venerdì 9 gennaio 2015

La strage di Parigi, i conti non tornano. CharlieHebdo. - Aldo Giannuli



"Come in tutti i “grandi casi” (Kennedypiazza FontanaPalme11 settembre, morte di Osama bin Laden ecc. ec.), anche in questo di Parigi, i conti non tornano e ci sono un sacco di cose da spiegare:


1. Come mai un obiettivo sensibile -come la redazione di Charlie Hebdo- era così debolmente protetto? Vista da questo angolo visuale, la vignetta che presagiva l’attentato appare come una cosa più sinistra di un semplice presentimento.


2. I servizi francesi sono fra i migliori del mondo ed hanno una scuola di pensiero molto avanzata, ma poi si fanno fregare in questo modo da tre ragazzi che vanno in giro armati di kalashnikov a fare strage di giornalisti? A quanto pare, sembra che non abbiano alcun controllo dell’ambiente jihadista presente sul proprio territorio, al punto di non essere capaci di monitorare neppure i reduci dalle guerre mediorientali.


3. E le armi, gli attentatori, dove se le sono procurate? Portate appresso dalla Siria? E i francesi se le sono fatte passare sotto il naso? Bella groviera sono i controlli! La mala vita, come suggerisce Loretta Napoleoni sul Fatto? Ma, da sempre la malavita è la cosa più infiltrata dalla polizia, per cui, se anche la cosa è sfuggita prima, ora dovrebbe essere relativamente (dico relativamente) agevole risalire agli attentatori.


4.Gli attentatori sono provetti professionisti del mitra”, anzi no, “sono principianti che fanno errori da recluta come intrecciarsi sulle rispettive traiettorie di tiro durante la ritirata” e sbagliano pure indirizzo al primo colpo. La maggioranza dei giornali è del primo parere (professionisti), il Corriere della sera (8 gennaio) invece mette in risalto i diversi errori che fanno pensare a persone di recente addestramento. Mi sembra più plausibile la seconda ipotesi.


5. A proposito di errori: ma voi dove avete mai visto dei terroristi che vanno a fare un’azione portandosi appresso la carta di identità che, poi, dimenticano in auto? L’unico caso che mi ricordo è quello dello “sventato” brigatista che smarrisce il borsello a Firenze con dentro le chiavi del covo milanese di Montenevoso. Ma non stava andando a fare un’azione e nel borsello non c’era un documento di identità. Non è che, per caso, qualcuno ha volontariamente lasciato la carta di identità di un altro per depistare le indagini?


6. Meno che mai si ricordano terroristi che agiscono perdendo tanto tempo durante la fuga e dopo aver avuto ben due scontri a fuoco con auto della polizia: si attardano a dare il colpo di grazia ad un agente, raccattano scarpe, poi lasciano un guanto….


7. E’ ragionevole supporre che i giornalisti della sovrastante agenzia, fuggiti sul tetto e che hanno registrato le immagini che vediamo, abbiano subito telefonato alla polizia avvisando di quel che stava accadendo. Ed altrettanto avranno fatto, via radio, le prime due auto della polizia direttesi in rue Appert. Considerando il tempo necessario al completamento dell’azione, alle manovre per risalire in macchina, sostenere due scontri a fuoco a distanza di poco (il primo in Alèé Verte, il secondo in boulvard Richard Lenoir), fare inversione di marcia, freddare l’agente, raccattare la scarpa, ecc. debbono essere passati diversi minuti (stimiamo non meno di 20-25) per arrivare in boulevard Voltaire e poi via sino a Porte de Pantin. E non è scattato alcun blocco della zona? Nel pieno centro di Parigi, non devono essere state poche le auto della polizia in zona. E Parigi non ha un traffico scorrevolissimo.


8. Poi il preteso autista del complotto è arrestato, cioè si è arreso, o meglio si è costituito e, peraltro, avrebbe un alibi: non si capisce niente. Ovviamente è possibile che il giovanotto sia effettivamente fra gli attentatori e che, vistosi perduto, si sia volutamente consegnato, dopo aver messo insieme un qualche alibi ovviamente da verificare. Ma potrebbe anche darsi che effettivamente non c’entri, il che farebbe traballare tutto l’impianto investigativo attuale dando fiato all’ipotesi della carta di identità lasciata per depistare.


Insomma, resto dell’idea che la pista della strage jihadista sia quella nettamente più probabile, perché coerente con tutto un quadro formatosi da 10 anni in qua, questo però non vuol dire che nella questione non possano esserci altre “manine” di ben altra qualità. E neppure che gli attentatori non siano stati lasciati fare, magari perché qualche sentore c’era, ma non ci si aspettava una cosa di questa gravità. O che gli organi inquirenti non abbiano altri scheletri nell’armadio, che non c’entrano con la strage, ma che qualche aspetto della strage potrebbe portare alla luce e che, invece, occorre tener nascosti. O anche che nella vicenda le mani che intervengono a vario titolo (mandanti, organizzatori, utilizzatori occasionali, infiltrati, esecutori, intervenuti marginali ecc.) siano decisamente più di due, quattro o sei…


Insomma, molto probabilmente la strage è islamica, però… che gran puzza di bruciato!" 

http://www.beppegrillo.it/2015/01/la_strage_di_parigi_i_conti_non_tornano_charliehebdo.html

Eolico, il 2014 fa segnare record a Danimarca e UK.

Eolico, il 2014 fa segnare record a Danimarca e UK

  • Le due nazioni hanno chiuso lo scorso anno con risultati eccellenti sul fronte della produzione eolica.
  • (Rinnovabili.it) – Nonostante i mercati emergenti abbiano rubato la scena in fatto di investimenti e nuova capacità per le energie rinnovabili, in Europa c’è ancora chi grazie alle fonti alternative compie veri e propri record. Parliamo di Regno Unito e Danimarca, due Paesi che nel 2014 sono stati benedetti dal vento. Una “benedizione” che si è tradotta con veri e propri picchi produttivi di energia green. A ottobre dello scorso anno, infatti, le pale eoliche scozzesi sono state in grado di alimentare oltre tre milioni di case grazie ad una produzione di ben 982,842 MWh; si tratta, a conti fatti, di un quantitativo di energia elettrica pari 126% della domanda della Scozia. I risultati eolici scozzesi hanno giocato una parte importante nelle performance del Regno Unito che, stando ai dati forniti dal gestore della rete, ha confermato nell’ultima settimana dello scorso anno come l’eolico sia arrivato al 15% del mix nazionale, abbastanza da soddisfare i bisogni di oltre 6,7 milioni di famiglie della Gran Bretagna.

    Sulla scia delle ottime performance britanniche c’è anche la Danimarca che proprio in questi giorni ha rivelato come il vento contribuisca finalmente al 39% del mix energetico nazionale; ovvero ben 6 punti percentuali in più rispetto al 2013.
    Secondo i media locali, il gestore della rete avrebbe confermato che la quota di energia eolica è addirittura diminuita rispetto ai picchi all’inizio del 2014, quando questa fonte copriva ben il 41,2% della fornitura energetica. Un risultato di cui si è vantato per primo il Ministro per il Clima Rasmus Helveg Petersen che dai microfoni dell’emittente DR ha annunciato come la nazione sia oramai prossima a raggiungere gli obiettivi europei del 2020. “Raggiungeremo sicuramente i nostri target. Abbiamo stabilito un record unico al mondo che dimostra che siamo in grado di raggiungere il nostro obiettivo finale, vale a dire fermare il riscaldamento globale”.
    E non sembrerebbe essere da meno neppure la Germania che, sempre grazie alle performance dell’eolico offshore ha prodotto 8,9 TWh di energia eolica nel mese di dicembre.

giovedì 8 gennaio 2015

Energia eolica, la turbina si fa bella: arriva l'Albero del vento.

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Una società francese ha già pronti i primi prototipi. I 'Wind Tree' saranno montati a Parigi in primavera: 11 metri di altezza, 8 di diametro, dotati di 72 foglie artificiali. Ognuna funziona già con una leggera brezza.

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PARIGI - Sono utili, ma brutte. Troppo grandi, antiestetiche e in grado, per alcuni, di rovinare paesaggi, campagne, colline. Le turbine eoliche però per essere utilizzate al meglio e generare energia, devono essere posizionate in alto, dove il vento è più forte, devono essere visibili perché gli ostacoli ne impedirebbero un adeguato funzionamento. Sono brutte ma è impossibile non vederle. Inoltre devono essere grandi per servire su larga scala. In cambio di energia pulita non si può avere tutto ma forse migliorare sì. Una società francese, la NewWind, ha brevettato quindi il suo 'Albero del vento'. 

'Wind Tree', non è altro che una turbina eolica, solo che è bella perché a forma di albero. Le prime, come esperimento, saranno montate a Parigi il prossimo marzo. E se dovessero superare il test, se dovessero piacere, allora gli alberi a turbina fioriranno a primavera. eo

Undici metri di altezza, 8 di diametro, realizzato interamente in acciaio, il 'wind tree' ha le dimensioni e la forma di un albero vero dotato di 72 foglie artificiali. Ognuna di queste è una turbina ad asse verticale vagamente di forma conica, in grado di generare energia già con una leggera brezza, un vento lieve, lento, da 2 metri al secondo (4.4 mph). Insieme le 72 foglie-turbine producono 3,1 kW. Meno delle turbine tradizionali, certo, ma queste per funzionare hanno bisogno di molto più vento e quindi sono attive un minor numero di giorni all'anno mentre l'albero del vento potrebbe funzionare in media 280 giorni all'anno.

La NewWind garantisce che il sistema è completamente silenzioso, emette lievi fruscii, quelli delle foglie appunto. Tutti i cavi e i generatori sono sigillati all'interno della struttura in acciaio. Che può essere collegata alla rete pubblica, o utilizzata per integrare la potenza elettrica di un edificio o di un complesso di edifici. Ogni albero del vento dovrebbe costare circa trentamila euro (29.500) ma farne guadagnare, risparmiando, molti di più. 

Una città di "boschetti" a vento. Questa è l'idea della società francese per il futuro. Energia senza inquinamento, senza centrali elettriche, ma fatta di foglie artificiali, in grado di trasformare il vento in luce.

martedì 6 gennaio 2015

Le foglie del carciofo depurano il fegato




Un ottimo alleato del benessere del nostro organismo.

I carciofi sono un alimento meraviglioso e grazie alle loro proprietà contribuiscono al benessere del nostro organismo, in quanto sono costituiti principalmente da fibre e acqua, due sostanze che stimolano il buon funzionamento dell’intestino. Inoltre i carciofi contengono sali minerali, come sodio, potassio, fosforo e calcio, e vitamina C, B e K, quest’ultima è considerata utile per prevenire l’osteoporosi. Questo alimento contiene anche ferro e rame, elementi che il nostro corpo utilizza per produrre le cellule del sangue, e fa bene alla vista, perché contiene betacarotene e luteina.
I carciofi sono un alimento utile per purificare il fegato e per garantire il benessere generale del nostro corpo. Leggiamo su Greenme.it:
Tra i componenti che rendono interessanti i carciofi dal punto di vista curativo vi sono i flavonoidi, tra i quali spicca la rutina, derivati dell’acido caffeico e metaboliti secondari che permettono l’attività farmacologica degli estratti di carciofo. Tra di essi troviamo la cinarina, considerata utile in caso di disturbi del fegato. I derivati dell’acido caffeico garantiscono effetti antiossidanti ed epatoprotettivi.
Cinanina è il nome di un composto presente nei carciofi, in grado di renderli un alimento che può contribuire all’inibizione dell’ossidazione del colesterolo LDL e la biosintesi del colesterolo stesso. Possiede inoltre spiccate proprietà depurative e contribuisce all’eliminazione delle tossine da parte dell’organismo.
Un carciofo può contenere fino ad un quarto delle fibre vegetali richieste da parte del nostro organismo giornalmente. I carciofi contribuiscono a migliorare la digestione, rappresentano un diuretico naturale e migliorano la produzione dei succhi digestivi. Gli effetti positivi delle foglie di carciofo sul fegato e sulla riduzione del colesterolo sono stati studiati dal punto di vista scientifico, con buoni risultati. Oltre ad alleggerire il lavoro del fegato, i carciofi risultano benefici per i reni e per la cistifellea, che si troveranno a dover affrontare un minor carico di tossine“.
E il carciofo rappresenta anche una sorta di “farmaco naturale”:
La medicina naturale e la fitoterapia utilizzano il carciofo soprattutto in caso di disturbi della cistifellea a e del fegato, oltre che in caso di sindrome del colon irritabile. I suoi estratti possono risultare utili in caso di nausea, vomito ed intossicazioni alimentari, per via delle proprietà depurative tipiche del carciofo
Le foglie di carciofo vengono impiegate per ricavare estratti fitoterapici utili nel trattamento di indigestione e dispepsia, oltre che per stimolare la produzione della bile. Gli estratti di foglie di carciofo permettono di mantenere un equilibrio dei nutrienti essenziali al nostro organismo, oltre a migliorare la salute di unghie e capelli, rendendoli più forti e splendenti“.
Video: Come preparare un infuso di foglie di carciofo

Scoperta tomba di una regina egiziana







Eccezionale scoperta archeologica in Egitto. Archeologi della missione ceca diretta da Miroslav Bar hanno rinvenuto la tomba di una regina risalente alla V dinastia, circa 4.500 anni fa. Stando a quanto scrive la Bbc online, la scoperta è stata fatta ad AbuSir, a sud-ovest del Cairo (necropoli di Antico Regno a nord di Saqqara) e gli studiosi ritengono che possa appartenere alla moglie o alla madre del faraone Neferefra.
Secondo il ministero delle Antichità egiziano Mamdouh el-Damaty la regina si chiamerebbe Khentkaus III e ciò emergerebbe dai rilievi sulle pareti della tomba. Miroslav Barta, capo della missione di archeologi, è convinto che la tomba appartenga alla moglie del faraone. I ricercatori hanno rinvenuto una trentina di utensili di rame e pietra calcarea nello scavo. Il ministro Damaty ha spiegato che grazie alla scoperta si potrà fare "finalmente luce su alcuni aspetti ancora poco noti della V dinastia".

lunedì 5 gennaio 2015

La versione del vigile. - Alessandro Giglioli

Vigili assenti a Roma, Grillo: “Noi stiamo con loro. Accanimento pro Jobs act”

Un vigile urbano di Roma, visto il post di ieri e un po’ di polemiche che ne sono nate qui e sui social, mi ha inviato la sua versione sui fatti di Capodanno. Per timore di ritorsioni, mi ha chiesto di mantenerne l’anonimato. Qui si è naturalmente più che disponibili a pubblicare versioni diverse, se il sindaco o altre autorità vorranno contraddire questa interessante ricostruzione.

Gentile Alessandro Gilioli,
chi le scrive è uno dei circa 6000 agenti di Polizia municipale di Roma, non sindacalista. La ringrazio se attraverso il suo blog è possibile far sapere qualcosa di più su quanto avviene e avvenuto a Roma.

Il contesto.
È in atto a Roma un braccio di ferro tra il Comune e i propri 24.000 dipendenti. Oggetto della vertenza, il nuovo contratto decentrato che il Comune ha voluto imporre e che porterà tra le tante cose a perdite medie sugli stipendi comprese tra i 100-200 e i 400-500 euro. Parliamo di stipendi mediamente da 1200-1600 euro.
Questa rivoluzione contrattuale è stata ispirata alla legge Brunetta del 2009, che prima era rimasta inapplicata.
Le proteste dei dipendenti, tra cui il primo sciopero unitario della loro storia, ne hanno solo rallentato l’iter ma alla fine il piano è partito. A dicembre il livello dello scontro sui tavoli sindacali è diventato durissimo, ed è stato vissuto con trepidazione sui posti di lavoro: il Comune vuole, in sintesi, modificare le norme contrattuali in modo da imporre maggior flessibilità e disponibilità oraria, pagandola però molto meno. La controproposta dei sindacati, per una volta tutti uniti tra loro, è rimasta del tutto inascoltata. Sui posti di lavoro l’assenza di una reale trattativa ha generato un crescente malcontento.
I vigili.
Per portare a termine il suo fine ultimo, il Comune ha dovuto prendere saldamente in pugno la situazione soprattutto per quel che concerne i vigili, il contingente più numeroso e significativo (anche economicamente, sia in entrata che in uscita) tra i suoi dipendenti. La nostra battaglia è diventata il vero fulcro di tutta la questione contrattuale romana, che è poi in realtà nazionale (si noti a tal proposito i continui interventi di Renzi e della Madia).
Marino ha tra l’altro imposto il controllo politico totale del Corpo portando da subito alle dimissioni l’ex comandante Buttarelli, esponente interno della Polizia Municipale, per sostituirlo con il carabiniere Liporace (candidatura poi saltata per assenza dei requisiti) ed infine con l’ex Polizia di Stato Raffaele Clemente, che costa circa 170 mila euro.
La Polizia Locale a Roma dovrebbe avere 9.400 dipendenti e siamo meno di 6000. E alle proposte di diminuire gli stipendi sono state affiancate l’eliminazione delle indennità di disagio notturno e festivo; dunque lavorare di più e peggio per guadagnare meno.
Capodanno.
Nessuno ha sufficientemente spiegato come funziona normalmente il servizio di Capodanno per la Polizia Locale: necessitano infatti circa 700 unità, che di solito vengono reperite in forma esclusivamente straordinaria (comunque ben pagata, tant’è che mai simili problemi si erano verificati).
Il recente innalzarsi dei toni sui tavoli sindacali ha avuto come risultato da parte dei sindacati la decisione, quest’anno, di non iscriversi agli straordinari nel periodo compreso tra il 20 dicembre e il 15 gennaio: così quasi nessun vigile ha dato la propria disponibilità a lavorare in quel periodo al di fuori dei propri turni ordinari, con conseguente rinuncia ad una buona remunerazione aggiuntiva.
È un risultato del tutto nuovo: mai in passato i sindacati sono stati così uniti, e mai una forma di protesta di questo tipo (che incidesse cioè sul salario del dipendente, come la rinuncia ai turni straordinari) ha avuto adesioni così massicce.
Ad ogni modo, non garantire del lavoro straordinario è un diritto garantito da tutti i contratti collettivi.
In questa tesissima partita a scacchi è parso fin da subito evidente che fulcro decisivo sarebbe stato rappresentato dalla notte di Capodanno, in quanto reperire il numero di vigili necessario a garantire gli eventi organizzati dal Comune sarebbe stato impossibile in assenza del lavoro straordinario, date le carenze d’organico del Corpo.
La contromossa del Comune/Comando al rifiuto degli straordinari è stata su due binari: per via mediatica (cercando di far ricadere sull’irresponsabilità degli addetti al Corpo un eventuale disorganizzazione in qualche evento festivo), con articoli su tutta la stampa locale e nazionale, dai toni duri e talvolta apocalittici; e sui posti di lavoro, sabotando la corretta informazione sull’organizzazione dei servizi e facendo terrorismo psicologico sull’ipotetico utilizzo/abuso di chi fosse stato in servizio nei giorni clou.
I sindacati hanno tentato di scardinare tale meccanismo indicendo un’assemblea per il giorno 31 dicembre, con orario 21.00/03.00 e sperando in un’adesione massiccia: l’intento, palese, era di mettere in luce in una delle situazioni logisticamente più delicate per la città quanto i vigili fossero necessari al Comune, al contrario di quanto dimostrato dall’ente in sede di trattativa. Era una minaccia, forse un bluff, per costringere il Comune a recedere per primo almeno in parte dalle proprie posizioni.
Gli ultimi giorni di dicembre hanno visto così procedere senza sosta due treni messi l’uno di fronte all’altro sul medesimo binario: sui posti di lavoro era dura comprendere chi avrebbe frenato prima, e se qualcuno lo avrebbe poi realmente fatto o se si sarebbe realmente arrivati al violento scontro frontale.
Il Comando, anziché fare mezzo passo indietro, ha lavorato coi propri giuristi per rintracciare ogni limite contrattuale e di legge e obbligarci a fare in ordinario ciò che in straordinario non sarebbe stato coperto. Sono arrivate diffide dalla Prefettura (con forti richiami all’ordine pubblico da garantire); una lettera della commissione di Garanzia per gli scioperi, stimolata dal Comune; e altri interventi intimidatori per farci fare lo straordinario, sebbene questa non sia una prestazione dovuta.
Così alla fine i sindacati hanno rinunciato all’assemblea, anche in seguito a una minacciosa circolare del Comando in cui, citando le porzioni di legge a proprio favore, se ne chiedeva uno spostamento e si minacciavano sanzioni disciplinari pesanti a chi vi avesse aderito: sebbene legalmente non fosse chiaro quanto e se fosse davvero nel giusto, i sindacati hanno deciso di non fare l’assemblea, insomma hanno “frenato per primi”.
A quel punto, senza assemblea, i vigili sono rimasti fermi a capire come il Comune volesse comunque organizzare le cose, a Capodanno, viste le scarsissime adesioni allo straordinario.
La risposta è stata questa: oltre il 50 per cento di chi era di turno il giorno 31 o il giorno 1, anche se come propria turnazione era previsto di mattina o di pomeriggio (e in base a questo avesse organizzato la propria esistenza), si è ritrovato improvvisamente spostato in orario 17-24, 18-01 o 23-06.
Un abuso? Probabilmente sì, specie perché accompagnato da telefonate intimidatorie al personale poche ore prima (del tipo: “Se non ti presenti sarai punito disciplinarmente, anche i malati saranno denunciati” ecc).
Il risultato è stato che, in maniera del tutto spontanea e slegata da qualsiasi proposta sindacale, molti vigili hanno iniziato per conto proprio a studiare il proprio contratto e hanno scoperto di aver diritto da contratto, per esempio, a donare sangue in un giorno di lavoro o ad assistere il proprio parente infermo o a effettuare una visita medica: tutti istituti contrattuali regolari, previsti, ovviamente da esercitarsi con giustificativo a norma di legge.
Dunque, quale che sia la motivazione con cui questi diritti sono stati usufruiti (fosse anche vero l’intento di voler smascherare il Re Nudo), essi rappresentano un legale esercizio delle proprie facoltà, proprio quelle norme opposte impugnate a proprio favore dal Comando sulla base del medesimo dettato contrattuale per impedire l’assemblea e per spostare i turni.
E i malati? Ammalarsi falsamente, è chiaro, è invece reato (reato anche per il medico che scrive il falso, s’intende); dunque chi ha fatto esercizio di un simile pretesto per non andare a lavorare lo ha fatto non usufruendo di un proprio diritto ma “delinquendo”.
Aggiungo tuttavia che la maggior parte dei malati ha ricevuto regolare visita del medico fiscale.
E, soprattutto, veniamo ora ai numeri reali, quelli non detti dal Comune.
I vigili a Roma sono circa 6000, di questi la stragrande maggioranza (oltre 4000, forse quasi 5000) erano già assenti il 31 dicembre perché in precedenza regolarmente autorizzati (si fa perlopiù riferimento ai piani ferie e riposi che ogni dirigente vaglia, modifica e sottoscrive come in ogni posto di lavoro); io stesso ero in ferie e dunque assente giustificato.
Dei circa 1000 e spiccioli rimanenti, con cui il Comune/Comando sperava di fare “le nozze coi fichi secchi”, circa 800 erano gli assenti per altre ragioni al di fuori dalle ferie di cui sopra: il dato del cosiddetto «83% di assenteismo» deriva quindi da questo calcolo.
Di questi 800 circa, i dati circolati parlano di meno della metà di malati (tutti gli altri hanno usufruito di diritti contrattuali di altra natura), e più d’uno da ben prima che il 31 dicembre venisse imposto il “servizio coatto” in centro: il numero degli ipotetici fannulloni quindi scende in modo vertiginoso. Tra l’altro, se invece di limitarsi al dato del 31 dicembre ci si sposta a verificare il lavoro del primo gennaio, si scopre che degli oltre 300 previsti a lavorare nella fascia oraria fino alle 6 di mattina solo 115 sono venuti a mancare per le ragioni già spiegate (siamo intorno al 30-35% del totale, e circa la metà significa una cifra tra il 10 e il 20% di malati, cifra in linea con la stagione e con la situazione meteorologica cui sono stati costretti gli agenti a fine dicembre).
Un ultimo dato significativo a cui è stato dato pochissimo risalto: il ricorso all’istituto della reperibilità dal Comando per coprire i servizi del 31 dicembre.
Si tratta di un istituto per cui i dipendenti, suddivisi in squadre lavorative, devono farsi eventualmente trovare pronti ad intervenire quanto prima in caso di estrema necessità. Il dipendente riceve un’indennità a tal proposito, e viene poi pagato (ad ore, diciamo con le stesse modalità dello straordinario) nel caso in cui venga chiamato effettivamente a prestare servizio. E’ un istituto da usarsi solo per estreme emergenze, molto costoso una volta attivato per il Comune, e utilizzato in tempi recenti solo per una delle nevicate romane degli ultimi anni con Alemanno (ma non, per esempio, per l’alluvione del 31 gennaio 2014). E’ corretto averne fatto uso per un evento ampiamente programmabile e meglio gestibile, non di certo una calamità, come un concerto in piazza? O è stato costosamente utilizzato per far fronte alla disorganizzazione per cui si era fatto affidamento su lavoro non dovuto dei dipendenti, si erano sbagliati i piani ferie, il personale è sotto organico ecc?
Comico, poi, il fatto che siano stati erroneamente contattati anche dipendenti in pensione, trasferiti in altro Comune o addirittura deceduti: si è perso tempo che sarebbe stato prezioso nel caso di un’emergenza vera a causa di elenchi mal aggiornati, responsabilità imputabile a chi dirige il Corpo.

Cordiali saluti.

Leggi anche:

Vigili assenti a Roma, Grillo: “Noi stiamo con loro. Accanimento pro Jobs act”

Il leader del Movimento 5 stelle sul blog pubblica la lettera di un poliziotto al quotidiano online Fanpage: "Vogliono distogliere l'attenzione da mafia capitale"
“Noi stiamo con i vigili”. Dopo le polemiche sui vigili urbani assenti a Capodanno a Roma, interviene Beppe Grillo pubblicando sul suo blog la lettera di un poliziotto al giornale online Fanpage che racconta la sua versione dei fatti. “Stop alla disinformazione”, scrive il leader del Movimento 5 stelle. “L’accanimento mediatico da parte del governo e dei giornali al suo servizio ha due obiettivi precisi: distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalla vicenda di mafia capitale collusa con i politici del Comune (a proposito Marino e Poletti quando vi dimettete?), in secondo luogo criminalizzare una categoria sul piano mediatico per agire con misure sempre più restrittive nei confronti di una parte del pubblico impiego”.
Nella lettera del vigile urbano, si cercano di ridimensionare i numeri della polemica. “Per giustificare la disorganizzazione figlia della presunzione e dell’arroganza”, scrive il vigile, “non si è trovato di meglio che sparare cifre a capocchia sui malati. 835, come ripreso anche dal premier. Solo che in quel numero c’erano anche ferie, riposi, maternità, donazioni. Oggi si parla di 44 casi sospetti, non 835. Ma per estendere il Jobs act ai pubblici dipendenti 835 suona meglio. Anche evitare di parlare della protesta è meglio. Perché twittare dalla pista di Courmayeur è scomodo, bisogna essere sintetici”.
L’agente racconta poi i motivi sindacali per cui si è arrivati allo scontro con il Campidoglio. “Non vi raccontano”, si legge nella lettera, “che i vigili sono in agitazione, insieme agli altri comunali, da un mese. Non vi raccontano che Marino, mostrando insofferenza e un po’ di schifo verso la categoria, non si è mai presentato agli incontri con i sindacati. Non vi raccontano che dal primo gennaio è entrato in vigore un nuovo contratto, imposto unilateralmente che prevede riduzioni di stipendio per tutti, su un contratto fermo già da 8 anni”.
Prosegue il ‘j’accusè del vigile, fino ad arrivare alla notte incriminata, quella di San Silvestro con l’astensione in massa da lavoro. “I vigili hanno dichiarato che – spiega l’interessato – come forma di protesta avrebbero disertato la prestazione straordinaria volontaria di capodanno, anche perché sciopero ed assemblea non sono stati autorizzati. Non vi raccontano che ‘siccome i vigili si comprano con un caffè’, nessuno al comando ha preparato il servizio ordinario per il 31, nessuno ha sospeso richieste e riposi come prassi. Perché tanto i vigili verranno a frotte volontari, visto che la notte del 31 è ben pagata. Alla faccia dei sindacati”. E conclude: “Per la prima volta, i vigili hanno tenuto il punto, e le adesioni volontarie sono state zero. Così Campidoglio e comando si sono trovati, a poche ore dal capodanno, nel panico più totale, per colpa della loro schifosa arroganza.
Leggi anche:
La lettera del vigile David:
La lettera del vigile David: “Per chi avesse voglia di conoscere la verità sui vigili brutti e cattivi”

David, un vigile urbano della Capitale, scrive a Fanpage per raccontare la sua verità sulla notte di Capodanno: "Per chi avesse voglia di conoscere la verità sui vigili brutti e cattivi, che non è quella che vi raccontano".
Per chi avesse voglia di conoscere la verità sui vigili brutti e cattivi, che non è quella che vi raccontano.
Non vi raccontano che i vigili sono in agitazione, insieme agli altri comunali, da un mese. Non vi raccontano che Marino, mostrando insofferenza e un po’ di schifo verso la categoria, non si è mai presentato agli incontri con i sindacati.
Non vi raccontano che dal primo gennaio è entrato in vigore un nuovo contratto, imposto unilateralmente che prevede riduzioni di stipendio per tutti, su un contratto fermo già da 8 anni.
Non vi raccontano che il vicesindaco Nieri, eletto con Sel, ha da subito manifestato una sorta di fastidio epidermico nell’incontrare i rappresentanti dei vigili. E che, all richiesta di un agente circa il perché di tanto accanimento, lui rispondeva su Facebook: “dovete imparare a nuotare in mezzo bicchiere d’acqua”.
E non vi raccontano che i vigili sono in agitazione perché il provvedimento anticorruzione voluto da Brunetta è stato recepito dall’amministrazione nel modo più estensivo e punitivo possibile. Non per i corrotti o i ladri, ma per tutti. E finora ha portato al trasferimento in altre sedi di persone integerrime, senza macchia alcuna, a pochi mesi dalla pensione. Con una cattiveria ed un cinismo unici.
Non vi raccontano, soprattutto, che i vigili hanno dichiarato che, come forma di protesta avrebbero disertato la prestazione straordinaria volontaria di Capodanno, anche perché sciopero ed assemblea non sono stati autorizzati.
Non vi raccontano che “siccome i vigili si comprano con un caffè” , nessuno al comando ha preparato il servizio ordinario per il 31, nessuno ha sospeso richieste e riposi come prassi. Perché tanto i vigili verranno a frotte volontari, visto che la notte del 31 è ben pagata. Alla faccia dei sindacati.
Ed invece, per la prima volta, i vigili hanno tenuto il punto, e le adesioni volontarie sono state 0 (leggi zero)
Così Campidoglio e comando si sono trovati, a poche ore dal capodanno, nel panico più totale, per colpa della loro schifosa arroganza. E per metterci una toppa hanno commesso ogni genere di sopruso, modificando arbitrariamente turni di lavoro, cercando di richiamare abusivamente in servizio gente in ferie o a riposo. Ed utilizzando la reperibilità, strumento utilizzabile solo per catastrofi. Per gestire un concerto. Dall’altra parte, ovviamente, ogni genere di resistenza, lecita e meno lecita, con ogni mezzo per difendersi da una serie di porcate mai viste.
E per giustificare questa disorganizzazione figlia della presunzione e dell‘arroganza, per giustificare l’aver tenuto le persone in servizio appiedato 19 ore, non si é trovato di meglio che sparare cifre a capocchia sui malati. 835, come ripreso anche dal premier. Solo che in quel numero c’erano anche ferie, riposi, maternità, donazioni. Oggi si parla di 44 casi sospetti, non 835. Ma per estendere il Jobs act ai pubblici dipendenti 835 suona meglio. Anche evitare di parlare della protesta è meglio.
C'è da dire, però, che quando si ha a che fare con disonesti bisogna usare prudenza e intelligenza; i vigili sono stati ingenui ed hanno prestato, con il loro comportamento, il fianco alle critiche della gente ed alle probabili punizioni delle amministrazioni.La contestazione si può manifestare in altri modi, uno fra i tanti, ed oserei dire il migliore, è quello manifesto e non violento. 
Loro si sono "assentati".

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Umidità e muffa provocano danni non solo all’edificio ma anche alla salute a causa dei batteri! Puoi risolvere il problema con metodi naturali. Ecco quali sono.

Pareti ingiallite, muffe che affiorano, incrostazioni varie e superfici bagnate sono lo sgradevole effetto del fattore umidità che si manifesta sui muri delle case più vecchie, meno esposte al sole o poco soggette a manutenzione. Senza trascurare l’incidenza dei lunghi periodi piovosi, che caratterizzano sempre più i nostri inverni. Ma allora,come togliere l’umidità dai muri di casa senza dover ricorrere a soluzioni strutturali o sostanze chimiche? E rimedi semplici e naturali esistono anche per chi non vuol ricorrere al tradizionale deumidificatore.
L’eccesso di umidità, causa della proliferazione di batteri e virus, è negativo non solo per la struttura degli edifici ma perfino per la salute dei suoi abitanti, provocando problemi respiratori, congestione nasale, mal di gola e reumatismi.
Naturalmente la prevenzione è sempre la migliore arma per evitare che i problemi insorgano. Se vi preme quindi mantenere la salubrità dei vostri ambienti, in fase di progettazione della casa basterà seguire alcuni accorgimenti,altrimenti non vi resta altra scelta oltre quella di deumidificare l’ambiente.
Se non volete spendere per comprare un deumidificatore, vi proponiamo alcune soluzioni fai-da-te molto economiche.
Il  rimedio efficace contro l’umidità è poco costoso e facilmente reperibile: il sale grosso. Grazie al processo di osmosi riesce ad attirare a sé l’acqua, compresa quella allo stato di vapore presente nell’aria. Vi sono varie possibilità per approntare il vostro deumidificatore fatto in casa.
Potete per esempio utilizzare un sacchetto di organza o di garza di cotone con del sale grosso, posto sopra un contenitore in plastica chiuso, dopo aver fatto dei buchi sul suo coperchio. La scatola accoglierà l’acqua in eccesso e basterà svuotare periodicamente il contenitore e far asciugare il sale per poter riutilizzareefficacemente il tutto. Per una corretta deumidificazione calcolate 150 gr di sale grosso ogni 10 mq.
In alternativa al contenitore di plastica, potete utilizzare uno scolapasta posto al di sopra di una pentola in grado di contenerlo, copritelo con un telo da cucina e cospargetevi sopra i soliti 100-150 gr di sale grosso, a seconda della grandezza della stanza.  Se non volete coprire lo scolapasta, potete sempre utilizzare un sacchetto di tela ponendo al suo interno il sale. Sono tutti procedimenti simili, capaci di ottenere gli stessi ottimi risultati.
Un altro dispositivo antiumidità può esser ricavato da una semplice bottiglia di plastica. In questo caso basterà asciugarla con cura e tagliarla a metà in prossimità del tappo per ottenere un’apertura abbastanza ampia. La parte superiore, contenente il sale grosso, verrà quindi bucherellata e posta all’interno dell’altra che fungerà da raccoglitore, come nel caso della scolapasta. Prima del suo utilizzo ponetela in frigorifero per una nottata, in modo da aumentarne il potere anti-umidità. I risultati non vi deluderanno!
Esistono inoltre delle alternative all’acquisto del deumidificatore elettrico che consuma molta energia: le lampade di sale. Si tratta di veri oggetti di design,  a forma piramidale, che emettono una luce rossastra. Al loro interno si trova il prezioso sale dell’Himalaya, che assorbe naturalmente l’umidità. La temperatura attivata dalla lampada origina infatti il processo di osmosi, sottraendo acqua all’ambiente. Per quanto riguarda il loro utilizzo, è consigliabile di non porle direttamente al di sopra dei mobili ma su un supporto in legno. Non una soluzione a costo zero, ma sicuramente più conveniente dei deumidificatori tradizionali: in commercio le lampade di sale possono essere acquistate ad un prezzo variabile dai 20 ai 60 euro a seconda della grandezza. La base può naturalmente esser recuperata, mentre la parte in sale va sostituita quando il minerale si deteriora. 
Infine, per quanto riguarda i piccoli ambienti, quali cassetti, scarpiere e mobili di ridotte dimensioni, risultano particolarmente efficaci in chiave antiumidità i granuli di silice, dotati di un forte potere assorbente.
Chiudiamo così questa carrellata di rimedi naturali poco costosi e di estrema semplicità, che ci aiuteranno a tener lontane le tanto malsane muffe.