene.


Gli Italiani sembrano non imparare dalla storia, abbiamo avuto il ventennio fascista, poi i quasi cinquant’anni di Democrazia Cristiana ed infine il berlusconismo, ma quando questo paese potrà avere una Repubblica fondata sulle idee e non sui centri di potere?
Noi ci stiamo provando e continueremo a provarci, perché qui le opzioni sono solo due, o vinciamo questa guerra o torniamo tutti a casa, ma se così fosse, allora per l’Italia non ci saranno più speranze.


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Sequestrati 140mila Pastelli Destinati ai Bambini: Sono Pericolosissimi!


E’ stata l’operazione “Scuola sicura“ della Guardia di finanza di Trento a scoprire e sequestrare in oltre 800 punti vendita di tutta Italia, 140mila pastelli pericolosi per la salute.
I pastelli in questione non hanno il marchio CE di sicurezza, per questo motivo i primi sospetti e così, su delega della procura di Reggio Emilia, i pastelli sono stati immediatamente sottoposti a specifici accertamenti meccanici e chimici ad opera di un laboratorio specializzato. 
Le analisi hanno evidenziato la terribile verità:
la vernice esterna di una serie di pastelli fluorescenti è intrisa di ftalati di tipo DEHP per un valore 3 volte superiore a quello consentito.
Gli ftalati di questo tipo sono in grado di produrre effetti analoghi a quelli di un ormone estrogenante, il quale provoca disturbi nello sviluppo dell’apparato riproduttivo maschile nonchè danni al fegato, ai reni ed ai polmoni e possibili ulteriori effetti di ritardo nello sviluppo mentale dei neonati e come se non bastasse sono anche cancerogeni.
I pastelli manco a dirlo provenivano dalla Cina ed erano destinati anche a bambini molto piccoli.
Nel frattempo il titolare della società che ha importato il prodotto e’ stato denunciato per il reato previsto dall’articolo 31 del decreto legislativo numero 54 del 2011, che, nel campo della sicurezza dei giocattoli, prevede l’arresto fino ad un anno.
E’ da Settembre che la Guardia di Finanza di Trento controlla gli scaffali dei prodotti per la scuola, migliaia di pastelli di produzione cinese privi del marchio CE di sicurezza erano sugli scaffali dei negozi cinesi e anche reclamizzati su un volantino promozionale di tre grandi catene distributive italiane.
I pastelli sono stati immediatamente sequestrato dalla Guardia di Finanza che coordinata dal procuratore della Repubblica di Reggio Emilia, Giorgio Grandinetti, hanno risalito l’intera filiera distributiva sino all’importatore e primo distributore, una nota e regolare società emiliana, che li aveva acquistati da un fornitore cinese, per poi procedere ai sequestri su tutto il territorio nazionale.
Al porto di La Spezia è stato individuato e bloccato anche un container in arrivo via mare dalla Cina, i carabinieri della Guardia di Finanza lo hanno seguito fino allo sdoganamento a Bologna dove hanno poi sequestrato tutti i prodotti in esso contenuti.
Verificate se avete in casa di questi pastelli, la marca non sembra esserci, vi possiamo solo fornire le immagini ufficiali messe a disposizione dalla Guardia di Finanza e il filmato del sequestro. Se avremo altre notizie vi avviseremo tempestivamente.
Un consiglio che voglio darvi è quello di verificare SEMPRE la presenza del marchio CE di sicurezza, di affidarvi a marche conosciute per i giocattoli e i prodotti destinati ai bambini e di diffidare di prodotti a basso costo, senza marca e senza riferimenti per un eventuale reclamo.
Per vostra informazione potete visitare il sito del Marchio CE per verificare com’è esattamente e poter quindi riconoscere il falso ->www.ce-marcatura.it

Mutolo fiume in piena: “Napolitano cela la verità sulla trattativa, Berlusconi vinse grazie a Cosa Nostra”.




Il pentito Mutolo parla della trattativa, di Napolitano, di Paolo Borsellino e dei contatti che Silvio Berlusconi ebbe con Cosa Nostra.

-Redazione- La trattativa tra Stato e mafia è innegabile. Questa l'opinione di Gaspare Mutolo, il pentito che fu braccio destro di Totò Riina.
Intervistato da "La Zanzara", su radio 24, l'uomo offre la sua ricostruzione di quegli anni, soffermandosi anche sulla citazione come teste del presidente Napolitano, nell'ambito del processo palermitano che dovrebbe far luce sui patti che intercorsero tra istituzioni e criminalità organizzata. "La trattativa fra Stato e mafia esiste da sempre, c'è stata di sicuro", ha spiegato Mutolo. "Il presidente Napolitano, detto con grande rispetto, si è voluto immischiare nei processi,vuole coprire qualcosa che non era giusto e nascondere la verità". Poi conferma le ipotesi che in molti hanno tentato di abbattere, sulla strage di via D'Amelio, ovvero che "Paolo Borsellino fu ucciso perché era contrario alla trattativa, al cento per cento." Di fatto, Mutolo ammette che vi fu un'accelerazione, con l'eccidio del giudice, dopo la strage di Capaci: bisognava fermare chi ostacolava gli interessi istituzionali e mafiosi, quelli dei criminali e dei politici collusi.
Proprio sui politici collusi, il collaboratore di giustizia, non appare affatto clemente: secondo lui dovrebbero "subire le stesse sorti del mafiosi, anzi peggio. Peggio del 41 bis, dovrebbero essere castrati". "La vera mafia è a Roma", aggiunge, "Invece i trattamenti sono diversi”.
Mutolo si concentra persino sulla figura dell'ex premier: "“Ho avuto delle esperienze personali con il personaggio Berlusconi", ricorda. Specifica che non era legato "in senso stretto" alla mafia, "ma aveva contatti con qualche mafioso, come attestano delle sentenze." D'altra parte, prosegue, "è difficile per certe persone non avere rapporti con la mafia".
"Nel ‘74", ricostruisce, "mi trovavo a Milano con altri personaggi perché dovevo fare un sequestro di persona. Dopo ci fu un richiamo per tutti e non si parlò più di sequestrare Berlusconi. Poi arrivò ad Arcore lo stalliere siciliano Vittorio Mangano…”. E anche Dell'Utri "aveva molti contatti coi mafiosi": "E’ una cosa risaputa, un dato di fatto”, chiosa Mutolo, che fornisce anche la propria opinione in merito il ritorno di Forza Italia, rivelandosi scettico: “I tempi non sono quelli del ‘93 e del ‘94", osserva. A quel tempo Berlusconi "fece il pieno perché c’era la mafia, che ha aiutato Forza Italia."
"Questo è sicuro", ribadisce, "ho sentito a riguardo molte intercettazioni del ‘93.Tutta la Sicilia mafiosa era per Forza Italiatutte le organizzazioni mafiose hanno votato Berlusconi, perché i mafiosi si sentivano traditi dalla Dc mentre i comunisti erano contro”.
“Oggi la mafia non è più quella di vent’anni fa",  spiega ancora Mutolo. "Sono quasi tutti in galera, anche se di amici dei mafiosi oggi in Parlamento ce ne sono ancora tanti. Meno di prima ma ancora tanti. Lo posso dire al cento per cento." E dove sono? "Più a destra che a sinistra". D'altra parte, "se ogni tanto si sente l’urlo di Riina, come quello di un coniglio in gabbia, è perché si è sentito tradito dalle promesse che gli hanno fatto allora”.
L'intervista si sposta poi sulla sua persona: “Vivo ancora sotto protezione e lo Stato mi dà 1200 euro al mese", ammette. "Non dico che sono pochi, ma per quello che ho fatto merito questo ed altro. Sono uno dei pochissimi collaboratori che ha detto tutto e a cui lo Stato non ha mai rimproverato nulla. Però mi ha confiscato tutto. Devo pagare tutto dalla a alla zeta, non ho parenti. Dipingo e vendo qualche quadro, non mi posso lamentare”.
Riguardo alle proprie preferenze politiche, spiega che gli "piacerebbe tornare a votare". Un tempo si ritrovava nei Radicali, perché Pannella "aiutava i disagiati ed era contro alcune leggi". Ora, però, voterebbe per un partito di sinistra: "Mi piace particolarmente Matteo Renzi", conclude.

mercoledì 27 novembre 2013

Taverna su Berlusconi.

“Super-ciclone” in arrivo, centro/sud nel mirino: torna l’incubo alluvione, ecco le zone a rischio. - Peppe Caridi




Dagli ultimi aggiornamenti arrivano soltanto conferme. 
Conferme da incubo. 
Nel fine settimana, tra sabato 30 novembre,domenica 1 e poi anche lunedì 2 dicembre, un “super-ciclone” colpirà l’Italia meridionale e anche se mancano ancora un bel po’ di ore prima dell’inizio di quest’altro evento di maltempo estremo, è grande l’apprensione per il rischio di nuovi eventi calamitosi dopo tutto quello che è successo nelle ultime settimane con le piogge torrenziali tra Marche e Abruzzo, l’alluvione in Sardegna, i nubifragi in Calabria, il tornado di Gallipoli e adesso le eccezionali nevicate appenniniche e il freddo da record in tutto il Paese. Una nuova irruzione nord/orientale porterà, tra venerdì sera e sabato mattina, la neve in pianura al nord/ovest e su tutto l’arco alpino, ma subito dopo darà vita a un super-ciclone nel cuore del Mediterraneo, dove si creerà una voragine barica che verrà riempita proprio da questa ciclogenesi tipicamente Mediterranea.
E’ molto probabile che quest’evoluzione evolva in TLC, un autentico ciclone Mediterraneo. Ad alto rischio tutta l’Italia centro/meridionale e in modo particolare le Regioni del medio/basso Adriatico (Abruzzo, Molise e Puglia), tutto il Sud (Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia) e anche la Sardegna. Le prime forti piogge tra Calabria e Sicilia si verificheranno già dalla mattinata di sabato 30, secondo gli ultimi aggiornamenti, con le prime precipitazioni intense che poi si intensificheranno su tutte le zone joniche tra sabato sera e domenica mattina. Forti piogge e temporali anche in Sicilia. Non mancheranno tempestosi venti ciclonici e mareggiate su tutte le coste esposte. E’ alto anche il rischio che si formino altre trombe d’aria (o tornado, che dir si voglia: sono sinonimi!). Le temperature si alzeranno in alcune località di oltre 10°C rispetto al gelo di questi giorni, tornando addirittura sopra le medie del periodo, e sui rilievi appenninici la neve sarà nuovamente confinata sulle vette più alte, oltre i 2.000 metri di quota. Per questo motivo, la tanta neve presente al suolo alle quote medio/basse si scioglierà rapidamente andando ad aggiungersi alle piogge alluvionali che si riverseranno improvvisamente sui corsi d’acqua, che rischieranno così di esondare in molti punti. La situazione è preoccupante, l’incubo alluvione rischia di diventare di nuovo realtà. A Catanzaro, ad esempio, le autorità si stanno già attrezzando per affrontare al meglio l’emergenza. E fanno bene, perchè evoluzione meteo e la situazione del territorio non promettono nulla di buono…

http://www.meteoweb.eu/2013/11/super-ciclone-in-arrivo-centrosud-nel-mirino-torna-lincubo-alluvione-ecco-le-zone-a-rischio/243076/